Qualche giorno fa su “La Nazione” abbiamo potuto leggere che
…” gli Uffizi andranno a Shangai”: ci sono tante opere d’arte nei depositi,
perché non approfittare dell’opportunità di grandi capitalisti cinesi disposti
a finanziare questo progetto? I “mecenati” costruiranno un grande bellissimo
museo, in prestigiosa location, onde
far convergere opere dagli Uffizi e quindi promuovere il nome di Firenze, il
brand (?) fiorentino. Contenti dell’iniziativa?
Non ne sapevamo nulla, ma dice il Sindaco che a gennaio si
perfezioneranno gli accordi. Quali?
Non c’è alcuna informazione a riguardo: certo le opere
appartengono al Demanio Culturale ( Art. 822 C.C), sono tutte catalogate, sono
inalienabili, ma forse sono alienabili alcuni diritti poiché le Norme per la
Circolazione dei Beni Culturali non sono perfette.
Ma cosa vogliono fare?
E’ necessario spiegare qualcosa. Cominciamo dalla fine:
la Signora Nicoletta Mantovani ved. Pavarotti, eletta nelle
liste Pd, per cui è stato costituito un apposito Assessorato ai rapporti
internazionali, ha avuto una delega per andare in Cina a sondare il terreno; ma
già il consigliere Forza Italia Mario Razzanelli ( ex Firenze c’è, ex Lega) che
da molti anni fa import export fra Italia e Cina, era solito dichiarare di
accarezzare un sogno: portare gli Uffizi in Cina.
Pare che il sogno si avveri e si faccia sul serio, Mario
Razzanelli ha accompagnato il Sindaco Nardella in Cina: foto su La Nazione, un abbraccio su sfondo
cinese. Ma c’è di più: pare che siano stati siglati accordi che a gennaio si
perfezioneranno.
Che tipo di accordi? Che tipo di impegni sono stati presi a
nostra insaputa?
Stante l’inalienabilità dei Beni, è stata prefigurata una
qualche “cessione di diritti”?
“ I beni del demanio Culturale non possono essere alienati,
ne’ formare oggetto di diritti a favore di terzi” così recita l’Art. 53 del
Codice dei Beni Culturali.
In ogni caso se sono stati ceduti diritti noi non avremo mai
più la forza di ricomperare: accordi da respingere, da stracciare, non da perfezionare!
Nell’Art 66 si considera possibile l’esportazione temporanea
per manifestazioni, con tutto un corredo di condizioni fra le quali la
sicurezza del trasporto e della conservazione, ma si vieta l’esportazione di un
fondo principale di una determinata raccolta.
Le opere conservate nei depositi degli Uffizi, forse non
sono definibili come “fondo principale”, ma possono ugualmente essere fragili,
preziosi documenti “di scuola”, “di bottega”: documenti che costituiscono la
“storia dell’Arte”, i documenti dell’elaborazione, del percorso.
Il valore del nostro Patrimonio è dato proprio dal fatto che noi non abbiamo 2,100, 500
capolavori assoluti, collezionati da qualcuno e recapitati ai nostri musei non
si sa come, isolati dal proprio contesto: noi abbiamo i capolavori assoluti e
il contesto che li ha prodotti e li ha accompagnati, che li ha studiati e
assimilati ed a sua volta ha dato luogo ad altri prodotti artistici.
Il nostro Paese è stato sistematicamente svuotato da grandi
ladri organizzati: per mesi, dopo il sacco di Roma colonne di carri hanno
trasportato refurtiva artistica nel nord Europa; per secoli nobili a corto di
soldi e parroci sprovveduti hanno fatto cassa svendendo arte, reperti, libri,
di tutto.
Ma nel 1602 il Granducato Mediceo fissava un elenco di
Autori che non si potevano vendere.
Lo Stato della Chiesa con l’Editto del 1820 di Mons. Pacca
poneva le basi giuridiche della tutela, della catalogazione, del concetto di
Patrimonio inalienabile, fondandosi sul Diritto Romano.
Finalmente nel 1939 arrivò la Legge Bottai e lo Stato ebbe
regole più certe.
Ma le Leggi hanno sempre le deroghe, anche l’attuale Codice, proprio sulle esportazioni.
Come si verrebbe a configurare il trattato Nardella/
Razzanelli/Shangai? In Cina si costruisce una splendida costosissima struttura
museale atta ad ospitare opere provenienti dal Museo degli Uffizi:
perché gli investitori abbiano un profitto ( non si fa
niente per niente) è necessaria una “certa quantità” di opere. Quante? Chi le
sceglie? A rotazione? Per quanto tempo? E se casca l’aereo?
E se affonda la nave? E poi, un giorno, vorranno
anche le opere del “piano di sopra”?