UN VERO E PROPRIO REGOLAMENTO DI CONTI ALL'INTERNO DEI POTERI RUSSI
COME HANNO FILTRATO LE NOTIZIE IN ITALIA LE AGENZIE STAMPA :
IL 23 giugno sul Cremlino è aleggiato lo spettro del colpo di stato. O, addirittura, quello di una guerra civile. Il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha infatti dato il via a una rivolta nei confronti dei vertici militari di Mosca. Un'azione immediatamente bollata come «tradimento» da parte del presidente Vladimir Putin, che in un discorso alla nazione ha annunciato di essere «pronto a tutto per difendere la Russia». Gli uomini di Prigozhin, intanto, hanno preso il controllo della città di Rostov sul Don e minacciano di marciare su Mosca. Sorprende che questa inaspettata ribellione sia arrivata nel momento in cui la controffensiva ucraina si stava dimostrando un fallimento conclamato anche agli occhi degli Stati Uniti. Non è quindi da escludere che il capo del gruppo Wagner possa aver cambiato improvvisamente casacca a seguito di accordi sottobanco con i principali avversari di Putin.
CRONACA DEI FATTI COME CE LI HANNO NARRATI
Nella notte del 23 la Wagner passa i confini sono in 25mila, passano indisturbati tutti i checkpoint, la chiamano la "marcia per la giustizia" puntano su Rostov-sul-Don e la occupano senza essere fermati. Una città di più di un milione di abitanti, il maggior centro logistico per i russi che combattono in Ucraina ed è la sede di uno dei comandi militari della Federazione, quello sud. Da lì poi una colonna di mezzi della Wagner comincia a muoversi verso nord. Verso Voronez, a circa 500 km lungo l'autostrada M4, la lunga arteria che arriva fino a Mosca; a circa 200 km da Mosca la colonna si ferma. Il discorso di condanna di Putin non si fa attendere: dice che il paese ha ricevuto una pugnalata alla schiena. Come nel 1917, nella prima guerra mondiale, subito dopo la rivoluzione. "Le ambizioni di qualcuno hanno portato al tradimento". Insomma, nessun dialogo, anzi la minaccia dell'"inevitabile punizione". Ma nello stesso tempo lascia uno spiraglio aperto alla trattativa, la TASS, l'agenzia ufficiale, promette l'amnistia a chi si arrenderà. Successivamente la mediazione di Aleksandr Lukashenko gioca un ruolo fondamentale per sbloccare la situazione di stallo: i cinquemila mercenari che incolonnati si dirigevano verso Mosca si fermano e non proseguono. il capo della Wagner ha accettato di fermarsi, il Cremlino ha offerto l'amnistia.
Così si
arriva a concludere la crisi:
Il fondatore della compagnia paramilitare Wagner,
Evgeny Prigozhin, andrà in esilio in Bielorussia e l’accusa di incitamento
all’insurrezione armata contro di lui verrà fatta cadere. Lo ha riferito il
portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, dopo la mediazione esercitata dal
leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko, per risolvere la crisi. Peskov ha
spiegato che Lukashenko ha intrapreso lo sforzo di mediazione alla luce della
sua conoscenza ventennale con Prigozhin. L’accordo raggiunto prevede il ritorno
dei mercenari del gruppo Wagner ai loro campi. Coloro che lo vorranno, potranno
firmare contratti con il ministero della Difesa russo, a patto che non abbiamo
preso parte al tentativo di insurrezione. Quelli che invece lo hanno fatto non
saranno comunque perseguiti penalmente, alla luce dei loro meriti guadagnati
sul fronte. Quello che è accaduto “in nessun caso” avrà un impatto sul corso
dell’operazione militare speciale in Ucraina, la quale “continua”, ha
specificato Peskov. Il capo della PMC Wagner Prigozhin ha confermato di aver
riportato le sue truppe alle basi dopo aver avuto colloqui con Lukashenko
accettando di fermare l'avanzata verso Mosca.
In realtà è stato un vero e proprio regolamento di conti all'interno dei poteri che sorreggono la Russia: soprattutto è coinvolto nella disputa con Prigozhin il Ministero della Difesa. Ciò non significa che il tentativo di Prigozhin di creare caos non ci sia stato infatti le forze speciali "Akhmat" e il 78 ° reggimento motorizzato per scopi speciali "North-AKHMAT" intitolato all'eroe della Russia AA Kadyrov, che hanno partecipato alle ostilità nella direzione Maryinsky dell'SMO, sabato mattina, 24 giugno, sono stati temporaneamente trasferiti nella città di Rostov per condurre un'operazione antiterrorismo. Operazione pienamente riuscita per evitare eventuali colpi di testa di Prigozhin. Il tentativo di sobillazione della popolazione che Prigozhin sperava di creare con la sua azione di ribellione aveva come obiettivo realistico costringere Putin a prendere decisioni contro il ministro della difesa Gen. Sergej Kužugetovič Šojgu (accusato a più riprese da Prigozhin di essere contrario all'Operazione Speciale) e del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate russe, Gen. Valery Vasil'evič Gerasimov”
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Tutto questo movimento di truppe è stato abilmente riconvertito con abile manovra messa in atto da l'intelligence russa per poter spostare la milizia Wagner in Bielorussia per rafforzarla e creare una posizione di forza nei confronti della POLONIA e nello stesso tempo posizionarsi a nord con la parte confinante dell'Ucraina, in modo tale che la Bielorussia diventi una forza da contrapporre alle mire espansionistiche delle forze NATO.
Da questa crisi interna Putin ne è uscito vincitore, ha agito con mente lucida da vero capo di Stato e non ha attaccato con l'esercito "i ribelli" capitanati da Prigozhin come speravano i suoi nemici ma da eccellente giocatore di scacchi ha spiazzato tutti uscendone più rafforzato.
Alla luce di nuove informazioni potrebbe essere per Putin l'occasione e la manovra per sbarazzarsi in modo soft dei rematori contrari all'interno del Ministero della Difesa russo e altro ancora sul piano strategico militare in Ucraina e in Bielorussia ove verranno inviate le truppe della Wagner probabilmente passate sotto il controllo delle forze militari russe. Staremo a vedere.
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