Il Forum annuale “l’Artic Circle Assembly 2025” si è tenuto dal 16 al 18 ottobre in Islanda a Reykjavík con 60 Paesi e 2mila partecipanti. Per l'Italia è presente la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti
La chiamano la Davos dell'Artico. Un summit in gran forma a Reykjavik, in Islanda con ministri, capi di Stato e rappresentati di sessanta Paesi e duemila partecipanti. L'Arctic Circle Assembly 2025 ha aperto le porte il 16 ottobre con una tre giorni dedicata a geopolitica ed economia. E per coincidenze ultraterrene avviene quando il giorno prima la portacontainer cinese "Istanbul Bridge" ha raggiunto il Regno Unito via Northern Sea Route (attraverso l’artico) in circa 20 giorni, la metà del tempo rispetto ai 40–50 via Suez. La data è da sottolineare in rosso sul calendario quando il 15 ottobre il carico, componentistica e beni industriali, ha toccato Felixstowe, inaugurando un collegamento commerciale Asia-Europa via Artico.
Difatto la rotta artica lungo le coste russe è diventata interessante per la Cina, poiché permetterebbe una circumnavigazione dell’Asia più breve dello stretto di Malacca ed oltretutto senza il pericolo dato dalla pirateria e come dimostrato riduce i tempi di percorrenza dall’Asia all’Europa di circa il 50%.
Il "CONSIGLIO ARTICO" riunisce ogni anno oltre 2.000 partecipanti da più di 60 Paesi tra Capi di Governo, Ministri, parlamentari, rappresentanti delle comunità indigene, funzionari, esperti, scienziati, imprenditori e attivisti impegnati sulle tematiche legate al cambiamento climatico e alla ricerca scientifica nella regione artica.
L’edizione 2025 dell’Arctic Circle Assembly ha confermato la centralità del tema artico nel dibattito internazionale e, al tempo stesso, il crescente protagonismo dell’Italia in questa regione strategica.
A completare la presenza italiana all’Arctic Circle Assembly c'è stato l’intervento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo di stato maggiore della Difesa e attualmente presidente del Comitato militare della NATO, che ha preso la parola in qualità di rappresentante dell’Alleanza Atlantica.
Cavo Dragone ha sottolineato che lo scioglimento dei ghiacci e l’apertura di nuove rotte e risorse stanno trasformando l’Alto Nord in “un’area di opportunità, ma anche di crescente competizione e tensione strategica”. L’Artico, ha dichiarato, “rappresenta il fianco settentrionale della NATO, cruciale per la sicurezza transatlantica”, e per questo l’Alleanza sta investendo “in forze capaci di operare nell’Artico, migliorando mobilità e interoperabilità” attraverso esercitazioni di ampia portata come Joint Viking 2025 e il nuovo Centro operativo aereo di Bodø.
Per fronteggiare le crescenti tensioni geopolitiche contro la presenza massiccia russa nell’Artico, la NATO, dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza Atlantica, ha compiuto un passo decisivo verso una maggiore forza operativa. Il 10 ottobre 2025, durante una cerimonia presso la Bodø Air Station in Norvegia, è stato ufficialmente inaugurato un nuovo Combined Air Operations Centre CAOC in Norvegia, a Bodø, il terzo centro di comando e controllo aereo multinazionale dell’Alleanza nell’Artico.
Questo impianto rappresenta non solo un’innovazione tecnologica, ma un elemento chiave per la deterrenza credibile e la prontezza al combattimento, integrandosi perfettamente nella rete di sorveglianza aerea che monitora fino a 30.000 movimenti aerei quotidiani nello spazio aereo europeo NATO.
Il compito del #CAOC di Bodø, assieme a quelli di Uedem (Germania) e Torrejón (Spain), è quello di monitorare i cieli sopra l'Alleanza e coordinare le #forze #aeree delle nazioni che ne fanno parte. Benché siano emerse delle criticità, il CAOC di Bodø è considerato sia una #necessità #strategica per l'Alleanza, che una ulteriore garanzia a sostegno della difesa aerea dei #cieli #europei. Sia contro #minacce tradizionali che #ibride
Gli attori coinvolti nel controllo dello spazio artico sono le Nazioni che vi si affacciano; quelli principali sono Russia e Stati Uniti. Quali sono le forze in campo attuali e quale delle due potenze sarebbe in grado di mobilitare più rapidamente nuove risorse? E non dimentichiamo che esiste un luogo dove le due potenze si toccano, ed è lo Stretto di Bering.
Basi militari nell’area dell’Artico
L’effetto sulle relazioni internazionali
Da tale punto di vista, l’apertura dell’Artico dai ghiacci determina almeno tre conseguenze molto sfavorevoli per la Russia.
In primo luogo, la liberazione dell’Artico dal ghiaccio attira Paesi non artici nella regione come la Cina che hanno già iniziato non solo a rivendicare la partecipazione a proficui progetti economici e sui trasporti mercantili per via marittima, ma aspirano anche a svolgere un ruolo importante negli organismi internazionali di governo e controllo della regione.
In secondo luogo, va da sé che la regione artica cessa dal suo storico ruolo di essere un cuscinetto naturale tra le grandi potenze dell’area dell’Oceano Atlantico e del Pacifico.
In terzo luogo, viene ad essere minacciato l’attuale quadro giuridico internazionale per la navigazione nella regione, quello che sancisce i diritti esclusivi dei Paesi artici.
E’ una premessa che a sua volta conduce ad una minaccia militare, politica e ambientale ancora maggiore rispetto alle problematiche relative alla sicurezza.
Pertanto, una delle massime priorità della Russia nell’Artico, nonché l’obiettivo primario dell’agenda russa per la cooperazione internazionale nella regione, anche nell’ambito del Consiglio Artico, sembra essere la conservazione del regime giuridico internazionale, che è stabilito dall’articolo 234 della Convenzione delle Nazioni Unite.
Il secondo obiettivo della cooperazione internazionale della Russia nell’Artico consiste nell’acquisizione delle tecnologie utilizzabili nella produzione industriale, nonché l’accesso alle cospicue risorse finanziarie, necessarie a finanziare tali progetti.
La Russia ed il Consiglio Artico
Nel maggio scorso, la presidenza di turno del Consiglio Artico è passata dall’Islanda alla Russia per i prossimi due anni.
La Russia si occupa di questo gravoso impegno in un momento in cui l’organizzazione deve affrontare varie sfide e nel quale le relazioni tra la Federazione Russa e il potere Angloamericano con i suoi alleati sono attualmente ai minimi storici.
La pandemia di Covid-19 ha sconvolto l’agenda della Presidenza islandese, mentre la precedente Presidenza finlandese (2017-2019) è stata influenzata negativamente dall’allontanamento dell’amministrazione Trump dalle politiche sull’energia pulita e dalla lotta ai cambiamenti climatici.
Questa mossa ha portato gli Stati Uniti fuori controllo rispetto ad altri Governi artici e ha compromesso finora ogni sforzo per approvare una dichiarazione univoca da parte di tutti i ministri nel 2019.
La crescita delle Forze militari nell’Artico, unito alla narrativa politica emergente della competizione tra grandi potenze, mina ulteriormente lo spirito di cooperazione per il quale si batte il Consiglio Artico.
Da ricordare che la giurisprudenza pone l’Artico sotto il regime di internazionalità, decretato dalla convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare.

La posizione politica sull’Artico della Russia e dell’Unione europea
L’Unione Europea non solo ha elaborato, attuato e rivisto sistematicamente la sua politica per l’Artico, ma anche le sue relazioni con la Russia.
Tuttavia, esistono opportunità di cooperazione, sebbene le relazioni tra l’UE e la Russia si siano deteriorate dopo il 2014.
La maggiore proiezione di potenza della Russia nell’Artico e anche le tensioni tra Mosca e Bruxelles su altre questioni internazionali, rappresentano una sfida per la cooperazione tra i due protagonisti nella regione.
La geopolitica relativa alla posizione della Russia verso l’ambiente artico è comunque cambiata, tale da inserirsi pienamente nell’ambito delle crescenti tensioni del Paese verso "l’Occidente" europeo e sopratutto americano.
Infatti, fino ad oggi la regione era stata considerata, totalmente ghiacciata ed impercorribile, come una regione priva di interesse sia politico che economico.
Diversa è la considerazione russa che attribuisce alla distesa artica grande importanza sotto il profilo militare-operativo, secondo il quale l’Artico continua ad essere percepito come un’area minacciosa, se non resta neutrale e passa sotto il controllo delle forze navali angloamericane e dei loro alleati, esattamente come accade nei confronti di altre aree operative.
Non è un caso se Forze militari russe esercitano un monitoraggio di tutto il naviglio straniero che naviga a queste latitudini e mantenga una forte tutela di un sicuro accesso per la propria flotta tattica e strategica, in quelle acque così settentrionali.
Per il momento l’assertività militare di Mosca nell’Artico russo e gli obiettivi perseguiti di fatto dal Cremlino sono di natura e di intenzione e struttura difensiva.
La regione artica della Russia – l’area sopra il Circolo Polare Artico – costituisce un quinto della massa terrestre del Paese.
Questo aumenta il rischio per la Russia a causa del cambiamento climatico gestito dalla tecnologia delle potenze "occidentali". Poiché la maggior parte dell’estremo nord del Paese sono città costiere in riva al mare o ai fiumi, la sua popolazione è direttamente colpita da tali cambiamenti climatici.
Gli obiettivi di sicurezza nell’estremo nord sono lo sviluppo socio-economico e il mantenimento della sovranità sul suo territorio, compreso quello coperto dalle acque territoriali, ricco tra l’altro di risorse minerarie.
L’importanza strategica dell’Artico
L’importanza dell’Artico deriva dalla sua ricchezza di risorse naturali e dalla sua posizione geografica. Infatti è la rotta marittima più breve tra l’Asia e l’Europa.
Alcune considerazioni e domande impellenti si fanno avanti: con l’apertura del traffico commerciale attraverso le vie artiche il canale di #SUEZ usato finora come importante via marittima dalle navi container provenienti dall’Asia manterrà la sua importanza strategica o verrà declassato e di conseguenza i grandi porti del Mediterraneo subiranno pure loro una crisi per il mancato arrivo dei container? Le nuove vie commerciali artiche potrebbero anche far aumentare il conflitto degli USA e loro alleati nei confronti di RUSSIA e CINA per il predominio sull’Artico come via commerciale strategica?
NOTA STORICA
La “rivoluzione” artica di Stalin
Con l’avvento dello stalinismo ci fu la rottura con il progetto di rivoluzione mondiale, sostituito dal “Socialismo in un solo paese”. Stalin vedeva nella Siberia, e nell’Artico, il futuro del centro di potere russo. Metà dei finanziamenti del secondo piano quinquennale (1932-1937) fu dirottato in Siberia per costruire miniere, città, cantieri navali e basi militari. Il cambiamento non fu solo politico ed economico, ma anche culturale: se prima, nelle poesie e nei racconti, si celebravano la bellezza e l’immobilità della Siberia, sotto il governo di Stalin, simili visioni “borghesi” vennero considerate deleterie al progresso
FONTI:
https://www.osservatorioartico.it/italia-arctic-circle/
La NATO inaugura un nuovo CAOC in Norvegia - Aviation Report
https://aliseoeditoriale.it/breve-storia-della-russia-nellartico-dagli-zar-al-bastione-di-kola/
https://www.eurasia-rivista.com/la-geopolitica-russa-nellartico/
LEGGI ANCHE:
https://primopopolodiflorentia.blogspot.com/2025/05/guerra-artica.html
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