giovedì 26 maggio 2016

Sprofonda il Lungarno Torrigiani

Alcune osservazioni sul disastro.
Basta recarsi sul Lungarno Diaz, di fronte al Lungarno Torrigiani, per notare subito la presenza della bocca dell'emissario artificiale che immette in Arno i fossi del versante sud , opere di canalizzazione di Giuseppe Poggi ( 1864/1877). Dette opere furono necessarie per preservareil nuovo quartiere di Ricorboli, nuovi lungarni e nuove piazze dalle esondazioni di fossi impetuosi, dal colle di Rusciano al Monte alle Croci a Costa dei Magnoli. ( Il fosso principale è il Fosso di Gamberaia).
Tre canalizzazioni artificiali quindi confluiscono nell'ultimo tratto emissario che sfocia in Arno; al di sotto del Lungarno Torrigiani quindi c'è un tunnel, e credo che i tubi dell'acquedotto corrano al di sopra di questo tunnel.
Le cose  da chiarire CON LA MASSIMA URGENZA sono due: 
primo lo stato della galleria, al fine di
-  verificare se la volta della galleria è crollata;
- se questo fosse avvenuto prima, come conseguenza i tubi dell'acqua hanno ceduto, e questo è importante per stabilire le cause del disastro;
- se la rottura del tubo ha provocato danni alla galleria, allora la causa del disastro è imputabile a Publiacqua, altrimenti la  responsabilità è di chi non ha prestato la dovuta manutenzione alle opere murarie della galleria;
- se la galleria fosse ostruita i fossi di cui sopra non potranno scaricare in Arno, e le acque torneranno indietro, ed è altamente probabile che ciò generi conseguenze disastrose "altrove", cioè rigurgiti, cedimenti, sprofondamenti.
E' interessante notare che oggi Nardella ha espresso preoccupazione circa i tempi di ricostruzione (prima dell'autunno.....!).
Occorre che le Autorità diano urgentemente notizie controllate sullo stato della volta che corre sotto al Lungarno; siccome dalle foto non è possibile capire la quota raggiunta in basso, per ora si possono solo fare ipotesi. Dalle foto di ieri non si percepiva l'esistenza di materiale costruttivo della volta .Nardella butta la responsabilità su Publiacqua, e si capisce perché.
Seconda cosa:   come fa Nardella a dire che la causa risiede nel tubo?  Lo ha potuto vedere? E quando?
Nessuno fin’ora lo ha visto e tutti si domandano perfino dove sia, perché nelle centinaia di foto del tubo non c’è traccia; dal tipo di lesioni/rotture/ deformazioni si potrebbe capire molto sull’origine e sulla sequenza dei fatti. E’ un fondamentale CORPO DI REATO che deve essere visionato anzitutto IN SITU e poi ispezionato e periziato(Per il momento giunge notizia che si sta scavando per cercare il tubo scomparso).
L'Amm. Del. di Publiacqua Paolo Carfì ha obiettato che sotto al Lungarno c'è un galleria e bisogna verificare se la rottura del tubo è stata provocata; Nardella parla

come al solito. Carfì pare sia un ingegnere e mi pare che stia ragionando. 
Anche lui si preoccupi che il tubo non venga rimosso.


Per ora non ne sappiamo di più: Le Autorità preposte - data la gravità palese dell'evento - diano informazioni esatte ed autorevoli, perché sono in ponte progetti fortemente invasivi del sottosuolo fiorentino (TAV, Stazione Foster, attraversamento in sotterranea del Centro Storico per far   passare una linea tramviaria) e "la città trema" con tutti i suoi Cittadini.

martedì 24 maggio 2016

VICENZA E FIRENZE: DUE PESI E DUE MISURE

Il 23 maggio Rai News 24 ha dato ampia informazione sul rischio che la Città di Vicenza rischia di perdere il Titolo di Patrimonio dell’Umanità ed attende il sopralluogo di Ispettori  UNESCO per la verifica dei danni procurati dalla costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia e da tutti i possibili abusi connessi.
Rai News 24  ha attribuito il merito dell’azione  alle denunce che Italia Nostra e Legambiente hanno inviato ad UNESCO ed alla Magistratura, che sta già procedendo.
La notizia ci lascia stupefatti:
a Vicenza per un ingombrante palazzo ( che confrontato a quello di Firenze è quasi bello) Italia Nostra e Legambiente si mobilitano e smuovono UNESCO e Giustizia;  per Firenze niente di tutto ciò.
La nostra Città da anni subisce l’assalto di opere MOSTRUOSE  a cui solo i cittadini si oppongono, DA SOLI.
PERCHE’?? Vien da pensare che Vicenza abbia un valore storico, artistico e culturale MAGGIORE di Firenze o che abbia un santo Patrono e protettore della città più ascoltato del nostro SAN GIOVANNI. - Signori miei- Forse c'è dell'altro che non si vuole e non si può proprio dire e proprio fare! 
Se Italia Nostra e Legambiente riuscissero ad uscire dall’inerzia e ad avere quanto meno il coraggio di sostenere le iniziative promosse dai cittadini fiorentini, SAREBBE UNA GRAN COSA.

Se poi riuscissero a FARE QUALCOSA IN PROPRIO SAREBBE UN VERO MIRACOLO. 


venerdì 20 maggio 2016

PANNELLA HA TERMINATO IL SUO GIOCO A SCACCHI

PANNELLA GIACINTO,DETTO MARCO,CI HA LASCIATO OGGI.
E' MORTO SERENO FRA LE CURE AMOREVOLI DELLE SUORE.
ABILE POLITICO NEL GIOCARE LA CARTA DEI DIRITTI, COSTRUITI PIU' PER ABBATTERE IL SISTEMA DI POTERE  CHE PER GARANTIRE DIRITTI  ATTI A COSTRUIRE UNA NUOVA SOCIETA'. CIOE' UNA CIVITAS PER GLI UOMINI E NON UN INSIEME DI FALSE LIBERTA' DIPENDENTI DA DESIDERI E PASSIONI INDIVIDUALI SENZA NESSUNA RESPONSABILITA' NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI:SOLO DIRTTI E NESSUN DOVERE.
DI FRONTE AL GRAVE MALE ORMAI IRREVERSIBILE HA PREFERITO NON AVVALERSI DI UNA CLINICA SVIZZERA OVE CI SI AFFIDA ALLE CAREZZE DELLA "DOLCE MORTE"(COME IL SUO PARTITO TRANSNAZIONALE PROPONE),HA INVECE PREFERITO VIVERE FINO IN FONDO LA SUA MALATTIA.
TUTTO CIO' CHE PANNELLA HA PREDICATO A FAVORE DELL'EUTANASIA,CONTRO LA FEDE CATTOLICA E LA CHIESA E' STATO SMENTITO DALLA SUA ULTIMA SCELTA:QUELLA DI MORIRE IN MODO NATURALE NELLA CLINICA ROMANA "NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE" ASSISTITO AMOREVOLMENTE SINO ALLA FINE DALLE SUORE DELLA CONGREGAZIONE.
COME DIRIGENTE DEL SUO PARTITO,PER GLI ALTRI ABITANTI DI QUESTA TERRA, HA SEMPRE VOLUTO PROPINARE COME DIRITTI INALIENABILI DROGA LIBERA, EUTANASIA, MATERNITA' SURROGATA E SESSO LIBERO DA OGNI VINCOLO NATURALE.
VA COMUNQUE RICORDATO PER LE BATTAGLIE A FAVORE DEL DIVORZIO E DELL'ABORTO CHE MUTARONO IN MODO IRREVESIBILE I COSTUMI DEGLI ITALIANI;E SOPRATTUTTO PER L'ABORTO DIVENUTO IN BREVE TEMPO UNA PRATICA CONTRACCETTIVA E NON TERAPEUTICA.

 UN REQUIEM. 

domenica 1 maggio 2016

UNESCO, NUOVO APPELLO

Risultato immagine per unesco



     *   U.N.E.S.C.O. United Nations
                                                                                         Educational Scientific and Cultural Organization
                                                                                       
                                                                                         Place de Fontenoy 75352 Paris 07 SP France  
                                                                                      
                                                                                               *  I .C.O.M.O.S Conseil International des Monuments/ Sites     
                                                                                       
                                                                                     Commissione Italiana UNESCO Piazza Firenze27 Roma 00186

                                                                                    



                                                                                                                                                                                                                           

 Firenze 4 aprile 2016
Oggetto:  Florence World Heritage. Rif. Appello del 10 marzo 2015. Richiesta di iscrizione nella Lista dei siti  in pericolo ( Suivi réactif. IV A).

I sottoscritti dichiarano che il 18/11/2015 hanno reperito in rete copia dell’Esame Tecnico ICOMOS inviato  da Voi al Comune di Firenze nel maggio 2015 e di aver preso atto che quanto segnalatovi il 10 marzo era stato giudicato attendibile  ed era stata avviata di conseguenza la procedura prevista.
Tuttavia, nonostante i rilievi mossi da ICOMOS al Comune di Firenze per la discutibile gestione del Patrimonio, segnaliamo che a nostro avviso non sono state attuate misure di cautela o di maggior tutela, ma anzi vi sono fatti ancora più preoccupanti su cui  siamo documentati e che Vi trasmettiamo.
Così come nel Piano di Gestione 2006-2008 l’Ufficio Unesco di Firenze  faceva solo un  accenno ai progetti delle nuove infrastrutture nascondendone i rischi, così ancora nel  Rapporto Periodico  del gennaio 2015 (“State of Conservation for Unesco site n. 174 <Historic Center of Florence> “)  lo stesso Ufficio di Firenze definiva la costruzione delle linee 2 e 3 della Tramvia come compatibile con la salvaguardia e la sicurezza del Patrimonio; altrettanto viene ora fatto nel Piano di Gestione del 2016: viene omessa la comunicazione di un processo di MUTAMENTO IRREVERSIBILE A CARICO DEL PATRIMONIO, ovvero la messa in vendita di 39 edifici o complessi monumentali nel solo Centro Storico ( Allegato 1). Alle  vendite  viene garantito il cambio di destinazione per usi alberghieri o residenze di lusso e si garantisce la realizzazione di garages sotterranei, situati nella falda freatica. Si vedano i siti della Regione e del Comune            (www.investintuscany),(www.investinflorence) ed anche il sito ufficiale http://www.investinitalyrealestate.com/en/properties/firenze/?orderby=post_title&order=as.....
E’ evidentemente in atto l’attuazione di un disegno di alienazione  del patrimonio edilizio storico monumentale pubblico/privato, che oltretutto non viene reso noto a termini di Legge (Dlgs 42/2004 e succ. int, e mod., Capo IV, Sez. I, Art. 53 ss), e che si configura pericolosamente come  un processo incontrollato di "gentryfication” che cancella quelle caratteristiche  che sono parte integrante del "Historic Centre of Florence, World Heritage".  Non risulta esistere neppure una traccia  di analisi e proiezioni di tipo economico e urbanistico, ne’ sociologico/politico, ne' storico-critico ne’ una programmazione dei tempi in presenza di un qualsiasi studio del processo in atto, ne’ degli effetti – duraturi  e indelebili - che si produrranno sulla città, sui suoi abitanti, sul Patrimonio da voi tutelato. Tantomeno risulta che i cambi di destinazione d’uso dei singoli edifici, nonostante siano collocati nel Centro Storico,  siano inseriti in Piani di Recupero Urbanistico come le leggi prescriverebbero. La concessione di cambio di destinazione d’uso viene garantita sui siti ufficiali sia del Comune di Firenze www.investinflorence  sia della regione Toscana www.investintuscany .
Riteniamo che tale disegno volto a trasformare Firenze in città di alberghi e shopping rappresenti perfettamente i Criteri IV°B.a.xii,xiii; IV°B.b. xiv, xvii. Perdita dell’Identità del Sito. Inoltre nel Capitolo 4 del Piano di Gestione 2016  gli Strumenti Normativi Urbanistici vigenti vengono riferiti come capaci di garantire la tutela del Patrimonio; a tale riguardo domandiamo:
quale garanzia possono costituire se, come già detto, per ben 39 grandi e storici edifici o complessi monumentali è garantito il cambio di destinazione d’uso a prescindere da un preventivo esame dei progetti e della loro compatibilità, da parte degli uffici comunali o Enti Statali preposti ? Oltretutto  il Piano Strutturale non contiene uno strumento normativo  lontanamente paragonabile, per scienza ed operatività, ad un Piano Particolareggiato del Centro Storico di cui pure il Comune di Firenze si era dotato ma non ha poi applicato. Esiste la certezza, ormai, che le Norme non siano più lo strumento di verifica della compatibilità delle opere con il contesto.
Non ci si vuole addentrare nell’esame del Piano di Gestione per brevità, pur considerandolo un condensato di banalità, tuttavia non è possibile sorvolare su alcune “perle” come  <APPROCCIO OLISTICO ALLA CULTURA, FIRENZE VETRINA, CITTA’ DELLO SHOPPING E DELLA GASTRONOMIA>. Prendiamo in esame solo alcuni punti, come  la cosiddetta “Buffer Zone”, la Zona di salvaguardia del Centro Storico, e  gli strumenti indicati a tale scopo: 
 “PUNTI BELVEDERE”.
Qualsiasi architetto urbanista allibisce di fronte a tale assurdità; in tutta la pratica e la letteratura tecnica degna di questo nome non esiste uno strumento urbanistico come quello proposto dai Punti Belvedere.   Gli scriventi ne chiedono una immediata censura.
Chiunque si sarebbe aspettato di veder considerata degna di assurgere a tale ruolo la fascia ottocentesca progettata da Giuseppe Poggi per l’ampliamento urbano attuato fra il 1864 e il 1877, per Firenze  Capitale del Regno d’Italia, che è area vitale per la sussistenza del Centro Storico; in tal modo anche l’ampliamento ottocentesco sarebbe stato tutelato in futuro, impedendo che l’attuale scempio vada oltre  la zona Fortezza- Vittoria-Statuto.
Per ciò che riguarda le vedute che si hanno dall’alto del paesaggio urbano, basta guardare  da qualsiasi punto  per vedere  emergere l’incongruo oggetto denominato “nuovo Palazzo di Giustizia”, definito in un reportage di viaggio da Christian Campiche ( www.lameduse.ch)  sulla rivista Sept.info  in data 11/11/2015:
“... une succession de flèches noires dressées vers le ciel ...” (www.Sept.info) articolo  ( Allegato 2), e le future torri alte 57 metri che sorgeranno nella ex Manifattura Tabacchi che fu un progetto di Pier Luigi Nervi.
Riguardo alle “Minacce”, a pag. 30 del Piano di Gestione: nulla si dice circa i rischi idraulici introdotti con le nuove infrastrutture, che vi avevamo segnalato nel 2015. In realtà i Cittadini avevano appreso da notizie di stampa dell’esistenza di un “piano” contro le esondazioni, in particolare del Mugnone: un sistema di paratie da apporre sulle sponde dei torrenti in piena. La notizia era stata accolta con ilarità dai fiorentini che hanno cominciato a supporre che tale sistema  possa essere pensato anche per fermare una esondazione dell’Arno,  visto che dal 1966  ad oggi la struttura, la dislocazione e dimensione delle spallette urbane dell'Arno e le sue sponde, e le casse di espansione a monte della città, tutto è rimasto esattamente come stava, ma è stata istituita una nuova “ Autorità competente”, l’Autorità di Bacino.   
Paratie sui fiumi, esercitazione nel Mugnone: ok al piano ...www.firenzetoday.it/cronaca/piano-contro-alluvioni-paratie-fiumi.html
06 mag 2015 - Paratie sui fiumi, esercitazione nel Mugnone: ok al piano contro le ... Maltempo Firenze, piena del Mugnone: la reazione dei residenti | VIDEO.
Riguardo allo stato di conservazione del Patrimonio Vi invitiamo a consultare in particolare la documentazione sul Complesso Monumentale di Sant’Orsola, e Vi preghiamo di voler considerare la gravità dello SCORPORO DELL’EREDITA’ BARDINI ( Allegato 1. N° 37 );  si veda la documentazione sul Complesso di Sant’Orsola ( Allegato 3).
TRANSITO DELLE TRAMVIE NEL CENTRO STORICO-WORLD HERITAGE.
Transito in superficie
E’ in corso  la realizzazione del transito attorno alla Stazione Centrale di Santa Maria Novella-Fortezza da Basso. Un capolinea verrà posto in Piazza dell’Unità ( per questo scopo verrà spostato l’obelisco ) e da questo punto si dipartirà la linea sotterranea verso la Chiesa di Santa Maria Novella-Piazza della Repubblica-San Firenze- Santa Croce. Per questo scopo il centro di Piazza dell’Unità verrà scavato  e destinato a stazione Metro.
Il complesso di interventi del nodo “Santa Maria Novella- Fortezza da Basso” costituisce un vulnus gravissimo al Patrimonio, ai principi e alle condizioni stabilite fra Unesco e Comune di Firenze:
-Nel sottosuolo intorno alla Fortezza da Basso vengono scavati tunnel veicolari e tunnel ferroviari: è il punto più basso della città, con un grande afflusso di acque sotterranee e di superficie;  tale assetto viene irreversibilmente modificato senza che vi siano adeguati studi su come e dove le acque verranno fatte defluire, sulle conseguenti mutate condizioni delle fondazioni della Fortezza,    sulla sicurezza delle persone, sulla ulteriore modificazione delle aree circostanti già abbondantemente sfigurate.
-Nella stessa documentazione tecnica del Comune di Firenze le modificazioni introdotte dal Progetto Tramvia vengono giudicate come contrastanti con le Norme: 
-“
-“Variante Valfonda. Studio di inserimento urbanistico” del 6/06/ 2013”, redatto da Comune di Firenze – Direzione Nuove   Infrastrutture- Ufficio Tramvia e Società Tram di Firenze s.p.a.
( Variante Valfonda). A pag. 5 riga 6 si legge: “ Le ipotesi progettuali previste dalla Variante in analisi (ovvero le variazioni del percorso della tramvia con transito Stazione S.M. Novella- via Valfonda ed  illustrate nel progetto che viene proposto. ndr) contrastano con gli strumenti di pianificazione urbanistica attualmente vigenti”.
L’introduzione delle linee tramviarie che investivano anche il Centro Storico ed i suoi immediati intorni, nel 2013 contrastava con strumenti di pianificazione urbanistica già modificati nel 2010 onde poter accogliere tali progetti ( il progetto Tramvia data dal 2000 ).
Appare in tutta la sua evidenza un inaccettabile modo di procedere: ancora una volta le Norme vengono mutate per poter realizzare i progetti ( e sempre prescindendo da una Vostra informazione e dal Vostro parere), ancora e sempre le Norme non sono uno strumento di verifica della compatibilità delle opere: se le infrastrutture sono incompatibili con il contesto e con le tutele si cambiano le Norme e si altera il contesto con assoluta indifferenza.
Ciò genera la perdita dei significati storici ed identitari del Sito. (VI°B.a, b.xv, xvi).
Centro Storico: Transito in sotterranea, segnalazione di grandi rischi. (Allegato 4)
Si segnalano i rischi contenuti nello studio:
Geotecnica.dicea.unifi.it/micrometro_2004.pdf.  Sistema di micrometropoliana per Firenze. Studio di fattibilità 2° fase. Studio geotecnico. Rapporto finale. Prof. Ing. Vannuchi,  Ing. Severi, Ing. Narcisi. Progettare per Firenze.
Anzitutto è necessario segnalare che attualmente  il suddetto studio viene ancora  considerato come la base scientifica per la fattibilità  del tunnel che si intende scavare sotto al Centro Storico, come si può verificare in un recentissimo documento:
www.comune.campi-bisenzio.fi.it/flex/cm/pages/...php/L/IT/D/.../pdf .Firenze e la redazione di studi di fattibilità svolti dalla Regione Toscana con la ... studio di fattibilità dell'estensione verso Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Bagno a Ripoli. ..... sostenibile completando la rete tranviaria dell'area fiorentina”.
Nello studio del Sistema di micrometropolitana vengono simulati gli effetti che lo scavo provocherebbe su “facciate tipo”,  ma è inaccettabile che si possa studiare come scavare un tunnel con una fresa sotto ad un Patrimonio Mondiale  e proporne la fattibilità  simulandone gli effetti virtuali  su singole facciatine, come se fossero quinte teatrali. Si può leggere a pag. 147-148: :
“La campagna di monitoraggio degli edifici esistenti lungo il tracciato dovrà prevedere una valutazione dello stato di conservazione ante operam, che permetta di distinguere gli edifici sani, in termini di stato di conservazione delle strutture portanti e delle parti architettoniche, da quelli danneggiati”.
Chi ha scritto questa frase evidentemente non si è mai  confrontato con un restauro architettonico, o anche solo un consolidamento di parti storiche di un edificio fiorentino, e ignora quanto sia complesso e articolato il tessuto di un isolato del Centro Storico.
Un dato  importantissimo per chi abbia praticato il Restauro Conservativo degli edifici di Firenze   è la disomogeneità delle murature; nello studio sopracitato le murature vengono considerate come oggetti “rigidi”. Nulla di più scorretto poiché l’esatta definizione è “ MURATURE CONTINUE” e, tenendo conto della vetustà generale  e delle modalità costruttive, l’esatta definizione è  “ MURATURE CONTINUE A BASSA COERENZA”: la buona pietra da taglio è stato materiale scarsamente impiegato e in generale è  presente come  rivestimento nelle facciate di palazzi, o solo per legare angoli, o per architravi, mentre la quasi totalità delle pareti è costituita da pietrame misto di risulta,  di pezzatura medio piccola, mattoni di recupero, anche legno, il tutto legato con calce  di qualità mediocre. Solo gli edifici borghesi ottocenteschi, e non tutti,  videro l’impiego del mattone pieno di buona qualità alternato a filari di pietra.
Quindi, a parere degli scriventi, i presupposti su cui sono state fatte le simulazioni dei danni sono inadeguati, e la misura precauzionale proposta, di fare valutazioni “ante operam” per distinguere un edificio sano da uno  “danneggiato”(sic!) è risibile in quanto i cosiddetti “danni” negli edifici secolari  sono lo stato di fatto, e poi  perché valutare il rischio di danno su UN EDIFICIO ISOLATO DAL CONTESTO, è solo una elaborazione  virtuale, ben lontana dalla realtà.
Gli edifici del Centro Storico sono aggregati sia sul fronte strada e sia nel senso della profondità dell’isolato. Oltre alle aggregazioni vi sono  rifusioni in linea di edifici di varie epoche, attuate in epoche diverse, ed è presente grande quantità di edilizia di  intasamento nelle aree di pertinenza dei lotti originari; tutto ciò è chiamato tessuto urbano,  schiere e aggregazioni di edifici molto articolati che apparentemente
 sul fronte stradale possono presentare distinte facciate, anche  del tipo “a palazzo”, mentre frequentemente non  sono EDIFICI UNITARI, è raro poter distinguere a prima vista la cosiddetta “unità edilizia”. (Allegato 5).
I danni alle fondazioni NON SARANNO MAI  relative ad una sola parete, alla facciata di un solo edificio, ad un solo  edificio identificabile in quanto tale, ma coinvolgeranno le strutture di molteplici edifici ed è un inutile palliativo proporre rilevatori di lesioni o tensioni  anche se ne fossero posizionati migliaia. Se si dovesse rilevare che le fondazioni di un isolato intero, di una intera porzione di tessuto  del Centro Storico di Firenze  stanno cedendo, come si potrebbe rimediare? Riempendo il tunnel con la terra? Se si provocassero sprofondamenti in corso di scavo come vi si rimedierebbe negli ambiti del Centro Storico?
Non è stato poi considerato davvero il problema della falda freatica se non come un dato isolato: nelle simulazioni si vede che il tunnel è inserito proprio nelle ghiaie acquifere ma l’effetto che potrebbe produrre SULLE FONDAZIONI alterandone i livelli stagionali, una volta che fosse costruito, non desta mai alcun allarme e non viene mai preso in considerazione.  Si segnala infine che il problema della creazione di vuoti è stato affrontato marginalmente proponendo il  sistema “ Compensation grouting” che si è dimostrato del tutto insufficiente come a Colonia ( danni ingentissimi allo storico Archivio con una vittima civile) e a Karlsruhe come riportato dalla stampa tedesca il 17/04/2015).
Si veda su questi argomenti la Relazione della Ing. Teresa Crespellani, Professore Ordinario di Ingegneria Geotecnica Sismica dell’Università di Firenze presentata ad un Convegno sui rischi connessi alla realizzazione del tunnel A.V. (Allegato 6).
                                                             
                                                                  LA FORTEZZA DA BASSO
La tormentata storia della Fortezza da Basso e dei numerosi progetti di recupero concepiti nel corso del XX secolo avrebbe potuto tradursi in un positivo risarcimento per quel  Monumento se fosse stato attuato il progetto concepito nei primi anni ’90 con la creazione di un polo congressuale articolato fra la Fortezza stessa, la ex Dogana ed l’attuale Palazzo dei Congressi, collegati da un percorso pedonale; a tale scopo era stato interrato il Viale Strozzi che doveva essere percorso dalla tramvia, e creata la Piazza antistante l’ingresso principale della Fortezza (Piazza di Beslan). La recente acquisizione del Monumento da parte di Comune di Firenze, Regione e Città Metropolitana ha invece confermato l’attuazione di una diversa destinazione, da Polo congressuale a Polo fieristico, il tutto aggravato dal transito delle linee tramviarie che scorrendo in superficie attorno al Monumento ne determinano l’isolamento dalla città, dalla costruzione di un parcheggio parzialmente sotterraneo a ridosso delle mura, dall’aumento cronico della congestione da traffico che tende ad estendersi a tutta la Città. La collocazione della Fortezza in un punto cardine in cui l’orditura della città antica incrocia l ”agro centuriato” ed i più irregolari sviluppi moderni, avrebbe obbligato a dover escludere per la Fortezza destinazioni attrattive di traffico, in particolare traffico pesante,  per soluzioni  qualificate e compatibili.
                                                                                                                                    lavori in corso per la tramvia                                            
                        
LA VARIANTE VALFONDA
La variante di progetto della Linea tramviaria 3.1 denominata “Variante Valfonda” aggrava l’isolamento del monumento. La tramvia infatti traverserà Piazza di Beslan, per portarsi sul bordo settentrionale del viale Strozzi.
In particolare la Linea 3.1 proveniente da Porta al Prato, dopo il bivio con via Alamanni, e la fermata “Alamanni-Stazione”, condivide i binari con la Linea 2, il cui capolinea è “provvisoriamente” situato in piazza dell’Unità, per poi proseguire fino alla fermata “Valfonda –Stazione”. Da qui, oltrepassata piazza Adua, costeggia il muro di recinzione del Parco di Villa Vittoria in via Valfonda. Per mantenere una corsia stradale per i frontalieri dell’altro lato e curvare su viale Strozzi si dovrà far arretrare il muro di recinzione del Parco, abbattendo decine di alberi e riducendo la sua superficie. La fermata “Fortezza” sarà collocata al centro della piazza “pedonale”. 
I binari entreranno poi nello stretto controviale compreso tra il sottopasso stradale e il fossato delle mura attraversando un varco di appena 11 m., in corrispondenza del bastione sud est, rendendo problematico l’accesso pedonale alla Fortezza dal giardino. Costeggiando quest’ultimo, la tramvia si affianca al traforo stradale proveniente da viale Lavagnini e intercetta quello proveniente da viale Milton, correndo in parte sulla piattaforma di copertura dei due tunnel. E’ difficile credere al colore verde che compare in quella zona nel progetto esecutivo.
Si tenga conto del fatto che il futuro sviluppo della rete tranviaria prevede la prosecuzione della Linea 2 lungo il viale Lavagnini fino a Piazza della Libertà, immettendosi poi in via Cavour per raggiungere piazza S. Marco. Da qui rientrando da via La Pira/Lamarmora i binari ritornano sul viale Matteotti e, dopo aver circoscritto piazza della Libertà, rientrano in senso inverso sul viale Lavagnini. Nel bivio Lavagnini/Strozzi si formerà così un consistente nodo di binari e linee elettriche palificate. Va anche detto che, una volta realizzato il proseguimento della tramvia fino a piazza della Libertà, non sarà semplice la coesistenza dei convogli delle due linee tra bivio Diacceto/Alamanni e bivio Lavagnini/Strozzi, compresa l’area “pedonale” di piazza Beslan. Si vedano le planimetrie  in Allegato 7.
LE TRANVIE E LA CITTA’
L’osservazione dei progetti delle tranvie di Firenze, il dettaglio del progetto preliminare della cosiddetta “Variante Valfonda” e quanto già realizzato all’interno del Centro storico rivelano che i progettisti non tengono nel dovuto conto la fragilità e l’importanza del contesto nel quale operano. Anzi sembrano ignorare l’esistenza stessa di un contesto storico.
Considerando i danni che la Linea 1, entrata in servizio nel 2010, ha già prodotto nel monumentale Parco delle Cascine e nel tratto dei Viali tra piazza Vittorio Veneto e via Jacopo da Diacceto (errato sottopasso stradale, abbattimento di decine di piante e mancato ripristino del paesaggio urbano), il raggiungimento di piazza della Libertà produrrà la rovina di metà dell’opera urbanistica di Giuseppe Poggi sulla riva destra: il Viale Lungo le Mura (oggi Viali di Circonvallazione).  I  Viali saranno definitivamente convertiti in banale infrastruttura stradale, cancellando ogni  possibilità di recuperare la grande idea urbanistica del Poggi che negli anni di Firenze Capitale (1865 - 70), li intese come fascia urbana di riequilibrio rispetto al denso Centro storico e anche come compensazione per la perdita delle mura.
Da decenni gli amministratori locali si propongono di ridurre la motorizzazione privata promettendo tramvie e “tanto ferro”, ma Firenze è da anni al vertice degli indici per la motorizzazione e per l’inquinamento ambientale in Italia: se necessario la rete tramviaria si realizza a scapito della città fisica, occupando i sedimi stradali a disposizione senza offrire valide alternative per il movimento dei cittadini e delle merci. Il sistema di veicoli “Sirio” adottato si è rivelato poco adatto per una Città come Firenze, trattandosi di una tramvia classica su ferro, che corre in sede riservata e priorità semaforica agli incroci: si tratta di un ibrido fra un tram classico ed un tram veloce (LTR), e si sono scartate soluzioni più leggere e duttili che non mancano nell’offerta di sistemi per la mobilità urbana.
STUDI TRASPORTISTICI E TRAFFICO
Da tempo gli autisti dell’Azienda di trasporto urbano (ATAF) denunciano i disservizi del trasporto pubblico in città, aggravatisi negli ultimi mesi: ritardi di oltre 40/50 minuti anche su linee non interessate dai cantieri delle tramvie, ricorrenti difficoltà attorno alla Stazione di S. M. Novella, interferenze con il parcheggio sotterraneo, con i bus extraurbani e con la Linea 1, incolonnamenti che tendono spesso ad estendersi a tutta la città. All’origine di questa pesante situazione c’è la pedonalizzazione del Duomo, attuata nel 2009 senza un contestuale ripensamento della rete del trasporto pubblico urbano.
Lo studio trasportistico su cui si basa il progetto sembra sottovalutare la circolazione privata e l’ influenza attrattiva del parcheggio sotterraneo di fronte a S.M. Novella, contando sulla riduzione delle sezioni stradali anziché su una adeguata offerta di mezzi pubblici, per scoraggiare l’uso dell’auto. Nello stesso studio si sopravvaluta poi la portata di via Nazionale, unica via di accesso (o di uscita) alla Stazione per tutti i veicoli. Che succederà quando, con il procedere dei cantieri, saranno chiuse via Valfonda e via Guido Monaco o quando i lavori interesseranno il viale Belfiore ? Insomma ci si prepara a croniche paralisi del traffico e a misure improvvisate (come la imminente riapertura al transito veicolare di piazza Beslan) per realizzare il project financing di due linee tranviarie radiali che, andando a convergere nella zona Stazione, aumenteranno la congestione, destrutturando il servizio di trasporto pubblico e cambiando i connotati di una zona cruciale
SOLUZIONI SOTTERRANEE PER IL CENTRO STORICO
Poiché il sistema “Sirio” adottato per la tramvia di Firenze non è adatto ad inserirsi nel tessuto compatto ed irregolare del Centro storico, riemerge periodicamente la tentazione di attraversarlo in galleria per soddisfare “a posteriori” quello che doveva essere l’obbiettivo della prima ora: realizzare una linea diametrale da est a ovest con frequenze e velocità adeguate, servendo il centro e collegandolo alle espansioni moderne. Il più recente di questi studi di tram sotterraneo presentato nel 2014 dalla “Prometeo Engeneering” consisterebbe in un percorso sotterraneo di 3,5 km che scendendo lungo via Circondaria, sottopassa il torrente Mugnone all’altezza della futura stazione dell’Alta Velocità nella zona degli ex Macelli, prosegue per Fortezza, Unità, Repubblica, S. Croce  risalendo poi in superficie sul Lungarno Pecori-Giraldi. Il vettore sarebbe sempre il “Sirio” adattato  in parte per uso sotterraneo; tale tracciato compare anche nel Piano Strutturale, dove si prevede una diramazione (in sotterraneo) dalla fermata  di Piazza della Repubblica per Piazza della Libertà, Viale Don Minzoni, Campo di Marte e Rovezzano.
                                                                                  

A fine aprile 2015 è uscito il bando per lo studio di progettazione preliminare del sotto attraversamento del Centro storico, il cui impegno economico dovrebbe essere attualmente all’esame del Cipe (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) per la valutazione preliminare. 100 milioni di euro sono stati messi a disposizione dal decreto “Sblocca Italia” (gran parte dei quali destinati alla Linea 4) per coprire le spese di progettazione dell’infrastruttura sotterranea. C’è anche un’ipotesi B, che correrebbe al di sotto dei Viali, raggiungendo piazza della Libertà tramite il percorso Valfonda-Strozzi-Lavagnini, per poi unirsi alla linea 3.2 (Rovezzano-Bagno a Ripoli). Tecnicamente si seguirebbe in questo caso il modello Karlsruhe, la città tedesca, “con un meccanismo di scavo molto meno impattante, senza chiudere al traffico”, come in passato aveva dichiarato il sindaco Nardella. Al momento però non è stata presa alcune decisione e l’incertezza domina sovrana.
Occorre infatti considerare la complessità tecnica, i costi e i tempi di costruzione, soprattutto considerando la difficoltà di scavare a deformazione zero sotto i monumenti di Firenze, per non parlare della compatibilità con gli altri scavi programmati: il tunnel ferroviario per l’Alta velocità e la stazione Foster nell’area degli ex Macelli. Nel Piano Strutturale di Firenze in sostanza coesistono soluzioni  tranviarie tra loro alternative visto che la Linea 2 di superficie (T2.0.SU) convive con quella sotterranea (T2.2.SO).
Facendo di necessità virtù i tecnici del Comune dichiarano infatti di poter utilizzare lo sdoppiamento della Linea 2 all’altezza della stazione Foster dell’AV per procurarsi un collegamento rapido con la stazione di S.M. Novella. In altre parole la tramvia urbana sostituirebbe il “people mover”, costringendo i passeggeri in transito ad un avventuroso trasbordo. Anche il proseguimento di superficie della Linea 2 fino a piazza S. Marco coesiste nelle previsioni di piano con il percorso sotterraneo, rivelando grande indeterminatezza e sovrapporsi di programmi tutte a spese dell’area tutelata da UNESCO.
Gli scriventi dichiarano di non perseguire fini politici o vantaggi personali ma di agire ai sensi del Capo IV° A (Le suivi réactif n°172 <Informations  reçues d’autres sources>), e chiedono di poter ricevere comunicazioni in merito alla Vs. iniziative, ai sensi delle norme sul Diritto all’Accesso e alla Trasparenza, avendone titolo come cittadini di Firenze e come tecnici qualificati chiedono di poter essere Vostri referenti ed interlocutori in questa specifica questione.
Chiedono infine che si dia seguito alle procedure previste per l’iscrizione del Sito di Firenze fra quelli in pericolo.


mercoledì 20 aprile 2016

116 GLI INDAGATI PER IL CENTRO ROTTAMAZIONE FERRALE DI FIRENZE

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/04/19/news/a_firenze_maxi_inchiesta_sui_rifiuti_116_indagati_per_il_centro_di_rottamazione_modello_-137991650/

 Tra gli indagati compaiono anche i vertici di partecipate comunali come Quadrifoglio spa, con i legali rappresentanti Giorgio Moretti e Livio Giannotti - per aver conferito a EcoFirenze almeno 35 veicoli a motore da rottamare -, e come Silfi spa con il legale rappresentante Andrea Bacci, per il conferimento di due veicoli in disuso. Indagati anche responsabili della società Scaf, che svolge pure attività di custodia giudiziaria - come evidenzia la procura - e un vigile urbano di Fucecchio. Alcuni indagati sono accusati di aver organizzato trasporti via nave in Africa di rifiuti speciali: uno di 26 tonnellate di rottami da autodemolizione dal porto di La Spezia a Casablanca (Marocco); un altro di 11 tonnellate di rifiuti speciali da Livorno a Dakar, in questo caso con documenti falsi che li facevano passare per ricambi di auto (invece erano materiali acquistati dalla società Pianigiani Rottami di Siena).
L'avviso di conclusione indagini è stato notificato agli interessati. A fine inchiesta, condotta da Forestale, Polizia provinciale e Arpat, sette responsabili della Ecofirenze devono rispondere di associazione per delinquere e falso: la società - afferma in buona sostanza la procura - era provvista di autorizzazioni delle Province di Firenze e di Prato ma al di là di questo le persone indagate, con ruoli-chiave all'interno di EcoFirenze, avrebbero costituito una struttura stabile e organizzata per la gestione integrale abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti di vario tipo così da avere il maggior numero di clienti possibile, abbattendo i costi di smaltimento e trattamento. Tra i rifiuti, i veicoli a fine uso da demolire e loro componenti meccaniche inquinanti tra cui motori, organi di trasmissione, coppe dell'olio e ricambi.

giovedì 25 febbraio 2016

IDA PER L'ITALIA

  • Difendere l'ItaliaÈ morta Ida Magli, qualche giorno fa

La sua somparsa lascia un vuoto nel mondo dell'antropologia culturale e della filosofia italiana
Ida Magli è stata la più grande antropologa italiana,femminista, studiosa di fama mondiale, una mente da premio Nobel e pubblicazioni tradotte in molte lingue. Però si era macchiata di una grave colpa. A partire dagli anni Novanta, aveva infatti osato imboccare la strada del “non politicamente corretto
I media  hanno passato sotto silenzio la morte di Ida Magli. Quasi un ordine  impartito dal quel potere mondialista che lei aveva definito “laboratorio per la distruzione”. Una sorta di “damnatio memoriae” nell’era della comunicazione di massa.
IERI  è stata celebrata la morte di Umberto Eco un  uomo politicamente e culturalmente corretto .Ai suoi funerali erano presenti cariche dello STATO, il tutto è stato trasmesso dalle tv nazionali con una gran folla accalcata nel cortile del castello sforzesco con tanti abbracci e strette di mano; un giorno quella massa di gente potrà dire:- sì lì cero  anchio-.
La sua eredità politica e culturale si srotola tutta allinterno dell editoria italiana e nelluniversità.Una delle sue scelte più importanti è stata quella di lasciare il gruppo editoriale della famiglia Berlusconi; questa decisione ha probabilmente origine nelle posizioni che Eco prese durante il ventennio del Cavaliere. Come garante di Libertà e Giustizia,UMBERTO ECO fu sempre in prima fila nel denunciare gli eccessi politici e personali del premier. "Noi credevamo che il nostro presidente del Consiglio avesse con Mubarak in comune solo una nipote, ma invece ha anche il vizietto di non voler dare le dimissioni" diceva nel 2011 a Firenze.
INTUITO GENIALE, INFATTI DI Lì A POCO ECCO ARRIVARE MARIO MONTI AL GOVERNO……..

IDA MAGLI INVECE COSA CI LASCIA? L’AMORE PER L’ITALIA E GLI ITALIANI ED E’ PER QUESTO CHE METTEVA IL CUORE IN OGNI RIGA CHE SCRIVEVA
e in ogni frase che pronunciava. Le sue indagini rigorose, un coraggio da leone, l’arma acuminata della parola, e un amore sconfinato per la civiltà italiana, per il nostro genio creativo: così ha combattuto il regime oscuro che ci domina tutti. Per gli italiani, progettava la fuga dalle carceri orwelliane. In fondo, non ha mai smesso di credere che prima o poi qualcosa di buono sarebbe accaduto. Nonostante sia rimasta delusa prima dalla sinistra, poi dalla destra, infine dai 5 stelle. Avrebbe imbracciato volentieri il fucile, se ancora ne avesse avuto la forza. E forse, seppure anziana, quella forza l’avrebbe trovata davvero. Perché, da antropologa, si rendeva conto che la nostra cultura era un dono troppo prezioso per non preoccuparsi di tutelarlo. Millenni di splendore intellettuale arenato sulle secche dell’usura, e del malaffare: un epilogo tanto tragico non poteva accettarlo. Allora correva ai ripari, a caccia di argomentazioni affilate e immagini efficaci, per spiegare la tempesta che le attraversava l’anima. Sin dall’inizio strenua avversaria di Maastricht, aveva ravvisato nelle scelte sciagurate ad opera dei governanti europei e dei loro cloni seduti al Parlamento italiano, il pericolo più grave per l’integrità di un popolo. Considerava infatti demenziale, autolesionista, e contro-natura la rinuncia alla sovranità territoriale e monetaria, condannava la perdita di identità culturale, guardava con diffidenza e sospetto alle ondate migratorie che soffocano il Vecchio Continente, era contraria al melting-pot globale e, per lei, “le missioni di pace” erano semplicemente guerre. E ora i suoi ragionamenti lucidissimi brillano come stelle che indicano ai naviganti la via per non sfracellarsi contro gli scogli.








giovedì 18 febbraio 2016

ADDIO MARE NOSTRUM



L’ITALIA CONTINUA A PERDERE, GRAZIE AI SUOI GOVERNANTI, PEZZI DI  SOVRANITA’. CEDERE AD ALTRI  “IL POTERE SOVRANO”  DEL POPOLO ITALIANO  E’ DIVENTATO  IL NUOVO SPORT .TUTTO  E’ INIZIATO CON LA DEINDUSTRALIZZAZIONE FORZATA PER ARRIVARE ALLA SVENDITA E PRIVATIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ ECONOMICHE PUBBLICHE E SERVIZI  DI  STATO. LA PERDITA DELLA SOVRANITA’ MONETARIA  E’ STATA  LA BOTTA FINALE, COSI’ SEMBRAVA. INVECE……” LA COSA” NON E’ FINITA….. 
Il 21 marzo 2015, i Ministri degli Esteri di Italia e Francia hanno concluso un clamoroso accordo che prevede la cessione di enormi porzioni di territorio marittimo a nord della Sardegna. Gli incontri bilaterali erano iniziati nel 2006 con Prodi e si sono svolti nel completo segreto dei media e del Parlamento. A farlo venire alla luce è stata la vicenda dei pescatori sardi e liguri, fermati dalle autorità francesi per sconfinamento marittimo, i quali ora si lamentano di aver perso una zona redditizia per la loro attività ittica. Per il Parlamento italiano l'accordo però non è ancora entrato in vigore, perché non ancora ratificato a Roma

Di segreto c’è ben poco, visto che le foto della firma del trattato e la cartina dei nuovi confini sono stati pubblicati sul sito del Service hydrographique  et océanographique de la Marine (Shom), che si occupa della materia per conto del ministero degli esteri francese, e che il Parlamento francese lo ha già ratificato. Il problema è che il trattato di Caen al Parlamento italiano non ha nemmeno iniziato l’iter di ratifica e che nessun parlamentare italiano si era preso la briga di capire cosa avessero firmato quasi un anno fa Fabius e Gentiloni in Bassa Normandia, almeno fino a che non è stato fermato il peschereccio ligure e poi rimandati indietro quelli sardi. I pescatori liguri avevano accusato la Gendarmerie francese di comportamento piratesco e anche la Guardia Costiera e la Regione Liguria dicono di non essere state informate del trattato sui nuovi confini marittimi. E’ quindi scoppiato un caso diplomatico e politico sulla cessione di questa porzione di Mar Ligure, ricca di risorse ittiche, alla Francia. L’eurodeputata del PD Renata Briano( anche essa all’oscuro del trattato), ex assessore all’ambiente della Liguria e facente parte della commissione pesca a Strasburgo, ha portato il caso fino al Parlamento europeo.


ECCO COME SI SONO SVOLTI I FATTI :
 Le autorità francesi, nel mese di gennaio, non ci hanno pensato due volte a fermare e sequestrare il peschereccio italiano “Mina” con tutti i danni economici per i proprietari della barca, diretti ed indiretti, derivanti da questa vicenda, sia per la cauzione che è stata pagata per il rilascio, sia per il mancato incasso del pescato.
A seguito dell'accaduto, ci sono state delle interrogazioni parlamentari che hanno fatto scoprire l'esistenza di un accordo internazionale bilaterale, tra Italia e Francia, già ratificato da Parigi,ma non ancora da Roma, tenuto fino ad ieri segreto all'opinione pubblica italiana, siglato il 21 marzo 2015 all'Abbaye aux Dames de Caen, in Basse – Normandie, dal Ministro degli esteri francese Fabius e da quello italiano Gentiloni per la cessione di porzioni di mare alla Francia al largo della costa sarda, verso la Corsica, guarda caso, proprio quelle aree notoriamente più pescose.
Precisamente, l'accordo per la ridefinizione dei confini marini fra Italia e Francia, prevede la cessione di mare ai Transalpini in cambio di altre aree marine. In particolare, la “Fossa del Cimitero”, (dove è stato fermato il peschereccio ligure) e un pezzo di mare al Nord della Sardegna, vanno alla Francia (sul versante settentrionale della Sardegna, il limite della Corsica passa, addirittura, dalle 12 miglia ad oltre 40 miglia), e, in compenso, l'Italia amplia la sua sovranità marittima nel Canale di Corsica, al largo delle isole d'Elba e di Capraia.
Tutto ciò è avvenuto senza la necessaria approvazione del Parlamento italiano e senza consultare le Regioni interessate.
I nostri confini sono cambiati, abbiamo perso decine di miglia di acque territoriali al largo delle coste della Liguria e della Sardegna. E forse anche in altre coste di cui ancora non sappiamo nulla. Non per un fenomeno geologico o per un atto ostile da uno Stato straniero. Della cessione di acque territoriali non è stato informato il Parlamento. E questo è un vulnus gravissimo per le nostre regole democratiche. L’Italia non è un PAESE con un uomo solo al comando, quanto meno non ancora nella situazione dove un dittatore può decidere di cedere ad un altro Stato un pezzo del proprio territorio. E una cosa del genere non avverrebbe neppure in nessuna delle monarchie occidentali, dove il re o la regina informerebbero certamente il primo ministro e il Parlamento chiedendo loro di esprimersi in proposito.
 STRANA QUESTA EUROPA CHE PRIMA ELIMINA LE BARRIERE FRA GLI STATI CON IL PRETESTO DEL LIBERO COMMERCIO E LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI E DELLE GENTI E NEL CONTEMPO PERMETTE ALLA FRANCIA IL CONTROLLO SULLE ACQUE MARINE PROLUNGANDO I CONFINI  DELLE ACQUE TERRITORIALI A DANNO DEL NOSTRO BEL PAESE. CHISSA’ SE POI FARANNO PAGARE UN BIGLIETTO D’INGRESSO ALLE NAVI CHE  DOVRANNO TRANSITARE PER QUELLE ACQUE?