L’intervista rilasciata da Vladimir Putin a Tucker Carlson rappresenta anzitutto un fatto di enorme rilevanza nella comunicazione occidentale e più in generale nel sistema mediatico del nostro mondo e nella sua possibile evoluzione, ma soprattutto indica alcuni elementi di estremo interesse geopolitico che vanno messi nella giusta luce, al di fuori della logica propagandista dell’una e dell’altra parte.
Uno degli elementi più rilevanti delle due ore è il passaggio sulla distruzione del Nord Stream e la parziale distruzione del Nord Stream2. Non solo perché il capo del Cremlino ha accusato apertamente la Cia di aver pianificato l’azione di sabotaggio, ma soprattutto perché ha riproposto all’attenzione del pubblico un tema cruciale, sebbene elementare: “cui prodest?”. Questa semplice domanda, che dovrebbe essere alla base di ogni analisi di carattere geopolitico e di politica internazionale, è stata troppo spesso trascurata dai media occidentali per lasciare invece spazio a bizzarre congetture che non riuscivano a dar conto della realtà dei fatti e delle vere motivazioni alla base di certe politiche. Oltretutto, non è ancora giunta alcuna smentita ufficiale da parte statunitense sul fatto specifico.
Il nodo cruciale di tutto il dialogo, quello che avrebbe dovuto fare i titoli dei principali quotidiani italiani, i quali hanno invece preferito trascurare quasi totalmente quella che molti definiscono una storica intervista, è la disponibilità dichiarata più volte da Putin – sottolineata soprattutto nel finale dell’intervista – a pervenire a negoziati con l’Ucraina e la perseveranza occidentale nel reiterare le sanzioni e a continuare a finanziare l' Ucraina.
Altro elemento storico è la diretta accusa a Boris Johnson di aver volutamente sabotato i negoziati che erano stati avviati dopo le prime battute dell’invasione, un’accusa che peraltro non ha lasciato silente l’ex premier britannico, il quale ha genericamente risposto che Putin ha rilasciato dichiarazioni false.
Putin ha semplicemente risposto a Carlson che la minaccia russa viene enormemente “gonfiata dai media occidentali”, perché non “abbiamo interessi né in Polonia né in Lettonia e risponderemmo solo in caso di un attacco ricevuto” e “non abbiamo interesse ad allargarci territorialmente che porterebbe a una guerra globale”.
C’è un’ulteriore questione su cui Putin si è soffermato in diversi momenti dell’intervista: la differenza culturale tra l’Occidente e la Russia.
Infine la questione comunicativa sottolineata dallo stesso leader russo, che ha implicitamente apprezzato il lavoro del suo interlocutore affermando che “I giornalisti lavorano come medici, perché un mondo suddiviso in due è come una persona bipolare, che va curata”.
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Cosa ha detto veramente Putin nell’intervista a Tucker Carlson - Geopolitica.info
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