martedì 2 ottobre 2018

IL PONTE MORANDI


La sequenza del collasso del ponte nella Relazione Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 


La Relazione Ministeriale non risponde sulla causa del crollo del Ponte Morandi e neppure sulla dinamica del crollo stesso; la ricostruzione della dinamica farebbe luce su tutto. Nella relazione si dice che gli Ispettori ministeriali non hanno avuto accesso alle registrazioni video in possesso della procura di Genova e, disponendo solo delle foto presenti  in rete ( pare incredibile ma lo Stato è ridotto così)  si comprende come la Relazione contenga solo ipotesi, valide o meno non si può dire. La Relazione altro non è che un controllo su tutti i documenti di ASPI  ( Autostrade) relativi alla manutenzione del Ponte, ovvero sul tema asserito della mancata o insufficiente manutenzione. Nella Relazione si parla di cause e si affaccia l’ipotesi di “concause”. Ma è evidente che d’ora in poi lo Stato DEVE vigilare sulla sicurezza delle infrastrutture in ben altro modo, almeno per poter disporre autonomamente di documenti/ video/immagini propri, senza dover attendere alcuna autorizzazione, visto che le infrastrutture esistenti le hanno pagate i cittadini, anche quelli che ci muoiono sopra e sono beni di importanza strategica nazionale.
Nell’articolo precedente abbiamo dato una descrizione della struttura portante : due elementi distinti per funzioni ma collaboranti ( pilone centrale e cavalletto porta stralli); terzo elemento è la campata ( impalcato a cassone) sorretta in parte dal pilone centrale ( per mezzo di 4 +4 puntoni), e in parte sorretta  dagli  stralli  passanti sulla cima del cavalletto. Il quarto elemento sono gli impalcati a tampone.
Dalle fotografie del luogo e delle macerie sono state selezionate alcune immagini utili a ricostruire qualcosa in merito alla dinamica dell’evento
Abbiamo alcune immagini degli effetti del crollo dell’impalcato Ovest, da cui si può capire che l’impalcato è “come sprofondato” sui puntoni che si vedono “come sbriciolati”.


Ad est le cose sono andate molto diversamente: i puntoni sono troncati di netto e la campata è “ come volata via “ con i monconi di 4 puntoni ancora infissi, capovolta. Questo parrebbe essere avvenuto se il crollo avesse avuto inizio ad ovest: di conseguenza la struttura ad est potrebbe essersi sbilanciata in maniera elastica,  “volando”. 





Ad ovest è successa una cosa, ad est un’altra, questo è innegabile ed è descritto nella Relazione MIT, è pubblico e fotografato.
Poi si vede che il grande cavalletto si abbattuto  verso sud, direzione mare ( la grande V rovescia a monte  resta  visibile, spezzata, sul pilone centrale) mentre l’altra deve aver ceduto per ultima sempre verso mare, la si vede cadere nel filmato con lo strallo attaccato alla cima .


Ora si riporta la testimonianza, come stampata dal New York Times, del Vigile del fuoco D.C. coinvolto nel crollo e precipitato nel Polcevera con la sua auto, ed il parere di Gary J. Klein ingegnere  :
In quella mattina d’estate di pioggia fitta, Davide Capello, un vigile del fuoco fuori servizio, era appena uscito dal tunnel sul ponte principale di Genova quando sentì un rumore basso e sordo intorno alla sua macchina. Non gli sembrava un tuono. Il signor Capello, 33 anni, guardò in alto e vide un’enorme nuvola di polvere bianca alzarsi in mezzo alla nebbia e alla pioggia. Una macchina bianca, 20 o 30 metri davanti a lui, sembrò sparire nel vuoto. Frenò di scatto, ma il vuoto continuava ad avanzare verso di lui, mentre la strada crollava, pezzo per pezzo, come un precipizio affacciato sull’oblio”.
“Non c’è niente di più impreciso del provare a valutare le condizioni dei cavi interni,” dice Gary J. Klein, membro dell’Accademia Nazionale di Ingegneria degli Stati Uniti, organo che studia i cedimenti strutturali, e vice presidente dello studio di ingegneria ed architettura Wiss, Janney, Elstner a Northbrook, in Illinois. “E’ una scienza assai imperfetta.” Dato che la debolezza potrebbe trovarsi in qualsiasi punto della struttura, dice Klein, “Devi essere nel punto giusto al momento giusto, e quindi sono molto scettico sull’accuratezza di stime simili”. https://www.ilpost.it/2018/09/10/genova-ponte-morandi-new-york-times/


Da qui partono le domande a cui finora non sono state date risposte adeguate anche perché dapprima è partita la raffica sul “cedimento degli stralli” e relative ricostruzioni virtuali circolate, tutte smentite però dalla sequenza della dinamica così come è documentata dalle fotografie,  e ricostruzioni virtuali che  sono basate su idee, non già sulla realtà fotografata e non smentibile. Ora siamo al cedimento dell’impalcato: ma perché abbia ceduto non è dato sapere con esattezza. Perché?
Seconda domanda: l’ enorme nuvola bianca che si elevava ad ovest sotto un vero e proprio diluvio, descritta dal Vigile del fuoco, in una giornata assolutamente buia e senza vento, era causata dallo schianto di un impalcato “ a cassoni”, sostanzialmente semivuoto, o più verosimilmente dallo sbriciolarsi dei 4 puntoni di sostegno tutti in cemento pieno ?
Terza domanda: i puntoni si sono sbriciolati PRIMA O DOPO  che la campata gli crollasse sopra? L’ipotesi che i puntoni ovest si siano sbriciolati DOPO, a causa della caduta dell’impalcato è contraddetta dal diverso comportamento  dei puntoni est che hanno avuto una diversa resistenza. Pare che resti non esplorata l’ipotesi dell’improvviso cedimento dei puntoni ovest, ridotti in frantumi PRIMA CHE TUTTO AVVENISSE, con la conseguente enorme nuvola di polvere bianca, un tuono che non era un tuono, uno spostamento d’aria che ha fatto volare per dieci metri un testimone che transitava sotto al ponte. Qui ci si ferma in attesa di risposte a tutti questi interrogativi.
Resta il parere dell’Ingegnere Gary J. Klein sulle indagini a posteriori  relative alle condizioni dei cavi interni: li troveranno per forza tutti deformati, lo si sa in anticipo.

 

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