giovedì 29 agosto 2019

FINALMENTE SOROS CI HA REGALATO IL SUO GOVERNO


TIMEO SOROS ET DONA FERENTES   


Dopo mesi di duri scontri all'interno del governo giallo-verde siamo arrivati alla conclusione:Salvini di fatto è stato costretto ad abbandonare perchè la sua politica interveniva sui nodi fondamentali di uno Stato,crescita economica, sicurezza e controllo del territorio interventi che avrebbero vanificato la decrescita cosidetta felice voluta dalle élites globaliste guarda caso solo per il nostro Paese.



Così grazie ai 5stelle e al grilloparlante avremo il governo delle élites globaliste(PD-5STELLE e cespugli vari).In tal modo la Francia insieme alla Germania può permettersi  di dettare le regole all’Italia  e avviare il nostro paese sulla via della Grecia. Ciò comporta la svendita degli ultimi gioielli della nostra industria cosa che fa gola soprattutto alla Francia.
Non dimentichiamo che il voto dei pentastellati  ha salvato la nomina alla Presidenza della Commissione Europea della von Der Leyen, VOLUTA, dalla Merkel  da Macron e Soros.
I pentastellati hanno quindi permesso di creare un cordone sanitario intorno alla LEGA  per limitare il virus “sovranista”. Questo era un piano già pronto nel cassetto da usare nel caso che le forze popolari e sovraniste potessero insidiare il potere dell’OLIGARCHIA. Infatti l’attacco a Salvini è partito da lontano in quanto la sua azione poteva raccogliere il massimo consenso popolare e ciò dava estremamentte fastidio ai fautori della”Società Aperta”che ha come riferimento il testo base di KARL POPPER (open society - SCUOLA DI FRANCOFORTE) che contiene una  riproposizione travestita di Praktischer Idealismus il libro di Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi che prevedeva l’invasione dell’Europa da parte di masse di africani per creare una nuova società senza radici culturali e senza identità pronti ad obbedire al potere oligarchico e a trasformare la società mutando la funzione centrale della famiglia rendendola inefficace per la riproduzione sociale che avviene attraverso la nascita di figli e la propria trasmissione culturale identitaria.
 Con questo capovolgimento di governo SOROS ci invia un caloroso augurio alla greca. Saranno capaci di reagire e proteggersi le forze sane del nostro Paese?





mercoledì 14 agosto 2019

CONSIDERAZIONI SUL DISASTRO DEL PONTE MORANDI


14 Agosto un anno dopo.

Ai cittadini italiani ancora non è stata resa relazione nel merito degli eventi che hanno causato il crollo del Ponte Morandi, ad un anno dall’evento. Ai primi d’agosto il Ministro Di Maio ha dichiarato che esiste ed è “terrificante”: non si può commentare.  Da parte di tutte le Istituzioni era ed è obbligo pubblicare, nel minor tempo possibile, lo studio scientifico e la dimostrazione della dinamica con la quale era avvenuto il crollo della struttura. Solo così è possibile pervenire alle cause e quindi alle responsabilità. Le stesse Istituzioni avrebbero avuto anche l’obbligo immediato di verificare il reale stato della rimanente struttura con le tecnologie oggi disponibili e normalmente usate, al fine di decidere nel minor tempo possibile quale tipo di opere fosse necessario compiere nel pubblico interesse, con l’obbligo di pubblicarne i risultati al fine di permettere ai cittadini di giudicare se le decisioni prese DALLE ISITUZIONI PREPOSTE fossero razionali, ponderate o, come è successo, l’esatto contrario. Il tutto col dovuto rilievo e con la pubblicazione di tutto il materiale e la documentazione a corredo. Queste procedure che si spera siano state compiute prima della totale demolizione, non sono state pubblicate, e ciò ha generato molte e forse fondate critiche verso tutte le Istituzioni e le varie parti coinvolte. Perciò ai cittadini e al popolo italiano non può essere negato il diritto di procedere in autonomia, sulla base del materiale disponibile, che è quello che ci si dispone a fare.




Foto 1
Questa immagine mostra come la stabilità della maggior luce della campata fosse indipendente dai tiranti, diversamente dal ponte (Foto 2) in cui l’impalcato è portato esclusivamente dai tiranti poiché privo del castelletto di base. Una struttura completamente diversa: questo è davvero un “ponte strallato”.


Foto 2 Una struttura completamente diversa: questo è davvero un “ponte strallato”.

Infatti, il 28 giugno 2019 per demolire con l’esplosivo tutto ciò che restava del Ponte sul Polcevera le cariche non sono state posizionate in alto o sugli “stralli”, ma sulla struttura bassa e portante, sui puntoni e le travi del castelletto.

Foto 3
Esplosione: prima crolla l’impalcato spezzato a metà mentre le antenne e i tiranti, ben attaccati e aperti, cadono in piedi. La sequenza sulla pila 10: prima esplodono le cariche in corrispondenza della freccia destra, i puntoni sono  distrutti e l’impalcato si spezza e cade. La freccia sinistra segnala invece che l’esplosione sta avvenendo: l’impalcato è ancora orizzontale. Non un tirante si deforma: A QUALI SOLLECITAZIONI HANNO RETTO I TANTO VITUPERATI E DEGRADATI “STRALLI” dell’Ing. Morandi!
Ma osserviamo la freccia verticale: indica che il tirante non si spezza bensì vola con la piastra perché non è più vincolato e libera tutta l’energia. Ancor più solidale la pila 11 che cade sbilanciata, ma intera. Questa considerazione per ora non interessa, interessa invece dire che forse è stato distrutto un Bene Pubblico ben conservato e per mero pregiudizio. 
Ora si consideri che non si dispone di immagini che non abbiano subito “elaborazioni” e che si possano considerare autentiche, non manipolate, ad eccezione di una: quel video di Davide di Giorgio. Ne riproponiamo il fermo immagine iniziale (disponibile in rete) in cui è stato solo aumentato il contrasto, allo scopo di vedere bene, in quell’istante, cosa stava avvenendo e cosa era già avvenuto.

Foto 4
E ’il primo fotogramma del video di Davide Di Giorgio.  Non è stata fatta manipolazione, solo accentuato il contrasto. Le 2 antenne del cavalletto della pila 9 del Ponte Morandi sono ancora in piedi, unite all’architrave, è una vista prospettica: il “cavalletto” è verticale, c’è luce al centro e si avvertono i tiranti, ma l’impalcato è già caduto. Corrisponde ad una fase avanzata ma il cavalletto pare integro. Segue l’originale con la massima risoluzione possibile. 

Foto 5 Di seguito un fotogramma successivo con accentuazione del contrasto.

Foto 6
Questa immagine riprende anche un bagliore proveniente dal basso: è presente anche nell’originale. Il cavalletto sta crollando, ne resta una immagine “triangolare”, è evidente che cade per prima l’antenna a monte, quella a mare è ancora verticale, le immagini ufficiali ricevute il 1 luglio sono contraddette. In controluce un tirante ancora teso. L’impalcato non esiste più, è scomparso ben prima, ciò significa anche che l’evento non si è originato a partire dalla sommità della struttura. Ecco l’originale alla massima risoluzione possibile.

Foto 7 da sinistra: angolo fra la verticale e l’antenna a monte; spazio vuoto fra antenna e viadotto, manca la trave Gerber di circa 38 metri (diagonale blu) ma manca già anche l’impalcato che era in linea con il viadotto.

Ora vediamo l’immagine UFFICIALE diffusa il primo luglio, fermo immagine sulle prime fasi accreditate:

Foto 8 Non si percepisce dal fermo immagine, ma il tirante comincia a flettere, entra in compressione, mentre viene superato dal camion.
 Successiva immagine, di seguito:
Foto 9
Questa immagine racconta che molti eventi si manifestano conseguenti al cedimento del tirante, anche la caduta dell’impalcato, a partire dalla trave Gerber: singolare che tutto l’impalcato venga coinvolto nonostante tutta la struttura portante, e indipendente, sia intatta. Singolare anche la caduta dell’impalcato  verso Genova nonostante si liberi l’energia dei tiranti opposti, tutti armati di cavi d’acciaio passanti. 
La crisi dell’architrave alla sommità e della cima dell’antenna a mare, qui è a destra, assume valore determinante. Nell’immagine successiva si vedrà che il secondo a cedere sarà proprio il tirante corrispondente alla freccia blu, mentre l’asterisco segnala la strana forma a freccia coricata che dovrebbe essere la sommità dell’antenna spezzata, a cui NON erano “attaccati” i tiranti perché aveva quasi funzione di “passacavi”, ma che tuttavia si vede precipitare verso ovest. 

Foto 10.
Dopo 4 secondi di filmato non si capisce che cosa stia avvenendo nella parte portante, l’immagine è molto confusa (freccia orizzontale), sembra indicare la crisi dei 4 enormi puntoni est, fatto inspiegabile, dal momento che fino a pochi istanti prima avevano portato carichi e sollecitazioni molto grandi. Soprattutto la parte mediana dell’impalcato, compresa fra 4 puntoni a est e 4 a ovest e retta anche dalle travi trasverse avrebbe dovuto rimanere in sito, invece nelle immagini si mostra come l’impalcato si sia spezzato a metà. Ma una cosa è molto chiara: nell’immagine si vede cadere l’antenna a mare (asterisco), mentre nel filmato di Di Giorgio cade prima quella a monte. Come si spiega questa contraddizione?

Foto 11. Dopo 9 secondi di filmato la struttura ha completamente ceduto. Si rivedano le immagini seguenti.

Foto 12 Trave Gerber caduta, antenne ancora verticali. La freccia blu indica la continuità del piano mancante, si avverte nel cavalletto la probabile presenza delle travi trasverse.

Foto 13

Foto 14 Immagine di poco successiva, compressa e contrastata: si vede bene l’antenna a monte crollare con il tirante infisso. Si può utilizzare lo zoom.

Foto 15 (immagine tratta da “Cinematica di un crollo”; studio Ing. Carmelo Russo su sito “il Timoleonte” 2018)
Dalle immagini dovremmo credere che si è spezzato il tratto E’- E’’: possibile, ma non per cause endogene. A questo punto ogni dubbio è lecito. C’eravamo cimentati in tanti, mesi e mesi fa, analizzando la posizione delle macerie e provando da quelle immagini certe a ricostruire la dinamica del crollo, ma a nessuno era mai venuto di pensare che il cedimento dell’intera struttura potesse essere avvenuto dall’alto per i riscontri dati dalla posizione dei reperti, e per il video Di Giorgio, e perché dal punto di vista statico non ha senso; tanto più inspiegabile appare la sorte delle due travi Gerber, mentre ha senso dire che i tavoli cadono se gli si tolgono due gambe, non perché si rompe il gancio che regge il lampadario. Così restano inevase alcune fondamentali domande: perché I PUNTONI, struttura portante principale, hanno ceduto e con modalità così diverse; perché l’impalcato si è spezzato a metà, lì sotto; perché la parte ovest è precipitata sui puntoni“ sbriciolati”; perché la parte est HA SPEZZATO I PUNTONI TRASCINANDONE UNA PARTE CON SE; PERCHE’ SI E’ CAPOVOLTA DI 180°; PERCHE’ LA TRAVE GERBER fra la pila 9 e la 10 (semplicemente appoggiata) non è caduta perpendicolarmente ma E’ VOLATA ORIZZONTALMENTE SULLA FERROVIA PER 40 METRI, FINENDO SOTTO ALLA PILA 10; da cosa ha tratto l’energia necessaria? Non certo dall’interno della struttura.

Foto 16
Le responsabilità si possono attribuire solo cercando la Verità, ma per ora questa strada non pare essere stata percorsa e ci si chiede perché. Oltretutto al problema iniziale, la vera dinamica del crollo, se ne aggiunge un altro più grave se possibile: perché dal primo momento proprio dalle Istituzioni sono arrivate dichiarazioni non comprovate come la cattiva manutenzione, come il cedimento degli stralli, di uno, di due, il calcestruzzo marcio, l’armatura corrosa, e avanti così. E ’stata una recita a soggetto, un canovaccio con una serie di colpevoli precostituiti, anzitutto con la denigrazione postuma dell’Ingegner Morandi, prima che qualsiasi cosa fosse provata. Anzitutto è sempre stata denegata l’ipotesi “esplosione”, come se in Italia non ce ne fosse mai stata una: certamente, se non si cerca, l’esplosivo non si trova. Ma almeno cercare si poteva, si doveva, almeno per escludere l’ipotesi.
Ora il “corpus delicti” è stato rimosso senza che ai cittadini italiani sia stato consegnato quanto di dovere. Intanto gli stessi cittadini pagano, a cominciare dalla perdita totale di un Bene Pubblico, dallo sperpero del Pubblico Patrimonio, dalla rimozione e collocamento (dove?) di quante tonnellate di detriti e macerie, dallo scavo di 43 nuove fondazioni (a lato di quelle esistenti!) sulla roccia che si trova a 45 metri di profondità. Il resto a seguire. Restano le immagini a cui non si è data alcuna risposta:

Foto 17 L’antenna a monte è caduta per ultima su quanto era già caduto PRIMA, compresi i puntoni ridotti in frantumi (freccia blu).

Foto 18 
Le macerie sono cadute SOPRA l’impalcato della campata principale retta dai puntoni del castelletto: e la sequenza non può che essere: 1) cedimento dei puntoni; 2) cedimento della campata; 3) solo dopo si può depositare qualsiasi altro materiale proveniente dall’alto. La successione stratigrafica indica l’ordine temporale, come in archeologia.

Foto 19   Sotto all’impalcato si vede il frammento di un puntone.


Foto 20 Puntoni est troncati di netto, tondini d’acciaio tesati nella direzione del vettore.

Foto 21Carreggiata verso Genova ribaltata a 180°, trave Gerber sotto alla pila 10, fuori asse longitudinale. 
In queste immagini è racchiusa gran parte della verità, ma forse l’Italia è troppo debole perché le possa essere detta; comunque è opportuno specificare la dimensione della sezione di ogni “puntone”: m. 2,00 x m 1,20 e ricordare che è stata necessaria una grande fatica, un gran lavoro durato mesi e mesi per demolire il solidissimo castelletto di base della pila 9, in ottimo stato di conservazione, manufatto solidissimo, tutt’altro che fatiscente, e poi il tritolo. Tutto ciò mentre mancano di manutenzione le ex strade statali, le ferrovie, manca il raddoppio di binari su linee strategiche, mancano piattaforme di scambio intermodale; abbiamo tracciati ferroviari e relativi ponti risalenti all’Unità d’Italia, quartieri disastrati da alluvioni perché sorti dove non dovevano, città e borghi terremotati ancora a terra. L’elenco potrebbe continuare ma non dimentichiamo che qualcuno aveva detto che in un anno il Ponte sul Polcevera sarebbe stato ricostruito: oltretutto sarebbe stato possibile se i “maiores” avessero la serietà e le capacità di quelli viventi 2000 anni fa che ricostruivano sulle fondamenta esistenti e non buttavano un’opera pubblica per rifarla a pochi metri di distanza. Ci si consenta di concludere che l’ipotesi che il crollo dell’intera struttura sia stato originato dalla perdita del carico d’acciaio, prima di essere avanzata, avrebbe dovuto e potuto essere verificata, calcolata: avrebbe avuto gli effetti che sappiamo? Nel filmato divulgato ufficialmente comunque l’ipotesi è smentita: il tirante a mare si flette, non si tende. La verità è lontana ma pare non interessare più a nessuno.


Giovanna Nicoletta Delbuono architetto