venerdì 21 settembre 2018

DOMANDE SU UNA QUESTIONE APERTA

COME E PERCHE’



http://www.iltabloid.it/2018/09/03/crollo-ponte-morandi-siviero-il-ponte-non-poteva-crollare-da-solo.html
Crollo Ponte Morandi, Siviero: “Il ponte non poteva crollare da solo, valuto ipotesi esplosione”.
“Le modalità di crollo di quel ponte mi sono sembrate strane. Visto che lo conosco bene, è impossibile che sia crollato da solo. E’ crollato con carico zero, con trenta macchine sopra. Ho individuato come una delle cause del crollo il puntone inferiore, che potrebbe aver ceduto. Sto facendo ancora varie ipotesi. Non è che porto l’ipotesi del crollo per un’esplosione come sicura, io dico solo che è compatibile. Se crolla da solo vorrebbe dire che c’è un’incapacità di capire i deterioramenti. Ma un conto è il deterioramento e un conto è che un ponte crolli da solo, senza dare prima delle avvisaglie.” Poi ancora: “La nuova Venezia 30 agosto”:
«Precipitata una parte del pilone e ciò fa pensare a una manomissione». 
Ma il procuratore Cozzi: «Restiamo seri». 
Autostrade si dissocia: “ Non parla a nome nostro.” 

Cerchiamo di capire la struttura del ponte dalla sua base.
 il PILONE, o pila centrale: la fondazione del ponte raggiunge la roccia a 40/45 metri di profondità, con 62 pali di fondazione aventi un diametro di m.1,50. In tutto 2666 mt. di pali di sottofondazione. La pila consta di 16 pilastri  su cui è posta una  platea di notevole spessore,  da cui si dipartono 8 puntoni  diagonali (  4 a dx e 4 a sin.) che reggono la campata orizzontale  centrale;  sono raccordati  (  dx e sin ) da travi orizzontali. Questa struttura è indipendente dal grande cavalletto a V rovescia : gli 8 puntoni sono la struttura che porta le travate della campata centrale; il cavalletto a V rovescia ha il compito di sostenere gli “sbracci” oltre a ciò che è retto dai puntoni. Gli stralli sono strutturalmente continui, passanti per il vertice della V rovescia che è un vero e proprio cavalletto.
 Le due strutture, pila e cavalletto,  sono indipendenti e hanno funzioni differenziate, ma insieme collaborano all’equilibrio della struttura. 
 L’attenzione da un mese a questa parte è concentrata sulla tenuta degli stralli, ovvero sul loro cedimento, mentre una sola voce autorevole e competente è intervenuta ad ipotizzare che il cedimento della struttura possa aver avuto origine al di sotto della sede stradale, ovvero dal “ venir meno di uno o più puntoni”. 

 
 schizzi dimostrativi dell'ipotesi e degli effetti

 Perché il Procuratore Dott. Cozzi dichiara di fronte ad un Docente di Costruzioni di Ponti ( Prof. Siviero)”restiamo seri”,  come se un Magistrato fosse più competente di uno che progetta ponti ed insegna a progettarli? Ha mai cercato di capire la statica del ponte? 

i piloni troncati

Per chi  volesse guardi bene le fotografie e i disegni, poi legga la RELAZIONE ORIGINALE del progetto  PUBBLICATA DA DOMUS:

 SPERIAMO CHE LE INDAGINI IN CORSO NON ESCLUDANO IPOTESI E MODALITA' INQUIETANTI.

martedì 11 settembre 2018

NO ALLA CHIUSURA DELLA STORIA E SPIRITUALITA’ DI FIRENZE


Manifestare per San Marco


Un discreto numero di fiorentini ha manifestato pubblicamente per le strade di Firenze la richiesta che la Basilica di San Marco non venga parziamente chiusa al culto ed i Padri Domenicani non lascino lo storico Convento. Il 10 settembre un piccolo corteo si è mosso da Piazza San Marco verso l’Arcivescovato per proseguire fino alla Chiesetta di San Procolo, dove in tempo di guerra Giorgio La Pira radunava i poveri fiorentini per offrire loro S. Messa, minestra, pane e piccoli fogli di poesie e pensieri.
Quanta storia di fede e di civiltà in San Marco! Vi riposano Sant’Antonino Vescovo domenicano e Patrono, organizzatore delle grandi opere di carità cittadine, promotore degli affreschi dell’Angelico, della fede, della carità e della cultura umanistica. All’interno della Basilica riposano anche due grandi umanisti: Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino. E’stata la casa di Savonarola che da uno degli striscioni esposti nel corteo tuonava: “ Il Magnifico mi chiamò in San Marco, come osate chiudere il mio convento?”


Ma oltre ad essere stata la casa di grandi personaggi, anche La Pira diceva “ è la mia sola casa”, San Marco è la casa di tutti i fiorentini e di tutto il mondo, che può entrare ed essere avvolto dalla sua spiritualità. La costernazione e gli interrogativi tra i partecipanti, è accompagnata dalla incredulità: che si possa sopprimere un Convento, quindi privare la Basilica della  essenziale presenza dei Padri Domenicani  con tanta disinvoltura. Non va neppure dimenticato che la Basilica ed il Convento furono il centro dell’organizzazione che il Cardinale Elia dalla Costa formò per salvare tanti israeliti o comunque minacciati  dalla deportazione nazifascista, e quindi fu anche in questo senso una specie di “casa” per tutti.
Il timore è che, dimenticata la storia come un' inutile cianfrusaglia,  anche San Marco come Santa Maria Novella, Santa Croce e San Lorenzo, possa diventare un museo con i fedeli relegati in un angolino. Ci si domanda: ma non capiscono che questo è un duro colpo per la spiritualità cristiana?


Per quanto tempo ancora, chi professa la fede in Cristo, potrà sopportare di vedere le chiese ridotte a museo con ingresso a pagamento, dove non ci si può raccogliere e pregare in santa pace? Questa è una delle verità che non vanno taciute: non è vero che la verità è silenziosa mite e discreta e non fa rumore. La verità va testimoniata.
 Noi cittadini di Firenze abbiamo il dovere di non spezzare i legami con quel patrimonio di fede, di preghiera e di cultura penetrato nelle pietre del convento pietre che la storia l’hanno vissuta grazie alla presenza dei frati domenicani. Senza di loro San Marco si trasforma in un contenitore vuoto. Se viene tolta la vita dal convento, quelle celle, che continueranno ad essere visitate, saranno vissute solo come spazi museali e non esisterà più nulla di vitale: quel luogo è vivo se restano i frati di quell'ordine. Verso quale miseria spirituale ci dirigiamo? Vogliamo che i visitatori guardino le meraviglie affrescate dal Beato Angelico in quei locali solamente come opere d’arte?  La chiusura decretata dall'Ordine domenicano non è altro che un impoverimento della nostra vita spirituale.