Firenze ha scelto la
Tramvia? No, nient’affatto! (*)
Poteva essere una buona
occasione, sia per chi proponeva queste due opere, sia per chi era ed è
contrario, per considerarli criticamente come un problema da
risolvere con criteri urbanistici.
Vediamo perché e come,
premettendo che non si fa Urbanistica con le opinioni personali.
1-
Esistono da tempo norme cautelative da applicarsi a qualsiasi intervento
in area urbana ed extra urbana, sia di tipo vincolistico ( singoli
edifici monumentali, aggregati urbani, paesaggio urbano, paesaggio
naturalistico, suolo e sottosuolo, acque, coste, fiumi laghi etc), sia di tipo
normativo più ampio e specifico, come gli strumenti urbanistici in generale.
2-
Un criterio introdotto più recentemente è quello che riguarda non solo
l’impatto di un’opera ma anche la sua REVERSIBILITA’: più un’opera è
“pesante”, meno è reversibile, più è “costosa”, in termini di realizzazione o
in termini di RIMOZIONE, MENO E’ REVERSIBILE E PERMANENTE, quindi
MAGGIORI DEVONO ESSERE LE CAUTELE PER LA
SUA REALIZZAZIONE.
I costi sociali futuri in
caso fosse necessario ricondurre il suolo alla sua “naturalità” O AD USI
DIVERSI DELL’OPERA STESSA DEVONO ESSERE CONSIDERATI, perché TUTTE le
opere hanno un ciclo: possono essere utili e necessarie per 50 o cento
anni, poi l’utilità viene superata da altro tipo di priorità o esigenze.
Facciamo un esempio terra
terra: l’Arena di Verona non è stata rimossa perché collocata a margine del
centro urbano antico; in tempi recenti è stata riconvertita per
rappresentare opere e balletti, tutt’altro tipo di spettacoli rispetto a
quelli originari. Altri anfiteatri sono stati inglobati nelle città, altri smantellati
pezzo pezzo per ricavarne materiale da costruzione, perché altre esigenze erano
prioritarie e comunque sempre vi è stato un costo, più o meno compatibile
socialmente.
La tramvia è un opera che
avrà un suo ciclo: prima c’era il tram, poi il filobus, poi gli autobus, ora si
ritorna al tram: ma per inserire nel tessuto urbano attuale la tramvia il
suolo della città verrà profondamente modificato, l’opera ha un impatto molto
pesante: sul suolo e sul sottosuolo, vìola un numero rilevante di vincoli posti
a tutela ( non dai marziani, ma dagli stessi amministratori e da Organi
dello Stato e da Organismi sovranazionali, e li elencheremo a parte), va ad
impattare in maniera permanente in alcune zone della città di rilevante
interesse.
Ma RISPETTO AL SOTTOATTRAVERSAMENTO
TAV è un’opera che ad altissimi costi sociali potrà essere rimossa:
comunque i cittadini più informati si chiedono legittimamente, dato che ha un
altissimo costo di realizzazione e fra qualche decennio bisognerà toglierla di
mezzo, vale la pena realizzarla, a fronte dei rischi che comporta?
Il Sottoattraversamento
TAV è invece un’opera costosissima e IRREVERSIBILE, incide
permanentemente sul sottosuolo, ed è un’opera ad altissimo rischio sia per se
stessa che per la città:
viene costruita ED
INSERITA nel sistema idrogeologico delle falde della città, a monte e a
valle, va a formare una diga sotterranea che altererà profondamente il sistema
di afflusso all’Arno delle acque sotterranee e degli equilibri delle e fra le
falde idriche sotterranee e di superficie di tutto il versante nord delle
colline, e riguarderà le abitazioni di grandi e popolosi quartieri,
nonché la città storica e i suoi monumenti.
E’ un’opera costosissima
che porterà inimmaginabili conseguenze al cui confronto, in caso di una futura
alluvione, quella del 1966 sarà stata solo una “piena”.
Basti pensare al
caso di cedimento dei sistemi di pompaggio e all’allagamento del tunnel:
una trappola mortale, cedimenti nelle fondamenta degli edifici in superficie
che non potranno “galleggiare” su un enorme lago che spingerà per venire in
superficie, smottamenti e frane sulle colline edificate.
L’errore fondamentale e
concettuale è considerare le due opere ( tramvia e tunnel) come separate perché
non sono tali e non possono essere considerate come tali, perché:
1-
nascono dal tentativo di risolvere problemi di trasporto
2-
nascondono errate politiche di trasporto ed i medesimi errori
3-
rivelano una intrinseca capacità di progettare “pulito”: se preesistenti
vincoli e tutele sono d’inciampo, in sede di Conferenze di Servizi nascono le
“deroghe”. Tutto in deroga uguale pezze sugli strappi al tessuto legale.
4-
nascondono, dietro ai cattivi progetti, intenti chiarissimi di alti
profitti e per ora non si dica altro
5-
il pubblico interesse vero è totalmente ignorato come il risultato di un
Referendum (*) Non è vero che Firenze ha scelto la
Tramvia, come ingegni burbanzosi hanno scritto qua e là, anzi
è successo il contrario.
Perciò
Tramvia a Sottoattraversamento nascono dalla stessa perversa logica, MA NASCONO
DALLO STESSO NODO DI PROBLEMI: questo dovrebbe far capire anche a chi di
urbanistica non sa nulla ( come fra gli altri a chi ci amministra), che sono
un’occasione mancata:
La
riprogettazione del trasporto urbano, a scala metropolitana, regionale e
nazionale ( per quel che riguarda l’attraversamento di Firenze) doveva
necessariamente essere un PROGETTO UNITARIO E INTEGRATO in cui, alle diverse
scale i sistemi di comunicazione su rotaia venivano ad integrarsi e a
svilupparsi, approfittando della rete esistente e abbandonata, della varie
stazioni e stazioncine, agganciando da subito Prato e Pistoia e centri minori
limitrofi ma SOPRATTUTTO IMPONENDO A FERROVIE DELLO STATO, TRENITALIA, O CHI PER
ESSE, DI SOTTOSTARE A QUESTO PROGETTO ( INTANTO L’ALTA VELOCITA’ PASSA, NON CI
SONO PIETRE SUI BINARI) IMPONENDO NELL’INTERESSE DI FIRENZE DI
RIORGANIZZARE TUTTE LE AREE DELL’ENORME PARCO FERROVIARIO, UTILIZZANDONE BRACCI
E TRONCHI ROTABILI., DI INTEGRARE IN UN UNICO PROGETTO COERENTE IL TRASPORTO SU
ROTAIA.
Invece
le varie amministrazioni ( Comune, Provincia, Regione) hanno ciecamente
perseguito una logica che frammenta e divide ciò che poteva e doveva essere
progettato complessivamente.
Purtroppo
anche chi ( giustamente) si oppone ad una o all’altra opera resta in due campi
separati facendo un duplice errore, uno politico perché stupidamente
introducono una scissione in un fronte per forza di cose unitario, ed uno di
comprensione progettuale.
Infatti
i progetti più avanzati in questo settore sono SEMPRE DI SISTEMI INTEGRATI DI
TRASPORTO, ma non a parole e a frasi fatte e rifritte: SE DEVO INTEGRARE NON
FACCIO DUE PROGETTI CHE SI IGNORANO L’UN L’ALTRO SALVO INCONTRARSI FORSE
CHISSA’, forse CON LE SCALE MOBILI, forse CON L’AUTOBUS, forse A PIEDI,
FACENDO GIRI INTERMINABILI PER I CAPOLINEA DELLA TRAMVIA: TUTTO DEVE
ESSERE PROGETTATO INSIEME E COERENTEMENTE COLLEGATO..
Basta far caso al fatto,
banalissimo, che le linee 2 e 3 della tramvia sono in pratica anelli
indipendenti e per passare da un anello all’altro è obbligatorio fare tragitti
lunghissimi, FARE IL GIRO DEI CAPOLINEA, O SEMPRE A S. M. NOVELLA e ciò è
incompatibile con gli attualii tempi di lavoro: in pratica chi lavora
nell’artigianato o nei servizi e deve spostarsi attraverso la città non la
utilizzerà mai, così come le abitazioni o gli esercizi commerciali posti lungo
le linee non avranno spazi su cui impiantare un cantiere, far parcheggiare un
auto spurgo, o un furgone per caricare o scaricare merci.
Nulla
è stato progettato per risolvere l’altissima pendolarità che ogni giorno si
riversa su Firenze da alcune direttrici sempre intasate nelle ore del mattino e
a fine giornata: EPPURE E’ BANALE! DALL’AUTOSTRADA FI-MARE, DALLA FI-PI-LI, DA
VIA BOLOGNESE, DALLA CERTOSA ARRIVANO E RIPARTONO OGNI GIORNO, SEMPRE ALLE
STESSE ORE E NESSUNO DI COSTORO PRENDERA’ LA
TRAMVIA.
ALLORA
la tramvia A CHE SERVE? A CHI SERVE?
Michelucci
diceva che Firenze è una bella donna stretta dentro ad una cintura di ferro e
aveva ragione: quanti viali vanno a morire senza sbocco contro i muri della
ferrovia? Quante strade minori potrebbero avere ben altro respiro? E Via Vittorio Emanuele che e’ stata murata? E
sarebbe stata una via utilissima proprio in caso di tramvia!!!
aMMINISTRATORI DEGNI DI QUESTO NoME AVREBBERO
DOVUTO PORSI DELLE PRIORITA’ la
prima delle quali avrebbe dovuto essere
far respirare i quartieri stretti nella cintura di ferro, riaprire, non
chiudere, e non costringere i cittadini a vivere E MUOVERSI in spazi sempre
piu’ ristretti e vincolati, in percorsi sempre piu’ angusti e tortuosi.
Gli spazi sono pochi e ristretti, il
territorio comunale e’ finito, coNsumato, eppure si insiste a voler costruire E
A PERMETTERE DI COSTRUIRE, COME AD ESEMPIO SULLE AREE CHE LE FERROVIE VANNO A
DISMETTERE: TOLGONO I BINARI E FANNO SCHIERE DI CONDOMINI, SENZA STRADE DI
SBOCCO.
e SENZA VALUTARE IL PESO URBANISTICO DI
QUESTI INTERVENTI SENZA UN PIANO DEGNO DI QUESTO NOME.
TUTTI SOTT’ACQUA, AVANTI COSI’ CHE FIRENZE E’
AL CAPOLINEA!
MA AVREMO LO STADIO NUOVO……………….
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