Il due maggio scorso
a Firenze durante una conferenza stampa tenuta a Palazzo Medici
Riccardi sul tema “Ecologia, biodiversità e ambiente”, il
Ministro dell'Ambiente del Governo italiano Gianluca Galletti, ha
lanciato la sua frase storica come un proclama, dicendo che d'ora in
avanti tutto cambierà: “ l'economia lineare è finita, comincia
l'era dell'economia circolare”.
Ha preannunciato a
tutti noi sciuponi, che abbiamo sperperato le nostre risorse, la
fine del modello di sviluppo lineare che trasformando le materie
prime produce beni e merci, li usa, e dopo li getta in discarica.
Questo modello
cambierà, ne occorre uno nuovo, circolare, ovvero uno in cui i
materiali usati vengono riciclati e recuperati.
Il Ministro pare abbia trovato la soluzione ad un annoso problema già sondato e analizzato nei rapporti del Club di Roma “Terzo Rapporto: Progetto R.I.O. – per la rifondazione dell' Ordine Internazionale 1977” e “ Quarto rapporto: Oltre l'età dello spreco. 1976”
Nessuno di questi
rapporti e tanto meno il Ministro ci dicono però come stanno
realmente le cose; infatti siamo passati da un'economia produttiva
durata fino agli inizi degli anni '60 ove i beni prodotti erano nel
tempo durevoli e di buona qualità, quindi riparabili, ad una
economia in cui i beni prodotti NON DEVONO durare nel tempo, la loro
riparazione DEVE essere antieconomica e successivamente proprio
IMPOSSIBILE.
In seguito col boom
economico inizia l'era del consumo e si creano i consumatori perché
in gran parte vengono indotte fittizie necessità dal mercato,
dalla pubblicità, dagli studi approntati da sociologi, da psicologi
che inventano il “marketing”; questo nuovo sistema così
congegnato ha fatto sorgere il problema del consumismo che prima non
c'era, ha creato i rifiuti e la necessità di disporre di discariche
con tutto il malaffare che ne è venuto.
Gli stessi che hanno
prodotto il consumismo con un'offerta folle di prodotti e beni di
consumo di qualsiasi tipo, detengono anche i fili invisibili del
mercato ed hanno ora anche la soluzione da proporre: decrescita e
recupero e riciclo di materiali da reimmettere nel ciclo produttivo.
Sembrerebbe una cosa
buona, in realtà non va minimamente a toccare il nocciolo del
problema e cioè il consumismo, il cumulo di rifiuti e la scadente
qualità dei prodotti dei beni e delle merci.
Perché le case
produttrici (multinazionali….) non vogliono creare beni durevoli,
di qualità e soprattutto riparabili, permettendo a tecnici ed
artigiani autonomi di riformarsi e tornare a dar vita ad attività in
proprio e autonome? In questo modo gran parte dei rifiuti sarebbe
eliminata, non ci sarebbe proprio, ma tornerebbe ad esserci un
diffuso benessere.
Non vogliono farci
uscire da questo circolo vizioso per continuare il giochino del
consumismo, utilizzando questa volta materiali di scarto riutilizzati
e rigenerati, la cui qualità sarebbe ancora più scadente ma ci
verrebbe gabellata come ottima, ma non solo: le merci così prodotte
sarebbero la soluzione per diminuire e riutilizzare i rifiuti, per
risparmiare le materie prime, e costituirebbero titolo di merito
“civile” per il sensibile acquirente.
Per questi motivi si
può dire che l'economia circolare serve ad aumentare il riciclaggio
dei materiali di scarto al fine di mantenere alto il consumismo con
una enorme, folle offerta di beni e merci prodotte e di bassa
qualità.
L'immondizia, come
già aveva intuito Pierpaolo Pasolini, viene ad assumere un valore
essenziale come materia prima, e tende ad acquisire una valenza
superiore al lavoratore che, per contro, è sempre più precario,
rifiutabile, marginabile, variabile dipendente dalla MONNEZZA.
Essa è diventata il
nuovo oro che il Re Mida del Nuovo Ordine ha avuto l'idea di toccare
mentre era scoria da eliminare, nello stesso tempo l'essere umano è
divenuto il nuovo rifiuto del ciclo produttivo.
MENTRE
SCRIVEVAMO DI MONNEZZA ABBIAMO SENTITO IN STRADA UN RUMORE DI
CINGOLI: DEVE ESSERE PASSATO L'ITALICUM……...
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