sabato 5 maggio 2018

RITROVARE FIRENZE


Alla ricerca della Firenze perduta e a nuova vita da restituire!
ponte del Romito

Mi spicco, in un sabato assolato, dalla rotonda del Romito, e attraverso il Ponte dal 2016 degli Alpini mi immetto sulla sopraelevata via caduti di Nassiriya: quest'ultima fa parte di un  pacchetto di opere accessorie per l'Alta Velocità, eseguite, pensate un po', solo 15 anni fa, che presenta ohimè il parapetto lato ferrovia  privo in gran parte delle lastre della cornice, in evidente stato di degrado.  Al termine della discesa ecco la postazione ecologica, indi il Piazzale Montelungo, dove si respirano per un tempo che sembra lunghissimo (e sono solo pochi minuti) gli effluvi  e le esalazioni di decine di bus extraurbani che qui sostano, spesso con i motori accesi, in attesa di ripartire con il loro carico di passeggeri, stipati sul marciapiedi  e  sotto l'unica pensilina, fino alla torre in laterizio che segna l'accesso alla rampa Gae Aulenti. Costruita quest'ultima per i mondiali di calcio "Italia 90" per collegare la Fortezza da Basso alla Stazione di S. Maria Novella, oggi  è divisa in un gate elettronico (E) a destra (accesso ai binari con biglietto ferroviario) e in un cunicolo stretto e transennato a sinistra che costituisce il  percorso pedonale per raggiungere il centro della città. 
palazzina Reale

Questo cunicolo, che si snoda attraverso il parcheggio delle Ferrovie,  immette su via Valfonda, poco prima della Palazzina Reale della quale non si può più godere la vista dell'esedra con la vasca e il gruppo statuario dell'Arno e la sua vallata: un'alta inferriata bianca  chiude infatti lo spazio scandito dagli ultimi grandi pini (affogati in cubi bianchi e altre installazioni), aperto sul piazzale  della stazione, lato Piazza Adua. 

selva di pali in p.za stazione

Quest'ultima, grazie alla costruzione delle recenti linee tranviarie, si è trasformata in una selva di pali neri (con il giglio in rosso) raccordanti una ragnatela di fili aerei, sospesi sui pochi, poveri alberelli, piantati in fretta e furia al posto dei grandi pini sui quali  stormi di storni neri disegnavano in inverno vivaci geometrie fantasmagoriche.  I pali neri e i fili  aerei (da ultimo oggetto da parte dei cittadini di aspre critiche, ma giudicati solo leggermente impattanti dall'ultima Missione Consultiva UNESCO/ICOMOS) si allungano fino a Piazza dell'Unità d'Italia (o Piazza Vecchia di Santa Maria Novella),  confondendosi con l'obelisco degli architetti Pini e Mazzanti  e  lacerando la sobrietà della facciata posteriore e del campanile di S. Maria Novella,  già ormai stabilmente guastati  dalla cartellonistica pubblicitaria (ora è il turno del manifesto Samsung) (vedi foto 1).  Attraverso la breve via degli Avelli (invasa dai turisti e dai venditori abusivi), che costeggia il Cimitero di Plaona,   
sempre pali

giungo in Piazza S. Maria Novella, dove un tempo si svolgevano le corse dei cocchi (gli obelischi segnavano il percorso), la Giostra del Saracino, il Giuoco del Calcio, ora privata della sua anima e arredata con panchine dal design a dir poco discutibile. Procedo veloce lungo il lato orientale della piazza tra folle di turisti in marcia nei due sensi  o sedute a ristorarsi nei diversi dehors (uno sguardo fugace alla facciata marmorea della Basilica, al Grand Hotel Minerva, alla loggia dell'antico Spedale di San Paolo)  e imbocco la  breve via del Sole, indi via degli Strozzi per giungere in Piazza della Repubblica. 
scavi in p.za Repubblica

Qui mi imbatto nei  lavori di  "Riqualificazione Piazza della Repubblica e via Pellicceria". Due cantieri chiusi da transenne e teli bianchi si allungano sui lati della Piazza invasi dai dehors dei caffè storici; ad occupare il restante spazio un piccolo luna park con una giostrina per bambini (e relativo  baracchino di manovra) tutta oro , lucine e ghirigori . Sul  lato occidentale domina maestoso  l'arco di trionfo dell'architetto Vincenzo Micheli sul quale  spicca l'iscrizione  "L'antico centro della città da secolare squallore a vita nuova restituito 1895", celebrativa piuttosto dello "sventramento" del centro storico,  una delle pagine più tristi della storia di Firenze!
Tra il 1888 e il 1895 caddero  sotto i colpi del piccone case, chiese, torri, logge medievali,  il Ghetto, il Mercato Vecchio, nonché le vestigia del  foro, dei templi, delle terme e delle abitazioni  della città romana: edifici e monumenti in parte illustrati nelle cartoline di Corinto Corinti, in parte conservati nei discutibili assemblaggi del cortile e del cortiletto dei Florentini ( Museo Archeologico Nazionale), in larga parte distrutti senza che se ne potesse conservare adeguata memoria.
ancora scavi

Durante gli attuali lavori di riqualificazione, subito sotto il lastricato ottocentesco, accanto ai resti della vecchia tramvia e dell'antica illuminazione a gas (vedi foto 2) ecco  tornare alla luce i resti della chiesa di S. Andrea con alcune sepolture, pozzi , cortili, cantine e case torri capitozzate nel cantiere meridionale;  le basi dell'antica loggia del Pesce, un grande edificio quadrangolare , le botteghe e la pavimentazione in cotto della piazza del Mercato Vecchio  nel cantiere settentrionale (foto 3). Un breve  saggio in profondità ha confermato l'esistenza di strutture romane a poco più di un metro dal piano attuale della piazza. Appena cominciati, ma già interrotti  gli scavi mirati a indagare la città distrutta! I due cantieri stanno per essere chiusi e la pavimentazione ripristinata  per permettere ai caffè storici che con i loro  dehors (al prezzo di  6000 euro ciascuno) occupano la Piazza, di portare avanti al meglio le loro attività commerciali. Ancora una volta la città ferita cerca di mandare segnali importanti e inequivocabili per riportare alla memoria  e quindi alla coscienza vie, piazze, monumenti e storie del passato (vedi anche la necropoli romana emersa in via Valfonda durante i lavori per la tramvia, o la fullonica in Piazza dell'Unità d'Italia, o ancora le vecchie botteghe in Piazza dei Ciompi),  ancora una volta la città  distratta (e impegnata a impiegare diversamente le risorse pubbliche) non sa e non vuole cogliere l'opportunità di proporre  e portare avanti un vero progetto culturale (basta per favore con le installazioni degli archistar o con l'organizzazione di eventi !) : tutti insieme, istituzioni pubbliche, operatori economici, cittadini,  uniti per una volta a domandare di conoscere la nostra storia. Una  storia da tramandare alle generazioni future, ma anche da raccontare, volendo, ad un turismo più selezionato e non a quelle orde  inconsapevoli e male educate che consumano la città, la mangiano, la bevono, non la fanno respirare. Sono passati quasi 30 anni dall'infausto epilogo degli scavi di Piazza della Signoria (ricoperti dopo gli ampi e circostanziati interventi effettuati tra il 1982 e il 1989), quando ancora una volta la città perse l'occasione di mettere mano alla ripavimentazione della Piazza, lasciando accessibili per il pubblico, con percorsi sotterranei attrezzati, alcune parti almeno del complesso archeologico ivi messo in luce: si affrontarono allora guelfi e ghibellini, cui si unirono le grida e i plausi di tanti studiosi e intellettuali italiani e non (molti protagonisti dell'epoca non ci sono più, mi piacerebbe, tuttavia, sentire  cosa pensano oggi quelli ancora sulla breccia), ma alla fine  prevalsero gli interessi di bottega dei tanti operatori  commerciali, infastiditi dai resti della città romana, dato che a parer loro i turisti erano attratti esclusivamente dalla "città dei Medici e degli Uffizi" (una miopia culturale tutta fiorentina nonostante in quegli stessi anni si concludeva brillantemente la "musealizzazione" delle fasi più antiche del Museo del Louvre, aumentandone così l'offerta culturale).
scavi in p.za Repubblica

“Non sospendiamo i lavori ma completiamo le opere dei cantieri attualmente aperti sulla base delle aree svicolate dalla Soprintendenza. Poi sulle altre zone interessate dal progetto di riqualificazione interverremo a ottobre in modo da liberare la piazza nel periodo estivo”. Così ha precisato in un comunicato qualche giorno fa l'assessore alla mobilità Stefano Giorgetti: gli archeologi, si sa , fanno saltare ogni programmazione, anche se si sapeva benissimo, e non da ora, quanto poteva celare il sottosuolo di Piazza della Repubblica; vediamo quindi  se  per una volta, unita, la città di Firenze torni a fare cultura, restituendo a nuova vita la città perduta, invece di subire le culture (o non culture) altrui.
Le premesse non sono molto incoraggianti, ma vale la pena  tentare!

Lucia Lepore
Archeologa



giostra in p.za Repubblica


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