lunedì 9 dicembre 2024

LA STRATEGIA USA SPIEGATA ALLA LUCE DEL CROLLO DELLA SYRIA


 L'ex generale dell'esercito americano Wesley Clark spiega la strategia di Washington nel 2007:

"Elimineremo sette paesi in cinque anni: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan – e finiremo con l'Iran". #Syria #US (Ci hanno messo più tempo ma sono arrivati all'obiettivo Syria poi sarà la volta dell'Iran)

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Guerra in Medio Oriente, si avverano le dichiarazioni del generale Wesley Clark dopo 11 Settembre: “Ci prenderemo 7 Paesi”
In una conversazione avvenuta nei corridoi del Pentagono, Clark apprese di un piano segreto per “eliminare sette paesi in cinque anni”. Questa rivelazione, avvenuta nel 2007, sollevò molte domande sulle reali motivazioni della “Guerra al Terrore” e sulla competenza dei funzionari coinvolti.


A vent’anni dagli "attentati dell’11 settembre", le parole di Clark risuonano ancora come un monito. Ricordare questi eventi è fondamentale per comprendere le dinamiche geopolitiche attuali e le conseguenze delle decisioni prese allora. La guerra in Iraq, iniziata nel 2003, è stata solo il primo passo di una serie di interventi militari che hanno avuto ripercussioni significative in tutto il Medio Oriente e oltre.


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Le milizie jihadiste con a capo Mohammad al-Jolani  occupano la Syria


Per la Syria hanno usato i soliti ribelli e corruzione per finire di gettare nel disordine il paese che è un importante snodo geopolitico per il passaggio di #merci, #materieprime e #idrocarburi ed è anche la via per attaccare l'Iran. La Russia non ha potuto farci niente: l'esercito siriano non ha opposto resistenza per la lunga guerra diffusa nel territorio a macchia di leopardo e per la massiccia entrata in campo di ingenti forze jihadiste armate di tutto l'armamentario necessario per bloccare ogni possibile resistenza.  Putin cercherà di trattare col nuovo governo per mantenere le basi navali.

 I jihadisti hanno avuto gioco facile ad abbattere le milizie fedeli ad Assad infatti se consideriamo i tempi fra la tregua in Libano e l’offensiva dei mercenari contro la Syria si nota un tempismo sospetto, quasi una comunione d’intenti. Considerando i fatti a bombardare la Siria di Assad e a indebolirne la capacità di resistenza è stata, nell’ultimo anno, proprio Israele a cui non fa una piega avere un legame con un regime islamista alle porte di casa nella logica di un rafforzamento della “fortezza assediata” cara a Benjamin Netanyahu. 

L’obiettivo, da lungo tempo avviato per destabilizzare quell'area, perseguito principalmente dallo stato di Israele, dagli Usa e dalla Turchia, è stato raggiunto. Cadendo Assad, al suo posto arriveranno i terroristi, gli estremisti islamici, i cosiddetti “tagliagole”. Adesso ci sarà il caos più totale che è quello che serve alle forze economiche "occidentali" che fanno leva sul terrorismo per far avanzare nel mondo i propri interessi.  Il loro modo di agire non cambia è una costante storica del capitalismo e della finanza internazionale.


Adesso a capo delle milizie jihadiste c'è Abu Mohammad al-Jolani  un terrorista sulla cui testa dal 2013 pendeva un taglia da 10 milioni di dollari per ripetuti crimini di guerra commessi tra Siria e Iraq. Ora invece è considerato un liberatore da chi lo ha finanziato e come i leader dei Talebani, propugna un islamismo nazionale e di governo. Intanto Netanyahu approfitta del caos in Siria per occupare la zona smilitarizzata adiacente alle alture del Golan, affermando che l’accordo di disimpegno del 1974 con la Siria “è crollato”. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno preso il controllo della zona cuscinetto del Golan. Questa operazione è giustificata da Israele come misura preventiva "per garantire la sicurezza"; l'occupazione dell'area del Golan è avvenuta mentre la Siria affronta il vuoto di potere seguito alla caduta di Bashar al-Assad e alla presa di Damasco da parte delle forze jihadiste.

Resta solo l'Iran...Intanto in Syria vanno al potere i jihadisti, ora abbiamo un nuovo Stato islamista qualcosa di simile è accaduto in Afghanistan, gli Stati UNITI, dopo aver armato i Talebani contro i militari dell'ex Unione Sovietica presenti nel paese afghano, si sono dovuti scontrare contro gli stessi talebani che prima aveva armato contro il governo sostenuto dai sovietici. Alla fine la missione originaria di George W. Bush di #esportare la #democrazia in Afghanistan ha mostrato tutta la sua fallacia molto presto, fino ad abbandonare il paese al suo destino. Così i talebani hanno dato vita al nuovo Emirato islamico dell'Afghanistan.


La democrazia è servita in un piatto d'argento fuso!

per approfondire:

Netanyahu approfitta del caos in Siria per occupare la zona smilitarizzata adiacente alle alture del Golan

Guerra in Medio Oriente, si avverano le dichiarazioni del generale Wesley Clark dopo 11 Settembre: "Ci prenderemo 7 Paesi"

Damasco come Kabul. La fuga di Assad è il “capolavoro” di Hakan Fidan   – Analisi Difesa




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