L’ITALIA CONTINUA A PERDERE, GRAZIE AI SUOI
GOVERNANTI, PEZZI DI SOVRANITA’. CEDERE
AD ALTRI “IL POTERE SOVRANO” DEL POPOLO ITALIANO E’ DIVENTATO IL NUOVO SPORT .TUTTO E’ INIZIATO CON LA DEINDUSTRALIZZAZIONE
FORZATA PER ARRIVARE ALLA SVENDITA E PRIVATIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ ECONOMICHE
PUBBLICHE E SERVIZI DI STATO. LA PERDITA DELLA SOVRANITA’ MONETARIA E’ STATA
LA BOTTA FINALE, COSI’ SEMBRAVA. INVECE……” LA COSA” NON E’
FINITA…..
Il 21 marzo 2015, i Ministri degli Esteri di
Italia e Francia hanno concluso un clamoroso accordo che prevede la cessione di
enormi porzioni di territorio marittimo a nord della Sardegna. Gli incontri
bilaterali erano iniziati nel 2006 con Prodi e si sono svolti nel completo
segreto dei media e del Parlamento. A farlo venire alla luce è stata la vicenda
dei pescatori sardi e liguri, fermati dalle autorità francesi per sconfinamento
marittimo, i quali ora si lamentano di aver perso una zona redditizia per la
loro attività ittica. Per il Parlamento italiano l'accordo però non è ancora
entrato in vigore, perché non ancora ratificato a Roma
Di segreto c’è
ben poco, visto che le foto della firma del trattato e la cartina dei nuovi
confini sono stati pubblicati sul sito del Service hydrographique et océanographique de la Marine (Shom), che si
occupa della materia per conto del ministero degli esteri francese, e che il
Parlamento francese lo ha già ratificato. Il problema è che il trattato di Caen
al Parlamento italiano non ha nemmeno iniziato l’iter di ratifica e che nessun
parlamentare italiano si era preso la briga di capire cosa avessero firmato
quasi un anno fa Fabius e Gentiloni in Bassa Normandia, almeno fino a che non è
stato fermato il peschereccio ligure e poi rimandati indietro quelli sardi. I pescatori liguri avevano accusato la Gendarmerie francese di
comportamento piratesco e anche la Guardia Costiera e la Regione Liguria dicono
di non essere state informate del trattato sui nuovi confini marittimi. E’ quindi scoppiato un caso
diplomatico e politico sulla cessione di questa porzione di Mar Ligure, ricca
di risorse ittiche, alla Francia. L’eurodeputata del PD Renata Briano( anche
essa all’oscuro del trattato), ex assessore all’ambiente della Liguria e facente
parte della commissione pesca a Strasburgo, ha portato il caso fino al
Parlamento europeo.
ECCO COME SI SONO SVOLTI I FATTI :
Le autorità
francesi, nel mese di gennaio, non ci hanno pensato due volte a fermare e
sequestrare il peschereccio italiano “Mina” con tutti i danni economici per i
proprietari della barca, diretti ed indiretti, derivanti da questa vicenda, sia
per la cauzione che è stata pagata per il rilascio, sia per il mancato incasso
del pescato.
A seguito dell'accaduto, ci sono state delle
interrogazioni parlamentari che hanno fatto scoprire l'esistenza di un accordo
internazionale bilaterale, tra Italia e Francia, già ratificato da Parigi,ma
non ancora da Roma, tenuto fino ad ieri segreto all'opinione pubblica italiana,
siglato il 21 marzo 2015 all'Abbaye aux Dames de Caen, in Basse – Normandie,
dal Ministro degli esteri francese Fabius e da quello italiano Gentiloni per la
cessione di porzioni di mare alla Francia al largo della costa sarda, verso la
Corsica, guarda caso, proprio quelle aree notoriamente più pescose.
Precisamente, l'accordo per la ridefinizione dei
confini marini fra Italia e Francia, prevede la cessione di mare ai Transalpini
in cambio di altre aree marine. In particolare, la “Fossa del Cimitero”, (dove
è stato fermato il peschereccio ligure) e un pezzo di mare al Nord della
Sardegna, vanno alla Francia (sul versante settentrionale della Sardegna, il
limite della Corsica passa, addirittura, dalle 12 miglia ad oltre 40 miglia),
e, in compenso, l'Italia amplia la sua sovranità marittima nel Canale di Corsica,
al largo delle isole d'Elba e di Capraia.
Tutto ciò è avvenuto senza la necessaria approvazione
del Parlamento italiano e senza consultare le Regioni interessate.
I nostri confini sono cambiati,
abbiamo perso decine di miglia di acque territoriali al largo delle coste della
Liguria e della Sardegna. E forse anche in altre coste di cui ancora non
sappiamo nulla. Non per un fenomeno geologico o per un atto ostile da uno Stato
straniero. Della cessione di acque territoriali non è stato informato il Parlamento.
E questo è un vulnus gravissimo per le nostre regole democratiche. L’Italia non
è un PAESE con un uomo solo al comando, quanto meno non ancora nella situazione
dove un dittatore può decidere di cedere ad un altro Stato un pezzo del proprio
territorio. E una cosa del genere non avverrebbe neppure in nessuna delle
monarchie occidentali, dove il re o la regina informerebbero certamente il
primo ministro e il Parlamento chiedendo loro di esprimersi in proposito.
STRANA QUESTA EUROPA CHE PRIMA ELIMINA LE BARRIERE
FRA GLI STATI CON IL PRETESTO DEL LIBERO COMMERCIO E LA LIBERA CIRCOLAZIONE
DELLE MERCI E DELLE GENTI E NEL CONTEMPO PERMETTE ALLA FRANCIA IL CONTROLLO
SULLE ACQUE MARINE PROLUNGANDO I CONFINI
DELLE ACQUE TERRITORIALI A DANNO DEL NOSTRO BEL PAESE. CHISSA’ SE POI
FARANNO PAGARE UN BIGLIETTO D’INGRESSO ALLE NAVI CHE DOVRANNO TRANSITARE PER QUELLE ACQUE?
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