lunedì 1 ottobre 2018

FAKE NEWS: SIAMO 50.000 !!!!!

IN PIAZZA DEL POPOLO ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DEL PD ERANO 4 GATTI SBANDIERATORI TUTTI SOTTO AL PALCO!!!!!!!!

ECCO LA VERITA':

 


SONO DUE RIPRESE : LA PARTE SUPERIORE E' RIPRESA DA SOTTO IL PALCO COME TRASMESSA IN TV. LA PARTE SOTTOSTANTE E' UNA RIPRESA DALL'ALTO E MOSTRA LA PIAZZA SEMIVUOTA. 

venerdì 21 settembre 2018

DOMANDE SU UNA QUESTIONE APERTA

COME E PERCHE’



http://www.iltabloid.it/2018/09/03/crollo-ponte-morandi-siviero-il-ponte-non-poteva-crollare-da-solo.html
Crollo Ponte Morandi, Siviero: “Il ponte non poteva crollare da solo, valuto ipotesi esplosione”.
“Le modalità di crollo di quel ponte mi sono sembrate strane. Visto che lo conosco bene, è impossibile che sia crollato da solo. E’ crollato con carico zero, con trenta macchine sopra. Ho individuato come una delle cause del crollo il puntone inferiore, che potrebbe aver ceduto. Sto facendo ancora varie ipotesi. Non è che porto l’ipotesi del crollo per un’esplosione come sicura, io dico solo che è compatibile. Se crolla da solo vorrebbe dire che c’è un’incapacità di capire i deterioramenti. Ma un conto è il deterioramento e un conto è che un ponte crolli da solo, senza dare prima delle avvisaglie.” Poi ancora: “La nuova Venezia 30 agosto”:
«Precipitata una parte del pilone e ciò fa pensare a una manomissione». 
Ma il procuratore Cozzi: «Restiamo seri». 
Autostrade si dissocia: “ Non parla a nome nostro.” 

Cerchiamo di capire la struttura del ponte dalla sua base.
 il PILONE, o pila centrale: la fondazione del ponte raggiunge la roccia a 40/45 metri di profondità, con 62 pali di fondazione aventi un diametro di m.1,50. In tutto 2666 mt. di pali di sottofondazione. La pila consta di 16 pilastri  su cui è posta una  platea di notevole spessore,  da cui si dipartono 8 puntoni  diagonali (  4 a dx e 4 a sin.) che reggono la campata orizzontale  centrale;  sono raccordati  (  dx e sin ) da travi orizzontali. Questa struttura è indipendente dal grande cavalletto a V rovescia : gli 8 puntoni sono la struttura che porta le travate della campata centrale; il cavalletto a V rovescia ha il compito di sostenere gli “sbracci” oltre a ciò che è retto dai puntoni. Gli stralli sono strutturalmente continui, passanti per il vertice della V rovescia che è un vero e proprio cavalletto.
 Le due strutture, pila e cavalletto,  sono indipendenti e hanno funzioni differenziate, ma insieme collaborano all’equilibrio della struttura. 
 L’attenzione da un mese a questa parte è concentrata sulla tenuta degli stralli, ovvero sul loro cedimento, mentre una sola voce autorevole e competente è intervenuta ad ipotizzare che il cedimento della struttura possa aver avuto origine al di sotto della sede stradale, ovvero dal “ venir meno di uno o più puntoni”. 

 
 schizzi dimostrativi dell'ipotesi e degli effetti

 Perché il Procuratore Dott. Cozzi dichiara di fronte ad un Docente di Costruzioni di Ponti ( Prof. Siviero)”restiamo seri”,  come se un Magistrato fosse più competente di uno che progetta ponti ed insegna a progettarli? Ha mai cercato di capire la statica del ponte? 

i piloni troncati

Per chi  volesse guardi bene le fotografie e i disegni, poi legga la RELAZIONE ORIGINALE del progetto  PUBBLICATA DA DOMUS:

 SPERIAMO CHE LE INDAGINI IN CORSO NON ESCLUDANO IPOTESI E MODALITA' INQUIETANTI.

martedì 11 settembre 2018

NO ALLA CHIUSURA DELLA STORIA E SPIRITUALITA’ DI FIRENZE


Manifestare per San Marco


Un discreto numero di fiorentini ha manifestato pubblicamente per le strade di Firenze la richiesta che la Basilica di San Marco non venga parziamente chiusa al culto ed i Padri Domenicani non lascino lo storico Convento. Il 10 settembre un piccolo corteo si è mosso da Piazza San Marco verso l’Arcivescovato per proseguire fino alla Chiesetta di San Procolo, dove in tempo di guerra Giorgio La Pira radunava i poveri fiorentini per offrire loro S. Messa, minestra, pane e piccoli fogli di poesie e pensieri.
Quanta storia di fede e di civiltà in San Marco! Vi riposano Sant’Antonino Vescovo domenicano e Patrono, organizzatore delle grandi opere di carità cittadine, promotore degli affreschi dell’Angelico, della fede, della carità e della cultura umanistica. All’interno della Basilica riposano anche due grandi umanisti: Agnolo Poliziano e Marsilio Ficino. E’stata la casa di Savonarola che da uno degli striscioni esposti nel corteo tuonava: “ Il Magnifico mi chiamò in San Marco, come osate chiudere il mio convento?”


Ma oltre ad essere stata la casa di grandi personaggi, anche La Pira diceva “ è la mia sola casa”, San Marco è la casa di tutti i fiorentini e di tutto il mondo, che può entrare ed essere avvolto dalla sua spiritualità. La costernazione e gli interrogativi tra i partecipanti, è accompagnata dalla incredulità: che si possa sopprimere un Convento, quindi privare la Basilica della  essenziale presenza dei Padri Domenicani  con tanta disinvoltura. Non va neppure dimenticato che la Basilica ed il Convento furono il centro dell’organizzazione che il Cardinale Elia dalla Costa formò per salvare tanti israeliti o comunque minacciati  dalla deportazione nazifascista, e quindi fu anche in questo senso una specie di “casa” per tutti.
Il timore è che, dimenticata la storia come un' inutile cianfrusaglia,  anche San Marco come Santa Maria Novella, Santa Croce e San Lorenzo, possa diventare un museo con i fedeli relegati in un angolino. Ci si domanda: ma non capiscono che questo è un duro colpo per la spiritualità cristiana?


Per quanto tempo ancora, chi professa la fede in Cristo, potrà sopportare di vedere le chiese ridotte a museo con ingresso a pagamento, dove non ci si può raccogliere e pregare in santa pace? Questa è una delle verità che non vanno taciute: non è vero che la verità è silenziosa mite e discreta e non fa rumore. La verità va testimoniata.
 Noi cittadini di Firenze abbiamo il dovere di non spezzare i legami con quel patrimonio di fede, di preghiera e di cultura penetrato nelle pietre del convento pietre che la storia l’hanno vissuta grazie alla presenza dei frati domenicani. Senza di loro San Marco si trasforma in un contenitore vuoto. Se viene tolta la vita dal convento, quelle celle, che continueranno ad essere visitate, saranno vissute solo come spazi museali e non esisterà più nulla di vitale: quel luogo è vivo se restano i frati di quell'ordine. Verso quale miseria spirituale ci dirigiamo? Vogliamo che i visitatori guardino le meraviglie affrescate dal Beato Angelico in quei locali solamente come opere d’arte?  La chiusura decretata dall'Ordine domenicano non è altro che un impoverimento della nostra vita spirituale.

venerdì 24 agosto 2018

LE CASCINE DI FIRENZE : UN DEGRADO TACIUTO


Ripubblichiamo il resoconto della passeggiata fatta dalla consigliera comunale Silvia Noferi insieme ad alcuni residenti esasperati apparsa qualche giorno fa sul quotidiano La Nazione.


Sollecitati contemporaneamente dalle segnalazioni di diversi cittadini ci siamo recati, io e Paolo R. (attivista) al parco delle Cascine sabato 11 agosto 2018, nel tardo pomeriggio, per verificare di persona la situazione.
Alcuni fiorentini, che preferiscono rimanere nell’anonimato per paura di rappresaglie (visto che hanno già avuto danni a due macchine), ci accolgono nel giardino della loro casa e ci raccontano il degradare della qualità della vita negli ultimi decenni: “Sempre peggio, ormai siamo rassegnati. Abbiamo scritto a tutti, al Sindaco, al Presidente di Quartiere ma nessuno si interessa di questo problema. Le Forze dell’Ordine quando le chiamiamo, ci rispondono che non possono fare nulla. Siamo rassegnati, abbiamo contattato anche l’estrema destra”. Ma qual è il problema? In questa parte delle Cascine, davanti all’ingresso dell’Istituto Tecnico Agrario e all’ufficio verbali della Municipale, dal sabato pomeriggio per tutta la notte fino alla domenica mattina, si riuniscono i peruviani che lavorano in città, molti dei quali come badanti.

Io e Paolo andiamo a vedere di persona, evitando di fare fotografie o filmati per non metterli in allarme.
Da lontano sembrano famigliole dedite a fare un picnic, tra musica e borse frigo, ma la situazione è leggermente diversa: sotto i vari gazebo, si intravedono bombole del gas di improvvisate cucine e tra i bidoni della spazzatura pieni di mosche si cucina pollo fritto.
I bidoni servono a nascondere i fornelli a gas, ma quando ci vedono avvicinare, i polli, gocciolanti d’olio, vengono frettolosamente messi dentro una borsa.
La musica, altissima già alle 18, diventerà sempre più alta nel corso della notte, quasi come il tasso alcolico degli astanti.
Paolo R. si insospettisce e chiede ad una signora che ci guarda torto se ha una birra da vendergli perché: “Ho sete, con questo caldo…”. La signora, tranquillizzata, apre una delle cinque borse frigo e ci vende una birra per due Euro e cinquanta; neanche troppo cara.

In quel momento realizziamo che tutti i gazebo, in realtà, sono delle bancarelle di un mercato abusivo: si trovano dolciumi, piatti tipici e tanta, tanta birra.
Tutto intorno, sudiciume sparso, la raccolta differenziata e non, evidentemente non fa parte della festa; ci penseranno gli spazzini del Comune domani.
I cespugli sul Fosso Macinante fanno da latrina e il cattivo odore si mescola a quello del pollo fritto. D’altra parte quel fiume di birra da qualche parte deve uscire…
Fin qui la situazione potrebbe facilmente essere gestita facendo abbassare la musica, mettendo dei bagni, impedendo la vendita abusiva di prodotti alimentari e di alcool anche a minorenni, cose ovvie. Invece nulla, sabato pomeriggio, nel pieno della festa dei peruviani che tutti a Firenze conoscono da anni, non si vede un agente nemmeno in fotografia.
I cittadini rimangono soli a sopportare il caldo agostano e la musica assordante che arriva dentro le loro case.


Ci spostiamo al Piazzale Del Re ed incontriamo Marta, una signora che ci ha scritto diversi messaggi; ci farà da guida all’interno del parco. Abita in via Paesiello e delle Cascine conosce tutto, è nata e cresciuta qui e da anni vi porta il cane a spasso. Andiamo tutti insieme nel Pratone dove c’è il centro anziani del Comune: musica e danze dei pochi fiorentini rimasti in città e nel parco. Ormai un vero e proprio presidio di quello che furono le Cascine frequentate dai residenti.
Paolo ci riprova, va al bar e compra una bottiglia d’acqua, neanche questa volta gli fanno lo scontrino. Sorride.
Tavolini e ombrelloni circondano la pista da ballo, dieci centrimetri più in là passa il nastro del primo improvvisato campo di basket, ce ne sono diversi e tanti ragazzi e ragazze di colore giocano; ai lati si trovano i soliti gazebo, tavolini da campeggio con le solite borse frigo. Tutto normale?
Una ragazza viene verso di noi con un piatto stracolmo di riso e (credo) frittata, le chiedo quanto costa ma non parla molto bene l’italiano e a gesti le faccio capire che non ho fame.
Veniamo a sapere che le reti per giocare a palla vengono messe la mattina presto e affittate ai ragazzi che vogliono giocare, senza ricevuta ovviamente.
Qui alle Cascine tutto sembra normale, tranquillo (almeno a quest’ora), come tutto, anche l’illegalità, riesce a diventare normale in questo pezzo di città abbandonata a se stessa.
Percorriamo a piedi il viale davanti alla Scuola di guerra aerea, praticamente trasformato in una latrina (purtroppo l’odore non si può fotografare) ed arriviamo alla rotonda dove abbiamo appuntamento con Enrico, un altro cittadino che mi ha scritto per denunciare lo stato di degrado del Parco.
Enrico accompagnato dai suoi grossi e dolcissimi cani, ci accompagna fino all’anfiteatro dove si ritrovano per lo più i fiorentini con i loro cani.
Qui gli “stranieri” non vengono a bivaccare, le macchine non possono entrare e portarci le borse frigo sarebbe troppo faticoso. Nemmeno in questa parte di parco sono presenti bagni pubblici.

I fiorentini si sono ritagliati il loro “pezzo” di parco, ma fino a quando c’è luce perché, dopo, il bosco passa in mano alla prostituzione. Ci raccontano di ragazzi soprattutto maschi giovanissimi, probabilmente minori, che si prostituiscono.
In questo momento sembra tutto regolare per cui torniamo a prendere la macchina parcheggiata davanti all’ex ippodromo Le Mulina, ormai completamente decadente. Notiamo un’ordinanza del Sindaco dei primi di luglio che prevede lo sgombero e la messa in sicurezza.
Il capannello di persone che ormai si è formato intorno a noi, ci racconta invece che all’interno dormono molte persone disperate.
In effetti mi ricorda molto la miseria che ho visto da poco in Africa. Sporcizia e disperazione hanno forse colori diversi, ma la sensazione di tristezza infinita che lasciano è la stessa a tutte le latitudini. Solo fa male vederla qui, a casa tua.
L’ippodromo ex Mulina è uno dei maggiori fallimenti di questa amministrazione che non ha saputo governare una grande occasione. Un problema che rimarrà in eredità a chi vincerà le prossime elezioni.
Netta è la sensazione, visitando questo parco, che al prossimo giro i fiorentini potrebbero finalmente cambiare un voto di tradizione.
Nonostante il silenzio tombale delle radio locali, dei maggiori quotidiani che celebrano i fasti del “Sindaco più amato d’Italia”, qui si respira voglia di cambiamento, le persone non leggono più i giornali: si guardano intorno e giudicano.
Ci spostiamo in macchina all’estremità opposta del parco, dove passa la tramvia, “il pezzo peggiore” a detta di Marta, che ci fa da guida e in effetti tutto sembra avvalorare le sue affermazioni.
Materassi nascosti nel bosco e lungo l’Arno, sporcizia tanta sporcizia, un tappeto di bottiglie e lattine che sta contendendo il posto al tappeto d’erba. Non bastano gli spazzini del giorno dopo, qualcosa rimane sempre, si stratifica, diventa parte del sottobosco.
Assembramenti di stranieri parlottano fra loro, Marta ha paura ad entrare: “Lì è pericoloso” dice.
Andiamo lo stesso, ci guardano strani, sospettosi, evitiamo di fare fotografie per evitare la rissa e camminiamo veloci, giusto per farci un’opinione. L’odore di escrementi non ci abbandona mai, ma forse, come dice qualche fazioso, lo sente solo chi è del M5S, gli altri devono esserne immuni.
La voglia di normalità di queste persone partite dall’Africa, illuse di trovare lavoro e accoglienza, la noti dai panni stesi ad asciugare sulle siepi, mentre accanto corre la fermata della tramvia.
Tutto normale, tranquillo, perfettamente inserito nel contesto del principale parco pubblico della città. I pochi fiorentini che arrivano fin qua sembrano dei fantasmi, bianchi e pallidi per le mancate vacanze, ignorano i panni stesi, evitano le bottiglie rotte, camminano veloci per raggiungere la nuova passerella che porta all’Isolotto.
L’indifferenza sembra prevalere. Forse è diventata abitudine, difficile capire.
È tardi dobbiamo tornare a casa e mentre raggiungiamo la macchina, Marta mi ricorda la bella vasca dove anche io andavo con i miei genitori quando ero piccola.
Mi dice che ora è meglio non andarci perché è diventata un gabinetto ma noi siamo venuti apposta per fare un tuffo nel degrado, siamo fatti così noi del M5S, ci piace vedere con i nostri occhi, non per sentito dire. “Andiamoci! Siamo venuti per documentare!” – dico io.


Eppure qualche giorno fa c’era stato un bliz delle Forze dell’Ordine, almeno così era stato pubblicato sul giornale. I materassi erano stati portati via, dice.
Il problema è che la povertà non si porta via con un’azione sporadica. Qui alle Cascine c’è una storia complessa, fatta di immigrazione clandestina, di illusioni mancate, di povertà estrema, di mancata integrazione, che la “Sinistra” che governa la città da decenni non ha MAI voluto vedere.
Il Parco delle Cascine è testimone del più grande fallimento del Sindaco Nardella e non solo suo, ma anche di coloro che lo hanno preceduto; è il risultato di una politica che non ha saputo adattarsi ai tempi ed ascoltare le esigenze di tutti, compresi i residenti.
Questo viaggio nella realtà cruda di chi non ha niente, mi è servito a capire meglio quali siano i problemi veri e la loro portata, ma mi ha costretta a pormi anche una fondamentale domanda: “Ma se in due ore venendo qui coi cittadini, ho constatato io, un tale degrado e una tale mancanza di rispetto delle regole, cosa fanno le Forze dell’Ordine, le Istituzioni, il Sindaco? Possibile che non siano al corrente?”
La risposta me l’ha data Marta, senza saperlo, stanotte, mentre non riuscivo a dormire pensando a quello che avevo visto; mi è tornata in mente una sua frase detta per inciso: “… mio fratello è carabiniere…”.
Questa è la risposta: le Forze dell’Ordine senza le decisioni della politica non possono fare niente ma i fiorentini chiederanno a questa Giunta cosa hanno fatto di concreto il prossimo maggio 2019.

Silvia Noferi


lunedì 23 luglio 2018

LA LIBERTÀ NON È GRATIS E OBBLIGA A SCEGLIERE


Note contro chi propina veleno per uccidere i popoli

Noi abbiamo depredato l'Africa? Noi continuiamo a depredarla? Non va bene quel “noi, non è accettabile un indistinto “noi”. Se è impossibile fare l'elenco di tutti i nomi e cognomi degli imputati ,  piuttosto  che un indistinto "noi" applicato ad un continente intero, sarebbe più utile un’analisi a scala ridotta ma circostanziata:  per un  territorio, magari ristretto,  tirare fuori  nomi, cognomi,  provenienza,  mandanti ,  autori,  complici,  basisti, senza omettere circostanze e cause di altra origine.
Altrimenti quel "noi" serve solo a mettere insieme colpevoli veri e veri innocenti: cosa ruba un disoccupato, un vero povero, una famiglia delle tante famiglie povere italiane a un continente? Proprio niente. Anzi.
Ansia di giustizia: esattamente ciò di cui per secoli e secoli e secoli si è nutrita un’Italia depredata, devastata, bruciata da tanti invasori, o se si preferisce, da migrazioni predatorie.
Leggiamo le cronache del passato, Sant'Ambrogio ad esempio, che cita Parma come un mucchio di rovine annerite e un territorio completamente abbandonato; sarebbe utile leggere che Aleramo ebbe da Carlo Magno il titolo di Marchese del Vasto ( Vasto è la contrazione di Vastatum, devastato) Marca che da Ivrea  raggiungeva il Ponente ligure, tenendo a mente che non  era una situazione particolare ma quanto mai diffusa e secolare di devastazione .


Bisognerebbe contare tutte le torri di avvistamento che sorgono lungo TUTTE le nostre coste e le isole. Non erano "belvedere", erano torri di avvistamento contro i “saraceni”, i mussulmani; ricordare che le campane suonano ogni mezzogiorno,  dal 1571, perché San Pio V voleva che si ricordasse per sempre la vittoria di Lepanto. Ricordare che nel 1683 la Lega Santa liberò Vienna dall’assedio turco, sospinta dal Beato Marco d’Aviano, e poi  Budapest,  liberata dopo 150 anni di dominazione, e  Belgrado nel 1688; si deve ricordare anche che la Grecia sottomessa ai turchi nel 1453 riuscì a liberarsi solo nel 1832, e poi, solo dopo aver ricordato tutto questo, forse  qualcuno perderà la mania dell’ autoflagellazione, rimetterà i piedi per terra.
Quanto sangue dei nostri antenati è stato versato per 1000 anni, più o meno. Non solo italico: è faticoso perfino fare l'elenco di tutti i popoli che si sono riversati su questa terra per conquistarla, per insediarsi, per stare al nostro posto, per una sorta di infinito senso di invidia amore odio desiderio o di essere come noi o di sostituirci, per stare al nostro posto, prendere o stare qui . Goti, Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Longobardi, Alamanni, Burgundi, Vikinghi, 

Normanni, Arabi, Turchi, tralasciamo tedeschi, spagnoli, francesi.
Nostro posto. Sì , nostro, perché  tre  stirpi geneticamente individuate sono qui da sempre : Liguri, Etruschi, Greci, da nord a sud,  grazie a Dio, e  grazie all'Impero di Roma. Per qualche secolo la pax romana ha dato pace e un patrimonio di civiltà ed esperienze utili che sono rimaste e sono state tramandate, per secoli e secoli: il medioevo non ha praticamente inventato nulla. Columella, i gromatici, i testi salvati nelle biblioteche dei Monasteri: sul sapere romano e greco piano piano tutto è tornato; l’edilizia, la cultura, le colture,  l'allevamento, il pane e il companatico, le cattedrali, le arti:  così la gente fuggita, tornata attorno ai Monasteri e  sul suolo degli insediamenti abbandonati, ha rifondato ovunque la Rex Publica, ma stavolta Christiana, luce accesa in tutta l’Europa. E qualcuno lo vorrebbe chiamare ancora “buio Medioevo”.

La prima vera Crociata del X° secolo, contro i saraceni di Frenet in Provenza,  ha permesso la ripresa della navigazione e del commercio nel Tirreno, e poi verso la Grecia, verso Costantinopoli e l'Oriente.
Accoglienza? quelli impalavano i cristiani e bruciavano tutto. I Martiri di Otranto? Ma ce ne sono state decine di migliaia, ovunque, da Costantinopoli  ai Balcani, ad Aosta, a Genova. Qualcuno ha letto “Il ponte sulla Drina” di Ivo Andric?
Che c'entrano gli africani? Ma benedetta gente.......intanto c’è l’Africa del nord  e quella che sta più a sud.
Da qualche parte del centro Africa devono cominciare a capire che anche noi abbiamo avuto i guai nostri, e che guai!  Da qualche parte devono capire che i Missionari non sono stregoni che trovano l'acqua sottoterra, ma che l'acqua in Africa c'è, sotto. Si mettano assieme e scavino pozzi, facciano cooperative, irrighino quella fertilissima terra (come in Europa ce la sogniamo), si conquistino l' autosufficienza alimentare! E imparino a difendersi, santo Cielo! Quei giovanottoni muscolosi che arrivano qui! Che difendano la propria terra, la casa, la famiglia, il villaggio, si diano coraggio!  E poi qualcuno deve spiegare che va a fare la Cina in Africa??  Nei vari appelli al dialogo e all’accoglienza, accattivanti ma privi di ogni sostanza, l'argomento non viene neppure sfiorato, ma si sa che la Cina compra terra, enormi spazi, costruisce città disabitate, perfettamente rifinite e vuote. E compra tantissima terra.

Perché andare a comprare una terra se è tanto disgraziata? La Cina costruisce intere enormi città, esporta attività, apre scuole in cui si insegna il cinese agli africani, fa tv, in cinese, fa informazione, in cinese,  e compra e  compra.
Perché??   Se è terra arida, dove non si può vivere, un clima da spavento, guerre e stragi e pestilenze  da cui si può e si vuole solo scappare, perché??
Perché fanno tutte quelle città vuote ma già fornite di strisce pedonali, parcheggi, semafori spenti??  Perché le popoleranno, con tanti cinesini che si metteranno a lavorare come formiche e faranno tutto quello che i nativi non hanno mai fatto, disciplinatamente, così come hanno costruito  quelle città.
A noi viene un dubbio, che in Africa , fertile e generosa e grande, ci si voglia trasferire mezza Cina.
E che tanti flussi migratori verso l'Europa a cavallo di gommoni cinesi che si sgonfiano e affondano, sospinti da motori finti Mercury da 5 cavalli che bruciano e opportunamente si spengono, siano leggermente agevolati dal lontanissimo oriente. Che pensare?  Cinesi?  O dai Francesi sempre ben dispiegati e in forze, o al solito dalle  multinazionali, termine onnicomprensivo, anonimo, uno slogan, un’ etichetta.   


Ma mezza Africa qui proprio non può venire: in Italia c'è lo stesso numero di abitanti che in Francia e in Germania, ma su un territorio grande la metà, montagnoso.  Stiamo già affollati  qui,  siamo in tanti, e abbiamo 5 milioni di poveri. Si dirà che la povertà  africana è diversa, lo sappiamo, ma i poveri qui ci sono e tali restano, bambini italiani poveri, famiglie povere, vecchi poveri. Abbiamo tanti disoccupati, abbiamo i nostri "migranti", diplomati o ultra laureati;  ci sono costate un sacco di soldi quelle lauree: abbiamo preparato a spese di stato e famiglie tanti giovani che qui non hanno nulla e vanno nel mondo, perfino in Australia, in Finlandia, ovunque. Sono i nostri "migranti".
Ma non  fa rabbia?? 150 mila l'anno per cui qui non c'è un lavoro decente al di sopra dei 2/3 euro l'ora.
Ma non  fa rabbia?? Se la risposta è sì allora chiamiamo per favore le cose col loro nome e smettiamola di dire che noi deprediamo qualcuno. Si facciano i nomi. Enrico Mattei non andava a depredare l'Algeria, la Libia, la Tunisia, la Persia. Ci andava qualcun altro, che lo ha ammazzato. Noi non abbiamo ammazzato Gheddafi: quando lui buttò fuori tutti gli italiani dalla Libia con una sola valigia in mano, nel 1970 noi non abbiamo bombardato nessuno, nemmeno protestato.  Noi non abbiamo  fomentato dittature e tagliagole in centro Africa e in Sud Africa, nelle ex colonie altrui, non sono state architettate in Italia le cosiddette “primavere arabe”! Non sono state progettate in Italia le squadracce dei Boko Haram, lo “stato islamico”, e orrori del genere!  Si ricordi che le uniche opere pubbliche che restano ancora in piedi, seppure a brandelli, cadenti e bombardate in molte contrade africane le hanno costruite gli italiani.
Nos frères  italiens......gli algerini ci chiamano ancora così. E perfino molti libici.

E finalmente diciamo che per i mussulmani noi siamo "dhimmi", ovvero coloro che  devono sottomettersi e pagare per vivere, senza diritti,  o morire. Loro non possono, pena la scomunica ( ovvero la morte) mescolarsi con noi, integrarsi e tanto meno  assimilarsi. Loro non vogliono e non possono integrarsi. Perché allora tanta fanfara sull’argomento?  Loro non vogliono e stanno a parte, ovunque in formazioni chiuse, e vogliono spazi, pezzi di territorio dove vige il loro diritto, la sharìa, sempre di più. La loro religione non è compatibile con la nostra e  con la nostra civiltà del Diritto; il loro diritto è religione, inscritto nel Corano: e il loro dio non è il nostro.  Nossignore, non lo è,  piaccia o meno a Sua Santità e ai tanti dialoganti che lo seguono  in  spericolate e ridicole acrobazie “ecumeniche”, non lo è.
Vengono integrati  i popoli che non hanno una forte identità: i mussulmani  la hanno, fortissima, noi NO, l’abbiamo perduta, e presto ci troveremo nella stessa situazione  dei cristiani d’oriente  che sono ancora cristiani perché dal VII secolo  hanno difeso col sangue la propria fede, la propria identità. Lo faremo? Quanti saranno disposti a farlo?
I cristiani  sono diventati minoranza:  da dove i popoli  d’Italia e d’Europa trarranno la forza necessaria per non essere assimilati , o su quali valori i popoli europei scristianizzati si appoggeranno ?  Sulle nostre Costituzioni che qualcuno ha preso a picconate? Sui trattati? Sulle Logge framassoniche?  Sulle banche e sui banchieri?  Sull’euro? Sulla civiltà di internet?  Sulle “famiglie arcobaleno”? Sulle leggi pro LGBT? Sui gay pride?  Sui suicidi “assistiti”? Sull’umanitarismo senza se e senza ma? Sulle Croci rimosse?  Su quel che si vuole insegnare sul sesso e sulle sue devianze ai bambini degli asili e delle elementari?  Sulle Chiese vuote? Sui preti che non pregano più e dicono ( anche dall’altare) e fanno,  ciò che un tempo li avrebbe portati diritti  alla scomunica o in galera?  Sulla nostra abiura? In queste condizioni che senso ha aprire le porte a chi considera questa solo come una terra di conquista?
Se Cristo  è uno sconosciuto, se non un nemico, per intere nazioni, cosa abbiamo da dare ad un continente che soffre?  Le case, i soldi, cosa? Loro  vedono benissimo i nostri disvalori e ci disprezzano, stanno a parte.
Da un lato alcuni di loro sanno che qui non c’è niente da prendere a modello, comunque pensano  che quello che c’è  ci sia sempre stato e sia stato gratis, ignorano che è costato tanta fatica, tante guerre, secoli di guerre, sangue sudore e lacrime; da un altro vogliono comunque un posto a tavola.

Piuttosto che risolvere le questioni col machete o col kalashnikov, vedano di far fiorire la loro terra e non farsela rubare, ancora, ancora e sempre, si liberino dalle oligarchie corrotte!  Noi non abbiamo sensi di colpa, non li abbia nessuno; ci si  tolga l’ansia dall’anima, ma ci si convinca che con le sole umane forze non si può salvare nessuno,  nessuno può  neppure salvare se stesso,  con le nostre forze non salviamo il mondo.  Diamo quello che possiamo, certamente, ogni volta, ma nessuno di noi può pensare di salvare il mondo, non siamo 
onnipotenti. Ma se sappiamo che Tizio o Caio hanno fatto del male abbiamo il compito di dirlo dai tetti, la verità va detta, senza fare di tutta l’erba un fascio e intorbidare le acque, dove i pesci predatori nuotano ancora meglio, e la propaganda politica prospera senza che  neppure ci se ne accorga. Ma chi predica intorbidando  non solo se ne accorge, ma lo sa benissimo, rende bene.
Infine si può notare un’ultima cosa: non ci sono problemi di convivenza con tanti immigrati “economici” del Perù, della Polonia, delle Filippine: perché? Hanno avuto ingressi regolari o si sono regolarizzati appena avuto un lavoro, loro hanno permessi di soggiorno per lavoro, loro pagano le tasse  e versano  i contributi ( loro sì). Sarà forse perché sono cristiani?? È stato chiesto a giornalisti tunisini e marocchini perché tanti loro connazionali e vicini di casa preferiscono saltare su un gommone a rischio della vita piuttosto che andare in un consolato e fare documenti d’ingresso, c’è pieno ovunque  di consoli e consolati.   La risposta dei giornalisti  è stata che per lo meno i loro connazionali preferiscono la via del gommone proprio per non seguire  percorsi regolari: è una strategia, una scelta furba, perché se uno è irregolare “ va dove vuole e fa quello che vuole”, altrimenti deve vivere “regolarmente”. La notizia dell’intervista è vera e documentata.
Perciò:  se si ha qualcosa da dire lo si dica ma in modo preciso e circostanziato, e si guardi bene che le armi si vendono perché c’è chi compra, avendo ben chiaro che quella moltitudine qui trova poco o niente, oltre a quello che è nostro, ci si  scusi la parola, e quando, e se, tornassero a casa là non troverebbero davvero più niente, tutt’al più la stessa precisa situazione che hanno lasciato.

domenica 24 giugno 2018

CHIESA IN USCITA?


 LA CHIESA VA VERSO L’ USCITA   
  
Nonostante tutto il generale dell’Ordine Domenicano, Padre Cadoré, ha deciso che i quattro Padri attualmente residenti ed officianti nella Chiesa di San Marco a Firenze si dovranno trasferire a Santa Maria Novella e la Chiesa sarà chiusa a settembre. Tutto il Complesso di San Marco è demaniale, quindi tutte le spese non dovrebbero essere a carico dei Domenicani che, anzi, dispongono a Firenze di qualche rendita, ma nulla è dato sapere. Il Domenicano non è il primo Ordine a lasciare Firenze in questi anni: così hanno fatto i Gesuiti che hanno sconsacrato la Chiesa, sloggiando nostro Signore, trasferito Padri e Beni Mobili a Roma, e comunicato di essere in trattativa col Politecnico di Shangai, non si sa se a buon fine.

Così nostro Signore sloggerà anche da San Marco,  ( Pax tibi Marce…….) e pace a tutti i Buoni Spiriti che lo hanno seguito nel tempo.  Sarà questa la Chiesa in uscita?
A noi poveri peccatori, cattolici della domenica, o delle feste comandate, o cattolici non praticanti, o pecore sperdute in cerca di Pastore, questa pare una Chiesa che va verso l’uscita, che alza le mani, si disfa del bagaglio troppo pesante, che siamo noi.
E’ più facile, molto più facile, rivolgersi ad altri campi, pieni di pecore meno esigenti: che gliene importa all’immigrato ( di qualsiasi provenienza e religione) DELLO STATO DI GRAZIA  in cui si trova Santa Madre Chiesa, in cui si trovano tanti ( tanti) sacerdoti e prelati, in cui si trovano le VERITA’ DELLA FEDE, la FEDELTA’ AL MANDATO, la corrispondenza ai VOTI, la pulizia delle mani, dello spirito, del corpo, insomma agli immigrati che ricevono assistenza,  a loro basta quella, del resto non importa proprio nulla e giustamente: non ne sanno niente.  
Un tempo dove non arrivava Santa Madre Chiesa arrivavano i Santi e  gli Ordini a rinnovare e provvedere, e aprivano Case, formavano Comunità, istruivano, difendevano, predicavano, beneficavano, erano specchi in cui chiunque poteva guardare e rispecchiarsi  intravvedendo  una bella Luce.

Provvedere, come Provvidenza. La Divina Provvidenza: non ci credono più, Quella l’hanno già fatta uscire dalla porta di servizio. Se ci sono buchi di bilancio non  pregano   la Divina Provvidenza  tanto  Quella evidentemente non interviene per certi scopi, ma sa scegliere infallibilmente: se tu fai il contabile, fai i bilanci e ci credi, vai in banca e credi a quello che dice la banca, compri e vendi, chiudi, traslochi, metti sul mercato i luoghi sacri, evidentemente  SEI DEL MONDO, ti affidi al mondo, ai suoi strumenti e metodi.  Però dovresti sapere che non si può servire a 2 padroni…….Questione di Fede, al solito,  non di bilanci.
La Casa dei Gesuiti di Via Silvio Spaventa, e la Chiesa con il bellissimo organo pare che tutto venga venduto per investire il ricavato in una Casa d’Accoglienza a Roma: ma ci scusino i Padri generali che in questi anni si succedono  senza cambiare linea,  perché?  Casa per casa, quella di Firenze  faceva  normalmente accoglienza, per qualche ragazzo, per qualche famiglia e per la Comunità di Sant’Ignazio; forse perché il valore di un investimento immobiliare a Roma è superiore ? Ma povero Sant’Ignazio!! E poveri noi…….
Infine San Marco: ha mai provato Padre Cadoré ad entrare in Santa Maria Novella? Uno stuolo di arroganti guardiani in divisa alla porta: “BIGLIETTO”.“ Scusi ma vorrei pregare”.“ No, ora ci sono i turisti, si prega quando c’è la Messa”.  “Allora quando entrerò?”. “ 5 minuti prima” .   bene………”
Fine della Messa, tempo del ringraziamento: “ toc toc, scusi signora, deve uscire”. “ Ma sto pregando”. “La Messa è finita, si accomodi all’uscita”.“ Ma è appena finita!” .  “ Per restare ci vuole il biglietto, poi ho visto che lei stava guardando gli affreschi, quindi non sta pregando! Prego si accomodi all’uscita!”
Arriva un secondo usciere in divisa e mi alzo dall’inginocchiatoio: “ E se volessi confessarmi?”
“ Esca, qui non c’è nessun confessore”. “ Lo credo bene, anche il Signore deve essere uscito da un pezzo!”

 P.S: Apprendiamo da fonte certa che il complesso di San Marco non è interamente di proprietà demaniale: il Convento e la Farmacia sono proprietà dell'Ordine Domenicano. Nulla di più facile che il disegno sia quello di trasformare il Convento quattrocentesco in residenza turistica e la Farmacia in shopping center. Solo il tempo dirà se ci abbiamo azzeccato.  

LAVORO OGGI, UNA TESTIMONIANZA


 I giovani ed il lavoro

Ho più di 50 anni e lavoro da oltre 10 per una società conosciuta che opera a livello globale, ma della quale non farò il nome. Lavoriamo nel campo delle informazioni commerciali, ho una qualifica in azienda che mi rende visibile e coordino persone in varie città italiane.
Da oltre tre anni mi guardo attorno e vedo colleghe andare in pensione senza essere sostituite nel vero senso della parola ma il turn-over avviene con assunzioni attraverso contratti a tempo determinato. Sempre più spesso si fa inoltre ricorso alla forma di assunzione di stagisti. La nuova formula capestro per i giovani italiani alle prime armi. Non è solo la società per cui lavoro che ne fa uso ma ormai è la norma.
Si assumono giovani entro i 29 anni che stanno studiando per laurearsi o si sono laureati da poco, con stipendio da fame, ci si aggira sulle 600 euro mensili, per un periodo di circa 6 mesi, sfruttandoli al massimo.

Ho fatto la conoscenza di tanti giovani che sono passati da noi come stagisti (“almeno qui ci offrono un minimo” mi dicevano) e mi hanno raccontato che in altre parti, ad esempio c/o banche del comprensorio, non venivano neanche pagati i pochi euro che ho specificato sopra, ma tutto quasi gratis. Del resto lavorano per il normale orario di ufficio, le otto ore giornaliere, come un qualsiasi altro impiegato, con poche ferie, poiché non abbiamo una chiusura estiva…
Ditemi quindi come fanno i giovani a crearsi un futuro? Dall’inizio di quest’ anno su una media di 5 assunti : 3 sono a tempo determinato, di cui una sostituita per maternità  (e chissà quante chances hanno di rimanere mi chiedo?!) e due sono stagisti. I dati parlano chiaro…..