
Il Trattato del Quirinale promosso dal presidente
della Repubblica Mattarella, firmato il 26 novembre dal presidente del
Consiglio Draghi e dal presidente della Repubblica Macron, è un trattato
politico che crea una nuova alleanza bilaterale fra Parigi e Roma. Per essere ratificato
dal Presidente della Repubblica, il Trattato avrebbe dovuto essere prima
autorizzato dal Parlamento in base all’Art. 80 della Costituzione, secondo cui
«le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che
sono di natura politica, o prevedono oneri alle finanze».
Il testo del Trattato è stato pubblicato dopo
la firma (pdf
qui).
Qual è la ragione politica e strategica di questo
Trattato:
1)
la Francia é una potenza nucleare,
membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
l'I 2) l'Italia è solo una media potenza
regionale che non persegue minimamente i suoi interessi nazionali nel gioco
geopolitico.
Quindi la differenza fra Roma e Parigi non é
soltanto di forza materiale, ma anche di capacità di gestire e programmare
strategie geopolitiche a tutela dei propri interessi. Al contrario infatti,
Parigi non ha mai smesso di elaborare una propria autonoma strategia nazionale
per preservare il proprio status e tutelare i suoi interessi vitali. Riguardo All’Unione
Europea, se da un lato la Francia ha cercato di promuovere il processo
d’integrazione europea, pensando di poterlo controllare e di utilizzare lo
spazio comunitario per accrescere il proprio spessore geopolitico al fine di
conservare ed espandere la propria influenza nel Mediterraneo e in Africa come
mezzo per bilanciare la forza della Germania e la sua potenza e influenza
industriale che si accresceva in tutta l’area europea soprattutto verso EST, dall’altra
aveva bisogno di un alleato come l’Italia per controllare le politche
neocoloniali sul mediterraneo e sull’Africa
In questo Trattato, leggendolo bene, si rileva
solo una parità formale e un asimmetria sostanziale: questo perché per Parigi è
diventato importante stabilire un’influenza predominante sull’Italia, in modo
da assorbire almeno parte del suo ingente patrimonio manifatturiero e soprattutto
avere un’influenza sulle nostre scelte politiche per condizionare il ruolo
predominante della Germania in seno all’UE. Lo squilibrio è determinato da alcuni
fattori evidenti come il forte disavanzo della bilancia commerciale francese,
con un’economia in forte crisi. La finanza transalpina drena risorse dal nostro
risparmio privato per ripianare i propri debiti; ed è abbastanza evidente quel
che accade sul fronte energetico dove si registra una concorrenza spietata tra
Eni e Total: il terreno di gioco sta nello sfruttamento dei giacimenti libici e
in quelli della fascia sub-sahariana in Africa. Poi, nel sistema cantieristico,
da parte dell’Eliseo non sono giunti segnali di amicizia. Ad esempio, impedendo
l’acquisizione dei Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. Sono note
anche le manovre sulla ex Oto Melara, azienda controllata del Gruppo Leonardo.
Un consorzio franco-tedesco è pronto a portarsi via l’ennesimo gioiello dell’industria
italiana.
Il trattato comporta impegni sul fronte Difesa e
sicurezza: all’Art. 2 Italia e Francia si impegnano a «facilitare il transito e
lo stazionamento delle forze armate dell’altra Parte sul proprio territorio»,
senza specificare a quale scopo, e a coordinare la loro partecipazione a
«missioni internazionali di gestione delle crisi»,. L’Art. 2 è centrale
nell’accordo bilaterale relativo a «Sicurezza e Difesa», composto da 7
paragrafi. Italia e Francia si impegnano a «rafforzare le capacità dell’Europa
nella Difesa, operando in tal modo anche per il consolidamento del pilastro
europeo della Nato». Come ha sottolineato Draghi in sintonia con Washington, si
deve costruire «una vera difesa europea, che naturalmente è complementare alla
Nato, non sostitutiva: un’Europa più forte fa la Nato più forte». Per pagare
sia la Nato sia l’Europa della Difesa, sarà necessario un colossale aumento
della spesa militare italiana, che già oggi supera i 70 milioni di euro al
giorno.

Sono le ultime trame di un potere oligarchico che
ha il consenso dei nostri politici per
conseguire i suoi scopi e asservire i popoli. L’Italia è l’epicentro di questo
progetto non a caso abbiamo al governo un banchiere inviato per liquidare del
tutto quel che resta della nostra sovranità. Infatti secondo “costoro”, oltre
alle ricchezze patrimoniali private, esiste la catalogazione anagrafica di un’altra
fonte patrimoniale: quella umana. Non a caso in questi ultimi due anni viene
sfruttata da una pandemia creata ad hoc per instaurare un vero e proprio regime
che usa la biopolitica per schiacciare il dissenso.
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