sabato 14 novembre 2015

Il Centro Storico di Firenze in pericolo

                                         Firenze, aiuto!
                          Il Centro Storico di Firenze in pericolo

Di Christian Campiche   
Foto di Adriana Tuzzo



Pubblicato su “www.Sept.info”  Rivista di giornalismo d’inchiesta .  11/11/2015.
Il rapido partito da Milano, 90 minuti più tardi bucò l’ultimo tunnel per fermarsi alla Stazione di Firenze; continuerà verso Roma e Napoli ma non andrò più lontano. Giovanna mi sta attendendo alla testa del binario. Sarà la mia guida, il mio cicerone in questa avventura fiorentina.
Tutto è cominciato da una mail ricevuta nella primavera 2015. Venivo informato che 16 cittadini di Firenze, ivi stabiliti o nati da antiche famiglie, avevano scritto una lettera all’Unesco (http://fr.unesco.org/) a Parigi.
Noi sottoscritti chiediamo che il Centro Storico di Firenze, patrimonio dell’umanità, sia iscritto nella lista dei siti in pericolo con urgenza”. Il documento non è tenero verso l’Amministrazione. Segnala fra gli altri pericoli quello di consegnare il Centro Storico agli interessi immobiliari, ne’ più ne’ meno.
I firmatari sono allarmati per le destinazioni consentite al patrimonio tutelato: certo, palazzi e conventi, sovente di valore inestimabile, saranno conservati. Grazie a Dio.
Per contro, alcuni di essi corrono il rischio di essere trasformati per usi abitativi. Questo mutamento delle destinazioni d’uso implica una ristrutturazione degli interni secondo criteri difformi dal gusto degli architetti del Rinascimento. Il gruppo dei 16 insorge inoltre contro l’escavazione di parcheggi e dei tunnel destinati al passaggio dei treni ad alta velocità, la Tav (http://notavfirenze.bolgspot.it/) e di una nuova Tramvia.
Questi progetti, accusa il documento, sono suscettibili di “mettere in pericolo l’integrità del patrimonio artistico del Centro della città. Inoltre non sono compatibili con le normative europee e si rivelano per essere obsoleti prima ancora della loro messa in funzione”.
Fra i monumenti tutelati e minacciati, figura l’antico Monastero di Santa Maria degli Angeli (http://www.conservatorioangeli.it/) che comprende come è noto la Rotonda  del Brunelleschi, oltre alla incomparabile Cattedrale di Santa Maria del Fiore.(http://www.ilgrandemuseodelduomo.it/monumenti/1-cattedrale).
La lettura della lettera all’Unesco mi toglie il fiato: le fondazioni del Duomo rischiano di subire le vibrazioni delle opere di escavazione di gallerie sotto al Centro Storico.
Ma non è tutto: i firmatari aggiungono che dopo un accurato esame dei progetti, hanno tratto la convinzione che la Fortezza da Basso, eminente luogo di cultura edificato nel Rinascimento, non uscirà indenne dalle perforazioni dei tunnel.
Il quadro è terrificante anche perché i firmatari indicano un altro pericolo d’ordine idraulico. In seguito alle opere tramviarie le esondazioni del Torrente Mugnone, un affluente dell’Arno, potrebbero danneggiare la Chiesa Russa.
Concepita dalla figlia dello Zar Nicola I, questo edificio dai caleidoscopici riflessi è molto frequentato dalla Comunità Ortodossa. Non senza ragione e a più riprese i cittadini del Quartiere Vittoria-Statuto-Romito, una zona molto popolosa, hanno manifestato la propria preoccupazione.
Provenendo da una città svizzera, Losanna, che non è un buon esempio in materia urbanistica, dove, per la speculazione  immobiliare,  le scelte in fatto di architettura danno l’impressione di essere del tutto casuali, ho sempre considerato con rispetto lo sforzo che l’Italia ha tradizionalmente fatto per la conservazione del proprio patrimonio, e non penso di essere il solo d’altronde. E’ per questo che l’Appello dei 16 mi ha interpellato fortemente:  possibile che Firenze, città delle mille meraviglie, possa avere  la stessa sorte di Angkor in Cambogia?
Ho voluto accertarmene personalmente, così come ho creduto logico riservare il primo appuntamento al Sindaco o ad uno dei suoi collaboratori. Dapprima mi sono imbattuto in un ostacolo: l’ Assessore alla mobilità e alle nuove infrastrutture riceve la stampa solo il giovedì, purtroppo il giorno in cui avrei lasciato Firenze. Dopo qualche incertezza tuttavia mi è stata data conferma: vi sarebbero stati due interlocutori sia l’Assessore all’Urbanistica  che quello alle Nuove Infrastrutture.
Nutrivo qualche apprensione, perché Giovanna mi aveva avvertito:” La stampa del nostro paese è piuttosto  controllata e  subalterna: come se fosse proibito parlare di quel che avviene qui! Perfino la stampa americana tace…..! “
In breve, non mi attendevo di essere ricevuto col tappeto rosso da parte della Municipalità, ma avrei sperato in un atteggiamento meno sfrontato.
L’Amministrazione Comunale attualmente occupa uno dei più belli edifici di Firenze, il Palazzo Medici Riccardi (http//:www.palazzo-medici.it/),infatti una Vergine col Bambino accoglie  il visitatore al primo piano, dove gli amministratori concedono udienza; ritrovata da Giuseppe Poggi negli scantinati di un ospedale psichiatrico, la tavola dipinta ha vissuto un lungo purgatorio. Avrà sofferto a causa della cattiva reputazione del suo autore, fra’ Filippo Lippi? Quel frate aveva ingravidato una  splendida monaca di neppure vent’anni. La tavola è stata giustamente riportata alla luce sotto lo sguardo protettivo di quattro Medici ricoperti dai loro manti d’ermellino.
Dall’alto punto di osservazione, i mecenati nei loro sontuosi abiti sembrano molto distanti dalla realtà: realizzano la deriva della città che governarono? Ai loro piedi su uno schermo che trasmette il dibattito comunale in atto, si stanno spolmonando i rappresentanti del popolo di Firenze; nessuno sa se gli astanti stiano ascoltando, un vecchio  cronista annota freneticamente.
Mi fanno segno di passare in una sala vicina, mi siedo ad un lungo tavolo, attorno a cui ordinariamente siedono gli amministratori della città. Arriva l’ Assessore all’Urbanistica  affiancato dalla sua portavoce.
Non lo conosco!”.  L’Assessore non è informato della missiva dei 16.
Manifesto il mio stupore: nel maggio 2015 avevo infatti contattato l’Unesco chiedendo come intendessero pronunciarsi sul documento, e la Direttrice PetyaTotcharova aveva riscontrato scrivendomi:
“ La prego di prender nota che  l’Unesco ha ricevuto recentemente delle comunicazioni da parte della società civile riguardanti il Centro Storico di Firenze, sito iscritto sulla lista (http://whc.unesco.org/it/list/) del Patrimonio Mondiale dal 1982. In conformità alla regole in vigore, il Centro del patrimonio mondiale ha comunicato le informazioni ricevute alle autorità italiane per verifiche e commenti”.
E’ possibile dire che la Municipalità di Firenze non sa nulla delle preoccupazioni dei propri amministrati? La mia perplessità aumenta quando entrano nella sala due persone, una donna e un uomo che mi viene presentato come il rappresentante ……..dell’Unesco a Firenze. Gli propongo di prendere parte alla discussione, ma lui con un gesto declina l’invito. Installatosi su una seggiola all’altro capo della sala, il personaggio non può perdere una sola parola della discussione che ho con l’Assessore, il quale rifiuta di entrare nel merito della lettera dei 16.
La scorre in fretta e non raccoglie il mio invito a fotocopiare il documento al fine di potersi pronunciare. Mi dichiara tuttavia che le opere di rinnovamento trovano la propria giustificazione nel “recupero” e nella “valorizzazione” di immobili abbandonati, caserme, sedi non più operative di banche, edifici industriali dismessi; quanto alle tramvie esse permettono di diminuire gli ingorghi di traffico secondo il modello dell’antico Sindaco di Londra Ken Livingstone.
Stabilito questo l’Assessore mi saluta senza neppure attendere che io mi alzi e lascia la sala seguito dalla sua collaboratrice il cui sguardo non esprime l’empatia di una Madonna del Pinturicchio. Non vedrò mai il secondo Assessore.
Nel 2017 il traffico urbano sarà diminuito del 60%”.
Durante tutto il mio soggiorno fiorentino la frase dell’assessore continuerà a girarmi nella testa: da ora a quella data, quanti alberi saranno abbattuti, quanti parchi disboscati?  “ Ieri una Città nelle mani dei Santi. E oggi?”,  così titolavano nel 2008 gli architetti fiorentini Delfo Del Bino e Alessandro Dini.
Essi pubblicarono una analisi molto completa, divenuta oggetto di riferimento, purtroppo snobbata dagli amministratori. I due autori chiedevano in sostanza di rinunciare ad un progetto “devastante” e proponevano una soluzione più leggera, suscettibile di risparmiare i gioielli architettonici del Centro Storico e della città moderna, nel suo sviluppo fra il XIX e il XX secolo.
Le alternative non furono prese in considerazione e, agli occhi dei visitatori, molti luoghi si presentano ormai come privi di alberature: visibilmente i responsabili delle opere pubbliche hanno intrapreso la scelta dell’autostrada amazzonica, il ricorso intensivo alla motosega.


Il primo a farne le spese è il Leccio, l’albero emblema di Firenze, sotto al quale ci si difende dalla canicola e che sequestra le polluzioni: scomparsi i vecchi lecci da Via dello Statuto, l’arteria principale del quartiere Vittoria-Statuto-Romito. In sostituzione saranno piantati delle specie di peri cinesi che crescendo alla maniera dei cipressi non offriranno mai ombra agli spazi pubblici con le loro fronde generose.
Galletti come i nuovi progettisti della città. Aridi come Viale Morgagni, fino a qualche anno fa popolato da Alberi della Rimembranza, piantati per commemorare il sacrificio delle migliaia di soldati fiorentini caduti sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale: è la loro seconda morte , anzi peggio, il loro oblio che suggella i progetti dei promotori.
Lo spazio di un pomeriggio, una piccola infedeltà a Giovanna, per seguire Roberto in un triplo periplo in taxi che ci porta subito a casa di Gabriella, in un quartiere popolare, là dove si trovavano gli Antichi Macelli. Dal tetto della sua casa in Via Zeffirini,  godiamo di una vista panoramica.
Ai nostri piedi un buco di 450 metri in lunghezza e 50 in larghezza, gru e scavatrici a perdita d’occhio: è qui che deve sprofondarsi a 25metri la TAV per risalire dall’altra parte della città, non senza aver sfrontatamente avvicinato la Fortezza da Basso ed essersi assunta il rischio di smuoverne gli storici bastioni.
Nonostante fossero di pregio, gli Antichi Macelli sono stati rasi al suolo assieme al giardino con i suoi grandi Cedri del Libano, i suoi pini, i platani, i fiori. Le escavazioni sono state sospese ad una profondità di circa 6 metri in attesa di una decisione della Magistratura che indaga su ipotesi di corruzione.
C’è un lago qui sotto, oltretutto qui convergono molte falde sotterranee”, commenta Roberto. Questo Architetto, un intellettuale che in tempi andati si sarebbe definito “organico al Partito” , i cui avi Budini e Gattai edificarono diverse opere fiorentine nel XIX secolo, milita da molti anni contro la TAV .(http://wordpress.comune.fi.it/Wpreda/passantefi/) . E’ instancabile nel denunciare questo progetto che costa un occhio al capoluogo toscano:
“ Fa tutto schifo, gli scavi, gli sforamenti dei preventivi di spesa, gli appalti. Il disastro è che non c’è alcuna vera valutazione dell’impatto che le opere avranno sulla città, non è mai stata ascoltata la cittadinanza che aveva rifiutato la tramvia in un referendum consultivo nel 2008”.
La scena successiva avrebbe potuto ben figurare in un film dei fratelli Marx: animato dalle nostre conversazioni, il secondo conducente di taxi, un personaggio sdentato e capelluto, si mette a urlare:” Non si devono tagliare gli alberi, non è giusto, non è giusto, soprattutto in una città medioevale. Ci stanno derubando!”.
Evidentemente crede di essere sul circuito di Monza e ci pilota volando verso l’Arco di Trionfo dei Lorena, Piazza della Libertà. Vedo fauni bronzei che sono al centro di una grande fontana circondata da alberi secolari, condannati a sparire perché qui sarà creato un doppio tunnel sull’asse Bologna –Roma della TAV; l’instabilità del sottosuolo ricco di falde minaccia anche gli immobili tutt’intorno, eleganti edifici stile“Haussmann”.
Dall’interno della terza vettura che ci trasporta verso il Centro Storico di Firenze, scorgiamo opere che forse non resisteranno al passaggio delle  due opere combinate TAV e Tramvia. Il Ponte al Pino è una di queste. Piazza Muratori e l’asse che porta a Piazza Leopoldo vedono all’opera le motoseghe. La Città non ha tenuto in debito conto le possibili alternative che avrebbero risparmiato il verde. “ Loro non ascoltano mai! ” ribatte Francesca, l’autista che non riesce a contenersi. A questo punto Roberto non resiste a raccontare la “profezia della monaca”, una suora del Convento di Santa Maria degli Angeli: annunciava che Firenze sarebbe stata distrutta da un mostro di ferro scaturito dal ventre della terra.
Entro al piano terreno del Palazzo Budini Gattai, una costruzione rinascimentale che sorge in Piazza SS. Annunziata: rotoli di disegni, vecchie planimetrie si mescolano e si impilano su una scrivania a mala pena rischiarata, quella di Roberto. Pare di essere in un quadro di Caravaggio.
L’uomo pare essere l’ultimo sopravvissuto di una razza di architetti che si esprimono ancora sulla carta: il padrone di casa svolge la carta più grande e punta il dito sulla regione nord della città, là dove si trova l’aeroporto, tutto un programma. Attualmente orientato in direzione nord-sud verso il Monte Morello, la pista sarà spostata per orientarsi in direzione est-ovest. Ciò implica  che prima di atterrare gli aerei sorvoleranno una buona parte della città, e tanto peggio se l’antica Etruria dispone già di un aeroporto internazionale distante solo 60 km.
Tempo fa era molto pratico per i fiorentini servirsi dell’aeroporto di Pisa: il check- in si faceva alla Stazione Centrale e un treno navetta trasportava i passeggeri praticamente a lato della pista. Queste comodità sono state soppresse, e qualcuno vede tutto ciò come una sleale concorrenza per favorire l’aeroporto del capoluogo. “Aggiunto alla Tav e alla Tramvia questo progetto per Firenze è esiziale”.
Per provare le sue affermazioni Roberto ha fatto venire Ilaria, una giovane urbanista ricercatrice presso l’Università di Bologna. Apprendo che nella Piana di Firenze, dove un tempo si producevano grano e verdure, ricca di canali e degli stagni cari a Boccaccio, vi sono grandi resistenze, e non solo in ragione della nocività determinata dall’ampliamento dell’aeroporto. Un movimento, detto delle “Mamme” si muove anche contro un inceneritore, ma senza successo. Vicini all’ex Sindaco Matteo Renzi i promotori hanno avuto l’ultima parola, come l’hanno nella maggior parte delle opere in atto in questi luoghi.  800.000 metri quadri proposti all’acquisto su un sito internet creato ad hoc, 70 pagine di immobili in vendita.
L’Amministrazione pubblica si è trasformata in agenzia immobiliare “ ironizza Ilaria; “  Il risultato non è un qualsiasi miglioramento dei quartieri popolari, è una lussificazione” senza mezzi termini. Spremuta come un limone, Firenze assomiglia a una città da giocarsi in Borsa. “ Senza alcun riguardo per la salute. “I fiorentini sono un popolo di bottegai, non faranno mai la rivoluzione” , ironizza Ilaria, “Renzi ci ha tolto la terra da sotto ai piedi, non c’è opposizione, i partiti politici non si relazionano con la cittadinanza”.
Mi torna in mente il titolo di un film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”, girato a Napoli nel 1963. Sono passati più di 50 anni, ma le cose sono davvero cambiate?
Ho ritrovato Giovanna e il suo ombrello rosso per una passeggiata sotto una pioggia fine. Deanna, una studiosa di Storia, ci accompagna; ci dirigiamo lungo il Mugnone, il torrente che non si deve provocare. Uscendo dagli argini furiosamente nel 1992 inondò tutti gli scantinati e le strade dei dintorni, accatastando le auto contro i muri delle case. Gli abitanti ne sono ancora traumatizzati. Realizzano la dimensione dei cambiamenti annunciati? Dai due lati del torrente si ergono palizzate che nascondono la vista della Chiesa Ortodossa di cui non si vede altro che la cupoletta a bulbo dorata.
Indotta dai cantieri che sorgono nei pressi della Fortezza, una strana concentrazione di ostacoli al deflusso delle acque al piede dei ponti sul Mugnone alimenta il rischio inondazione, nel mentre  l’abbassamento della falda freatica priverà l’Opificio delle Pietre Dure, illustre centro di Restauro, la cui creazione risale ai Medici, delle risorse idriche necessarie alla climatizzazione per la conservazione delle opere d’arte.
Una automobile parcheggia accanto a noi recante queste tre lettere simboliche: CMB (Cooperativa Muratori e Braccianti) (http://www.cmbcarpi.it/it/default.aspx) .
Nel senso comune la cooperativa, un tempo comunista, in cui hanno lavorato migliaia di operai fra l’800 e il ‘900, ha perduto la propria vocazione sociale  originaria. Trasferitasi nel grande gioco degli appalti oggi evoca piuttosto gli intrallazzi. Lo sguardo nero, etrusco, di Deanna si infiamma: “Gli abitanti non possono mettere un fiore alla finestra per i vincoli esistenti mentre tutto viene consentito a questi progetti!..”
Addormentandomi ho ripensato alle orde di turisti che si incrociano nelle strade di Firenze, come formiche agglutinate seguono la pista tracciata da una di loro e non si scostano dai sentieri battuti.
Cosa resta dello spirito dei geni del Rinascimento? Quale eredità della visione di Giuseppe Poggi resta ancora? (http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Poggi) Poggi, urbanista, architetto, ingegnere, codificò l’architettura dell’800 fiorentino, estendendo la città fino al Piazzale Michelangelo, non senza averla circondata con viali e giardini. Il turismo non è forse una piaga che favorisce sporcizia e malaffare?
La mia impressione è che ovunque passerà la Tramvia morirà un poco dell’anima di Firenze, triste da constatarsi sapendo l’utilità ecologica di questo mezzo!
Possibile che gli amministratori siano così privi d’immaginazione e di sensibilità per ignorare la bellezza? Con un po’ di buona volontà non avrebbero potuto evitare un massacro e ingraziarsi la popolazione? Così ora, eccoli trattati come “cervelli fusi”, “ignoranti”, paragonati agli iconoclasti di Palmyra.
“Cornuti e mazziati”, una espressione napoletana quasi intraducibile in francese, ma che significa più o meno “cocus et blousés”. Ebbene è quello che provano i fiorentini quando, all’ingresso della città, per esempio, affrontano tutti i giorni la vista di due complessi che tradiscono la megalomania  diffusa: il primo è il Palazzo di Giustizia, una successione di frecce nere verso il cielo. Per ottenere una visura, un atto, i visitatori devono percorrere centinaia di metri in spazi in cui i passi risuonano all’infinito; il secondo è la Scuola dei Carabinieri: migliaia di metri quadri devastati, una costruzione all’abbandono su cui vegliano un pugno di militi. Nessuno dubita che James Bond si divertirebbe in questa “città” della paura.
In passato quando  mi avvicinavo alla periferia di Firenze tornando da un viaggio, dalla mia ‘500 scorgevo la Cupola del Duomo, intravedevo i quartieri più ordinati, le ville delle colline, sapevo di essere a casa. Ora tutto è nascosto, non si riconosce più la nostra città”.
Allo scopo di consentirmi di avere una vista dell’insieme, Giovanna mi propone di terminare il nostro giro alle Cascine, il maggior Parco della città, con i Viali “la passeggiata dei fiorentini” nelle intenzioni di Giuseppe Poggi: sventrato dai piloni e dalle rotaie il polmone di Firenze fa una gran pena.
Un tempo dialogante con alberi secolari il monumento al re Vittorio Emanuele II non contempla altro che un muro di cemento e sogna forse di esiliarsi verso un’ altra collocazione più centrale.
La bellezza non conta più, contano solo i soldi”, sorride tristemente la mia guida con il dito puntato verso il nuovo Teatro dell’Opera, una costruzione monumentale dai muri bucherellati, posata a margine dell’ingresso alle Cascine, tal quale un  incongruo asteroide.
Che necessità c’era dal momento che Firenze disponeva già di un Teatro Comunale di alto livello? Il mistero regna, se non che si tratta dell’ultima realizzazione voluta da Matteo Renzi, l’uomo che ha regnato a Firenze dal 2009 al 2014 con l’appoggio di ricchi industriali, come Ferragamo e Frescobaldi. Colui che era detto “il bomba”, o “il rottamatore” o meglio “ il demolitore”, non ha solamente demolito la sinistra italiana, la sua parte politica, facendola esplodere in tanti pezzetti: ha “atomizzato” la fisionomia di Firenze; diventato primo ministro della Repubblica Italiana, continua a controllarne i più reconditi recessi grazie alla sua rete di seguaci.
Renzi non ha ancora 41 anni ma la sua ombra incombe sulla Toscana come un condor su Macchu Picchu.
Possa Firenze non conoscere lo stesso destino della capitale degli Incas, anch’essa inserita nella lista del Patrimonio Mondiale. Possa il Marchese de Sade non avere avuto ragione, lui che riteneva che Firenze fosse la città più corrotta del mondo.
Non si sta esagerando:  a un solo giorno dal mio ritorno in Svizzera, il Sindaco di Firenze ha organizzato una conferenza stampa per annunciare che Unesco tiene il Centro della città sotto osservazione speciale. Cosa voleva dire, esattamente? I media restano sibillini, un Consigliere fiorentino ha presentato interpellanza al Sindaco Dario Nardella.
Il sottosuolo acquifero di Firenze collide con le grandi opere al punto da costituire una minaccia per il patrimonio  storico? La rappresentante dell’Unesco a Parigi, a cui ho posto la domanda non ha risposto. In attesa di nuovi sviluppi resta viva nella mia memoria la frase dell’Assessore all’Urbanistica:
” Una lettera all’Unesco? Non la conosco!"
 

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