venerdì 15 settembre 2023

OCCHIO ALLA FRUTTA COL MICROCHIP (Ce lo dice RAI1) MA NOI COME FACCIAMO A DISTINGUERE LA FRUTTA MICROCHIPPATA?


 Non bastavano gli ogm ora ci provano con la frutta, visto che hanno capito di non aver convinto tutti col microchip sottocutaneo e con varie in oculazioni.

Loro la raccontano così:  Chip al niobato di litio potrebbero rilevare in remoto la maturazione della frutta, il microchip per il cibo del futuro, l’elettronica al servizio del potere applicata anche nell'alimentazione, un progetto sviluppato dagli scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

Continuano a raccontarci che lo fanno per il nostro bene infatti dopo il Parmigiano Reggiano grazie alla blockchain e a un micro-transponder digitale in silicio aggiunto alla placca di caseina utilizzata come indicatore di autenticità così diventa tracciabile e identificabile digitalmente, ecco che arrivano i microchip nella frutta. 

In questo progetto c'è di mezzo anche quella che viene definita economia circolare al fine di attivare una tecnologia sostenibile e biocompatibile, a rifiuti zero. Inoltre i ricercatori sono stati in grado di realizzare dispositivi elettronici come condensatori, biosensori ed elettrodi per il monitoraggio degli alimenti e dopo essere stati ingeriti sono utilizzati per  la misurazione della frequenza cardiaca e dell’attività respiratoria delle persone.

Come si è giunti a questa tecnica:   

 Un team di ricercatori dell’Iit sta cambiando il modo in cui consumatori e aziende si rapporteranno agli alimenti. Hanno ottenuto 2 milioni di euro di finanziamenti dall’UE. A Milano, in un laboratorio del Center for Nano Science and Technology dell’Istituto italiano di Tecnologia, stanno studiando le applicazioni pratiche di quello che si potrebbe definire “cibo elettronico”, cioè la possibilità di applicare circuiti elettrici a quello che mangiamo.

Non è la prima volta che il tg1 trasmette notizie di questo tipo senza alcuna critica:

La sera di Santo Stefano del 2018 il Tg1 delle 20 aveva mandato in onda un servizio sui microchip sottocutanei. Sono piccoli chip RFID, simili a quelli delle carte di credito contactless che vengono impiantati sotto pelle, generalmente nello spazio tra pollice e indice. Cosa permettono di fare? Aprire le porte, pagare ai distributori automatici (cosa che è già possibile fare con gli smartwatch), accedere ai servizi aziendali. Insomma, niente di più eccitante di quello che si può fare con un badge aziendale.

https://www.nextquotidiano.it/tg1-microchip-sottocutaneo/

 Perché impiantare microchip sottopelle e stravolgere la natura umana? Il movimento che punta al transumanesimo è strettamente legato ai poteri che promuovono il nuovo ordine mondiale. Ci vogliono tutti dotati di microchip RFID, non lo fanno per migliorare la nostra vita rendendo tutto, secondo loro, più facile. Il loro vero obiettivo è un altro: il controllo della mente e del corpo così da condizionare la salute delle persone. Ma anche questo progetto non ha avuto il consenso numerico voluto da costoro ed ora provano a farci ingerire frutta microchippata senza il nostro consenso e a nostra insaputa, sempre per il nostro bene naturalmente.



giovedì 10 agosto 2023

il Tribunale di Fano accoglie il ricorso di due 65enni multati per non essersi vaccinati

 


Obbligo Vaccino Covid, il Tribunale di Fano accoglie il ricorso di due 65enni multati per non essersi vaccinati. "Siero non previene il contagio"
L'Agenzia delle Entrate condannata a pagare le spese processuali dopo che i due 65enni fanesi avevano fatto ricorso.

Il giudice di Pace di Fano, Pericle Tajariol, ha accolto il ricorso di due cittadini  che si erano opposti alla vaccinazione e per questo avevano ricevuto la classica multa da 100 euro ciascuno. Il giudice di pace ha accolto il ricorso in questione, rifacendosi alla recente sentenza del tribunale penale di Napoli, che aveva annullato la sanzione ad un militare, specificando che un vaccinato può contagiare ed essere contagiato come un non vaccinato.

Questo giudice intende aderire a quanto già motivato dal Tribunale Militare di Napoli con sentenza del 10/03/2023 ed afferma: "È notorio che i vaccini che sono in commercio non sono idonei ad impedire il contagio e di contagiare e non appaiono strumenti di prevenzione, rivelandosi percentualmente idonei in misura né pari ne vicina al 100% ma di fatto prossima allo zero. L’efficacia vaccinale non può quindi ritenersi provata quale strumento di prevenzione tenuto conto del fatto notorio che soggetti vaccinati possono contrarre e trasmettere il contagio, quindi sia i vaccinati che i non vaccinati debbono essere trattati come soggetti tra loro equivalenti".

Il giudice Tajariol ha poi proseguito: “L’art. 32 della costituzione tutela in primo luogo la salute come fondamentale diritto dell’individuo e soltanto successivamente come interesse della collettività; un trattamento sanitario può essere quindi imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute dell’individuo che vi è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze temporanee e di scarsa entità e pertanto tollerabili. Ritenere compatibili con l’art. 32 della costituzione quei trattamenti sanitari obbligatori che provocano effetti avversi gravi ed anche fatali non appare quindi conclusione condivisibile in quanto violerebbe i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Un altro punto rilevante su cui è bene riflettere riguarda la legittimità di tale sanzione: infatti il Giudice di Pace aggiunge di “discostarsi dalle recenti pronunce sugli obblighi vaccinali della Corte Costituzionale in quanto esse non hanno effetto vincolante a livello interpretativo per i giudici di merito…l’osservanza dell’interpretazione della legge spetta esclusivamente alla Corte di Cassazione e non già alla Corte Costituzionale”

Potete leggere qui UNA ‘STORICA’ SENTENZA DEL TAR LAZIO sugli effetti avversi:

La voce Delle Voci - “EFFETTI AVVERSI” DEI VACCINI ANTI COVID / UNA ‘STORICA’ SENTENZA DEL TAR LAZIO

Ecco qui un'altra importante sentenza:

SENTENZA DEL 12 LUGLIO 2023: "I VACCINI NON POTEVANO ESSERE IMPOSTI ALLA POPOLAZIONE". – Noi Italia

domenica 2 luglio 2023

PARIGI BRUCIA, LA FRANCIA È IN FIAMME.


Lo scontro duro era già nell'aria da tempo e non è la prima volta che accade nelle banlieue, ecco come ha avuto inizio:

 La Francia è in fiamme e ben quarantamila tra agenti di polizia e della Gendarmeria sono stati schierati, cinquemila nella sola capitale. Somiglia pericolosamente a una vera e propria guerra civile quel che sta accadendo, senza sosta, da due giorni, in tutte le principali città francesi. La morte di un ragazzino di 17 anni, ucciso dalla polizia in circostanze da chiarire, ha acceso la miccia della rivolta. Solo la scorsa notte ci sono stati quasi 4mila roghi e 875 arresti. Il ministro dell'Interno: "Stop ai mezzi pubblici dalle 21". Tutto è iniziato martedì mattina, quando un ragazzo di 17 anni, dopo essersi rifiutato di obbedire agli ordini di una pattuglia, è stato ucciso in circostanze che restano da chiarire. Secondo quanto ricostruito, pur non avendo la patente il giovane era alla guida di una Mercedes gialla con targa polacca. Quanto accaduto ha innescato violente proteste che via via si sono allargate a macchia d'olio in tutta la Francia con barricate, cassonetti e auto incendiate. Scontri che hanno infiammato le banlieue e le periferie delle principali città francesi.

La Francia è in fiamme, dunque, materialmente e simbolicamente. A Villeurbanne, nei pressi di Lione, si è anche verificato un violento incendio in un palazzo raggiunto addirittura da colpi di mortaio. Quattro feriti gravi sono stati portati in ospedale d’urgenza e almeno 35 appartamenti sono stati dichiarati inagibili. Siamo oltre le 48 ore di disordini, incendi, saccheggi, arresti e violenze, municipi, scuole e commissariati incendiati o attaccati. Auto incendiate, colpi di mortaio e tafferugli con la polizia a Lille, Amiens, Saint-Étienne, Digione, Clermont-Ferrand, Strasburgo e Lione. Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha parlato di “una notte di violenze insopportabili contro i simboli della Repubblica“ La Francia palesa il fallimento dell’approccio multiculturale che viene spesso celebrato anche a casa nostra, ma che in realtà nasconde una convivenza pressoché impossibile e ancor più forte in una crisi politico-economica che bussa forte facendo risuonare la recessione in ogni angolo della Francia. In queste ultime ore c’è stato un altro morto.

 

 

La convivenza è impossibile per lo stato di abbandono delle banlieue, a causa di formazioni di vere e proprie enclave di immigrati e per la grave crisi economica che attraversa tutta l'UE provocata dai continui rialzi del costo del denaro e soprattutto dalla nefasta transizione ecologica e tecnologica che ha generato problemi mettendo in atto i programmi voluti dal WORLD ECONOMIC FORUM a tutto ciò si aggiungono le provocazioni di vario tipo anche religiose accentuate da diversità e fanatismo suscitate ad hoc per distogliere l'attenzione dalla tempesta della recessione economica che sta già colpendo i più deboli per indirizzarla in uno scontro etnico: questo è il grave rischio che incombe sulla Francia. Potrebbe arrivare anche in Italia. 

Inoltre questo punto è importante in quanto storicamente già accaduto: i rivoltosi sebbene siano francesi di seconda e terza generazione, non si sono mai sentiti francesi e non si sono mai integrati. Ciò che sta succedendo in Francia era già scritto nella storia della caduta dell’Impero Romano, culture non assimilabili non potranno mai essere integrate perché l’identità di origine prevarrà sempre fino a quando questi nuovi francesi non capiranno che sono diventati strumento in mano alle forze del capitale che li usa come vuole.

 La situazione è esplosiva in Francia ed è generata dal sistema capitalistico  che vige da oltre due secoli in Europa, la regola che applica è da manuale: si genera la violenza come reazione all’uccisione del giovane per scatenare gli immigrati e far in modo che la gente chieda misure straordinarie di sicurezza al governo. In tal modo Macron spera di mantenere il potere già compromesso dalle grandi manifestazioni contro la riforma delle pensioni e dalle grandi manifestazioni dei gilets jaunes. Tuttavia è un potere smascherato perché non si appoggia sul consenso della maggioranza della popolazione ma vive in quanto si basa sulla stabilità delle istituzioni e sulla gestione degli apparati di repressione del dissenso cioè sull’uso della forza. La rivolta nelle città continua ancora e potrebbe trasformarsi in una lotta di proletari, ghettizzati dal potere delle élites francesi, contro chi ha deciso di utilizzarli come merce per attività lavorative che non richiedono specializzazioni ma per compiere questo passo devono prima prendere coscienza di chi sono realmente ora invece di sentirsi soggetti sdradicati dalla loro origine a cui rimangono attaccati per non perdere la loro identità; se non fanno questo passaggio qualitativo rimarranno sempre strumento in mano al capitale che prima li usa contro i francesi autoctoni per tenere bassi i salari e poi li emargina nelle banlieue.

 È questo il tipo di societá che le élites globaliste stanno creando. Una societá fatta di finti diritti,di disuguaglianza e di chaos. Infatti dalla Francia le "rivolte" sono arrivate in Svizzera, a Losanna. Diversi i negozi vandalizzati. Ciò richiede lo spiegamento permanente delle forze di polizia così come vogliono i globalisti. Mentre il clima in Francia è ormai da guerra civile, davvero si può pensare che sia tutto dovuto all'assassinio di Nahel?

 Video importanti link:

 Parigi il giorno dopo. È questo il tipo di societá che le elites globaliste stanno creando. Una societá fatta di finti diritti,di disuguaglianza e di chaos. | By Come i treni a vapore | Facebook

  Davide Porro: Ecco cosa si cela dietro la rivolta in Francia: è la madre di tutte le battaglie! | By Come i treni a vapore | Facebook

 

 

domenica 25 giugno 2023

TENTATIVO DI COLPO DI STATO IN RUSSIA ?

 UN VERO E PROPRIO REGOLAMENTO DI CONTI ALL'INTERNO DEI POTERI RUSSI

 COME HANNO FILTRATO LE NOTIZIE IN ITALIA LE AGENZIE STAMPA :

 IL 23 giugno sul Cremlino è aleggiato lo spettro del colpo di stato. O, addirittura, quello di una guerra civile. Il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha infatti dato il via a una rivolta nei confronti dei vertici militari di Mosca. Un'azione immediatamente bollata come «tradimento» da parte del presidente Vladimir Putin, che in un discorso alla nazione ha annunciato di essere «pronto a tutto per difendere la Russia». Gli uomini di Prigozhin, intanto, hanno preso il controllo della città di Rostov sul Don e minacciano di marciare su Mosca. Sorprende che questa inaspettata ribellione sia arrivata nel momento in cui la controffensiva ucraina si stava dimostrando un fallimento conclamato anche agli occhi degli Stati Uniti. Non è quindi da escludere che il capo del gruppo Wagner possa aver cambiato improvvisamente casacca a seguito di accordi sottobanco con i principali avversari di Putin.

CRONACA DEI FATTI COME CE LI HANNO NARRATI

Nella notte del 23 la Wagner passa i confini sono in 25mila, passano indisturbati tutti i checkpoint, la chiamano la "marcia per la giustizia" puntano su Rostov-sul-Don e la occupano senza essere fermati. Una città di più di un milione di abitanti, il maggior centro logistico per i russi che combattono in Ucraina ed è la sede di uno dei comandi militari della Federazione, quello sud. Da lì poi una colonna di mezzi della Wagner comincia a muoversi verso nord. Verso Voronez, a circa 500 km lungo l'autostrada M4, la lunga arteria che arriva fino a Mosca; a circa 200 km da Mosca la colonna si ferma. Il discorso di condanna di Putin non si fa attendere: dice che il paese ha ricevuto una pugnalata alla schiena. Come nel 1917, nella prima guerra mondiale, subito dopo la rivoluzione. "Le ambizioni di qualcuno hanno portato al tradimento". Insomma, nessun dialogo, anzi la minaccia dell'"inevitabile punizione". Ma nello stesso tempo lascia uno spiraglio aperto alla trattativa, la TASS, l'agenzia ufficiale, promette l'amnistia a chi si arrenderà. Successivamente la mediazione di Aleksandr Lukashenko gioca un ruolo fondamentale per sbloccare la situazione di stallo: i cinquemila mercenari che incolonnati si dirigevano verso Mosca si fermano e non proseguono. il capo della Wagner ha accettato di fermarsi, il Cremlino ha offerto l'amnistia.

 Così si arriva a concludere la crisi:

Il fondatore della compagnia paramilitare Wagner, Evgeny Prigozhin, andrà in esilio in Bielorussia e l’accusa di incitamento all’insurrezione armata contro di lui verrà fatta cadere. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, dopo la mediazione esercitata dal leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko, per risolvere la crisi. Peskov ha spiegato che Lukashenko ha intrapreso lo sforzo di mediazione alla luce della sua conoscenza ventennale con Prigozhin. L’accordo raggiunto prevede il ritorno dei mercenari del gruppo Wagner ai loro campi. Coloro che lo vorranno, potranno firmare contratti con il ministero della Difesa russo, a patto che non abbiamo preso parte al tentativo di insurrezione. Quelli che invece lo hanno fatto non saranno comunque perseguiti penalmente, alla luce dei loro meriti guadagnati sul fronte. Quello che è accaduto “in nessun caso” avrà un impatto sul corso dell’operazione militare speciale in Ucraina, la quale “continua”, ha specificato Peskov. Il capo della PMC Wagner Prigozhin ha confermato di aver riportato le sue truppe alle basi dopo aver avuto colloqui con Lukashenko accettando di fermare l'avanzata verso Mosca.

https://lnkd.in/dkFQjZvv

In realtà è stato un vero e proprio regolamento di conti all'interno dei poteri che sorreggono la Russia: soprattutto è coinvolto nella disputa con Prigozhin il Ministero della DifesaCiò non significa che il tentativo di Prigozhin di creare caos non ci sia stato infatti le forze speciali "Akhmat" e il 78 ° reggimento motorizzato per scopi speciali "North-AKHMAT" intitolato all'eroe della Russia AA Kadyrov, che hanno partecipato alle ostilità nella direzione Maryinsky dell'SMO, sabato mattina, 24 giugno, sono stati temporaneamente trasferiti nella città di Rostov per condurre un'operazione antiterrorismo. Operazione pienamente riuscita per evitare eventuali colpi di testa di Prigozhin. Il tentativo di sobillazione della popolazione che Prigozhin sperava di creare con la sua azione di ribellione aveva come obiettivo realistico costringere Putin a prendere decisioni contro il ministro della difesa Gen. Sergej Kužugetovič Šojgu (accusato a più riprese da Prigozhin di essere contrario all'Operazione Speciale) e del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate russe, Gen. Valery Vasil'evič Gerasimov”

https://t.me/mondomultipolare/11182

Tutto questo movimento di truppe è stato abilmente riconvertito con abile  manovra messa in atto da l'intelligence russa per poter spostare la milizia Wagner in Bielorussia per rafforzarla  e creare una posizione di forza nei confronti della POLONIA e nello stesso tempo posizionarsi a nord con la parte confinante dell'Ucraina, in modo tale che la Bielorussia diventi una forza da contrapporre alle mire espansionistiche delle forze NATO.

Da questa crisi interna Putin ne è uscito vincitore, ha agito con mente lucida da vero capo di Stato e non ha attaccato con l'esercito "i ribelli" capitanati da Prigozhin come speravano i suoi nemici ma da eccellente giocatore di scacchi ha spiazzato tutti uscendone più rafforzato.

Alla luce di nuove informazioni potrebbe essere per Putin l'occasione e la manovra per sbarazzarsi in modo soft dei rematori contrari all'interno del Ministero della Difesa russo e altro ancora sul piano strategico militare in Ucraina e in Bielorussia ove verranno inviate le truppe della Wagner probabilmente passate sotto il controllo delle forze militari russe Staremo a vedere.