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È morta Ida Magli, qualche giorno fa
È morta Ida Magli, qualche giorno fa
La sua somparsa
lascia un vuoto nel mondo dell'antropologia culturale e della filosofia
italiana
Ida Magli è stata la più grande antropologa italiana,femminista, studiosa di
fama mondiale, una mente da premio Nobel e pubblicazioni tradotte in molte
lingue. Però si era macchiata di una grave colpa. A partire dagli anni Novanta,
aveva infatti osato imboccare la strada del “non politicamente corretto”
I media hanno passato sotto
silenzio la morte di Ida Magli. Quasi un ordine impartito dal quel potere mondialista che lei
aveva definito “laboratorio per la
distruzione”. Una sorta di “damnatio
memoriae” nell’era della comunicazione di massa.
IERI è stata celebrata la
morte di Umberto Eco un uomo “politicamente e culturalmente
corretto” .Ai suoi funerali erano
presenti cariche dello STATO, il tutto è stato trasmesso dalle tv nazionali con
una gran folla accalcata nel cortile del castello sforzesco con tanti abbracci
e strette di mano; un giorno quella massa di gente potrà dire:- sì lì c’ero anch’io-.
La sua eredità politica e culturale si srotola tutta all’interno dell’ editoria italiana e nell’università.Una delle sue
scelte più importanti è stata quella di lasciare il gruppo
editoriale della famiglia Berlusconi; questa decisione ha probabilmente origine nelle
posizioni che Eco prese durante il ventennio del Cavaliere. Come garante di Libertà
e Giustizia,UMBERTO ECO fu sempre in prima fila nel denunciare gli eccessi politici e
personali del premier. "Noi credevamo che il nostro presidente del
Consiglio avesse con Mubarak in comune solo una nipote, ma invece ha anche il
vizietto di non voler dare le dimissioni" diceva nel 2011 a Firenze.
INTUITO GENIALE, INFATTI DI Lì A POCO
ECCO ARRIVARE MARIO MONTI AL GOVERNO……..
IDA MAGLI
INVECE COSA CI LASCIA? L’AMORE PER L’ITALIA E GLI ITALIANI ED E’ PER QUESTO CHE
METTEVA IL CUORE IN OGNI RIGA CHE SCRIVEVA
e in ogni frase che pronunciava. Le sue indagini rigorose, un coraggio da
leone, l’arma acuminata della parola, e un amore sconfinato per la civiltà
italiana, per il nostro genio creativo: così
ha combattuto il regime oscuro che ci domina tutti. Per gli
italiani, progettava la fuga dalle carceri orwelliane. In fondo, non ha mai
smesso di credere che prima o poi qualcosa di buono sarebbe accaduto.
Nonostante sia rimasta delusa prima dalla sinistra, poi dalla destra, infine
dai 5 stelle. Avrebbe imbracciato
volentieri il fucile, se ancora ne avesse avuto la forza. E
forse, seppure anziana, quella forza l’avrebbe trovata davvero. Perché, da
antropologa, si rendeva conto che la nostra cultura era un dono troppo prezioso
per non preoccuparsi di tutelarlo. Millenni di splendore intellettuale arenato
sulle secche dell’usura, e del malaffare: un epilogo tanto tragico non poteva
accettarlo. Allora correva ai ripari, a caccia di argomentazioni affilate e
immagini efficaci, per spiegare la tempesta che le attraversava l’anima. Sin dall’inizio strenua avversaria di
Maastricht, aveva ravvisato nelle scelte sciagurate ad opera
dei governanti europei e dei loro cloni seduti al Parlamento italiano, il pericolo più grave per l’integrità di un
popolo. Considerava infatti demenziale, autolesionista, e contro-natura la rinuncia alla
sovranità territoriale e monetaria, condannava la perdita di
identità culturale, guardava con diffidenza e sospetto alle ondate migratorie
che soffocano il Vecchio Continente, era contraria al melting-pot globale e,
per lei, “le missioni di pace” erano semplicemente guerre. E ora i suoi
ragionamenti lucidissimi brillano come stelle che indicano ai naviganti la via
per non sfracellarsi contro gli scogli.
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