sabato 20 ottobre 2018

A COLPI DI SPREAD

Folkerts Landau, capo economista di Deutsche Bank: l’Unione Europea usa la mazza da baseball per minacciare la virtuosa Italia

Folkerts Landau è economista capo della Deutsche Bank Londra ed interviene spesso, come commentatore della situazione economica e dei mercati, su Bloomberg TV. Il 18 ottobre nel suo intervento ha parlato anche di Italia, sempre sul medesimo canale.
L'articolo prosegue in:

Nel 2017 il surplus della bilancia commerciale italiana ha chiuso con un saldo positivo di 47,5 miliardi di euro. Il surplus resta dunque il terzo più alto all'interno dell’Unione europea.
NONOSTANTE QUESTI DATI POSITIVI,L'ITALIA  E' POSTA SOTTO ASSEDIO ED E' MINACCIATA DI DEFAULT ALLA FACCIA DELLA NOSTRA COSTITUZIONE;UN VERO E PROPRIO RICATTO.
COSI' LA COMMISSIONE EUROPEA, VISTA LA VOLONTA' DI PROSEGUIRE DEL GOVERNO GIALLO-VERDE NEL SUO PROGRAMMA ECONOMICO E FINANZIARIO ,MUOVE I SUOI PEZZI DA NOVANTA PER IMPEDIRNE LA MANOVRA :
Moody's declassa l’Italia e boccia la Manovra
L’agenzia di rating ha rivisto al ribasso di un gradino il rating sul Paese portandolo a Baa3 da Baa2, a un solo gradino dal rating "junk" (spazzatura).

IL BRACCIO DI FERRO CONTINUA. OCCORRE IL SOSTEGNO DEL PAESE AFFINCHE' SIA RISPETTATA LA VOLONTA' DI POTER DECIDERE DEL NOSTRO FUTURO.








sabato 6 ottobre 2018

PRONTOOO?....... ROMAAAA?


UNA TELEFONATA PARTICOLARE

M: “Caro Sergio, sono Mario! Come stai?”
S: “E come?…..( sospiro)…non lo immagini?”

M: “Beh, era una domanda solo formale, solo un… how are you… come dicono gli inglesi, tanto per cominciare, che poi non gliene frega niente di come stai o non stai. Sorry Sergio. Dunque vengo al punto: ci parliamo al telefono o devo venire a Roma?”

S: “Meglio se vieni, mercoledì,  si parla meglio, riservatamente.”

M: “Ma se poi sui giornali passa la notizia riservata?”

S: “Nooo, passi dal retro, darò ordini severissimi, che stiano tutti  allertati e ammucciati, e per  i giornali… nun ti prioccupari, lu sacciu ju cuosa fari. E poi , su fatti mia! Piuttosto: hai parlato con Pierre?”

M: “ Certo, semo pronti, li famo neri. Tu firma, firma pure quer pezzo de carta quanno te lo porteno….”

S: “ Ma come, se lo firmo …..”

M: “ Ma come te lo devo da ddì! Qua semo pronti, inteso?”

S: “ ‘Ntisu….. ‘ntisu…(… sta mi…….)”
Click.
Click.
Tuut…tuut….


M: “ Allò Pierre,  sono tornato da Roma, sì gli ho parlato, sì, siamo intesi che lui firma e poi partiamo noi. Intanto giornali, radio, televisioni, web, tutti sparano a zero, SI’…(…. azz……) SI’ SI’ SI’…. T’ho detto SI’!!! Anche Famiglia Cristiana!!”

P: “ Et la gauche?”

M: “ Ma te pare………. Scusa…..quelli so’ de noantri…….QUELLI SONO DALLA NOSTRA PARTE… SI’! Dimmi di Jean Paul…….sbanda? E come sbanda? Ahhh……vabbé, ma  deve stare attento…. No, il Barolo non glielo mando più, deve mettersi in testa… anzi, in bocca solo acqua,  WATER, occhei? NO! MANCO  ‘NA BIRA! Sergio? Mi ha chiamato per dirmi che ha firmato, sì, ha capito benissimo e ……aveva capito benissimo. Quando ci siamo congedati  mi ha detto  “ UNNI MI CHIOVI MI SCIDDICA”……ora traduco:  dove mi piove mi scivola, nel senso che ……bene, hai capito. CHI??. Aaaah.. sì,………( ma li mortac…..) passamelo, passamelo….

J.P.:” Marioò?  Nous avons   LE SPREAD!! Oui !! En marche !! comme dit Emmanuel !! Ah,ah,ah ! Bon, salut ! santé ! Come se dice en italiano, alla salute ?...Noooo, la matina solo un poco di Perrier  qualche  Eau de Vichi….(….alors mer…….italien aussi toi….tel quel  Salvin……) Bon, salut… ….ta gueule.”
Click
Click

Tuuut…..Tuuut
( traduzione simultanea)

P: “ Valdis??? Qui  Pierre, ascolta, notizie dall’Italia… Sì, sono un pochino preoccupatino. Da qualche parte, qualcuno dice che se per caso quelli, che sono morti…. Sì,   sìsìsìsì…….occhei.  Quelli,  che sono morti e stramorti, forse non lo sono mica tanto.   Pare che non gliene fott….cioé non gliene importi una maz…..niente, non gliene importi niente. ………Come perché?? E te lo…..e te lo spieg….e te lo spiego io se mi lasci parlare. Lo so che ci sono i russi che ci spiano nel telefono…..MA SI’ ANCHE GLI HACKER maledetti loro! Però te lo devo dire suuubito. Dunque, domanda: e se gli italiani emettessero di nuovo buoni garantiti dallo stato  per finanziare le imprese e le opere pubbliche????............guarda, guarda che quelli i soldi li hanno, e più di noi!! Certo che li hanno ancora!! Le banche…..ma hai visto che …..anche l’oro, no, non  gli abbiamo portato via quasi niente. Certo……….MA CERTO!! Quelli si ricomprerebbero il DEBITO!! E sai dove ce lo metteranno lo SPREAD?????? Perderemmo il controllo!! Ogni possibilità di ricattarli!! Alla fine……..sì! e faranno anche questo: presterebbero soldi alla Grecia, SI’ ai loro amici e fratelli imbroglioni e parassiti! UNA FACCIA, UNA RAZZA! Hai capito…….ma certo….taglierebbero l’erba sotto ai nostri piedi, ci inonderebbero di nuovo con i loro prodotti . ……noooo, macchéeee…….non sono morti. Prima,  CON QUEGLI ALTRI, TUTTI GLI ALTRI, gli abbiamo portato via industrie, comunicazioni, perfino il latte, le mucche, i pomodori pelati…..no,  la Nutella non c’è stato niente da fare, no, i cinesi ci provano….no, anche i barconi…….telo dico io: se quelli si liberano dallo SPREAD noi siamo fottuti. Come? far cascare un aereo?? Di nuovo?? Un altro?? Un ponte?? Ma quello è già cascato….nooooo, iiii…iiiiiiiooo io non ne so niente, giuro! Giurin giuretto.  Sei preoccupatino anche tu? Sì, anche Emanuel……….certi cazzzz……..!”


V: “….Mne eto vs’e Osto’eblo…..” Clik.  
“krx§##hh**##ss§ZZ^^ZZwrrrr”
( difficoltà del traduttore simultaneo) Click.






PONTE MORANDI

1974 Italicus attentato al treno rapido 904


 
domandatevi chi ha distrutto L'IRI?


L'UNICO RIMEDIO ALLA CRISI

martedì 2 ottobre 2018

IL PONTE MORANDI


La sequenza del collasso del ponte nella Relazione Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 


La Relazione Ministeriale non risponde sulla causa del crollo del Ponte Morandi e neppure sulla dinamica del crollo stesso; la ricostruzione della dinamica farebbe luce su tutto. Nella relazione si dice che gli Ispettori ministeriali non hanno avuto accesso alle registrazioni video in possesso della procura di Genova e, disponendo solo delle foto presenti  in rete ( pare incredibile ma lo Stato è ridotto così)  si comprende come la Relazione contenga solo ipotesi, valide o meno non si può dire. La Relazione altro non è che un controllo su tutti i documenti di ASPI  ( Autostrade) relativi alla manutenzione del Ponte, ovvero sul tema asserito della mancata o insufficiente manutenzione. Nella Relazione si parla di cause e si affaccia l’ipotesi di “concause”. Ma è evidente che d’ora in poi lo Stato DEVE vigilare sulla sicurezza delle infrastrutture in ben altro modo, almeno per poter disporre autonomamente di documenti/ video/immagini propri, senza dover attendere alcuna autorizzazione, visto che le infrastrutture esistenti le hanno pagate i cittadini, anche quelli che ci muoiono sopra e sono beni di importanza strategica nazionale.
Nell’articolo precedente abbiamo dato una descrizione della struttura portante : due elementi distinti per funzioni ma collaboranti ( pilone centrale e cavalletto porta stralli); terzo elemento è la campata ( impalcato a cassone) sorretta in parte dal pilone centrale ( per mezzo di 4 +4 puntoni), e in parte sorretta  dagli  stralli  passanti sulla cima del cavalletto. Il quarto elemento sono gli impalcati a tampone.
Dalle fotografie del luogo e delle macerie sono state selezionate alcune immagini utili a ricostruire qualcosa in merito alla dinamica dell’evento
Abbiamo alcune immagini degli effetti del crollo dell’impalcato Ovest, da cui si può capire che l’impalcato è “come sprofondato” sui puntoni che si vedono “come sbriciolati”.


Ad est le cose sono andate molto diversamente: i puntoni sono troncati di netto e la campata è “ come volata via “ con i monconi di 4 puntoni ancora infissi, capovolta. Questo parrebbe essere avvenuto se il crollo avesse avuto inizio ad ovest: di conseguenza la struttura ad est potrebbe essersi sbilanciata in maniera elastica,  “volando”. 





Ad ovest è successa una cosa, ad est un’altra, questo è innegabile ed è descritto nella Relazione MIT, è pubblico e fotografato.
Poi si vede che il grande cavalletto si abbattuto  verso sud, direzione mare ( la grande V rovescia a monte  resta  visibile, spezzata, sul pilone centrale) mentre l’altra deve aver ceduto per ultima sempre verso mare, la si vede cadere nel filmato con lo strallo attaccato alla cima .


Ora si riporta la testimonianza, come stampata dal New York Times, del Vigile del fuoco D.C. coinvolto nel crollo e precipitato nel Polcevera con la sua auto, ed il parere di Gary J. Klein ingegnere  :
In quella mattina d’estate di pioggia fitta, Davide Capello, un vigile del fuoco fuori servizio, era appena uscito dal tunnel sul ponte principale di Genova quando sentì un rumore basso e sordo intorno alla sua macchina. Non gli sembrava un tuono. Il signor Capello, 33 anni, guardò in alto e vide un’enorme nuvola di polvere bianca alzarsi in mezzo alla nebbia e alla pioggia. Una macchina bianca, 20 o 30 metri davanti a lui, sembrò sparire nel vuoto. Frenò di scatto, ma il vuoto continuava ad avanzare verso di lui, mentre la strada crollava, pezzo per pezzo, come un precipizio affacciato sull’oblio”.
“Non c’è niente di più impreciso del provare a valutare le condizioni dei cavi interni,” dice Gary J. Klein, membro dell’Accademia Nazionale di Ingegneria degli Stati Uniti, organo che studia i cedimenti strutturali, e vice presidente dello studio di ingegneria ed architettura Wiss, Janney, Elstner a Northbrook, in Illinois. “E’ una scienza assai imperfetta.” Dato che la debolezza potrebbe trovarsi in qualsiasi punto della struttura, dice Klein, “Devi essere nel punto giusto al momento giusto, e quindi sono molto scettico sull’accuratezza di stime simili”. https://www.ilpost.it/2018/09/10/genova-ponte-morandi-new-york-times/


Da qui partono le domande a cui finora non sono state date risposte adeguate anche perché dapprima è partita la raffica sul “cedimento degli stralli” e relative ricostruzioni virtuali circolate, tutte smentite però dalla sequenza della dinamica così come è documentata dalle fotografie,  e ricostruzioni virtuali che  sono basate su idee, non già sulla realtà fotografata e non smentibile. Ora siamo al cedimento dell’impalcato: ma perché abbia ceduto non è dato sapere con esattezza. Perché?
Seconda domanda: l’ enorme nuvola bianca che si elevava ad ovest sotto un vero e proprio diluvio, descritta dal Vigile del fuoco, in una giornata assolutamente buia e senza vento, era causata dallo schianto di un impalcato “ a cassoni”, sostanzialmente semivuoto, o più verosimilmente dallo sbriciolarsi dei 4 puntoni di sostegno tutti in cemento pieno ?
Terza domanda: i puntoni si sono sbriciolati PRIMA O DOPO  che la campata gli crollasse sopra? L’ipotesi che i puntoni ovest si siano sbriciolati DOPO, a causa della caduta dell’impalcato è contraddetta dal diverso comportamento  dei puntoni est che hanno avuto una diversa resistenza. Pare che resti non esplorata l’ipotesi dell’improvviso cedimento dei puntoni ovest, ridotti in frantumi PRIMA CHE TUTTO AVVENISSE, con la conseguente enorme nuvola di polvere bianca, un tuono che non era un tuono, uno spostamento d’aria che ha fatto volare per dieci metri un testimone che transitava sotto al ponte. Qui ci si ferma in attesa di risposte a tutti questi interrogativi.
Resta il parere dell’Ingegnere Gary J. Klein sulle indagini a posteriori  relative alle condizioni dei cavi interni: li troveranno per forza tutti deformati, lo si sa in anticipo.

 

lunedì 1 ottobre 2018

FAKE NEWS: SIAMO 50.000 !!!!!

IN PIAZZA DEL POPOLO ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DEL PD ERANO 4 GATTI SBANDIERATORI TUTTI SOTTO AL PALCO!!!!!!!!

ECCO LA VERITA':

 


SONO DUE RIPRESE : LA PARTE SUPERIORE E' RIPRESA DA SOTTO IL PALCO COME TRASMESSA IN TV. LA PARTE SOTTOSTANTE E' UNA RIPRESA DALL'ALTO E MOSTRA LA PIAZZA SEMIVUOTA. 

venerdì 21 settembre 2018

DOMANDE SU UNA QUESTIONE APERTA

COME E PERCHE’



http://www.iltabloid.it/2018/09/03/crollo-ponte-morandi-siviero-il-ponte-non-poteva-crollare-da-solo.html
Crollo Ponte Morandi, Siviero: “Il ponte non poteva crollare da solo, valuto ipotesi esplosione”.
“Le modalità di crollo di quel ponte mi sono sembrate strane. Visto che lo conosco bene, è impossibile che sia crollato da solo. E’ crollato con carico zero, con trenta macchine sopra. Ho individuato come una delle cause del crollo il puntone inferiore, che potrebbe aver ceduto. Sto facendo ancora varie ipotesi. Non è che porto l’ipotesi del crollo per un’esplosione come sicura, io dico solo che è compatibile. Se crolla da solo vorrebbe dire che c’è un’incapacità di capire i deterioramenti. Ma un conto è il deterioramento e un conto è che un ponte crolli da solo, senza dare prima delle avvisaglie.” Poi ancora: “La nuova Venezia 30 agosto”:
«Precipitata una parte del pilone e ciò fa pensare a una manomissione». 
Ma il procuratore Cozzi: «Restiamo seri». 
Autostrade si dissocia: “ Non parla a nome nostro.” 

Cerchiamo di capire la struttura del ponte dalla sua base.
 il PILONE, o pila centrale: la fondazione del ponte raggiunge la roccia a 40/45 metri di profondità, con 62 pali di fondazione aventi un diametro di m.1,50. In tutto 2666 mt. di pali di sottofondazione. La pila consta di 16 pilastri  su cui è posta una  platea di notevole spessore,  da cui si dipartono 8 puntoni  diagonali (  4 a dx e 4 a sin.) che reggono la campata orizzontale  centrale;  sono raccordati  (  dx e sin ) da travi orizzontali. Questa struttura è indipendente dal grande cavalletto a V rovescia : gli 8 puntoni sono la struttura che porta le travate della campata centrale; il cavalletto a V rovescia ha il compito di sostenere gli “sbracci” oltre a ciò che è retto dai puntoni. Gli stralli sono strutturalmente continui, passanti per il vertice della V rovescia che è un vero e proprio cavalletto.
 Le due strutture, pila e cavalletto,  sono indipendenti e hanno funzioni differenziate, ma insieme collaborano all’equilibrio della struttura. 
 L’attenzione da un mese a questa parte è concentrata sulla tenuta degli stralli, ovvero sul loro cedimento, mentre una sola voce autorevole e competente è intervenuta ad ipotizzare che il cedimento della struttura possa aver avuto origine al di sotto della sede stradale, ovvero dal “ venir meno di uno o più puntoni”. 

 
 schizzi dimostrativi dell'ipotesi e degli effetti

 Perché il Procuratore Dott. Cozzi dichiara di fronte ad un Docente di Costruzioni di Ponti ( Prof. Siviero)”restiamo seri”,  come se un Magistrato fosse più competente di uno che progetta ponti ed insegna a progettarli? Ha mai cercato di capire la statica del ponte? 

i piloni troncati

Per chi  volesse guardi bene le fotografie e i disegni, poi legga la RELAZIONE ORIGINALE del progetto  PUBBLICATA DA DOMUS:

 SPERIAMO CHE LE INDAGINI IN CORSO NON ESCLUDANO IPOTESI E MODALITA' INQUIETANTI.

martedì 11 settembre 2018

NO ALLA CHIUSURA DELLA STORIA E SPIRITUALITA’ DI FIRENZE


Manifestare per San Marco


Un discreto numero di fiorentini ha manifestato pubblicamente per le strade di Firenze la richiesta che la Basilica di San Marco non venga parziamente chiusa al culto ed i Padri Domenicani non lascino lo storico Convento. Il 10 settembre un piccolo corteo si è mosso da Piazza San Marco verso l’Arcivescovato per proseguire fino alla Chiesetta di San Procolo, dove in tempo di guerra Giorgio La Pira radunava i poveri fiorentini per offrire loro S. Messa, minestra, pane e piccoli fogli di poesie e pensieri.
Quanta storia di fede e di civiltà in San Marco! Vi riposano Sant’Antonino Vescovo domenicano e Patrono, organizzatore delle grandi opere di carità cittadine, promotore degli affreschi dell’Angelico, della fede, della carità e della cultura umanistica. All’interno della Basilica riposano anche due grandi umanisti: Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino. E’stata la casa di Savonarola che da uno degli striscioni esposti nel corteo tuonava: “ Il Magnifico mi chiamò in San Marco, come osate chiudere il mio convento?”


Ma oltre ad essere stata la casa di grandi personaggi, anche La Pira diceva “ è la mia sola casa”, San Marco è la casa di tutti i fiorentini e di tutto il mondo, che può entrare ed essere avvolto dalla sua spiritualità. La costernazione e gli interrogativi tra i partecipanti, è accompagnata dalla incredulità: che si possa sopprimere un Convento, quindi privare la Basilica della  essenziale presenza dei Padri Domenicani  con tanta disinvoltura. Non va neppure dimenticato che la Basilica ed il Convento furono il centro dell’organizzazione che il Cardinale Elia dalla Costa formò per salvare tanti israeliti o comunque minacciati  dalla deportazione nazifascista, e quindi fu anche in questo senso una specie di “casa” per tutti.
Il timore è che, dimenticata la storia come un' inutile cianfrusaglia,  anche San Marco come Santa Maria Novella, Santa Croce e San Lorenzo, possa diventare un museo con i fedeli relegati in un angolino. Ci si domanda: ma non capiscono che questo è un duro colpo per la spiritualità cristiana?


Per quanto tempo ancora, chi professa la fede in Cristo, potrà sopportare di vedere le chiese ridotte a museo con ingresso a pagamento, dove non ci si può raccogliere e pregare in santa pace? Questa è una delle verità che non vanno taciute: non è vero che la verità è silenziosa mite e discreta e non fa rumore. La verità va testimoniata.
 Noi cittadini di Firenze abbiamo il dovere di non spezzare i legami con quel patrimonio di fede, di preghiera e di cultura penetrato nelle pietre del convento pietre che la storia l’hanno vissuta grazie alla presenza dei frati domenicani. Senza di loro San Marco si trasforma in un contenitore vuoto. Se viene tolta la vita dal convento, quelle celle, che continueranno ad essere visitate, saranno vissute solo come spazi museali e non esisterà più nulla di vitale: quel luogo è vivo se restano i frati di quell'ordine. Verso quale miseria spirituale ci dirigiamo? Vogliamo che i visitatori guardino le meraviglie affrescate dal Beato Angelico in quei locali solamente come opere d’arte?  La chiusura decretata dall'Ordine domenicano non è altro che un impoverimento della nostra vita spirituale.

venerdì 24 agosto 2018

LE CASCINE DI FIRENZE : UN DEGRADO TACIUTO


Ripubblichiamo il resoconto della passeggiata fatta dalla consigliera comunale Silvia Noferi insieme ad alcuni residenti esasperati apparsa qualche giorno fa sul quotidiano La Nazione.


Sollecitati contemporaneamente dalle segnalazioni di diversi cittadini ci siamo recati, io e Paolo R. (attivista) al parco delle Cascine sabato 11 agosto 2018, nel tardo pomeriggio, per verificare di persona la situazione.
Alcuni fiorentini, che preferiscono rimanere nell’anonimato per paura di rappresaglie (visto che hanno già avuto danni a due macchine), ci accolgono nel giardino della loro casa e ci raccontano il degradare della qualità della vita negli ultimi decenni: “Sempre peggio, ormai siamo rassegnati. Abbiamo scritto a tutti, al Sindaco, al Presidente di Quartiere ma nessuno si interessa di questo problema. Le Forze dell’Ordine quando le chiamiamo, ci rispondono che non possono fare nulla. Siamo rassegnati, abbiamo contattato anche l’estrema destra”. Ma qual è il problema? In questa parte delle Cascine, davanti all’ingresso dell’Istituto Tecnico Agrario e all’ufficio verbali della Municipale, dal sabato pomeriggio per tutta la notte fino alla domenica mattina, si riuniscono i peruviani che lavorano in città, molti dei quali come badanti.

Io e Paolo andiamo a vedere di persona, evitando di fare fotografie o filmati per non metterli in allarme.
Da lontano sembrano famigliole dedite a fare un picnic, tra musica e borse frigo, ma la situazione è leggermente diversa: sotto i vari gazebo, si intravedono bombole del gas di improvvisate cucine e tra i bidoni della spazzatura pieni di mosche si cucina pollo fritto.
I bidoni servono a nascondere i fornelli a gas, ma quando ci vedono avvicinare, i polli, gocciolanti d’olio, vengono frettolosamente messi dentro una borsa.
La musica, altissima già alle 18, diventerà sempre più alta nel corso della notte, quasi come il tasso alcolico degli astanti.
Paolo R. si insospettisce e chiede ad una signora che ci guarda torto se ha una birra da vendergli perché: “Ho sete, con questo caldo…”. La signora, tranquillizzata, apre una delle cinque borse frigo e ci vende una birra per due Euro e cinquanta; neanche troppo cara.

In quel momento realizziamo che tutti i gazebo, in realtà, sono delle bancarelle di un mercato abusivo: si trovano dolciumi, piatti tipici e tanta, tanta birra.
Tutto intorno, sudiciume sparso, la raccolta differenziata e non, evidentemente non fa parte della festa; ci penseranno gli spazzini del Comune domani.
I cespugli sul Fosso Macinante fanno da latrina e il cattivo odore si mescola a quello del pollo fritto. D’altra parte quel fiume di birra da qualche parte deve uscire…
Fin qui la situazione potrebbe facilmente essere gestita facendo abbassare la musica, mettendo dei bagni, impedendo la vendita abusiva di prodotti alimentari e di alcool anche a minorenni, cose ovvie. Invece nulla, sabato pomeriggio, nel pieno della festa dei peruviani che tutti a Firenze conoscono da anni, non si vede un agente nemmeno in fotografia.
I cittadini rimangono soli a sopportare il caldo agostano e la musica assordante che arriva dentro le loro case.


Ci spostiamo al Piazzale Del Re ed incontriamo Marta, una signora che ci ha scritto diversi messaggi; ci farà da guida all’interno del parco. Abita in via Paesiello e delle Cascine conosce tutto, è nata e cresciuta qui e da anni vi porta il cane a spasso. Andiamo tutti insieme nel Pratone dove c’è il centro anziani del Comune: musica e danze dei pochi fiorentini rimasti in città e nel parco. Ormai un vero e proprio presidio di quello che furono le Cascine frequentate dai residenti.
Paolo ci riprova, va al bar e compra una bottiglia d’acqua, neanche questa volta gli fanno lo scontrino. Sorride.
Tavolini e ombrelloni circondano la pista da ballo, dieci centrimetri più in là passa il nastro del primo improvvisato campo di basket, ce ne sono diversi e tanti ragazzi e ragazze di colore giocano; ai lati si trovano i soliti gazebo, tavolini da campeggio con le solite borse frigo. Tutto normale?
Una ragazza viene verso di noi con un piatto stracolmo di riso e (credo) frittata, le chiedo quanto costa ma non parla molto bene l’italiano e a gesti le faccio capire che non ho fame.
Veniamo a sapere che le reti per giocare a palla vengono messe la mattina presto e affittate ai ragazzi che vogliono giocare, senza ricevuta ovviamente.
Qui alle Cascine tutto sembra normale, tranquillo (almeno a quest’ora), come tutto, anche l’illegalità, riesce a diventare normale in questo pezzo di città abbandonata a se stessa.
Percorriamo a piedi il viale davanti alla Scuola di guerra aerea, praticamente trasformato in una latrina (purtroppo l’odore non si può fotografare) ed arriviamo alla rotonda dove abbiamo appuntamento con Enrico, un altro cittadino che mi ha scritto per denunciare lo stato di degrado del Parco.
Enrico accompagnato dai suoi grossi e dolcissimi cani, ci accompagna fino all’anfiteatro dove si ritrovano per lo più i fiorentini con i loro cani.
Qui gli “stranieri” non vengono a bivaccare, le macchine non possono entrare e portarci le borse frigo sarebbe troppo faticoso. Nemmeno in questa parte di parco sono presenti bagni pubblici.

I fiorentini si sono ritagliati il loro “pezzo” di parco, ma fino a quando c’è luce perché, dopo, il bosco passa in mano alla prostituzione. Ci raccontano di ragazzi soprattutto maschi giovanissimi, probabilmente minori, che si prostituiscono.
In questo momento sembra tutto regolare per cui torniamo a prendere la macchina parcheggiata davanti all’ex ippodromo Le Mulina, ormai completamente decadente. Notiamo un’ordinanza del Sindaco dei primi di luglio che prevede lo sgombero e la messa in sicurezza.
Il capannello di persone che ormai si è formato intorno a noi, ci racconta invece che all’interno dormono molte persone disperate.
In effetti mi ricorda molto la miseria che ho visto da poco in Africa. Sporcizia e disperazione hanno forse colori diversi, ma la sensazione di tristezza infinita che lasciano è la stessa a tutte le latitudini. Solo fa male vederla qui, a casa tua.
L’ippodromo ex Mulina è uno dei maggiori fallimenti di questa amministrazione che non ha saputo governare una grande occasione. Un problema che rimarrà in eredità a chi vincerà le prossime elezioni.
Netta è la sensazione, visitando questo parco, che al prossimo giro i fiorentini potrebbero finalmente cambiare un voto di tradizione.
Nonostante il silenzio tombale delle radio locali, dei maggiori quotidiani che celebrano i fasti del “Sindaco più amato d’Italia”, qui si respira voglia di cambiamento, le persone non leggono più i giornali: si guardano intorno e giudicano.
Ci spostiamo in macchina all’estremità opposta del parco, dove passa la tramvia, “il pezzo peggiore” a detta di Marta, che ci fa da guida e in effetti tutto sembra avvalorare le sue affermazioni.
Materassi nascosti nel bosco e lungo l’Arno, sporcizia tanta sporcizia, un tappeto di bottiglie e lattine che sta contendendo il posto al tappeto d’erba. Non bastano gli spazzini del giorno dopo, qualcosa rimane sempre, si stratifica, diventa parte del sottobosco.
Assembramenti di stranieri parlottano fra loro, Marta ha paura ad entrare: “Lì è pericoloso” dice.
Andiamo lo stesso, ci guardano strani, sospettosi, evitiamo di fare fotografie per evitare la rissa e camminiamo veloci, giusto per farci un’opinione. L’odore di escrementi non ci abbandona mai, ma forse, come dice qualche fazioso, lo sente solo chi è del M5S, gli altri devono esserne immuni.
La voglia di normalità di queste persone partite dall’Africa, illuse di trovare lavoro e accoglienza, la noti dai panni stesi ad asciugare sulle siepi, mentre accanto corre la fermata della tramvia.
Tutto normale, tranquillo, perfettamente inserito nel contesto del principale parco pubblico della città. I pochi fiorentini che arrivano fin qua sembrano dei fantasmi, bianchi e pallidi per le mancate vacanze, ignorano i panni stesi, evitano le bottiglie rotte, camminano veloci per raggiungere la nuova passerella che porta all’Isolotto.
L’indifferenza sembra prevalere. Forse è diventata abitudine, difficile capire.
È tardi dobbiamo tornare a casa e mentre raggiungiamo la macchina, Marta mi ricorda la bella vasca dove anche io andavo con i miei genitori quando ero piccola.
Mi dice che ora è meglio non andarci perché è diventata un gabinetto ma noi siamo venuti apposta per fare un tuffo nel degrado, siamo fatti così noi del M5S, ci piace vedere con i nostri occhi, non per sentito dire. “Andiamoci! Siamo venuti per documentare!” – dico io.


Eppure qualche giorno fa c’era stato un bliz delle Forze dell’Ordine, almeno così era stato pubblicato sul giornale. I materassi erano stati portati via, dice.
Il problema è che la povertà non si porta via con un’azione sporadica. Qui alle Cascine c’è una storia complessa, fatta di immigrazione clandestina, di illusioni mancate, di povertà estrema, di mancata integrazione, che la “Sinistra” che governa la città da decenni non ha MAI voluto vedere.
Il Parco delle Cascine è testimone del più grande fallimento del Sindaco Nardella e non solo suo, ma anche di coloro che lo hanno preceduto; è il risultato di una politica che non ha saputo adattarsi ai tempi ed ascoltare le esigenze di tutti, compresi i residenti.
Questo viaggio nella realtà cruda di chi non ha niente, mi è servito a capire meglio quali siano i problemi veri e la loro portata, ma mi ha costretta a pormi anche una fondamentale domanda: “Ma se in due ore venendo qui coi cittadini, ho constatato io, un tale degrado e una tale mancanza di rispetto delle regole, cosa fanno le Forze dell’Ordine, le Istituzioni, il Sindaco? Possibile che non siano al corrente?”
La risposta me l’ha data Marta, senza saperlo, stanotte, mentre non riuscivo a dormire pensando a quello che avevo visto; mi è tornata in mente una sua frase detta per inciso: “… mio fratello è carabiniere…”.
Questa è la risposta: le Forze dell’Ordine senza le decisioni della politica non possono fare niente ma i fiorentini chiederanno a questa Giunta cosa hanno fatto di concreto il prossimo maggio 2019.

Silvia Noferi