ROMA: QUALI NOVITA’! SIAMO ALLA SOLITA URBANISTICA
CONTRATTATA
Nel giugno 1989, 60 fra i maggiori urbanisti italiani,
scrissero un accorato appello ad Achille Occhetto perché intervenisse a
bloccare quella che consideravano una sciagura, per Firenze e per il Paese,
cioè che una contrattazione, fra la
giunta PCI-PSI-PSDI- PLI e gli interessi di Fiat e Fondiaria, portasse un
vulnus alle leggi vigenti in fatto di urbanistica, e aprisse la porta ad
operazioni simili ovunque.
Il progetto di Fondiaria collideva con il disposto del
PRG vigente e contrastava con tutti gli indirizzi del nuovo PRG in fase di
faticosissima ed ostacolata elaborazione, quindi non poteva che essere
respinto, ma stava per essere approvato.
Questa è la premessa storica al nuovo stadio di Roma e
alla rinuncia di un principio: chi ha il dovere ed ha il potere di amministrare,
ha il dovere di progettare l’urbanistica
della città; se sceglie invece di contrattare con progetti privati non
garantisce assolutamente il rispetto del pubblico interesse. Diceva il Prof.
Campos Venuti ( non un pericoloso estremista) a proposito di quello che era
avvenuto a Firenze:
"Assieme
ad Astengo avevo sempre detto che con i privati si può certo lavorare, ma
non li si può servire dallo stesso piatto se non si serve la collettività”,
cioè prima viene il progetto urbanistico al servizio della collettività,
poi vediamo.
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Con quali mezzi e con quali strumenti? Con quelli di
una pianificazione dello sviluppo urbano fatta dalla mano pubblica , senza
guardare in faccia gli interessi di chi si è accaparrato terreni, di chi ha
sfacciati interessi da promuovere, ed ha
in mente solo la rendita, quella dei propri investimenti. Invece, con il
grimaldello delle Varianti al Piano, la garanzia che le Amministrazioni
preposte al governo delle città devono
tutelare salta, viene annullata. Ma come? Semplicemente accogliendo un progetto di urbanizzazione ed
edificazione privato e dandogli dignità di Piano, inserendolo come norma di
legge nel Piano stesso. E’ chiaro che in questo modo tutto si ribalta.
Tor di Valle non è un francobollo, è un’area vasta su
cui le norme di Piano sono state contrattate, non è vero che l’ambiente è stato
salvaguardato diminuendo l’impatto del costruito, non si fa così, doveva essere
fatto diversamente. A parere di chi scrive e di “qualche” urbanista l’ambiente
viene salvaguardato a prescindere dall’esame e dalla contrattazione di fronte
ad un progetto privato bell’e fatto e
scodellato ancorché deliberato dalla giunta precedente: si prende la delibera e
la si annulla. Hanno la maggioranza, potevano farlo, potevano e dovevano
ripristinare le regole cardine che sono la base del buon governo.
La tutela dell’ambiente appare in tutta la sua vacuità,
parole vuote come tutti i cosiddetti
“temi ambientali”; al contrario se in questo povero paese venisse ripristinata
la regola del Pubblico interesse, con
scrupolosa osservanza del suo senso, non ci sarebbe bisogno di caterve
di leggi e leggine e norme che vengono invariabilmente eluse. Se questo
principio si stabilisse nelle teste dei pubblici amministratori, prima ancora
che nelle carte, e che il territorio è
nel suo insieme indisponibile per la rendita ma serve a far vivere, bene, gli
esseri umani, non ci sarebbe bisogno d’altro.
Non ci sarebbe affatto bisogno di
invocare città a misura di anziani, donne, bambini, cagnolini e altre categorie
di utenti, di città che vogliamo, di progetti “partecipati”, inutili beffe alla
credulità dei semplici.
Il M5S e la giunta romana hanno ampiamente dimostrato
di non disporre ne’ del tipo di competenze
ne’ del tipo di maturità di pensiero
necessaria; se voleva, il Prof.
Berdini doveva dimettersi su questi punti.
OLTRE LO STADIO
GDB
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