PREMESSO che l’Ucraina è una pedina fondamentale nel piano Usa di espansione a est, cominciato con l’inglobamento nella Nato di paesi dell’ex patto di Varsavia, dell’ex URSS e dell’ex Jugoslavia e corredato più di recente dal l’installazione di basi e forze militari a ridosso della Russia, la guerra per il controllo del l’Ucraina è iniziata con una possente operazione di guerra psicologica, in cui vengono usate le sperimentate armi di distrazione di massa. Trasmettendoci immagini con cui la televisione bombarda le nostre menti ci mostrano militari russi che occupano la Crimea e l’Ucraina. Nessun dubbio, quindi, su chi sia l’aggressore.
Al contrario la storia è molto diversa: vi è una sequenza ben precisa e determinata dell’espansione ad Est della Nato, che in dieci anni (1999-2009) ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia prima alleati dell’Urss, tre dell’ex Urss e due della ex Jugoslavia; che ha spostato le sue basi e forze militari, comprese quelle a capacità nucleare, sempre più a ridosso della Russia, armandole di uno “scudo” anti-missili (strumento non di difesa ma di offesa). Ciò, nonostante i ripetuti avvertimenti di Mosca, ignorati o derisi come “sorpassati stereotipi della guerra fredda”. La Russia è intervenuta nella regione russofona del Donbass (che si era resa autonoma con un referendum) dopo otto anni di guerra e bombardamenti da parte di KIEV il cui governo ha inviato formazioni armate naziste per terrorizzare e punire etnicamente la popolazione russofona.
La strategia di Washington ha un duplice scopo: da un lato, mettere l’Ucraina nelle mani del Fmi (fondo monetario internazionale), dominato dagli Usa, e annetterla alla Nato sotto leadership statunitense, ridimensionando così la Russia, che ha rilanciato la sua politica estera (v. il ruolo svolto in Siria) e si è riavvicinata temporaneamente alla Cina, creando una potenziale alleanza in grado di contrapporsi alla superpotenza statunitense. Dall’altro, sfruttare la crisi ucraina, che Washington ha contribuito a provocare, per rafforzare l’influenza statunitense sugli alleati europei, alimentando in Europa uno stato di tensione che permetta agli Usa di mantenere tramite la Nato la loro leadership sugli alleati, considerati in base a una differente scala di valori: con il governo tedesco Washington tratta per la spartizione di aree di influenza, con quello italiano (considerato“tra i loro amici più cari al mondo”) si limita a pacche sulle spalle sapendo di poter ottenere ciò che vuole.
COME LE TALASSOCRAZIE FANNO CADERE I GOVERNI E GLI STATI CHE NON SI SOTTOMETTONO ALLA LORO POTENZA IMPERALISTA e CAPITALISTA
Un tempo, quando gli Stati Uniti volevano sbarazzarsi di un governo sgradito, organizzavano un colpo di stato tradizionale. I militari si impadronivano del potere a suon di carri armati nelle strade, squadroni della morte e carcere duro per gli oppositori, mettendo poi al governo del paese una giunta militare a loro fedele. Ma tutto questo aveva un prezzo politico internazionale che spesso gli si ritorceva contro. Era necessario ottenere gli stessi risultati senza subire degli spiacevoli contraccolpi mediatici. Si è così trovata la soluzione. Si sono inventate le “rivoluzioni colorate”.
Le fasi in cui si articola una rivoluzione controllata sono, più o meno, le seguenti:
1)
Si vuole abbattere un governo. Se ne
demonizza il leader attraverso una campagna denigratoria, presentandolo come un
feroce dittatore e mettendone in luce i vizi ed i crimini attraverso la propaganda d'informazione internazionale.
2)
Si sostiene in tutti i modi l’opposizione
interna finanziando fortemente gruppi eversivi e l'informazione di appoggio.
3) Si fomentano manifestazioni di piazza e si accentuano le ragioni di malcontento di una parte della popolazione, si armano i gruppi più estremi (gli agenti inviati sul posto sono persone pragmatiche, non fanno differenza se tali gruppi di dissenso sono di destra o di sinistra).
4) Ai primi incidenti, spesso provocati da infiltrati, si denuncia la repressione del regime e si invocano sanzioni economiche. Se il legittimo governo lascia fare, come è avvenuto in Ucraina nel 2014, si attua un cambio di regime relativamente pacifico (e anche se non è tale, si minimizzano o si nascondono eventi sgradevoli come la strage di Odessa, l’aggressione e i bombardamenti alle regioni russofone, lo scioglimento di partiti politici di opposizione, l’uccisione di giornalisti indipendenti).
5) Se invece il governo cerca di reprimere la sedizione, come è avvenuto in Libia nel 2011, si dà il via ad una operazione militare, che in tal modo perde il carattere di aggressione per assumere quello di liberatori in difesa degli oppressi per esportare la democrazia e avviare la così detta normalizzazione.
Questo schema ha molte varianti, la più interessante delle quali è la rivoluzione colorata che viene messa in atto in diversi paesi. Una variante molto più raffinata è stata messa in atto nei paesi occidentali soprattutto in Italia: la biopolitica sanitaria inserita in modo subdolo con una psicopandemia per controllare la popolazione e mantenere al potere governi non corrispondenti alla vera volontà del paese.
Il nostro STATO ha una Costituzione violata, modificata e fatto ancor più grave dimenticata e non più applicata:
L'articolo 11 non prescrive solo il ripudio della guerra offensiva ma indica le organizzazioni internazionali come soggetti richiesti e necessari a perseguire con ogni mezzo la pace; la nostra Costituzione fornisce precise indicazioni. Non tanto nelle disposizioni che prevedono il «sacro dovere di difesa della Patria» (art. 52) e dunque la legittimità della guerra difensiva (secondo quanto specificato negli articoli 78, 60 e 87) ma soprattutto nell'importanza dell'articolo 11 della Costituzione. A quanto pare la COSTITUZIONE è stata rimossa in quanto il «ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» non viene più preso in considerazione.
LINK: PRIMO POPOLO di FLORENTIA
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