sabato 6 ottobre 2018

PRONTOOO?....... ROMAAAA?


UNA TELEFONATA PARTICOLARE

M: “Caro Sergio, sono Mario! Come stai?”
S: “E come?…..( sospiro)…non lo immagini?”

M: “Beh, era una domanda solo formale, solo un… how are you… come dicono gli inglesi, tanto per cominciare, che poi non gliene frega niente di come stai o non stai. Sorry Sergio. Dunque vengo al punto: ci parliamo al telefono o devo venire a Roma?”

S: “Meglio se vieni, mercoledì,  si parla meglio, riservatamente.”

M: “Ma se poi sui giornali passa la notizia riservata?”

S: “Nooo, passi dal retro, darò ordini severissimi, che stiano tutti  allertati e ammucciati, e per  i giornali… nun ti prioccupari, lu sacciu ju cuosa fari. E poi , su fatti mia! Piuttosto: hai parlato con Pierre?”

M: “ Certo, semo pronti, li famo neri. Tu firma, firma pure quer pezzo de carta quanno te lo porteno….”

S: “ Ma come, se lo firmo …..”

M: “ Ma come te lo devo da ddì! Qua semo pronti, inteso?”

S: “ ‘Ntisu….. ‘ntisu…(… sta mi…….)”
Click.
Click.
Tuut…tuut….


M: “ Allò Pierre,  sono tornato da Roma, sì gli ho parlato, sì, siamo intesi che lui firma e poi partiamo noi. Intanto giornali, radio, televisioni, web, tutti sparano a zero, SI’…(…. azz……) SI’ SI’ SI’…. T’ho detto SI’!!! Anche Famiglia Cristiana!!”

P: “ Et la gauche?”

M: “ Ma te pare………. Scusa…..quelli so’ de noantri…….QUELLI SONO DALLA NOSTRA PARTE… SI’! Dimmi di Jean Paul…….sbanda? E come sbanda? Ahhh……vabbé, ma  deve stare attento…. No, il Barolo non glielo mando più, deve mettersi in testa… anzi, in bocca solo acqua,  WATER, occhei? NO! MANCO  ‘NA BIRA! Sergio? Mi ha chiamato per dirmi che ha firmato, sì, ha capito benissimo e ……aveva capito benissimo. Quando ci siamo congedati  mi ha detto  “ UNNI MI CHIOVI MI SCIDDICA”……ora traduco:  dove mi piove mi scivola, nel senso che ……bene, hai capito. CHI??. Aaaah.. sì,………( ma li mortac…..) passamelo, passamelo….

J.P.:” Marioò?  Nous avons   LE SPREAD!! Oui !! En marche !! comme dit Emmanuel !! Ah,ah,ah ! Bon, salut ! santé ! Come se dice en italiano, alla salute ?...Noooo, la matina solo un poco di Perrier  qualche  Eau de Vichi….(….alors mer…….italien aussi toi….tel quel  Salvin……) Bon, salut… ….ta gueule.”
Click
Click

Tuuut…..Tuuut
( traduzione simultanea)

P: “ Valdis??? Qui  Pierre, ascolta, notizie dall’Italia… Sì, sono un pochino preoccupatino. Da qualche parte, qualcuno dice che se per caso quelli, che sono morti…. Sì,   sìsìsìsì…….occhei.  Quelli,  che sono morti e stramorti, forse non lo sono mica tanto.   Pare che non gliene fott….cioé non gliene importi una maz…..niente, non gliene importi niente. ………Come perché?? E te lo…..e te lo spieg….e te lo spiego io se mi lasci parlare. Lo so che ci sono i russi che ci spiano nel telefono…..MA SI’ ANCHE GLI HACKER maledetti loro! Però te lo devo dire suuubito. Dunque, domanda: e se gli italiani emettessero di nuovo buoni garantiti dallo stato  per finanziare le imprese e le opere pubbliche????............guarda, guarda che quelli i soldi li hanno, e più di noi!! Certo che li hanno ancora!! Le banche…..ma hai visto che …..anche l’oro, no, non  gli abbiamo portato via quasi niente. Certo……….MA CERTO!! Quelli si ricomprerebbero il DEBITO!! E sai dove ce lo metteranno lo SPREAD?????? Perderemmo il controllo!! Ogni possibilità di ricattarli!! Alla fine……..sì! e faranno anche questo: presterebbero soldi alla Grecia, SI’ ai loro amici e fratelli imbroglioni e parassiti! UNA FACCIA, UNA RAZZA! Hai capito…….ma certo….taglierebbero l’erba sotto ai nostri piedi, ci inonderebbero di nuovo con i loro prodotti . ……noooo, macchéeee…….non sono morti. Prima,  CON QUEGLI ALTRI, TUTTI GLI ALTRI, gli abbiamo portato via industrie, comunicazioni, perfino il latte, le mucche, i pomodori pelati…..no,  la Nutella non c’è stato niente da fare, no, i cinesi ci provano….no, anche i barconi…….telo dico io: se quelli si liberano dallo SPREAD noi siamo fottuti. Come? far cascare un aereo?? Di nuovo?? Un altro?? Un ponte?? Ma quello è già cascato….nooooo, iiii…iiiiiiiooo io non ne so niente, giuro! Giurin giuretto.  Sei preoccupatino anche tu? Sì, anche Emanuel……….certi cazzzz……..!”


V: “….Mne eto vs’e Osto’eblo…..” Clik.  
“krx§##hh**##ss§ZZ^^ZZwrrrr”
( difficoltà del traduttore simultaneo) Click.






PONTE MORANDI

1974 Italicus attentato al treno rapido 904


 
domandatevi chi ha distrutto L'IRI?


L'UNICO RIMEDIO ALLA CRISI

martedì 2 ottobre 2018

IL PONTE MORANDI


La sequenza del collasso del ponte nella Relazione Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 


La Relazione Ministeriale non risponde sulla causa del crollo del Ponte Morandi e neppure sulla dinamica del crollo stesso; la ricostruzione della dinamica farebbe luce su tutto. Nella relazione si dice che gli Ispettori ministeriali non hanno avuto accesso alle registrazioni video in possesso della procura di Genova e, disponendo solo delle foto presenti  in rete ( pare incredibile ma lo Stato è ridotto così)  si comprende come la Relazione contenga solo ipotesi, valide o meno non si può dire. La Relazione altro non è che un controllo su tutti i documenti di ASPI  ( Autostrade) relativi alla manutenzione del Ponte, ovvero sul tema asserito della mancata o insufficiente manutenzione. Nella Relazione si parla di cause e si affaccia l’ipotesi di “concause”. Ma è evidente che d’ora in poi lo Stato DEVE vigilare sulla sicurezza delle infrastrutture in ben altro modo, almeno per poter disporre autonomamente di documenti/ video/immagini propri, senza dover attendere alcuna autorizzazione, visto che le infrastrutture esistenti le hanno pagate i cittadini, anche quelli che ci muoiono sopra e sono beni di importanza strategica nazionale.
Nell’articolo precedente abbiamo dato una descrizione della struttura portante : due elementi distinti per funzioni ma collaboranti ( pilone centrale e cavalletto porta stralli); terzo elemento è la campata ( impalcato a cassone) sorretta in parte dal pilone centrale ( per mezzo di 4 +4 puntoni), e in parte sorretta  dagli  stralli  passanti sulla cima del cavalletto. Il quarto elemento sono gli impalcati a tampone.
Dalle fotografie del luogo e delle macerie sono state selezionate alcune immagini utili a ricostruire qualcosa in merito alla dinamica dell’evento
Abbiamo alcune immagini degli effetti del crollo dell’impalcato Ovest, da cui si può capire che l’impalcato è “come sprofondato” sui puntoni che si vedono “come sbriciolati”.


Ad est le cose sono andate molto diversamente: i puntoni sono troncati di netto e la campata è “ come volata via “ con i monconi di 4 puntoni ancora infissi, capovolta. Questo parrebbe essere avvenuto se il crollo avesse avuto inizio ad ovest: di conseguenza la struttura ad est potrebbe essersi sbilanciata in maniera elastica,  “volando”. 





Ad ovest è successa una cosa, ad est un’altra, questo è innegabile ed è descritto nella Relazione MIT, è pubblico e fotografato.
Poi si vede che il grande cavalletto si abbattuto  verso sud, direzione mare ( la grande V rovescia a monte  resta  visibile, spezzata, sul pilone centrale) mentre l’altra deve aver ceduto per ultima sempre verso mare, la si vede cadere nel filmato con lo strallo attaccato alla cima .


Ora si riporta la testimonianza, come stampata dal New York Times, del Vigile del fuoco D.C. coinvolto nel crollo e precipitato nel Polcevera con la sua auto, ed il parere di Gary J. Klein ingegnere  :
In quella mattina d’estate di pioggia fitta, Davide Capello, un vigile del fuoco fuori servizio, era appena uscito dal tunnel sul ponte principale di Genova quando sentì un rumore basso e sordo intorno alla sua macchina. Non gli sembrava un tuono. Il signor Capello, 33 anni, guardò in alto e vide un’enorme nuvola di polvere bianca alzarsi in mezzo alla nebbia e alla pioggia. Una macchina bianca, 20 o 30 metri davanti a lui, sembrò sparire nel vuoto. Frenò di scatto, ma il vuoto continuava ad avanzare verso di lui, mentre la strada crollava, pezzo per pezzo, come un precipizio affacciato sull’oblio”.
“Non c’è niente di più impreciso del provare a valutare le condizioni dei cavi interni,” dice Gary J. Klein, membro dell’Accademia Nazionale di Ingegneria degli Stati Uniti, organo che studia i cedimenti strutturali, e vice presidente dello studio di ingegneria ed architettura Wiss, Janney, Elstner a Northbrook, in Illinois. “E’ una scienza assai imperfetta.” Dato che la debolezza potrebbe trovarsi in qualsiasi punto della struttura, dice Klein, “Devi essere nel punto giusto al momento giusto, e quindi sono molto scettico sull’accuratezza di stime simili”. https://www.ilpost.it/2018/09/10/genova-ponte-morandi-new-york-times/


Da qui partono le domande a cui finora non sono state date risposte adeguate anche perché dapprima è partita la raffica sul “cedimento degli stralli” e relative ricostruzioni virtuali circolate, tutte smentite però dalla sequenza della dinamica così come è documentata dalle fotografie,  e ricostruzioni virtuali che  sono basate su idee, non già sulla realtà fotografata e non smentibile. Ora siamo al cedimento dell’impalcato: ma perché abbia ceduto non è dato sapere con esattezza. Perché?
Seconda domanda: l’ enorme nuvola bianca che si elevava ad ovest sotto un vero e proprio diluvio, descritta dal Vigile del fuoco, in una giornata assolutamente buia e senza vento, era causata dallo schianto di un impalcato “ a cassoni”, sostanzialmente semivuoto, o più verosimilmente dallo sbriciolarsi dei 4 puntoni di sostegno tutti in cemento pieno ?
Terza domanda: i puntoni si sono sbriciolati PRIMA O DOPO  che la campata gli crollasse sopra? L’ipotesi che i puntoni ovest si siano sbriciolati DOPO, a causa della caduta dell’impalcato è contraddetta dal diverso comportamento  dei puntoni est che hanno avuto una diversa resistenza. Pare che resti non esplorata l’ipotesi dell’improvviso cedimento dei puntoni ovest, ridotti in frantumi PRIMA CHE TUTTO AVVENISSE, con la conseguente enorme nuvola di polvere bianca, un tuono che non era un tuono, uno spostamento d’aria che ha fatto volare per dieci metri un testimone che transitava sotto al ponte. Qui ci si ferma in attesa di risposte a tutti questi interrogativi.
Resta il parere dell’Ingegnere Gary J. Klein sulle indagini a posteriori  relative alle condizioni dei cavi interni: li troveranno per forza tutti deformati, lo si sa in anticipo.

 

lunedì 1 ottobre 2018

FAKE NEWS: SIAMO 50.000 !!!!!

IN PIAZZA DEL POPOLO ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DEL PD ERANO 4 GATTI SBANDIERATORI TUTTI SOTTO AL PALCO!!!!!!!!

ECCO LA VERITA':

 


SONO DUE RIPRESE : LA PARTE SUPERIORE E' RIPRESA DA SOTTO IL PALCO COME TRASMESSA IN TV. LA PARTE SOTTOSTANTE E' UNA RIPRESA DALL'ALTO E MOSTRA LA PIAZZA SEMIVUOTA. 

venerdì 21 settembre 2018

DOMANDE SU UNA QUESTIONE APERTA

COME E PERCHE’



http://www.iltabloid.it/2018/09/03/crollo-ponte-morandi-siviero-il-ponte-non-poteva-crollare-da-solo.html
Crollo Ponte Morandi, Siviero: “Il ponte non poteva crollare da solo, valuto ipotesi esplosione”.
“Le modalità di crollo di quel ponte mi sono sembrate strane. Visto che lo conosco bene, è impossibile che sia crollato da solo. E’ crollato con carico zero, con trenta macchine sopra. Ho individuato come una delle cause del crollo il puntone inferiore, che potrebbe aver ceduto. Sto facendo ancora varie ipotesi. Non è che porto l’ipotesi del crollo per un’esplosione come sicura, io dico solo che è compatibile. Se crolla da solo vorrebbe dire che c’è un’incapacità di capire i deterioramenti. Ma un conto è il deterioramento e un conto è che un ponte crolli da solo, senza dare prima delle avvisaglie.” Poi ancora: “La nuova Venezia 30 agosto”:
«Precipitata una parte del pilone e ciò fa pensare a una manomissione». 
Ma il procuratore Cozzi: «Restiamo seri». 
Autostrade si dissocia: “ Non parla a nome nostro.” 

Cerchiamo di capire la struttura del ponte dalla sua base.
 il PILONE, o pila centrale: la fondazione del ponte raggiunge la roccia a 40/45 metri di profondità, con 62 pali di fondazione aventi un diametro di m.1,50. In tutto 2666 mt. di pali di sottofondazione. La pila consta di 16 pilastri  su cui è posta una  platea di notevole spessore,  da cui si dipartono 8 puntoni  diagonali (  4 a dx e 4 a sin.) che reggono la campata orizzontale  centrale;  sono raccordati  (  dx e sin ) da travi orizzontali. Questa struttura è indipendente dal grande cavalletto a V rovescia : gli 8 puntoni sono la struttura che porta le travate della campata centrale; il cavalletto a V rovescia ha il compito di sostenere gli “sbracci” oltre a ciò che è retto dai puntoni. Gli stralli sono strutturalmente continui, passanti per il vertice della V rovescia che è un vero e proprio cavalletto.
 Le due strutture, pila e cavalletto,  sono indipendenti e hanno funzioni differenziate, ma insieme collaborano all’equilibrio della struttura. 
 L’attenzione da un mese a questa parte è concentrata sulla tenuta degli stralli, ovvero sul loro cedimento, mentre una sola voce autorevole e competente è intervenuta ad ipotizzare che il cedimento della struttura possa aver avuto origine al di sotto della sede stradale, ovvero dal “ venir meno di uno o più puntoni”. 

 
 schizzi dimostrativi dell'ipotesi e degli effetti

 Perché il Procuratore Dott. Cozzi dichiara di fronte ad un Docente di Costruzioni di Ponti ( Prof. Siviero)”restiamo seri”,  come se un Magistrato fosse più competente di uno che progetta ponti ed insegna a progettarli? Ha mai cercato di capire la statica del ponte? 

i piloni troncati

Per chi  volesse guardi bene le fotografie e i disegni, poi legga la RELAZIONE ORIGINALE del progetto  PUBBLICATA DA DOMUS:

 SPERIAMO CHE LE INDAGINI IN CORSO NON ESCLUDANO IPOTESI E MODALITA' INQUIETANTI.

martedì 11 settembre 2018

NO ALLA CHIUSURA DELLA STORIA E SPIRITUALITA’ DI FIRENZE


Manifestare per San Marco


Un discreto numero di fiorentini ha manifestato pubblicamente per le strade di Firenze la richiesta che la Basilica di San Marco non venga parziamente chiusa al culto ed i Padri Domenicani non lascino lo storico Convento. Il 10 settembre un piccolo corteo si è mosso da Piazza San Marco verso l’Arcivescovato per proseguire fino alla Chiesetta di San Procolo, dove in tempo di guerra Giorgio La Pira radunava i poveri fiorentini per offrire loro S. Messa, minestra, pane e piccoli fogli di poesie e pensieri.
Quanta storia di fede e di civiltà in San Marco! Vi riposano Sant’Antonino Vescovo domenicano e Patrono, organizzatore delle grandi opere di carità cittadine, promotore degli affreschi dell’Angelico, della fede, della carità e della cultura umanistica. All’interno della Basilica riposano anche due grandi umanisti: Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino. E’stata la casa di Savonarola che da uno degli striscioni esposti nel corteo tuonava: “ Il Magnifico mi chiamò in San Marco, come osate chiudere il mio convento?”


Ma oltre ad essere stata la casa di grandi personaggi, anche La Pira diceva “ è la mia sola casa”, San Marco è la casa di tutti i fiorentini e di tutto il mondo, che può entrare ed essere avvolto dalla sua spiritualità. La costernazione e gli interrogativi tra i partecipanti, è accompagnata dalla incredulità: che si possa sopprimere un Convento, quindi privare la Basilica della  essenziale presenza dei Padri Domenicani  con tanta disinvoltura. Non va neppure dimenticato che la Basilica ed il Convento furono il centro dell’organizzazione che il Cardinale Elia dalla Costa formò per salvare tanti israeliti o comunque minacciati  dalla deportazione nazifascista, e quindi fu anche in questo senso una specie di “casa” per tutti.
Il timore è che, dimenticata la storia come un' inutile cianfrusaglia,  anche San Marco come Santa Maria Novella, Santa Croce e San Lorenzo, possa diventare un museo con i fedeli relegati in un angolino. Ci si domanda: ma non capiscono che questo è un duro colpo per la spiritualità cristiana?


Per quanto tempo ancora, chi professa la fede in Cristo, potrà sopportare di vedere le chiese ridotte a museo con ingresso a pagamento, dove non ci si può raccogliere e pregare in santa pace? Questa è una delle verità che non vanno taciute: non è vero che la verità è silenziosa mite e discreta e non fa rumore. La verità va testimoniata.
 Noi cittadini di Firenze abbiamo il dovere di non spezzare i legami con quel patrimonio di fede, di preghiera e di cultura penetrato nelle pietre del convento pietre che la storia l’hanno vissuta grazie alla presenza dei frati domenicani. Senza di loro San Marco si trasforma in un contenitore vuoto. Se viene tolta la vita dal convento, quelle celle, che continueranno ad essere visitate, saranno vissute solo come spazi museali e non esisterà più nulla di vitale: quel luogo è vivo se restano i frati di quell'ordine. Verso quale miseria spirituale ci dirigiamo? Vogliamo che i visitatori guardino le meraviglie affrescate dal Beato Angelico in quei locali solamente come opere d’arte?  La chiusura decretata dall'Ordine domenicano non è altro che un impoverimento della nostra vita spirituale.

venerdì 24 agosto 2018

LE CASCINE DI FIRENZE : UN DEGRADO TACIUTO


Ripubblichiamo il resoconto della passeggiata fatta dalla consigliera comunale Silvia Noferi insieme ad alcuni residenti esasperati apparsa qualche giorno fa sul quotidiano La Nazione.


Sollecitati contemporaneamente dalle segnalazioni di diversi cittadini ci siamo recati, io e Paolo R. (attivista) al parco delle Cascine sabato 11 agosto 2018, nel tardo pomeriggio, per verificare di persona la situazione.
Alcuni fiorentini, che preferiscono rimanere nell’anonimato per paura di rappresaglie (visto che hanno già avuto danni a due macchine), ci accolgono nel giardino della loro casa e ci raccontano il degradare della qualità della vita negli ultimi decenni: “Sempre peggio, ormai siamo rassegnati. Abbiamo scritto a tutti, al Sindaco, al Presidente di Quartiere ma nessuno si interessa di questo problema. Le Forze dell’Ordine quando le chiamiamo, ci rispondono che non possono fare nulla. Siamo rassegnati, abbiamo contattato anche l’estrema destra”. Ma qual è il problema? In questa parte delle Cascine, davanti all’ingresso dell’Istituto Tecnico Agrario e all’ufficio verbali della Municipale, dal sabato pomeriggio per tutta la notte fino alla domenica mattina, si riuniscono i peruviani che lavorano in città, molti dei quali come badanti.

Io e Paolo andiamo a vedere di persona, evitando di fare fotografie o filmati per non metterli in allarme.
Da lontano sembrano famigliole dedite a fare un picnic, tra musica e borse frigo, ma la situazione è leggermente diversa: sotto i vari gazebo, si intravedono bombole del gas di improvvisate cucine e tra i bidoni della spazzatura pieni di mosche si cucina pollo fritto.
I bidoni servono a nascondere i fornelli a gas, ma quando ci vedono avvicinare, i polli, gocciolanti d’olio, vengono frettolosamente messi dentro una borsa.
La musica, altissima già alle 18, diventerà sempre più alta nel corso della notte, quasi come il tasso alcolico degli astanti.
Paolo R. si insospettisce e chiede ad una signora che ci guarda torto se ha una birra da vendergli perché: “Ho sete, con questo caldo…”. La signora, tranquillizzata, apre una delle cinque borse frigo e ci vende una birra per due Euro e cinquanta; neanche troppo cara.

In quel momento realizziamo che tutti i gazebo, in realtà, sono delle bancarelle di un mercato abusivo: si trovano dolciumi, piatti tipici e tanta, tanta birra.
Tutto intorno, sudiciume sparso, la raccolta differenziata e non, evidentemente non fa parte della festa; ci penseranno gli spazzini del Comune domani.
I cespugli sul Fosso Macinante fanno da latrina e il cattivo odore si mescola a quello del pollo fritto. D’altra parte quel fiume di birra da qualche parte deve uscire…
Fin qui la situazione potrebbe facilmente essere gestita facendo abbassare la musica, mettendo dei bagni, impedendo la vendita abusiva di prodotti alimentari e di alcool anche a minorenni, cose ovvie. Invece nulla, sabato pomeriggio, nel pieno della festa dei peruviani che tutti a Firenze conoscono da anni, non si vede un agente nemmeno in fotografia.
I cittadini rimangono soli a sopportare il caldo agostano e la musica assordante che arriva dentro le loro case.


Ci spostiamo al Piazzale Del Re ed incontriamo Marta, una signora che ci ha scritto diversi messaggi; ci farà da guida all’interno del parco. Abita in via Paesiello e delle Cascine conosce tutto, è nata e cresciuta qui e da anni vi porta il cane a spasso. Andiamo tutti insieme nel Pratone dove c’è il centro anziani del Comune: musica e danze dei pochi fiorentini rimasti in città e nel parco. Ormai un vero e proprio presidio di quello che furono le Cascine frequentate dai residenti.
Paolo ci riprova, va al bar e compra una bottiglia d’acqua, neanche questa volta gli fanno lo scontrino. Sorride.
Tavolini e ombrelloni circondano la pista da ballo, dieci centrimetri più in là passa il nastro del primo improvvisato campo di basket, ce ne sono diversi e tanti ragazzi e ragazze di colore giocano; ai lati si trovano i soliti gazebo, tavolini da campeggio con le solite borse frigo. Tutto normale?
Una ragazza viene verso di noi con un piatto stracolmo di riso e (credo) frittata, le chiedo quanto costa ma non parla molto bene l’italiano e a gesti le faccio capire che non ho fame.
Veniamo a sapere che le reti per giocare a palla vengono messe la mattina presto e affittate ai ragazzi che vogliono giocare, senza ricevuta ovviamente.
Qui alle Cascine tutto sembra normale, tranquillo (almeno a quest’ora), come tutto, anche l’illegalità, riesce a diventare normale in questo pezzo di città abbandonata a se stessa.
Percorriamo a piedi il viale davanti alla Scuola di guerra aerea, praticamente trasformato in una latrina (purtroppo l’odore non si può fotografare) ed arriviamo alla rotonda dove abbiamo appuntamento con Enrico, un altro cittadino che mi ha scritto per denunciare lo stato di degrado del Parco.
Enrico accompagnato dai suoi grossi e dolcissimi cani, ci accompagna fino all’anfiteatro dove si ritrovano per lo più i fiorentini con i loro cani.
Qui gli “stranieri” non vengono a bivaccare, le macchine non possono entrare e portarci le borse frigo sarebbe troppo faticoso. Nemmeno in questa parte di parco sono presenti bagni pubblici.

I fiorentini si sono ritagliati il loro “pezzo” di parco, ma fino a quando c’è luce perché, dopo, il bosco passa in mano alla prostituzione. Ci raccontano di ragazzi soprattutto maschi giovanissimi, probabilmente minori, che si prostituiscono.
In questo momento sembra tutto regolare per cui torniamo a prendere la macchina parcheggiata davanti all’ex ippodromo Le Mulina, ormai completamente decadente. Notiamo un’ordinanza del Sindaco dei primi di luglio che prevede lo sgombero e la messa in sicurezza.
Il capannello di persone che ormai si è formato intorno a noi, ci racconta invece che all’interno dormono molte persone disperate.
In effetti mi ricorda molto la miseria che ho visto da poco in Africa. Sporcizia e disperazione hanno forse colori diversi, ma la sensazione di tristezza infinita che lasciano è la stessa a tutte le latitudini. Solo fa male vederla qui, a casa tua.
L’ippodromo ex Mulina è uno dei maggiori fallimenti di questa amministrazione che non ha saputo governare una grande occasione. Un problema che rimarrà in eredità a chi vincerà le prossime elezioni.
Netta è la sensazione, visitando questo parco, che al prossimo giro i fiorentini potrebbero finalmente cambiare un voto di tradizione.
Nonostante il silenzio tombale delle radio locali, dei maggiori quotidiani che celebrano i fasti del “Sindaco più amato d’Italia”, qui si respira voglia di cambiamento, le persone non leggono più i giornali: si guardano intorno e giudicano.
Ci spostiamo in macchina all’estremità opposta del parco, dove passa la tramvia, “il pezzo peggiore” a detta di Marta, che ci fa da guida e in effetti tutto sembra avvalorare le sue affermazioni.
Materassi nascosti nel bosco e lungo l’Arno, sporcizia tanta sporcizia, un tappeto di bottiglie e lattine che sta contendendo il posto al tappeto d’erba. Non bastano gli spazzini del giorno dopo, qualcosa rimane sempre, si stratifica, diventa parte del sottobosco.
Assembramenti di stranieri parlottano fra loro, Marta ha paura ad entrare: “Lì è pericoloso” dice.
Andiamo lo stesso, ci guardano strani, sospettosi, evitiamo di fare fotografie per evitare la rissa e camminiamo veloci, giusto per farci un’opinione. L’odore di escrementi non ci abbandona mai, ma forse, come dice qualche fazioso, lo sente solo chi è del M5S, gli altri devono esserne immuni.
La voglia di normalità di queste persone partite dall’Africa, illuse di trovare lavoro e accoglienza, la noti dai panni stesi ad asciugare sulle siepi, mentre accanto corre la fermata della tramvia.
Tutto normale, tranquillo, perfettamente inserito nel contesto del principale parco pubblico della città. I pochi fiorentini che arrivano fin qua sembrano dei fantasmi, bianchi e pallidi per le mancate vacanze, ignorano i panni stesi, evitano le bottiglie rotte, camminano veloci per raggiungere la nuova passerella che porta all’Isolotto.
L’indifferenza sembra prevalere. Forse è diventata abitudine, difficile capire.
È tardi dobbiamo tornare a casa e mentre raggiungiamo la macchina, Marta mi ricorda la bella vasca dove anche io andavo con i miei genitori quando ero piccola.
Mi dice che ora è meglio non andarci perché è diventata un gabinetto ma noi siamo venuti apposta per fare un tuffo nel degrado, siamo fatti così noi del M5S, ci piace vedere con i nostri occhi, non per sentito dire. “Andiamoci! Siamo venuti per documentare!” – dico io.


Eppure qualche giorno fa c’era stato un bliz delle Forze dell’Ordine, almeno così era stato pubblicato sul giornale. I materassi erano stati portati via, dice.
Il problema è che la povertà non si porta via con un’azione sporadica. Qui alle Cascine c’è una storia complessa, fatta di immigrazione clandestina, di illusioni mancate, di povertà estrema, di mancata integrazione, che la “Sinistra” che governa la città da decenni non ha MAI voluto vedere.
Il Parco delle Cascine è testimone del più grande fallimento del Sindaco Nardella e non solo suo, ma anche di coloro che lo hanno preceduto; è il risultato di una politica che non ha saputo adattarsi ai tempi ed ascoltare le esigenze di tutti, compresi i residenti.
Questo viaggio nella realtà cruda di chi non ha niente, mi è servito a capire meglio quali siano i problemi veri e la loro portata, ma mi ha costretta a pormi anche una fondamentale domanda: “Ma se in due ore venendo qui coi cittadini, ho constatato io, un tale degrado e una tale mancanza di rispetto delle regole, cosa fanno le Forze dell’Ordine, le Istituzioni, il Sindaco? Possibile che non siano al corrente?”
La risposta me l’ha data Marta, senza saperlo, stanotte, mentre non riuscivo a dormire pensando a quello che avevo visto; mi è tornata in mente una sua frase detta per inciso: “… mio fratello è carabiniere…”.
Questa è la risposta: le Forze dell’Ordine senza le decisioni della politica non possono fare niente ma i fiorentini chiederanno a questa Giunta cosa hanno fatto di concreto il prossimo maggio 2019.

Silvia Noferi


lunedì 23 luglio 2018

LA LIBERTÀ NON È GRATIS E OBBLIGA A SCEGLIERE


Note contro chi propina veleno per uccidere i popoli

Noi abbiamo depredato l'Africa? Noi continuiamo a depredarla? Non va bene quel “noi, non è accettabile un indistinto “noi”. Se è impossibile fare l'elenco di tutti i nomi e cognomi degli imputati ,  piuttosto  che un indistinto "noi" applicato ad un continente intero, sarebbe più utile un’analisi a scala ridotta ma circostanziata:  per un  territorio, magari ristretto,  tirare fuori  nomi, cognomi,  provenienza,  mandanti ,  autori,  complici,  basisti, senza omettere circostanze e cause di altra origine.
Altrimenti quel "noi" serve solo a mettere insieme colpevoli veri e veri innocenti: cosa ruba un disoccupato, un vero povero, una famiglia delle tante famiglie povere italiane a un continente? Proprio niente. Anzi.
Ansia di giustizia: esattamente ciò di cui per secoli e secoli e secoli si è nutrita un’Italia depredata, devastata, bruciata da tanti invasori, o se si preferisce, da migrazioni predatorie.
Leggiamo le cronache del passato, Sant'Ambrogio ad esempio, che cita Parma come un mucchio di rovine annerite e un territorio completamente abbandonato; sarebbe utile leggere che Aleramo ebbe da Carlo Magno il titolo di Marchese del Vasto ( Vasto è la contrazione di Vastatum, devastato) Marca che da Ivrea  raggiungeva il Ponente ligure, tenendo a mente che non  era una situazione particolare ma quanto mai diffusa e secolare di devastazione .


Bisognerebbe contare tutte le torri di avvistamento che sorgono lungo TUTTE le nostre coste e le isole. Non erano "belvedere", erano torri di avvistamento contro i “saraceni”, i mussulmani; ricordare che le campane suonano ogni mezzogiorno,  dal 1571, perché San Pio V voleva che si ricordasse per sempre la vittoria di Lepanto. Ricordare che nel 1683 la Lega Santa liberò Vienna dall’assedio turco, sospinta dal Beato Marco d’Aviano, e poi  Budapest,  liberata dopo 150 anni di dominazione, e  Belgrado nel 1688; si deve ricordare anche che la Grecia sottomessa ai turchi nel 1453 riuscì a liberarsi solo nel 1832, e poi, solo dopo aver ricordato tutto questo, forse  qualcuno perderà la mania dell’ autoflagellazione, rimetterà i piedi per terra.
Quanto sangue dei nostri antenati è stato versato per 1000 anni, più o meno. Non solo italico: è faticoso perfino fare l'elenco di tutti i popoli che si sono riversati su questa terra per conquistarla, per insediarsi, per stare al nostro posto, per una sorta di infinito senso di invidia amore odio desiderio o di essere come noi o di sostituirci, per stare al nostro posto, prendere o stare qui . Goti, Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Longobardi, Alamanni, Burgundi, Vikinghi, 

Normanni, Arabi, Turchi, tralasciamo tedeschi, spagnoli, francesi.
Nostro posto. Sì , nostro, perché  tre  stirpi geneticamente individuate sono qui da sempre : Liguri, Etruschi, Greci, da nord a sud,  grazie a Dio, e  grazie all'Impero di Roma. Per qualche secolo la pax romana ha dato pace e un patrimonio di civiltà ed esperienze utili che sono rimaste e sono state tramandate, per secoli e secoli: il medioevo non ha praticamente inventato nulla. Columella, i gromatici, i testi salvati nelle biblioteche dei Monasteri: sul sapere romano e greco piano piano tutto è tornato; l’edilizia, la cultura, le colture,  l'allevamento, il pane e il companatico, le cattedrali, le arti:  così la gente fuggita, tornata attorno ai Monasteri e  sul suolo degli insediamenti abbandonati, ha rifondato ovunque la Rex Publica, ma stavolta Christiana, luce accesa in tutta l’Europa. E qualcuno lo vorrebbe chiamare ancora “buio Medioevo”.

La prima vera Crociata del X° secolo, contro i saraceni di Frenet in Provenza,  ha permesso la ripresa della navigazione e del commercio nel Tirreno, e poi verso la Grecia, verso Costantinopoli e l'Oriente.
Accoglienza? quelli impalavano i cristiani e bruciavano tutto. I Martiri di Otranto? Ma ce ne sono state decine di migliaia, ovunque, da Costantinopoli  ai Balcani, ad Aosta, a Genova. Qualcuno ha letto “Il ponte sulla Drina” di Ivo Andric?
Che c'entrano gli africani? Ma benedetta gente.......intanto c’è l’Africa del nord  e quella che sta più a sud.
Da qualche parte del centro Africa devono cominciare a capire che anche noi abbiamo avuto i guai nostri, e che guai!  Da qualche parte devono capire che i Missionari non sono stregoni che trovano l'acqua sottoterra, ma che l'acqua in Africa c'è, sotto. Si mettano assieme e scavino pozzi, facciano cooperative, irrighino quella fertilissima terra (come in Europa ce la sogniamo), si conquistino l' autosufficienza alimentare! E imparino a difendersi, santo Cielo! Quei giovanottoni muscolosi che arrivano qui! Che difendano la propria terra, la casa, la famiglia, il villaggio, si diano coraggio!  E poi qualcuno deve spiegare che va a fare la Cina in Africa??  Nei vari appelli al dialogo e all’accoglienza, accattivanti ma privi di ogni sostanza, l'argomento non viene neppure sfiorato, ma si sa che la Cina compra terra, enormi spazi, costruisce città disabitate, perfettamente rifinite e vuote. E compra tantissima terra.

Perché andare a comprare una terra se è tanto disgraziata? La Cina costruisce intere enormi città, esporta attività, apre scuole in cui si insegna il cinese agli africani, fa tv, in cinese, fa informazione, in cinese,  e compra e  compra.
Perché??   Se è terra arida, dove non si può vivere, un clima da spavento, guerre e stragi e pestilenze  da cui si può e si vuole solo scappare, perché??
Perché fanno tutte quelle città vuote ma già fornite di strisce pedonali, parcheggi, semafori spenti??  Perché le popoleranno, con tanti cinesini che si metteranno a lavorare come formiche e faranno tutto quello che i nativi non hanno mai fatto, disciplinatamente, così come hanno costruito  quelle città.
A noi viene un dubbio, che in Africa , fertile e generosa e grande, ci si voglia trasferire mezza Cina.
E che tanti flussi migratori verso l'Europa a cavallo di gommoni cinesi che si sgonfiano e affondano, sospinti da motori finti Mercury da 5 cavalli che bruciano e opportunamente si spengono, siano leggermente agevolati dal lontanissimo oriente. Che pensare?  Cinesi?  O dai Francesi sempre ben dispiegati e in forze, o al solito dalle  multinazionali, termine onnicomprensivo, anonimo, uno slogan, un’ etichetta.   


Ma mezza Africa qui proprio non può venire: in Italia c'è lo stesso numero di abitanti che in Francia e in Germania, ma su un territorio grande la metà, montagnoso.  Stiamo già affollati  qui,  siamo in tanti, e abbiamo 5 milioni di poveri. Si dirà che la povertà  africana è diversa, lo sappiamo, ma i poveri qui ci sono e tali restano, bambini italiani poveri, famiglie povere, vecchi poveri. Abbiamo tanti disoccupati, abbiamo i nostri "migranti", diplomati o ultra laureati;  ci sono costate un sacco di soldi quelle lauree: abbiamo preparato a spese di stato e famiglie tanti giovani che qui non hanno nulla e vanno nel mondo, perfino in Australia, in Finlandia, ovunque. Sono i nostri "migranti".
Ma non  fa rabbia?? 150 mila l'anno per cui qui non c'è un lavoro decente al di sopra dei 2/3 euro l'ora.
Ma non  fa rabbia?? Se la risposta è sì allora chiamiamo per favore le cose col loro nome e smettiamola di dire che noi deprediamo qualcuno. Si facciano i nomi. Enrico Mattei non andava a depredare l'Algeria, la Libia, la Tunisia, la Persia. Ci andava qualcun altro, che lo ha ammazzato. Noi non abbiamo ammazzato Gheddafi: quando lui buttò fuori tutti gli italiani dalla Libia con una sola valigia in mano, nel 1970 noi non abbiamo bombardato nessuno, nemmeno protestato.  Noi non abbiamo  fomentato dittature e tagliagole in centro Africa e in Sud Africa, nelle ex colonie altrui, non sono state architettate in Italia le cosiddette “primavere arabe”! Non sono state progettate in Italia le squadracce dei Boko Haram, lo “stato islamico”, e orrori del genere!  Si ricordi che le uniche opere pubbliche che restano ancora in piedi, seppure a brandelli, cadenti e bombardate in molte contrade africane le hanno costruite gli italiani.
Nos frères  italiens......gli algerini ci chiamano ancora così. E perfino molti libici.

E finalmente diciamo che per i mussulmani noi siamo "dhimmi", ovvero coloro che  devono sottomettersi e pagare per vivere, senza diritti,  o morire. Loro non possono, pena la scomunica ( ovvero la morte) mescolarsi con noi, integrarsi e tanto meno  assimilarsi. Loro non vogliono e non possono integrarsi. Perché allora tanta fanfara sull’argomento?  Loro non vogliono e stanno a parte, ovunque in formazioni chiuse, e vogliono spazi, pezzi di territorio dove vige il loro diritto, la sharìa, sempre di più. La loro religione non è compatibile con la nostra e  con la nostra civiltà del Diritto; il loro diritto è religione, inscritto nel Corano: e il loro dio non è il nostro.  Nossignore, non lo è,  piaccia o meno a Sua Santità e ai tanti dialoganti che lo seguono  in  spericolate e ridicole acrobazie “ecumeniche”, non lo è.
Vengono integrati  i popoli che non hanno una forte identità: i mussulmani  la hanno, fortissima, noi NO, l’abbiamo perduta, e presto ci troveremo nella stessa situazione  dei cristiani d’oriente  che sono ancora cristiani perché dal VII secolo  hanno difeso col sangue la propria fede, la propria identità. Lo faremo? Quanti saranno disposti a farlo?
I cristiani  sono diventati minoranza:  da dove i popoli  d’Italia e d’Europa trarranno la forza necessaria per non essere assimilati , o su quali valori i popoli europei scristianizzati si appoggeranno ?  Sulle nostre Costituzioni che qualcuno ha preso a picconate? Sui trattati? Sulle Logge framassoniche?  Sulle banche e sui banchieri?  Sull’euro? Sulla civiltà di internet?  Sulle “famiglie arcobaleno”? Sulle leggi pro LGBT? Sui gay pride?  Sui suicidi “assistiti”? Sull’umanitarismo senza se e senza ma? Sulle Croci rimosse?  Su quel che si vuole insegnare sul sesso e sulle sue devianze ai bambini degli asili e delle elementari?  Sulle Chiese vuote? Sui preti che non pregano più e dicono ( anche dall’altare) e fanno,  ciò che un tempo li avrebbe portati diritti  alla scomunica o in galera?  Sulla nostra abiura? In queste condizioni che senso ha aprire le porte a chi considera questa solo come una terra di conquista?
Se Cristo  è uno sconosciuto, se non un nemico, per intere nazioni, cosa abbiamo da dare ad un continente che soffre?  Le case, i soldi, cosa? Loro  vedono benissimo i nostri disvalori e ci disprezzano, stanno a parte.
Da un lato alcuni di loro sanno che qui non c’è niente da prendere a modello, comunque pensano  che quello che c’è  ci sia sempre stato e sia stato gratis, ignorano che è costato tanta fatica, tante guerre, secoli di guerre, sangue sudore e lacrime; da un altro vogliono comunque un posto a tavola.

Piuttosto che risolvere le questioni col machete o col kalashnikov, vedano di far fiorire la loro terra e non farsela rubare, ancora, ancora e sempre, si liberino dalle oligarchie corrotte!  Noi non abbiamo sensi di colpa, non li abbia nessuno; ci si  tolga l’ansia dall’anima, ma ci si convinca che con le sole umane forze non si può salvare nessuno,  nessuno può  neppure salvare se stesso,  con le nostre forze non salviamo il mondo.  Diamo quello che possiamo, certamente, ogni volta, ma nessuno di noi può pensare di salvare il mondo, non siamo 
onnipotenti. Ma se sappiamo che Tizio o Caio hanno fatto del male abbiamo il compito di dirlo dai tetti, la verità va detta, senza fare di tutta l’erba un fascio e intorbidare le acque, dove i pesci predatori nuotano ancora meglio, e la propaganda politica prospera senza che  neppure ci se ne accorga. Ma chi predica intorbidando  non solo se ne accorge, ma lo sa benissimo, rende bene.
Infine si può notare un’ultima cosa: non ci sono problemi di convivenza con tanti immigrati “economici” del Perù, della Polonia, delle Filippine: perché? Hanno avuto ingressi regolari o si sono regolarizzati appena avuto un lavoro, loro hanno permessi di soggiorno per lavoro, loro pagano le tasse  e versano  i contributi ( loro sì). Sarà forse perché sono cristiani?? È stato chiesto a giornalisti tunisini e marocchini perché tanti loro connazionali e vicini di casa preferiscono saltare su un gommone a rischio della vita piuttosto che andare in un consolato e fare documenti d’ingresso, c’è pieno ovunque  di consoli e consolati.   La risposta dei giornalisti  è stata che per lo meno i loro connazionali preferiscono la via del gommone proprio per non seguire  percorsi regolari: è una strategia, una scelta furba, perché se uno è irregolare “ va dove vuole e fa quello che vuole”, altrimenti deve vivere “regolarmente”. La notizia dell’intervista è vera e documentata.
Perciò:  se si ha qualcosa da dire lo si dica ma in modo preciso e circostanziato, e si guardi bene che le armi si vendono perché c’è chi compra, avendo ben chiaro che quella moltitudine qui trova poco o niente, oltre a quello che è nostro, ci si  scusi la parola, e quando, e se, tornassero a casa là non troverebbero davvero più niente, tutt’al più la stessa precisa situazione che hanno lasciato.