La sequenza del collasso del ponte nella
Relazione Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
La Relazione
Ministeriale non risponde sulla causa
del crollo del Ponte Morandi e neppure sulla dinamica del crollo stesso; la ricostruzione della dinamica farebbe luce su tutto. Nella relazione si dice
che gli Ispettori ministeriali non hanno avuto accesso alle registrazioni video
in possesso della procura di Genova e, disponendo solo delle foto presenti in rete ( pare incredibile ma lo Stato è
ridotto così) si comprende come la
Relazione contenga solo ipotesi, valide o meno non si può dire. La Relazione
altro non è che un controllo su tutti i documenti di ASPI ( Autostrade) relativi alla manutenzione del
Ponte, ovvero sul tema asserito della mancata o insufficiente manutenzione. Nella Relazione si parla di cause e si affaccia
l’ipotesi di “concause”. Ma è evidente che d’ora in poi lo Stato DEVE vigilare
sulla sicurezza delle infrastrutture in ben altro modo, almeno per poter
disporre autonomamente di documenti/ video/immagini propri, senza dover attendere alcuna
autorizzazione, visto che le infrastrutture esistenti le hanno pagate i
cittadini, anche quelli che ci muoiono sopra e sono beni di importanza
strategica nazionale.
Nell’articolo
precedente abbiamo dato una descrizione della struttura portante : due elementi
distinti per funzioni ma collaboranti ( pilone centrale e cavalletto porta
stralli); terzo elemento è la campata ( impalcato a cassone) sorretta in parte
dal pilone centrale ( per mezzo di 4 +4 puntoni), e in parte sorretta dagli stralli
passanti sulla cima del cavalletto. Il
quarto elemento sono gli impalcati a tampone.
Dalle fotografie del
luogo e delle macerie sono state selezionate alcune immagini utili a
ricostruire qualcosa in merito alla dinamica dell’evento
Abbiamo alcune
immagini degli effetti del crollo dell’impalcato Ovest, da cui si può capire
che l’impalcato è “come sprofondato” sui puntoni che si vedono “come
sbriciolati”.
Ad est le cose sono
andate molto diversamente: i puntoni sono troncati di netto e la campata è “
come volata via “ con i monconi di 4 puntoni ancora infissi, capovolta. Questo
parrebbe essere avvenuto se il crollo avesse avuto inizio ad ovest: di
conseguenza la struttura ad est potrebbe essersi sbilanciata in maniera
elastica, “volando”.
Ad ovest è successa
una cosa, ad est un’altra, questo è innegabile ed è descritto nella Relazione
MIT, è pubblico e fotografato.
Poi si vede che il
grande cavalletto si abbattuto verso sud,
direzione mare ( la grande V rovescia a monte
resta visibile, spezzata, sul
pilone centrale) mentre l’altra deve aver ceduto per ultima sempre verso mare,
la si vede cadere nel filmato con lo strallo attaccato alla cima .
Ora si riporta la
testimonianza, come stampata dal New York Times, del Vigile del fuoco D.C.
coinvolto nel crollo e precipitato nel Polcevera con la sua auto, ed il parere
di Gary J. Klein ingegnere :
“ In quella mattina d’estate di pioggia fitta,
Davide Capello, un vigile del fuoco fuori servizio, era appena uscito dal
tunnel sul ponte principale di Genova quando sentì un rumore basso e sordo
intorno alla sua macchina. Non gli sembrava un tuono. Il signor Capello, 33
anni, guardò in alto e vide un’enorme nuvola di polvere bianca alzarsi in mezzo
alla nebbia e alla pioggia. Una macchina bianca, 20 o 30 metri davanti a lui,
sembrò sparire nel vuoto. Frenò di scatto, ma il vuoto continuava ad avanzare verso
di lui, mentre la strada crollava, pezzo per pezzo, come un precipizio
affacciato sull’oblio”.
“Non
c’è niente di più impreciso del provare a valutare le condizioni dei cavi
interni,” dice Gary J. Klein, membro dell’Accademia Nazionale di Ingegneria
degli Stati Uniti, organo che studia i cedimenti strutturali, e vice presidente
dello studio di ingegneria ed architettura Wiss, Janney, Elstner a Northbrook,
in Illinois. “E’ una scienza assai imperfetta.”
Dato che la debolezza potrebbe trovarsi
in qualsiasi punto della struttura, dice Klein, “Devi essere nel punto giusto
al momento giusto, e quindi sono molto scettico sull’accuratezza di stime
simili”. https://www.ilpost.it/2018/09/10/genova-ponte-morandi-new-york-times/
Da qui partono le
domande a cui finora non sono state date risposte adeguate anche perché
dapprima è partita la raffica sul “cedimento degli stralli” e relative
ricostruzioni virtuali circolate, tutte smentite però dalla sequenza della
dinamica così come è documentata dalle fotografie, e ricostruzioni virtuali che sono basate su idee, non già sulla realtà
fotografata e non smentibile. Ora siamo al cedimento dell’impalcato: ma perché
abbia ceduto non è dato sapere con esattezza. Perché?
Seconda domanda: l’
enorme nuvola bianca che si elevava ad ovest sotto un vero e proprio diluvio,
descritta dal Vigile del fuoco, in una giornata assolutamente buia e senza
vento, era causata dallo schianto di un impalcato “ a cassoni”, sostanzialmente
semivuoto, o più verosimilmente dallo sbriciolarsi dei 4 puntoni di sostegno
tutti in cemento pieno ?
Terza domanda: i
puntoni si sono sbriciolati PRIMA O DOPO
che la campata gli crollasse sopra? L’ipotesi che i puntoni ovest si
siano sbriciolati DOPO, a causa della caduta dell’impalcato è contraddetta dal
diverso comportamento dei puntoni est
che hanno avuto una diversa resistenza. Pare che resti non esplorata l’ipotesi
dell’improvviso cedimento dei puntoni ovest, ridotti in frantumi PRIMA CHE
TUTTO AVVENISSE, con la conseguente enorme nuvola di polvere bianca, un tuono
che non era un tuono, uno spostamento d’aria che ha fatto volare per dieci
metri un testimone che transitava sotto al ponte. Qui ci si ferma in attesa di
risposte a tutti questi interrogativi.
Resta il parere
dell’Ingegnere Gary J. Klein sulle indagini a posteriori relative alle condizioni dei cavi interni: li
troveranno per forza tutti deformati, lo si sa in anticipo.
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