venerdì 24 agosto 2018

LE CASCINE DI FIRENZE : UN DEGRADO TACIUTO


Ripubblichiamo il resoconto della passeggiata fatta dalla consigliera comunale Silvia Noferi insieme ad alcuni residenti esasperati apparsa qualche giorno fa sul quotidiano La Nazione.


Sollecitati contemporaneamente dalle segnalazioni di diversi cittadini ci siamo recati, io e Paolo R. (attivista) al parco delle Cascine sabato 11 agosto 2018, nel tardo pomeriggio, per verificare di persona la situazione.
Alcuni fiorentini, che preferiscono rimanere nell’anonimato per paura di rappresaglie (visto che hanno già avuto danni a due macchine), ci accolgono nel giardino della loro casa e ci raccontano il degradare della qualità della vita negli ultimi decenni: “Sempre peggio, ormai siamo rassegnati. Abbiamo scritto a tutti, al Sindaco, al Presidente di Quartiere ma nessuno si interessa di questo problema. Le Forze dell’Ordine quando le chiamiamo, ci rispondono che non possono fare nulla. Siamo rassegnati, abbiamo contattato anche l’estrema destra”. Ma qual è il problema? In questa parte delle Cascine, davanti all’ingresso dell’Istituto Tecnico Agrario e all’ufficio verbali della Municipale, dal sabato pomeriggio per tutta la notte fino alla domenica mattina, si riuniscono i peruviani che lavorano in città, molti dei quali come badanti.

Io e Paolo andiamo a vedere di persona, evitando di fare fotografie o filmati per non metterli in allarme.
Da lontano sembrano famigliole dedite a fare un picnic, tra musica e borse frigo, ma la situazione è leggermente diversa: sotto i vari gazebo, si intravedono bombole del gas di improvvisate cucine e tra i bidoni della spazzatura pieni di mosche si cucina pollo fritto.
I bidoni servono a nascondere i fornelli a gas, ma quando ci vedono avvicinare, i polli, gocciolanti d’olio, vengono frettolosamente messi dentro una borsa.
La musica, altissima già alle 18, diventerà sempre più alta nel corso della notte, quasi come il tasso alcolico degli astanti.
Paolo R. si insospettisce e chiede ad una signora che ci guarda torto se ha una birra da vendergli perché: “Ho sete, con questo caldo…”. La signora, tranquillizzata, apre una delle cinque borse frigo e ci vende una birra per due Euro e cinquanta; neanche troppo cara.

In quel momento realizziamo che tutti i gazebo, in realtà, sono delle bancarelle di un mercato abusivo: si trovano dolciumi, piatti tipici e tanta, tanta birra.
Tutto intorno, sudiciume sparso, la raccolta differenziata e non, evidentemente non fa parte della festa; ci penseranno gli spazzini del Comune domani.
I cespugli sul Fosso Macinante fanno da latrina e il cattivo odore si mescola a quello del pollo fritto. D’altra parte quel fiume di birra da qualche parte deve uscire…
Fin qui la situazione potrebbe facilmente essere gestita facendo abbassare la musica, mettendo dei bagni, impedendo la vendita abusiva di prodotti alimentari e di alcool anche a minorenni, cose ovvie. Invece nulla, sabato pomeriggio, nel pieno della festa dei peruviani che tutti a Firenze conoscono da anni, non si vede un agente nemmeno in fotografia.
I cittadini rimangono soli a sopportare il caldo agostano e la musica assordante che arriva dentro le loro case.


Ci spostiamo al Piazzale Del Re ed incontriamo Marta, una signora che ci ha scritto diversi messaggi; ci farà da guida all’interno del parco. Abita in via Paesiello e delle Cascine conosce tutto, è nata e cresciuta qui e da anni vi porta il cane a spasso. Andiamo tutti insieme nel Pratone dove c’è il centro anziani del Comune: musica e danze dei pochi fiorentini rimasti in città e nel parco. Ormai un vero e proprio presidio di quello che furono le Cascine frequentate dai residenti.
Paolo ci riprova, va al bar e compra una bottiglia d’acqua, neanche questa volta gli fanno lo scontrino. Sorride.
Tavolini e ombrelloni circondano la pista da ballo, dieci centrimetri più in là passa il nastro del primo improvvisato campo di basket, ce ne sono diversi e tanti ragazzi e ragazze di colore giocano; ai lati si trovano i soliti gazebo, tavolini da campeggio con le solite borse frigo. Tutto normale?
Una ragazza viene verso di noi con un piatto stracolmo di riso e (credo) frittata, le chiedo quanto costa ma non parla molto bene l’italiano e a gesti le faccio capire che non ho fame.
Veniamo a sapere che le reti per giocare a palla vengono messe la mattina presto e affittate ai ragazzi che vogliono giocare, senza ricevuta ovviamente.
Qui alle Cascine tutto sembra normale, tranquillo (almeno a quest’ora), come tutto, anche l’illegalità, riesce a diventare normale in questo pezzo di città abbandonata a se stessa.
Percorriamo a piedi il viale davanti alla Scuola di guerra aerea, praticamente trasformato in una latrina (purtroppo l’odore non si può fotografare) ed arriviamo alla rotonda dove abbiamo appuntamento con Enrico, un altro cittadino che mi ha scritto per denunciare lo stato di degrado del Parco.
Enrico accompagnato dai suoi grossi e dolcissimi cani, ci accompagna fino all’anfiteatro dove si ritrovano per lo più i fiorentini con i loro cani.
Qui gli “stranieri” non vengono a bivaccare, le macchine non possono entrare e portarci le borse frigo sarebbe troppo faticoso. Nemmeno in questa parte di parco sono presenti bagni pubblici.

I fiorentini si sono ritagliati il loro “pezzo” di parco, ma fino a quando c’è luce perché, dopo, il bosco passa in mano alla prostituzione. Ci raccontano di ragazzi soprattutto maschi giovanissimi, probabilmente minori, che si prostituiscono.
In questo momento sembra tutto regolare per cui torniamo a prendere la macchina parcheggiata davanti all’ex ippodromo Le Mulina, ormai completamente decadente. Notiamo un’ordinanza del Sindaco dei primi di luglio che prevede lo sgombero e la messa in sicurezza.
Il capannello di persone che ormai si è formato intorno a noi, ci racconta invece che all’interno dormono molte persone disperate.
In effetti mi ricorda molto la miseria che ho visto da poco in Africa. Sporcizia e disperazione hanno forse colori diversi, ma la sensazione di tristezza infinita che lasciano è la stessa a tutte le latitudini. Solo fa male vederla qui, a casa tua.
L’ippodromo ex Mulina è uno dei maggiori fallimenti di questa amministrazione che non ha saputo governare una grande occasione. Un problema che rimarrà in eredità a chi vincerà le prossime elezioni.
Netta è la sensazione, visitando questo parco, che al prossimo giro i fiorentini potrebbero finalmente cambiare un voto di tradizione.
Nonostante il silenzio tombale delle radio locali, dei maggiori quotidiani che celebrano i fasti del “Sindaco più amato d’Italia”, qui si respira voglia di cambiamento, le persone non leggono più i giornali: si guardano intorno e giudicano.
Ci spostiamo in macchina all’estremità opposta del parco, dove passa la tramvia, “il pezzo peggiore” a detta di Marta, che ci fa da guida e in effetti tutto sembra avvalorare le sue affermazioni.
Materassi nascosti nel bosco e lungo l’Arno, sporcizia tanta sporcizia, un tappeto di bottiglie e lattine che sta contendendo il posto al tappeto d’erba. Non bastano gli spazzini del giorno dopo, qualcosa rimane sempre, si stratifica, diventa parte del sottobosco.
Assembramenti di stranieri parlottano fra loro, Marta ha paura ad entrare: “Lì è pericoloso” dice.
Andiamo lo stesso, ci guardano strani, sospettosi, evitiamo di fare fotografie per evitare la rissa e camminiamo veloci, giusto per farci un’opinione. L’odore di escrementi non ci abbandona mai, ma forse, come dice qualche fazioso, lo sente solo chi è del M5S, gli altri devono esserne immuni.
La voglia di normalità di queste persone partite dall’Africa, illuse di trovare lavoro e accoglienza, la noti dai panni stesi ad asciugare sulle siepi, mentre accanto corre la fermata della tramvia.
Tutto normale, tranquillo, perfettamente inserito nel contesto del principale parco pubblico della città. I pochi fiorentini che arrivano fin qua sembrano dei fantasmi, bianchi e pallidi per le mancate vacanze, ignorano i panni stesi, evitano le bottiglie rotte, camminano veloci per raggiungere la nuova passerella che porta all’Isolotto.
L’indifferenza sembra prevalere. Forse è diventata abitudine, difficile capire.
È tardi dobbiamo tornare a casa e mentre raggiungiamo la macchina, Marta mi ricorda la bella vasca dove anche io andavo con i miei genitori quando ero piccola.
Mi dice che ora è meglio non andarci perché è diventata un gabinetto ma noi siamo venuti apposta per fare un tuffo nel degrado, siamo fatti così noi del M5S, ci piace vedere con i nostri occhi, non per sentito dire. “Andiamoci! Siamo venuti per documentare!” – dico io.


Eppure qualche giorno fa c’era stato un bliz delle Forze dell’Ordine, almeno così era stato pubblicato sul giornale. I materassi erano stati portati via, dice.
Il problema è che la povertà non si porta via con un’azione sporadica. Qui alle Cascine c’è una storia complessa, fatta di immigrazione clandestina, di illusioni mancate, di povertà estrema, di mancata integrazione, che la “Sinistra” che governa la città da decenni non ha MAI voluto vedere.
Il Parco delle Cascine è testimone del più grande fallimento del Sindaco Nardella e non solo suo, ma anche di coloro che lo hanno preceduto; è il risultato di una politica che non ha saputo adattarsi ai tempi ed ascoltare le esigenze di tutti, compresi i residenti.
Questo viaggio nella realtà cruda di chi non ha niente, mi è servito a capire meglio quali siano i problemi veri e la loro portata, ma mi ha costretta a pormi anche una fondamentale domanda: “Ma se in due ore venendo qui coi cittadini, ho constatato io, un tale degrado e una tale mancanza di rispetto delle regole, cosa fanno le Forze dell’Ordine, le Istituzioni, il Sindaco? Possibile che non siano al corrente?”
La risposta me l’ha data Marta, senza saperlo, stanotte, mentre non riuscivo a dormire pensando a quello che avevo visto; mi è tornata in mente una sua frase detta per inciso: “… mio fratello è carabiniere…”.
Questa è la risposta: le Forze dell’Ordine senza le decisioni della politica non possono fare niente ma i fiorentini chiederanno a questa Giunta cosa hanno fatto di concreto il prossimo maggio 2019.

Silvia Noferi