Firenze, aiuto!
Il Centro Storico di Firenze in pericolo
Di Christian Campiche
Foto di
Adriana Tuzzo
Pubblicato su “
www.Sept.info”
Rivista di giornalismo d’inchiesta .
11/11/2015
.
Il rapido
partito da Milano, 90 minuti più tardi bucò l’ultimo tunnel per fermarsi alla
Stazione di Firenze; continuerà verso Roma e Napoli ma non andrò più lontano.
Giovanna mi sta attendendo alla testa del binario. Sarà la mia guida, il mio
cicerone in questa avventura fiorentina.
Tutto è
cominciato da una mail ricevuta nella primavera 2015. Venivo informato che 16
cittadini di Firenze, ivi stabiliti o nati da antiche famiglie, avevano scritto
una lettera all’Unesco (http://fr.unesco.org/) a Parigi.
“Noi
sottoscritti chiediamo che il Centro Storico di Firenze, patrimonio
dell’umanità, sia iscritto nella lista dei siti in pericolo con urgenza”.
Il documento non è tenero verso l’Amministrazione. Segnala fra gli altri
pericoli quello di consegnare il Centro Storico agli interessi immobiliari, ne’
più ne’ meno.
I firmatari
sono allarmati per le destinazioni consentite al patrimonio tutelato: certo,
palazzi e conventi, sovente di valore inestimabile, saranno conservati. Grazie
a Dio.
Per contro,
alcuni di essi corrono il rischio di essere trasformati per usi abitativi.
Questo mutamento delle destinazioni d’uso implica una ristrutturazione degli
interni secondo criteri difformi dal gusto degli architetti del Rinascimento.
Il gruppo dei 16 insorge inoltre contro l’escavazione di parcheggi e dei tunnel
destinati al passaggio dei treni ad alta velocità, la Tav (http://notavfirenze.bolgspot.it/) e di una nuova Tramvia.
Questi
progetti, accusa il documento, sono suscettibili di “mettere in pericolo
l’integrità del patrimonio artistico del Centro della città. Inoltre non sono
compatibili con le normative europee e si rivelano per essere obsoleti prima
ancora della loro messa in funzione”.
La lettura
della lettera all’Unesco mi toglie il fiato: le fondazioni del Duomo rischiano
di subire le vibrazioni delle opere di escavazione di gallerie sotto al Centro
Storico.
Ma non è
tutto: i firmatari aggiungono che dopo un accurato esame dei progetti, hanno
tratto la convinzione che la Fortezza da Basso, eminente luogo di cultura
edificato nel Rinascimento, non uscirà indenne dalle perforazioni dei tunnel.
Il quadro è
terrificante anche perché i firmatari indicano un altro pericolo d’ordine
idraulico. In seguito alle opere tramviarie le esondazioni del Torrente
Mugnone, un affluente dell’Arno, potrebbero danneggiare la Chiesa Russa.
Concepita
dalla figlia dello Zar Nicola I, questo edificio dai caleidoscopici riflessi è
molto frequentato dalla Comunità Ortodossa. Non senza ragione e a più riprese i
cittadini del Quartiere Vittoria-Statuto-Romito, una zona molto popolosa, hanno
manifestato la propria preoccupazione.
Provenendo
da una città svizzera, Losanna, che non è un buon esempio in materia
urbanistica, dove, per la speculazione
immobiliare, le scelte in fatto
di architettura danno l’impressione di essere del tutto casuali, ho sempre
considerato con rispetto lo sforzo che l’Italia ha tradizionalmente fatto per
la conservazione del proprio patrimonio, e non penso di essere il solo
d’altronde. E’ per questo che l’Appello dei 16 mi ha interpellato
fortemente: possibile che Firenze, città
delle mille meraviglie, possa avere la
stessa sorte di Angkor in Cambogia?
Ho voluto
accertarmene personalmente, così come ho creduto logico riservare il primo
appuntamento al Sindaco o ad uno dei suoi collaboratori. Dapprima mi sono
imbattuto in un ostacolo: l’ Assessore alla mobilità e alle nuove
infrastrutture riceve la stampa solo il giovedì, purtroppo il giorno in cui
avrei lasciato Firenze. Dopo qualche incertezza tuttavia mi è stata data
conferma: vi sarebbero stati due interlocutori sia l’Assessore
all’Urbanistica che quello alle Nuove
Infrastrutture.
Nutrivo
qualche apprensione, perché Giovanna mi aveva avvertito:” La stampa del
nostro paese è piuttosto controllata
e subalterna: come se fosse proibito
parlare di quel che avviene qui! Perfino la stampa americana tace…..! “
In breve,
non mi attendevo di essere ricevuto col tappeto rosso da parte della
Municipalità, ma avrei sperato in un atteggiamento meno sfrontato.
L’Amministrazione
Comunale attualmente occupa uno dei più belli edifici di Firenze, il Palazzo
Medici Riccardi (http//:www.palazzo-medici.it/),infatti una Vergine col Bambino
accoglie il visitatore al primo piano,
dove gli amministratori concedono udienza; ritrovata da Giuseppe Poggi negli
scantinati di un ospedale psichiatrico, la tavola dipinta ha vissuto un lungo
purgatorio. Avrà sofferto a causa della cattiva reputazione del suo autore,
fra’ Filippo Lippi? Quel frate aveva ingravidato una splendida monaca di neppure vent’anni. La
tavola è stata giustamente riportata alla luce sotto lo sguardo protettivo di
quattro Medici ricoperti dai loro manti d’ermellino.
Dall’alto
punto di osservazione, i mecenati nei loro sontuosi abiti sembrano molto
distanti dalla realtà: realizzano la deriva della città che governarono? Ai
loro piedi su uno schermo che trasmette il dibattito comunale in atto, si
stanno spolmonando i rappresentanti del popolo di Firenze; nessuno sa se gli
astanti stiano ascoltando, un vecchio
cronista annota freneticamente.
Mi fanno
segno di passare in una sala vicina, mi siedo ad un lungo tavolo, attorno a cui
ordinariamente siedono gli amministratori della città. Arriva l’ Assessore
all’Urbanistica affiancato dalla sua
portavoce.
“Non lo
conosco!”. L’Assessore non è
informato della missiva dei 16.
Manifesto il
mio stupore: nel maggio 2015 avevo infatti contattato l’Unesco chiedendo come
intendessero pronunciarsi sul documento, e la Direttrice PetyaTotcharova aveva
riscontrato scrivendomi:
“ La
prego di prender nota che l’Unesco ha
ricevuto recentemente delle comunicazioni da parte della società civile
riguardanti il Centro Storico di Firenze, sito iscritto sulla lista (http://whc.unesco.org/it/list/) del Patrimonio Mondiale dal 1982.
In conformità alla regole in vigore, il Centro del patrimonio mondiale ha
comunicato le informazioni ricevute alle autorità italiane per verifiche e
commenti”.
E’ possibile
dire che la Municipalità di Firenze non sa nulla delle preoccupazioni dei
propri amministrati? La mia perplessità aumenta quando entrano nella sala due
persone, una donna e un uomo che mi viene presentato come il rappresentante
……..dell’Unesco a Firenze. Gli propongo di prendere parte alla discussione, ma
lui con un gesto declina l’invito. Installatosi su una seggiola all’altro capo
della sala, il personaggio non può perdere una sola parola della discussione
che ho con l’Assessore, il quale rifiuta di entrare nel merito della lettera
dei 16.
La scorre in
fretta e non raccoglie il mio invito a fotocopiare il documento al fine di
potersi pronunciare. Mi dichiara tuttavia che le opere di rinnovamento trovano
la propria giustificazione nel “recupero” e nella “valorizzazione” di immobili
abbandonati, caserme, sedi non più
operative di banche, edifici industriali dismessi; quanto alle tramvie esse
permettono di diminuire gli ingorghi di traffico secondo il modello dell’antico
Sindaco di Londra Ken Livingstone.
Stabilito
questo l’Assessore mi saluta senza neppure attendere che io mi alzi e lascia la
sala seguito dalla sua collaboratrice il cui sguardo non esprime l’empatia di
una Madonna del Pinturicchio. Non vedrò mai il secondo Assessore.
“Nel 2017
il traffico urbano sarà diminuito del 60%”.
Durante
tutto il mio soggiorno fiorentino la frase dell’assessore continuerà a girarmi
nella testa: da ora a quella data, quanti alberi saranno abbattuti, quanti
parchi disboscati? “ Ieri una Città
nelle mani dei Santi. E oggi?”, così
titolavano nel 2008 gli architetti fiorentini Delfo Del Bino e Alessandro Dini.
Essi
pubblicarono una analisi molto completa, divenuta oggetto di riferimento,
purtroppo snobbata dagli amministratori. I due autori chiedevano in sostanza di
rinunciare ad un progetto “devastante” e proponevano una soluzione più leggera,
suscettibile di risparmiare i gioielli architettonici del Centro Storico e
della città moderna, nel suo sviluppo fra il XIX e il XX secolo.
Le
alternative non furono prese in considerazione e, agli occhi dei visitatori,
molti luoghi si presentano ormai come privi di alberature: visibilmente i
responsabili delle opere pubbliche hanno intrapreso la scelta dell’autostrada
amazzonica, il ricorso intensivo alla motosega.
Il primo a
farne le spese è il Leccio, l’albero emblema di Firenze, sotto al quale ci si
difende dalla canicola e che sequestra le polluzioni: scomparsi i vecchi lecci
da Via dello Statuto, l’arteria principale del quartiere
Vittoria-Statuto-Romito. In sostituzione saranno piantati delle specie di peri
cinesi che crescendo alla maniera dei cipressi non offriranno mai ombra agli
spazi pubblici con le loro fronde generose.
Galletti
come i nuovi progettisti della città. Aridi come Viale Morgagni, fino a qualche
anno fa popolato da Alberi della Rimembranza, piantati per commemorare il
sacrificio delle migliaia di soldati fiorentini caduti sui campi di battaglia
della Prima Guerra Mondiale: è la loro seconda morte , anzi peggio, il loro
oblio che suggella i progetti dei promotori.
Lo spazio di
un pomeriggio, una piccola infedeltà a Giovanna, per seguire Roberto in un
triplo periplo in taxi che ci porta subito a casa di Gabriella, in un quartiere
popolare, là dove si trovavano gli Antichi Macelli. Dal tetto della sua casa in
Via Zeffirini, godiamo di una vista
panoramica.
Ai nostri
piedi un buco di 450 metri in lunghezza e 50 in larghezza, gru e scavatrici a
perdita d’occhio: è qui che deve sprofondarsi a 25metri la TAV per risalire
dall’altra parte della città, non senza aver sfrontatamente avvicinato la
Fortezza da Basso ed essersi assunta il rischio di smuoverne gli storici
bastioni.
Nonostante
fossero di pregio, gli Antichi Macelli sono stati rasi al suolo assieme al
giardino con i suoi grandi Cedri del Libano, i suoi pini, i platani, i fiori.
Le escavazioni sono state sospese ad una profondità di circa 6 metri in attesa
di una decisione della Magistratura che indaga su ipotesi di corruzione.
“C’è un
lago qui sotto, oltretutto qui convergono molte falde sotterranee”,
commenta Roberto. Questo Architetto, un intellettuale che in tempi andati si
sarebbe definito “organico al Partito” , i cui avi Budini e Gattai edificarono
diverse opere fiorentine nel XIX secolo, milita da molti anni contro la TAV .(http://wordpress.comune.fi.it/Wpreda/passantefi/) . E’ instancabile nel denunciare
questo progetto che costa un occhio al capoluogo toscano:
“ Fa
tutto schifo, gli scavi, gli sforamenti dei preventivi di spesa, gli appalti.
Il disastro è che non c’è alcuna vera valutazione dell’impatto che le opere
avranno sulla città, non è mai stata ascoltata la cittadinanza che aveva
rifiutato la tramvia in un referendum consultivo nel 2008”.
La scena
successiva avrebbe potuto ben figurare in un film dei fratelli Marx: animato
dalle nostre conversazioni, il secondo conducente di taxi, un personaggio
sdentato e capelluto, si mette a urlare:” Non si devono tagliare gli alberi,
non è giusto, non è giusto, soprattutto in una città medioevale. Ci stanno
derubando!”.
Evidentemente
crede di essere sul circuito di Monza e ci pilota volando verso l’Arco di
Trionfo dei Lorena, Piazza della Libertà. Vedo fauni bronzei che sono al centro
di una grande fontana circondata da alberi secolari, condannati a sparire
perché qui sarà creato un doppio tunnel sull’asse Bologna –Roma della TAV;
l’instabilità del sottosuolo ricco di falde minaccia anche gli immobili
tutt’intorno, eleganti edifici stile“Haussmann”.
Dall’interno
della terza vettura che ci trasporta verso il Centro Storico di Firenze,
scorgiamo opere che forse non resisteranno al passaggio delle due opere combinate TAV e Tramvia. Il Ponte
al Pino è una di queste. Piazza Muratori e l’asse che porta a Piazza Leopoldo
vedono all’opera le motoseghe. La Città non ha tenuto in debito conto le
possibili alternative che avrebbero risparmiato il verde. “ Loro non
ascoltano mai! ” ribatte Francesca, l’autista che non riesce a contenersi.
A questo punto Roberto non resiste a raccontare la “profezia della monaca”, una
suora del Convento di Santa Maria degli Angeli: annunciava che Firenze sarebbe
stata distrutta da un mostro di ferro scaturito dal ventre della terra.
Entro al
piano terreno del Palazzo Budini Gattai, una costruzione rinascimentale che
sorge in Piazza SS. Annunziata: rotoli di disegni, vecchie planimetrie si
mescolano e si impilano su una scrivania a mala pena rischiarata, quella di
Roberto. Pare di essere in un quadro di Caravaggio.
L’uomo pare
essere l’ultimo sopravvissuto di una razza di architetti che si esprimono
ancora sulla carta: il padrone di casa svolge la carta più grande e punta il
dito sulla regione nord della città, là dove si trova l’aeroporto, tutto un
programma. Attualmente orientato in direzione nord-sud verso il Monte Morello,
la pista sarà spostata per orientarsi in direzione est-ovest. Ciò implica che prima di atterrare gli aerei sorvoleranno
una buona parte della città, e tanto peggio se l’antica Etruria dispone già di
un aeroporto internazionale distante solo 60 km.
Tempo fa era
molto pratico per i fiorentini servirsi dell’aeroporto di Pisa: il check- in si
faceva alla Stazione Centrale e un treno navetta trasportava i passeggeri
praticamente a lato della pista. Queste comodità sono state soppresse, e
qualcuno vede tutto ciò come una sleale concorrenza per favorire l’aeroporto
del capoluogo. “Aggiunto alla Tav e alla Tramvia questo progetto per Firenze è
esiziale”.
Per provare
le sue affermazioni Roberto ha fatto venire Ilaria, una giovane urbanista
ricercatrice presso l’Università di Bologna. Apprendo che nella Piana di
Firenze, dove un tempo si producevano grano e verdure, ricca di canali e degli
stagni cari a Boccaccio, vi sono grandi resistenze, e non solo in ragione della
nocività determinata dall’ampliamento dell’aeroporto. Un movimento, detto delle
“Mamme” si muove anche contro un inceneritore, ma senza successo. Vicini all’ex
Sindaco Matteo Renzi i promotori hanno avuto l’ultima parola, come l’hanno
nella maggior parte delle opere in atto in questi luoghi. 800.000 metri quadri proposti all’acquisto su
un sito internet creato ad hoc, 70 pagine di immobili in vendita.
“L’Amministrazione
pubblica si è trasformata in agenzia immobiliare “ ironizza Ilaria; “ Il risultato non è un qualsiasi miglioramento
dei quartieri popolari, è una lussificazione” senza mezzi termini. Spremuta
come un limone, Firenze assomiglia a una città da giocarsi in Borsa. “ Senza
alcun riguardo per la salute. “I fiorentini sono un popolo di bottegai,
non faranno mai la rivoluzione” , ironizza Ilaria, “Renzi ci ha tolto la
terra da sotto ai piedi, non c’è opposizione, i partiti politici non si
relazionano con la cittadinanza”.
Mi torna in
mente il titolo di un film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”, girato a
Napoli nel 1963. Sono passati più di 50 anni, ma le cose sono davvero cambiate?
Ho ritrovato
Giovanna e il suo ombrello rosso per una passeggiata sotto una pioggia fine.
Deanna, una studiosa di Storia, ci accompagna; ci dirigiamo lungo il Mugnone,
il torrente che non si deve provocare. Uscendo dagli argini furiosamente nel
1992 inondò tutti gli scantinati e le strade dei dintorni, accatastando le auto
contro i muri delle case. Gli abitanti ne sono ancora traumatizzati. Realizzano
la dimensione dei cambiamenti annunciati? Dai due lati del torrente si ergono
palizzate che nascondono la vista della Chiesa Ortodossa di cui non si vede
altro che la cupoletta a bulbo dorata.
Indotta dai
cantieri che sorgono nei pressi della Fortezza, una strana concentrazione di
ostacoli al deflusso delle acque al piede dei ponti sul Mugnone alimenta il
rischio inondazione, nel mentre
l’abbassamento della falda freatica priverà l’Opificio delle Pietre
Dure, illustre centro di Restauro, la cui creazione risale ai Medici, delle
risorse idriche necessarie alla climatizzazione per la conservazione delle
opere d’arte.
Nel senso
comune la cooperativa, un tempo comunista, in cui hanno lavorato migliaia di
operai fra l’800 e il ‘900, ha perduto la propria vocazione sociale originaria. Trasferitasi nel grande gioco
degli appalti oggi evoca piuttosto gli intrallazzi. Lo sguardo nero, etrusco,
di Deanna si infiamma: “Gli abitanti non
possono mettere un fiore alla finestra per i vincoli esistenti mentre tutto
viene consentito a questi progetti!..”
Addormentandomi
ho ripensato alle orde di turisti che si incrociano nelle strade di Firenze,
come formiche agglutinate seguono la pista tracciata da una di loro e non si
scostano dai sentieri battuti.
Cosa resta
dello spirito dei geni del Rinascimento? Quale eredità della visione di
Giuseppe Poggi resta ancora? (http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Poggi) Poggi, urbanista, architetto,
ingegnere, codificò l’architettura dell’800 fiorentino, estendendo la città
fino al Piazzale Michelangelo, non senza averla circondata con viali e
giardini. Il turismo non è forse una piaga che favorisce sporcizia e malaffare?
La mia
impressione è che ovunque passerà la Tramvia morirà un poco dell’anima di
Firenze, triste da constatarsi sapendo l’utilità ecologica di questo mezzo!
Possibile
che gli amministratori siano così privi d’immaginazione e di sensibilità per
ignorare la bellezza? Con un po’ di buona volontà non avrebbero potuto evitare
un massacro e ingraziarsi la popolazione? Così ora, eccoli trattati come
“cervelli fusi”, “ignoranti”, paragonati agli iconoclasti di Palmyra.
“Cornuti e
mazziati”, una espressione napoletana quasi intraducibile in francese, ma che
significa più o meno “cocus et blousés”. Ebbene è quello che provano i
fiorentini quando, all’ingresso della città, per esempio, affrontano tutti i
giorni la vista di due complessi che tradiscono la megalomania diffusa: il primo è il Palazzo di Giustizia,
una successione di frecce nere verso il cielo. Per ottenere una visura, un
atto, i visitatori devono percorrere centinaia di metri in spazi in cui i passi
risuonano all’infinito; il secondo è la Scuola dei Carabinieri: migliaia di
metri quadri devastati, una costruzione all’abbandono su cui vegliano un pugno di
militi. Nessuno dubita che James Bond si divertirebbe in questa “città” della
paura.
“In passato quando mi avvicinavo alla periferia di Firenze
tornando da un viaggio, dalla mia ‘500 scorgevo la Cupola del Duomo,
intravedevo i quartieri più ordinati, le ville delle colline, sapevo di essere
a casa. Ora tutto è nascosto, non si riconosce più la nostra città”.
Allo scopo
di consentirmi di avere una vista dell’insieme, Giovanna mi propone di
terminare il nostro giro alle Cascine, il maggior Parco della città, con i
Viali “la passeggiata dei fiorentini” nelle intenzioni di Giuseppe Poggi:
sventrato dai piloni e dalle rotaie il polmone di Firenze fa una gran pena.
Un tempo
dialogante con alberi secolari il monumento al re Vittorio Emanuele II non
contempla altro che un muro di cemento e sogna forse di esiliarsi verso un’
altra collocazione più centrale.
“La
bellezza non conta più, contano solo i soldi”, sorride tristemente la mia
guida con il dito puntato verso il nuovo Teatro dell’Opera, una costruzione
monumentale dai muri bucherellati, posata a margine dell’ingresso alle Cascine,
tal quale un incongruo asteroide.
Che
necessità c’era dal momento che Firenze disponeva già di un Teatro Comunale di
alto livello? Il mistero regna, se non che si tratta dell’ultima realizzazione
voluta da Matteo Renzi, l’uomo che ha regnato a Firenze dal 2009 al 2014 con
l’appoggio di ricchi industriali, come Ferragamo e Frescobaldi. Colui che era
detto “il bomba”, o “il rottamatore” o meglio “ il demolitore”, non ha
solamente demolito la sinistra italiana, la sua parte politica, facendola
esplodere in tanti pezzetti: ha “atomizzato” la fisionomia di Firenze;
diventato primo ministro della Repubblica Italiana, continua a controllarne i
più reconditi recessi grazie alla sua rete di seguaci.
Renzi non ha
ancora 41 anni ma la sua ombra incombe sulla Toscana come un condor su Macchu
Picchu.
Possa
Firenze non conoscere lo stesso destino della capitale degli Incas, anch’essa
inserita nella lista del Patrimonio Mondiale. Possa il Marchese de Sade non
avere avuto ragione, lui che riteneva che Firenze fosse la città più corrotta
del mondo.
Non si sta
esagerando: a un solo giorno dal mio
ritorno in Svizzera, il Sindaco di Firenze ha organizzato una conferenza stampa
per annunciare che Unesco tiene il Centro della città sotto osservazione
speciale. Cosa voleva dire, esattamente? I media restano sibillini, un
Consigliere fiorentino ha presentato interpellanza al Sindaco Dario Nardella.
Il
sottosuolo acquifero di Firenze collide con le grandi opere al punto da
costituire una minaccia per il patrimonio
storico? La rappresentante dell’Unesco a Parigi, a cui ho posto la
domanda non ha risposto. In attesa di nuovi sviluppi resta viva nella mia
memoria la frase dell’Assessore all’Urbanistica:
” Una
lettera all’Unesco? Non la conosco!"