martedì 28 novembre 2017

FIRENZE,VERSO LA DISSOLUZIONE FINALE

FIRENZE,ABBATTIMENTO DELLE ALBERATURE STORICHE


A Firenze non vengono abbattute alberature storiche, viene abbattuto un Patrimonio Culturale e Civile di grande valore storico; è sufficiente recarsi in Viale Belfiore per constatarlo.
Il tunnel sotto al Centro Storico, come sappiamo, è stato per ora cassato da Unesco, (sottolineo per ora) ma ciò è avvenuto perché il progetto è stato per tempo scoperto, pubblicato e denunciato da un manipolo di cittadini: non credo che diversamente si sarebbe raggiunto lo stesso risultato, a mio avviso avrebbero proseguito ben oltre lo studio di fattibilità, sarebbero andati avanti con l’avallo del prestigioso ente tutorio.
Detto prestigioso consorzio, a ben leggere il Report recentemente pubblicato, infatti, avalla la prosecuzione di quanto prima denunciato: la tramvia proseguirà su tutti i Viali : in tal modo si completerà la distruzione  di un prodotto della cultura Italiana divenuto Patrimonio comune. Questa affermazione può essere fatta veramente a ragione perché chiunque ne esamini il progetto può comprendere la portata dell’affronto, ma non solo: può comprendere che sta marciando un “progetto distruttivo, un programma di impoverimento civile e culturale”. Per cortesia non si dica più che “non hanno un progetto”: lo hanno.


Progetto Poggi pianta generale:notare l'equilibrio fra gli spazi verdi e la dimensione urbana

Si tratta della cancellazione del Progetto non solo architettonico urbanistico, ma anche civile che Giuseppe Poggi realizzò fra il 1864 e il 1877. Si trattava di un complesso imponente di opere nell’ambito di Firenze nuova Capitale del Regno d’Italia che rompeva , sì, le mura medioevali, ma organizzava una città civile del XIX secolo e il suo territorio.
Per ciò che interessa questo Convegno si deve dire che il proposito illuminato di Giuseppe Poggi fu raggiunto e palesato dal complesso di interventi progettati e realizzati proprio a partire dall’abbattimento delle mura: sui suoli recuperati e sulle campagne circostanti fu conferito alla città un bene prima inesistente, il verde pubblico, patrimonio della cittadinanza intera, per il Popolo di Firenze senza distinzione di classe. Un circuito di Viali e di Giardini che si insinuavano anche entro la città antica e la collegavano con i nuovi quartieri. Firenze era abbracciata dagli alberi che passavano l’Arno e creavano il Viale dei Colli.

Progetto Poggi realizzato: viali con alberi di alto fusto

Un progetto su cui si innestavano i nuovi tracciati viari che raccoglievano gli antichi percorsi urbani verso il territorio, tecnica di urbanistica classica, in cui però si rivelava il nuovo pensiero urbanistico secondo cui le alberature delle strade e dei Pubblici Giardini erano apportatori di salute.
Pensiamo che fino a poco prima il bestiame si macellava all’aperto, vicino a Porta Pinti e Porta al Prato, e che la città, priva di fognature, era piena di miasmi per i liquami che si riversavano nelle strade e che dai pozzi scavati in quello stesso sottosuolo urbano si traeva l’acqua da bere.  Il Marchese De Sade nelle sue Memorie scriveva che Firenze era la città più maleodorante e sporca che avesse mai visitato.
I giardini in città esistevano, ma erano chiusi da mura e appartenevano a nobili o a Conventi, quindi privati,  e si ricordi che un editto lorenese aveva imposto che tutte le proprietà extraurbane fossero murate, rese quindi inaccessibili a chiunque, così come avveniva in Inghilterra allo scopo di affamare i contadini poveri e indurli a riversarsi nelle città dove  forza lavoro a basso prezzo era necessaria per l’industria.
Ebbene, il Progetto che Giuseppe Poggi realizzò, diede a Firenze ciò che prima non era mai stato concepito, e ne affermava l’impellente necessità; fu il primo Piano Urbanistico dell’ Italia Unita, uno dei primi atti  con cui si delineava l’opera di uno Stato moderno e costituì un esempio per tutto il territorio nazionale.
Non mi voglio dilungare con esempi di altre città, è sufficiente pensare ai Parchi privati che furono, come le Cascine, aperti alla popolazione: cittadini in carrozza, popolani a piedi trovarono “ il passeggio dei fiorentini” a loro disposizione. Alcuni pensatori di parte malinformata e faziosa attribuiscono ancora a Poggi la paternità della distruzione del centro Antico, non fu lui, fu il Comune  che in seguito, con i propri maldestri progettisti  ricostruì su quei suoli sgomberati, portando “ a nuova vita”; a Giuseppe Poggi si deve la distruzione delle  antiche Mura, ma è evidente che Firenze ebbe qualcosa in cambio: Viali e Giardini pubblici, nella disponibilità di tutti quelli che prima non avevano mai avuto nulla del genere ( oltre a fognature e acqua potabile, oltre ad argini su fiume e torrenti, nuovi quartieri delineati, strade, mercati e macelli pubblici, aria respirabile, ed esatta rendicontazione pubblica e in ordine).

alberature in viale Lavagnini

A me pare riduttivo restringere la perdita di questo patrimonio nell'ottica della perdita delle alberature, perché si sta distruggendo un Patrimonio ben maggiore senza avere  in cambio nulla che sia quanto meno paragonabile, non solo: si sta procedendo a deprivare la popolazione di un bene acquisito,  è un regresso.
Tolto di mezzo il “Passeggio dei fiorentini”, isolate dalla città, togliendo di mezzo il disegno dei Viali, le Cascine sono degradate a sede di “servizi Pubblici”, degradato il famosissimo Piazzale, assediata da ferro e tunnel la Fortezza da Basso ed i residuali giardini imbruttiti, scomparsi i Viali, ai fiorentini  cosa si da in cambio? La Tramvia per andare alla Stazione.
Ma era nei desideri dei fiorentini?
No, ma era nei desideri, e nel  progetto in atto, di coloro che hanno investito e stanno investendo ingenti capitali ancora e sempre nella rendita di posizione: turismo di massa e sempre più alberghi. E’ evidente lo scopo della Tramvia, quello di far pervenire verso il centro sempre più persone per quel tipo di turismo e le attività connesse ( le uniche in cui trovare posti di lavoro), affinché gli investimenti immobiliari siano redditizi.  E rendono sempre “agli stessi di prima”……..
In cambio, ai fiorentini, cosa si dà? Binari, asfalto e ridicoli alberelli, improprii, incoerenti, esotici, ridicoli alberelli ed arbusti che mai avranno la funzione delle storiche alberature e non porteranno mai quei benefici, e  avranno la funzione di rendere palese il furto perpetrato ai danni dei cittadini.
Tutto con l’approvazione di Unesco Icomos, beninteso uffici sempre più pro partes, che si rendono responsabili anche della cancellazione di un Prodotto Culturale di prima grandezza, quello di Giuseppe Poggi, che resta ormai solo sui libri, sulla carta e nella memoria di pochi. Era un’operazione culturale fatta città e storia comune, Patrimonio Comune senza tutela, cancellato, sparito.

E’ bene che si sappia che tale Patrimonio Culturale, Storico e Civile viene ancora definito “bene paesaggistico” e come tale è ancora “tutelato”. Una vera ridicolaggine.

Porta al Prato com'era stata realizzata dal Poggi
GDB
P.S.  Il convegno di Italia Nostra, che di nuovo affronterà la questione degli abbattimenti delle alberature storiche di Firenze,si terrà il 2 dicembre prossimo alle ore 16 in Palazzo Ricasoli, via delle Mantellate 2 FIRENZE.




martedì 21 novembre 2017

ICOMOS-UNESCO- STILA IL SUO RAPPORTO SU FIRENZE

ALCUNE CONSIDERAZIONI DA TENERE PRESENTIRisultato immagine per logo unesco


La missione Unesco-Icomos del 22- 25 maggio u.s ha accolto molte criticità segnalate in due esposti inviati a Parigi da cittadini, docenti ed esponenti della cultura di Firenze, inerenti i molti progetti in realizzazione nella città, In particolare interventi a carico del centro monumentale Patrimonio dell'Umanità.
I giudizi  negativi riguardano gli interventi nel sottosuolo, sia per la realizzazione di parcheggi, sia per la realizzazione del tunnel tramviario che avrebbe dovuto sottopassare l'intero centro storico.
Tale bocciatura mette in crisi l'intero progetto delle tramvie a schema radiale convergente sulla stazione di S. M. Novella che resta così senza sbocco utile ad est, e si rivela in tutta la sua errata concezione.
Infatti lo schema delle linee convergenti , prive di altra interconnessione, avrebbe dovuto nei piani dell'Amministrazione Comunale, trovare continuità solo ed esclusivamente sotto passando in tunnel il Centro Storico; evidentemente una tale soluzione sottovalutava  il rischio intrinseco che lo scavo rappresentava per la salvaguardia della geomorfologia del sottosuolo, e la modalità tecnica dell'esecuzione : scavare a "mano"per non compromettere la stabilità degli edifici? Scavare con una trivella e far vibrare e lesionare interi isolati e monumenti ? Far collassare le fondamenta della città antica?
Fortunatamente la missione ha accolto le segnalazioni inviate, ma già dal 2015 aveva posto in mora il Comune protestando che per alcuni progetti non era stata data neppure informazione. I cittadini promotori degli esposti si augurano che per il futuro l'Ente internazionale ponga maggiore e severa attenzione a quanto avviene silenziosamente in questa città e che gli Enti statali italiani, che pure dovrebbero garantire tutela e salvaguardia del patrimonio storico culturale , esercitino con rigore e autonomia le proprie funzioni, senza riguardo per indirizzi di "opportunità politica" che nulla hanno a che vedere con lo spirito e la lettera del Codice dei Beni Culturali.
Primopopolodiflorentia.blogspot.it  aveva pubblicato gli esposti il giorno stesso dell'invio a Parigi e a Cherenton le Pont, e ne aveva dato dato notizia alla stampa, e chi li volesse leggere li trova ancora sul sito del blog.
Il rammarico è che tuttora nessuno è stato in grado di comprendere la portata dei giudizi espressi da Unesco, salvo questo sito, e nessuno  trae le sconcertanti dovute conclusioni su un'opera mastodontica che non raggiunge l'obbiettivo dichiarato. Ciò conferma i giudizi più volte espressi sulle responsabilità di chi amministra Firenze, ma anche di chi tace e tacendo approva e sottoscrive.

PRIMO POPOLO PROPONE UNA SINTESI DELLA TRADUZIONE DEL DOCMENTO UNESCO-ICOMOS limitata al temuto TUNNEL SOTTO AL CENTRO STORICO:

" La Missione ha espresso il parere che mentre sembra logico realizzare un anello di tram attorno ad una zona compatta, dove i mezzi non possono girare ( Centro Storico) i rischi che derivano da tunnel poco profondi escavati attraverso i depositi umidi della Valle dell’Arno, proprio sotto al cuore della Città e dei suoi Monumenti sarebbero evidentemente troppo grandi. Inoltre la costruzione di stazioni di accesso ai tunnel sarebbe nel caso migliore dirompente se operata in spazi aperti ( piazze) e distruttiva se fossero necessarie demolizioni; in particolare per gli strati archeologici le conseguenze sarebbero gravissime.
Questa è un’idea circolata per qualche tempo ma ora secondo l’opinione della Missione deve essere decisamente abbandonata."

A mio avviso questo è un risultato molto positivo di cui ci dobbiamo rallegrare. Devo aggiungere alcune considerazioni che fino ad ora nessuno ha espresso: senza il tratto in sotterranea l'intero progetto delle Tramvie è in crisi perché prevedeva uno sbocco verso est 
( Oltrarno- Bagno a Ripoli) proprio attraverso il tunnel. Resterà monco se non procederà lungo la linea dei Viali compromettendo  la maggiore e fondamentale viabilità e  il disegno dei Viali ottocenteschi. Quindi è un dichiarato fallimento della politica urbanistica  del genio renziano e dei suoi accoliti e sostenitori. Devo aggiungere tuttavia che Unesco Icomos, da quello che fin'ora ho potuto leggere, sposa in pieno  il progetto programmatico  circa la vocazione della Città: incremento e  massima facilitazione a che masse turistiche, e non, convergano verso il Centro,  con ogni mezzo possibile,  con tram, treni, taxi, minibus elettrici (?!), biciclette (?!), mettiamoci anche  i cavalli..... 


Il link su cui trovare il Report Unesco è il seguente:



I PROGETTI ESISTONO ECCOME! GLI EFFETTI DEVASTANTI SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI.

Si sta promuovendo un Convegno sugli Alberi di Firenze, alberi abbattuti in serie continua nel corso dell'ultimo decennio, alberi storici e tutelati, alberi sani, alberi "vecchi", alberi malati, alberi scomodi, tutti  ridotti a montagne di  segatura.
Non sembrano affatto utili ormai convegni di questo tipo, perché ai convenuti ( sempre gli stessi) non si comunica niente di nuovo;  se l’intento fosse quello di promuovere davvero qualcosa di organizzativo, certo non lo si potrebbe  fare  con un parterre di  relatori qualificati in storia e cultura dei parchi, degli alberi, delle foreste urbane. Si  leggono nel programma di invito, con vero stupore e sconcerto alcune  frasi che vorrebbero denunciare lo scempio in atto a Firenze, quali:
“....... azioni che rivelano l'assenza di un progetto d'insieme “  (attribuite al Comune di Firenze)
“ l’apertura di un dibattito pubblico e di un processo realmente partecipativo che individui obiettivi, modalità e priorità attuative di un piano organico e coerente di gestione del verde urbano.”( come prospettiva su cui mobilitare la cittadinanza più sensibile).
Abbiamo sempre dissentito su queste impostazioni ripetute fino alla noia in tante istanze e tanti dibattiti da cui tanti si sono allontanati, avendo perso pazienza e  speranza, ma soprattutto perché:
- non è vero che  non esiste un progetto d'insieme  “ a carico di Firenze”, che  sta deformando la città;
- con i dibattiti pubblici e i "reali processi partecipativi" si illudono i cittadini perché gli stessi non hanno il potere di proporre e far accettare piani di gestione del verde o di altra cosa pubblica agli amministratori, atteso che abbiano la capacità di elaborare qualcosa del genere. Manca lo strumento giuridico perché i cittadini possano imporre qualcosa agli eletti, oltre al voto non abbiamo altro, tuttalpiù li possiamo denunciare, ma sono cose fra loro diversissime.
Sul secondo punto non vale la pena dilungarsi oltre, mentre sul primo, che è  molto importante, cercheremo di farci capire, perché se qualcuno lo capisse saremmo un passo avanti.
Il Progetto d’insieme esiste, eccome, è sotto agli occhi di tutti, basta connettere e far combaciare tutti i tasselli. Menti sopraffine, come diceva qualcuno tanto tempo fa……… che hanno in mente un preciso modello di città e lo stanno realizzando, non solo a Firenze ma ovunque sia possibile. Le menti di cui sopra sono tuttavia cafone e il loro modello li rispecchia pienamente, per cui le persone normali non possono credere che lo scempio corrisponda ad un programma, ad un progetto, e cascano nel tranello:
“ Non c’è un progetto d’insieme, vanno avanti a vanvera, improvvisano!”  E magari fanno il secondo clamoroso errore:
 “ Facciamo noi un progetto, il vero progetto, facciamogli vedere come si fa, quanto si risparmia, quanto sarebbe meglio e più facile! Quanto  si risparmierebbe in alberi, terra, aria, acqua! Quanti soldi! Quanto bene si potrebbe fare alla collettività, e poi facciamo un Progetto Partecipato, realmente Partecipato!! Sottinteso: facciamogli vedere che noi siamo più bravi”.
A noi interessa dire che il progetto c’è ed è sotto agli occhi di tutti,  è visibile. E’ quello della città a cui si appioppa una vocazione allineata  ad una  scelta economica, tutto il resto è azzerato, ma si mettono in cantiere le relative strutture e infrastrutture atte a realizzarlo. Le strutture sono le vendite dei beni immobili pubblici e/o privati col relativo binario agevolato dei cambi di destinazione per uso ricettivo, le infrastrutture sono tramvie, aeroporto, AV: tutto il resto è sovrastruttura, dai direttori dei Musei,  agli stadi, alle schifezze di “arte contemporanea” appese o variamente esposte o accasciate, programmi, vetrine, ricevimenti, iniziative, concerti,  tutto qualitativamente alla dimensione, alla scala qualitativa di chi li organizza e se ne giova. A questo disegno tutto viene subordinato e sacrificato.  Tutto sotto gli occhi di una stampa serva e pronta all’uso.




ZONA STATUTO PRIMA DEI LAVORI TRAMVIA

Gli Alberi: se si affida un progetto come quello della Tramvia ad un discutibilissimo studio di Messina ( che ha trovato a Firenze una vera miniera d’oro),  se la cartografia di cui dispone e si serve fa schifo, se i progettisti sono meri esecutori di un’idea folle di cui non è mai stata scientificamente verificata la fattibilità e le conseguenze, se le Valutazioni di Impatto Ambientale non sono  mai state  lette,   gli Alberi sono un mero intralcio e come si dice,” s’hanno a togliere”.



ZONA STATUTO DURANTE I LAVORI DELLA TRAMVIA

Non hanno verificato l’ampiezza delle strade!!!!
 Figuriamoci cosa gliene importa degli alberi!!!
Non si sono mai posti il problema di dove passeranno le ambulanze per il Policlinico di Careggi!!!
Figuriamoci cosa gliene importa degli alberi!!!
Non si sono mai domandati perché mai tutte le linee della Tramvia devono convergere a S.M. Novella senza avere altre connessioni, figuriamoci se si preoccupano degli alberi…..
Hanno pensato di connettere le tramvie ovest alle future tramvie est PASSANDO CON UN TUNNEL SOTTO AL CENTRO STORICO!!!! COSA GLIENE IMPORTA A LORO DEGLI ALBERI !!!
Spendiamo due parole sul concetto un po’ ermetico di vocazione allineata: chiuse le fabbriche nel giro di pochissimi decenni, chiusi gli indotti, chiusa la classica speculazione edilizia stile ‘900 ( non ci sono più terreni ) dove andrà il denaro? Andrà in quel che resta:
In un turismo governato come le catene di montaggio di una fabbrica, e in un turismo progettato per ceti più abbienti fino ai livelli più alti. Servono quindi i Palazzi, le architetture nobili, le residenze di prestigio, sacre o profane, preferibilmente con garages nel sottosuolo. La rendita di posizione è il criterio sovrano.
Che Firenze fosse vocata ad un turismo di tipo culturale e quindi selettivo e discreto, è noto e risaputo, perciò per fare il salto era necessario  un allineamento ad un altro standard, che consentisse agli investitori rendite pari o superiori a quelle d’una volta col meccanismo ben oliato e collaudato del magico “cambio di destinazione d’uso” ( da agricolo a industriale, da agricolo a commerciale e abitativo, da industriale a pubblico servizo, e anche da Parco Storico a parco di servizi  eccetera, ogni possibile combinazione è stata giocata anche quella della privatizzazione dei beni pubblici) che aveva in passato  reso molto bene in termini di profitto senza mai dover faticare molto a convincere i “guardiani della cosa pubblica”. Sempre lo stesso meccanismo applicato al turistico ricettivo d’alto bordo, senza trascurare la genialata dell’Urbanistica pubblica contrattata con i privati!
La città che quei soggetti hanno in mente è una sorta di monocoltura, una città che si regge esclusivamente su un solo tipo di risorsa, su un afflusso di denaro che arriva solo da un rubinetto, un insieme di edifici, molto vasto, pieno di gente che arriva, resta per un po’e poi parte. Servono mezzi per farla arrivare e muovere a piedi su un percorso dotato di mangiatoie, sedili, rinfrescatoi, cose da vedere e fotografare, luoghi per divertirsi, dormitori, poi aerei, navi e mezzi veloci per farla ripartire. A prezzi ben differenziati, e se possibile su percorsi poco intersecantisi. Distinguiamo sempre un po’ le classi di appartenenza, prego. Tutto il resto non conta e va sacrificato.
Il pericolo è quello delle monocolture, arriva un piccolo, minuscolo parassita, e la sterminata coltivazione muore. E il coltivatore pure. Per fare un esempio: una crisi come una epidemia, una “guerricciola” e un po’ di terrorismo e qui non viene più nessuno, e muore la monocoltura turistica, cioè muore l’economia della città. E non sono restate altre fonti di reddito, le hanno chiuse tutte(è importante ricordare che FIRENZE-PRATO PISTOIA ERANO IL TERZO POLO INDUSTRIALE DELL’ITALIA CON L’ESISTENZA DELLA BORSA MERCI A FIRENZE-DI TUTTO QUESTO NON ESISTE PIU’ NIENTE-).
Resta infine un altro esito, di tipo  sociologico, una conseguenza letale: la mutazione  della struttura sociale, forse addirittura antropologica. Scompare la tradizionale stratificazione in classi, ognuna con una propria forte identità di gruppo, con propri valori, attitudini, capacità e saperi,  che variamente si uniscono per un comune senso di appartenenza, o si contrappongono, riuscendo però sempre a ristrutturarsi  e rimodellarsi in base a processi vitali .
Nel nefando progetto in atto, ripetiamo, tutto ciò va a scomparire: se si riprogramma e si riprogetta la base economica fondamentale in senso univoco, la monocoltura turistica, cambia il lavoro ma cambiano anche i “lavoratori”, i cittadini. Il lavoro non è produttivo di beni e merci ma consiste solo nel fornire cibo, alloggio, svaghi, transiti, spostamenti, attrazioni spettacolari ( V. Nerone Rock a Roma), shopping, e i cittadini lavoratori trovano impiego solo in questo schema.  Non è un caso che in televisione si trovino sempre più programmi in cui si cucina, si assaggia, si mangia, in cui i cuochi sono addirittura maitres à penser, vere star mediatiche, che gareggiano, si sfidano cucinando autentiche porcherie che alcuni di noi non mangerebbero mai, però questo è quello che viene proposto e  scodellato. Una società di camerieri, di cuochi, di affittacamere, di sommelier, insomma di osti(IN QUASI TUTTI GLI ATENEI ITALIANI SONO STATI ISTITUITI CORSI DI LAUREA IN "SCIENZE GASTRONOMICHE", aggiungendo una  ulteriore scamorza  alla lunga lista di pseudo scienze e pseudo lauree, inventate per fare cassetta). 
. Chi possiede i pacchetti di azioni, di viaggi, di soggiorni, guadagna quello che vuole, ai restanti non resta che trottare e sorridere. Ma che società è ? Che società vogliono sfornare? Che cittadini ci saranno? Obbedienti e servizievoli, certo.

Perciò non si dica mai più che non c’è un progetto d’insieme. C’è un progetto che considera tutto come commestibile, pure noi, dal momento che siamo già stati intortati e spennati a dovere.

GDB