giovedì 28 marzo 2019

LETTERA AL MINISTRO GEN. SERGIO COSTA


 Illustrissimo Signor Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare                                                                                                                                          Gen. Sergio Costa
 ROMA

 Illustrissimo Signor Ministro,

a partire dalla seconda metà del 2015 l’attuale Amministrazione comunale di Firenze ha dato il via ad un vasto e consistente programma di interventi, eseguiti per lo più con procedure di urgenza, improntato all'abbattimento di importanti esemplari di alberature inserite nel tessuto urbano storico.
Gli interventi hanno portato, a partire dal 2015 e solo fino ad oggi, all’abbattimento di diverse migliaia di alberi adulti di pregio, spesso a carattere monumentale, che hanno inciso in misura considerevole sulla consistenza complessiva del patrimonio arboreo pubblico, con giustificazioni per la verità poco credibili, riportate negli atti amministrativi e progettuali, come segue: interventi di riqualificazione urbana”, “interventi di miglioramento urbano”, “sostituzione di alcuni tigli adulti ma in precario stato di conservazione”, “abbattimenti per procedere a nuova piantagione”, “abbattimenti di piante in filare accompagnati da sostituzione”, “completa ricostituzione della situazione preesistente, senza alterazioni dello stato dei luoghi e dell’aspetto esteriore dei beni”, “interventi necessari per rimuovere uno stato di pregiudizio per l’incolumità pubblica”, “piantagione di nuovi esemplari”, “alberi selezionati per la sostituzione in precario stato di conservazione o comunque senescenti”, “alberi con vigoria scarsa o solo sufficiente o malformati”, etc. etc..
Tali interventi riguardano spesso alberate in filari soggette, non solo a vincolo paesaggistico, ma anche a vincolo come beni culturali, soggetti a tutela ai sensi delle disposizioni di cui alla parte II del codice dei beni culturali e del paesaggio, sulla base del combinato disposto di cui all’art.10, co.1 e co.4 punto f) e g) ed all’art.12, co.1 del d.lgs. 42/2004.
A quanto ci risulta, la prevista autorizzazione preventiva del Soprintendente, necessaria ai sensi dell’art.21, co.4 del codice, viene spesso superata dall’invocazione dell’art.27del codice medesimo, applicabile ai casi di assoluta urgenza, riconosciuti e comprovati.
Esempio tipico di questo modo di procedere è quanto si sta verificando per i filari di alberature dei Viali di circonvallazione di Firenze, il cui disegno architettonico e urbanistico risale all’Arch. Poggi, nella seconda metà dell’ 800. Per le suddette alberature è già stato dato avvio, con delibera di giunta comunale n.2018/G/00652 del 18/12/2018[1],ad una serie di interventi urgenti che porteranno all’abbattimento di n.145 esemplari arborei, in gran parte a carattere monumentale, costituenti – appunto – i filari delle alberature dei Viali. Un vero e proprio scempio, con abbattimenti sistematici di alberature secolari privi – e qui veniamo al punto centrale della questione che desideriamo sottoporLe – di alcuna reale giustificazione connessa con lo stato vegetativo, fitosanitario e di stabilità delle piante ossia con la reale condizione di pericolosità e di sicurezza delle stesse.
Abbiamo fondatissime ragioni per temere che l’approccio dell’Amministrazione comunale di Firenze al tema della sicurezza delle alberature sia affetto da una forte distorsione interpretativa e da un vizio di fondo costituito da una divergenza fra l’effettivo grado di rischio connesso con la presenza delle alberate, il “rischio reale”, ed il “rischio percepito”, derivante invece da un atteggiamento meramente emotivo indotto dal fatto che le piante insistono in un contesto cittadino. E questa divergenza sta provocando danni ingentissimi ed irreparabili a carico del patrimonio arboreo, culturale, ambientale e paesaggistico della città, con effetti fortemente negativi, già chiaramente percepibili, indotti dalla perdita delle alberature sulla qualità dell’aria, sulla vivibilità e la salubrità ambientale, sugli equilibri ecosistemici, ecologici, faunistici, etc. etc..
Riteniamo di avere motivi concreti per affermare questa tesi e ci riferiamo ad una serie di indagini ed esperienze di cittadini ed, in particolare, ai risultati di una verifica agronomica specialistica a carattere privato commissionata dal sottoscritto e da altri cittadini che ha permesso di dimostrare come, in almeno alcuni casi campione sottoposti ad esame, le decretazioni di abbattimento in via di urgenza eseguite dall’amministrazione comunale siano state completamente fuori luogo[2].
Il vero motivo degli abbattimenti, in base a quanto si può rilevare dalla analisi comparata delle perizie agronomiche, risiede in sostanza in una applicazione distorta di un metodo di valutazione del rischio connesso con la presenza delle alberature; metodo che, seppur potenzialmente sofisticato ed evoluto, nella pratica tecnica attuativa adottata dal Comune di Firenze, porta a delle conclusioni affrettate approssimative e inadeguate, da cui derivano danni potenziali enormi all’intero patrimonio arboreo pubblico.
Avviandomi alla conclusione sono a chiederLe, a nome di numerosi cittadini di Firenze allarmati per la situazione, un Suo autorevole intervento sulla Amministrazione comunale di Firenze, teso a sensibilizzare sul tema altrettanto importante rispetto a quello della sicurezza, che è quello della corretta “conservazione e gestione del patrimonio arboreo”, al fine di evitare ulteriori danni irreversibili, quanto meno nell’arco di una vita umana.
Le perizie agronomiche e tutta la documentazione in nostro possesso è già disponibile presso il Comando dei Carabinieri Forestali di Firenze, oltre che presso il mio Studio ed è a Sua completa disposizione.

Con osservanza.
Firenze, 8 marzo 2019
 Ing. Nicola Andreozzi
                                                                                       
Dott. Ing. Nicola Andreozzi
Lungarno del Tempio n.34 – 50121  Firenze
tel./fax  055_665615 – cell. 339_1231413



[1] al momento irreperibile sul sito del Comune.
[2] Ci riferiamo ad una autorevole perizia agronomica commissionata su n.8 esemplari di tiglio ubicati lungo il filare di Lungarno del Tempio a Firenze, designati per l’abbattimento urgente da parte della Amministrazione comunale. Tale perizia indipendente ha avuto ad oggetto n.4 esemplari di tiglio designati per l’abbattimento urgente ed altri n.4 già abbattuti. Ebbene, le risultanze di tale esame tecnico hanno portato alla conclusione che per nessuno dei n.4 esemplari in abbattimento era in realtà giustificato questo tipo di intervento e che per gli altri n.4 esemplari già abbattuti, tale intervento è stato eseguito in maniera quanto meno discutibile (in base a valutazioni condotte sui soli documenti resi disponibili dalla Amministrazione comunale). 






mercoledì 6 marzo 2019

TRAMVIA E PRIMARIE DEL PD


Tramvia sì, tramvia no.


In molti a Firenze hanno una brutta sensazione, anzi peggio: qualcuno altrove può aver deciso a tavolino di abbandonare questa città “al suo destino”, decisione che equivale ad una resa incondizionata circa una sorte che probabilmente la maggioranza, o un numero altissimo di cittadini teme e non vuole accettare.
Sulla tramvia che ha già segnato e deturpato irrimediabilmente il volto della città e che nei disegni dell’attuale amministrazione invaderà il cuore monumentale, si giocano le prossime elezioni comunali; lo sanno tutti e per primi anche a Palazzo Vecchio e si preoccupano. E le opposizioni? Magari lo sanno pure loro, ma non gliene importa, hanno alzato le mani. Se a loro importasse veramente avrebbero intrapreso le giuste e necessarie e pressanti azioni verso i piani alti della politica, verso il governo.
Il governo: per loro Firenze pare essere una sinecura, città più città meno…..e ciò vale per il Presidente del Consiglio che proprio da Firenze era stato chiamato a Roma, e per tutti gli eletti che dai cittadini hanno ricevuto mandato di rappresentanza. Non parliamo ovviamente di chi ha ricevuto mandato dai fautori e favorevoli alla tramvia, ma di coloro che all’epoca rappresentavano l’opposizione e che ora sono nella maggioranza, al governo. Votati e incaricati proprio perché, all’epoca erano all’opposizione: numericamente non paragonabili   agli altri, tuttavia a loro era stato dato un mandato. Che fine ha fatto?

scavalco tramvia a Novoli

I cittadini si muovono come possono, in realtà da anni fanno moltissimo e con mezzi propri, per contrastare chi da Palazzo Vecchio ha fatto e si propone di continuare a fare cose che gridano vendetta, constatando però ogni giorno di più che tutte le loro attività cadono nel vuoto, nessuno le raccoglie, nessuno vede che c’è una opportunità rilevante, che dalla città viene una indicazione politica. Perciò quello che moltissimi cittadini pensano è che Firenze sia stata abbandonata se non venduta. La domanda è: in cambio di cosa? Deve essere qualcosa di peso; si stanno anche facendo ipotesi, ma nessuna è tale da giustificare chi ha girato la faccia e guarda altrove.
palazzo Mazzoni come sarà attraversato dalla tramvia

In fondo Renzi alle primarie è stato trombato anche e proprio qui, e andando a vedere bene quanti votanti ci sono stati, beh, 22.690 saranno lo zoccolo duro, ma rappresentano il 8,35 % circa degli aventi diritto al voto della popolazione, i restanti 248.756 sono una bella cifra. Sarà un conto molto approssimativo, ma nessuno può dire che non sia vero. Eppure pare che nessuno ci abbia fatto caso: come ai pali, come ai binari che presto arriveranno al Duomo, come ai tunnel, come alle cifre spese, come al fatto che la gestione delle linee sia passiva, che il Comune si sia obbligato per 35 anni a ripianare il buco, che fra 30 anni sarà restituito da RATP alla proprietà comunale un ferro vecchio. Stanno girando la faccia per non accorgersi che la città è stata sfregiata da un orribile mostruoso sgorbio, di cui i turisti non fanno alcun uso, che gli italiani, non solo fiorentini, hanno pagato e continueranno a pagare a peso d’oro. E a nessun politico al governo, di questo governo, viene in mente di occuparsi della cosa! Pazzesco! E ciò mentre emergono dai documenti di progetto gravissime omissioni che potrebbero rendere nulle tutte le autorizzazioni al progetto stesso: omissioni sottoposte all’attenzione di Ministri e Sottosegretari che non hanno avuto un solo cenno di riscontro, un cenno di risposta.
Le onorevoli S.V. Ill.me perdonino la domanda: i binari e i tunnel non sono sempre binari e tunnel? Quelli che sono stati posati a Firenze sono più belli? Anche quelli che sfioreranno il Battistero e il Duomo? E i tunnel della Fortezza vanno bene mentre quelli della Val di Susa no? Sarà perché il treno Sirio che cigola e sferraglia nel centro di Firenze procede lentamente mentre quell’altro va a 200 km/ora? Sarà per il rapporto costi benefici?  E’ stato fatto  questo conto per Firenze?    Mai,  di sicuro e a Nardella va bene così.
A noi no. Se alle amministrative  ci sarà una alta astensione gli analisti, i giornalisti, i commentatori  si domanderanno perché e diranno le solite sciocchezze. Le S.V. Ill.me sappiano già  il vero motivo. Saluti……

 
Gran Finale

martedì 19 febbraio 2019

TRAMVIA OMISSIONI NEL PROGETTO


NUOVO RAPPORTO AL MINISTRO DEI BENI CULTURALI


 
Viale Lavagnini progettato dal Poggi.


On. Ministro dei Beni Culturali Dott. Alberto Bonisoli
On. Sottosegretario Dott. Lucia Borgonzoni                                                                                                
      Via del Collegio Romano 27  00186 Roma
                                 
  Dott. Andrea Pessina Soprintendente ai Beni Culturali di Firenze
                                  Piazza Pitti 1   50121 Firenze                                                                                                                                                                                                                                   
 Oggetto: Integrazione al Rapporto inviato il 1 febbraio 2019 concernente Costruzione linee Tramvia di Firenze. Richiesta di sospensione iter autorizzativo  con procedimento in Autotutela.

Come risulta dalla consultazione del documento di cui si dà indirizzo:
e come risulta da consultazioni dell’imponente documentazione a corredo del Progetto Tramvia di Firenze, si riscontra che per tutto ciò che concerne l’impatto con la Città Storica, detto Progetto è stato relazionato   SOLO E LIMITATAMENTE  PER GLI ASPETTI  PAESAGGISTICI ( Parte III Codice Beni Culturali)  e ciò corrisponde a una  verità PARZIALE E RIDUTTIVA che non rappresenta la reale importanza Storica e Culturale dei luoghi ( Capo II Codice Beni Culturali).

Lascia stupefatti che la competente Soprintendenza fin dall’inizio non abbia rilevato che i Progetti e le Relazioni fossero gravemente omissivi, che quanto dichiarato fosse parziale fino ad essere fuorviante; altrettanto si dica per il Comune di Firenze, come per  il Ministero B.C. in quanto Ente di competenza superiore, così come per il MIT a cui è stata sottoposta la maggior parte della documentazione.
Stupisce e lascia a dir poco perplessi che Norme contenute nel Codice dei Contratti siano state tralasciate per ciò che concerne i poteri riconosciuti agli Enti superiori o periferici preposti alla vigilanza:

Sono conservate le specifiche competenze del Ministero B.C. in materia di VIA, delle stesse Regioni, sentiti i Comuni riportate in Art. 4 L.109/1995,….l’ Autorità per la vigilanza sui Contratti Pubblici;  Art 7.d) accerta che dall’esecuzione dei contratti non derivi pregiudizio per il Pubblico Erario; Art. 9.b) ..disporre ispezioni avvalendosi della collaborazione di altri organi dello Stato; Art. 9. c) disporre perizie, consultare esperti in ordine a qualsiasi elemento rilevante AI FINI DELL’ISTRUTTORIA;
 Capo II Art. 93 comma 1)
< La progettazione in materia di LL.PP. si articola nel rispetto dei vincoli esistenti preventivamente ACCERTATI FIN DAL DOCUMENTO PRELIMINARE, in tre livelli…per assicurare (b) LA CONFORMITA’ ALLE NORME URBANISTICHE.>
                                  
  Per questi motivi si  espone quanto segue.
In verità  tutta la fascia dei  “Viali di Circonvallazione” e l’intera edificazione fra ‘800 e ‘900, nei vigenti Strumenti Urbanistici Comunali è classificata come “Zona A” cioè Zona Storica, , ed è stata coinvolta dal Progetto dell’infrastruttura: ciò non è stato preliminarmente dichiarato   E NON HA AVUTO ALCUNA CONSEGUENZA A PARTIRE DALL’ISTRUTTORIA, come se la presenza dell’infrastruttura non andasse a modificare in maniera permanente e irreversibile detta Zona, disattendendo i principi di conservazione  contenuti nelle norme urbanistiche emanate dal Comune stesso e ben note all’Ente preposto alla Tutela.

viale Matteotti ancora con gli alberi

Di conseguenza la Valutazione circa l’impatto sul Tessuto Storico di Firenze di grande Importanza Culturale NON E’ STATA SVOLTA  O IN MANIERA PARZIALE E RIDUTTIVA, FATTO GRAVISSIMO TRATTANDOSI DI ACCERTARE L’INCIDENZA  NEL TESSUTO STORICO DI FIRENZE DI OPERE PERMANENTI/IRREVERSIBILI.
Infatti a tal proposito si considerino le opere di gravissima modificazione permesse ed attuate in totale aderenza alla Fortezza da Basso opera del Sangallo, particolarmente nel sottosuolo, ai Giardini di Giuseppe Poggi, al Parco delle Cascine, ai Viali, ai prospetti, alle visuali, alla fruibilità dei beni. MA CIO’ NON E’ UN RILEVANTE SOLO PER GLI ASPETTI PAESAGGISTICI,  BENSI’ PER MANCATA OSSERVANZA DELLE NORME DI TUTELA EX ART.10 , TUTELA, PREVISTA ALLA PARTE II, COMBINATA ALLE DISPOSIZIONI DELLE Norme di Piano Strutturale del Comune di Firenze.

Quanto ai Vincoli e Tutele Paesaggistiche operanti , si rammenta che si trovano  alla Parte III Art. 136 della  Legge 42/2004 dove  vengono esattamente elencati,  dove si dice che da questo tipo di tutela è escluso quanto  GIA’ SOGGETTO ALLE DISPOSIZIONI DEL CAPO II. Si elencano  i Beni Paesaggistici come segue:

“bellezze naturali, singolarità geologiche, valori dal caratteristico aspetto, valori estetici tradizionali, bellezze panoramiche”: di conseguenza ciò significa che QUANTO E’ CLASSIFICATO COME STORICO E CULTURALE NON NECESSITA DI TUTELA PAESAGGISTICA, MA DI BEN ALTRA VALUTAZIONE E  BEN ALTRO PERCORSO atto a valutare la compatibilità delle opere in progetto con  il Bene Storico Culturale, e poi con il Paesaggio qualora questa esigenza sussista. La Tutela dei Beni Culturali attiene alla Parte II, mentre La tutela dei Beni Paesaggistici attiene alla Parte III.


Stanno distruggendo tutto questo, sostengono che non è Patrimonio Culturale. Cos’è allora la cultura?


Anche a proposito delle Tutele Paesaggistiche preme dire che nel contesto della Città di Firenze, in particolare in zone di Interesse Storico Culturale a cui si SOVRAPPONE il Vincolo Paesaggistico, azioni denominate di “rinnovo e sostituzione” delle alberature, per lo più in Viali, Giardini e Piazze, non possono essere liquidate in sede di Commissione Paesaggistica presso il Comune, e spezzettate in più interventi urgenti, motivati comunemente da motivi di  senescenza e pericolosità, ma devono essere condotte nel quadro di un complessivo specifico e AUTORIZZATO Progetto di Conservazione, attuato gradualmente, conservando le specie arboree tradizionali. Ciò vale anche a proposito di interventi in zone a esclusiva tutela Paesaggistica, in cui laddove è necessario abbattere un albero, questo deve essere sostituito con esemplare della stessa specie al fine di non alterare quel Paesaggio che per Decreto Ministeriale, recepito in sede di Regione e di MIBACT, si intendeva tutelare e preservare. E non è ammissibile che sotto le spoglie di un semplice “rinnovo e sostituzione” di alberature si possano attuare interventi in realtà  prodromici e funzionali all’attuazione di ben altro Progetto, quello della Tramvia, mistificandone la natura e la portata.
        
 Erano gli Enti a conoscenza dell’Interesse Storico Culturale  dei luoghi?
                                              
Si espone quanto segue:
in data 11 ottobre 2011, pochi mesi dopo l’Autorizzazione Paesaggistica riportata in capo  era stato stipulato un Protocollo d’intesa fra Comune di Firenze e Soprintendenza, nel quale la Soprintendente Arch. Marino ed il Vicesindaco Dario Nardella dichiaravano quanto segue:
Premesso che:
• il Centro Storico di Firenze è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale nel 1982 durante la sesta sessione del comitato Patrimonio Mondiale UNESCO;
• ai sensi dell’art. 12 c.1, e dell’art 10 c.4 lett.g del D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii. le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico di proprietà del Comune, costituiscono beni culturali oggetto di tutela;
…………………OMISSIS………..
TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO
si conviene e si sottoscrive, fra le Amministrazioni interessate, il seguente Protocollo d’ Intesa.
…………………………..omissis
In attesa della verifica di interesse culturale di cui all’art. 12 del D.Lgs 42/04 e ss.mm.ii., le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico del Comune sono sottoposte alla tutela ai sensi della Parte Seconda del Codice”.
+Comune+di+Firenze+press.comune.fi.it%2Ftemplates%2Fpress.comune...%2Fcm_obj_26221.

viale con alberi fino a quando?

Pur riguardando diverso argomento (dehors di pubblici esercizi), le pubbliche piazze, vie strade e altri spazi aperti ( attraversati dalla Tramvia) in tale Atto erano rappresentati perfettamente. Si noti, particolare non secondario, che la Soprintendente non dimenticava neppure di dichiarare che la Verifica dell’interesse Culturale ( Art. 12 D. Lgs 42/04) non era stata né richiesta né eseguita, ovvero che l’Interesse Storico Culturale non era stato ESCLUSO, come NON E’ a tutt’oggi.
Ciò prova al di là di ogni dubbio che la Soprintendente in carica ed il Comune di Firenze erano perfettamente informati sullo speciale valore delle aree in questione e, se vi è stata omissione, come si riscontra negli atti concernenti la Tramvia di Firenze, non la si può giustificare per carenza di informazione o per qualsiasi altro motivo.
Pertanto si chiede alle SS.LL. la verifica di quanto rappresentato, in particolare :
1)Se sussistano sia nei Progetti che nelle Autorizzazioni vizi che  determinano NULLITA’ degli atti;
2)Quali provvedimenti intendano prendere in merito alle eventuali responsabilità;
3)Se intendano agire in Autotutela, come già richiesto, per sospendere le Autorizzazioni ed i progetti  all’esame delle Conferenze di Servizi.
4)Se convocare una Commissione Valutativa di esperti Storici dell’Architettura e dell’ Arte, assolutamente terzi, a cui sottoporre le trasformazioni operate nel tessuto Storico di Firenze onde poterle ricondurre ad uno stato di compatibilità.
Firenze 19 febbraio 2019

Viale Belfiore com’era: già non esiste più.

LA TRAMVIA E IL SOPRINTENDENTE.


Qualcuno ha passato una brutta domenica.

binari della tramvia in piazza stazione

Le dichiarazioni rilasciate dal Dott. Pessina Soprintendente ai Beni Culturali  di Firenze mentre hanno fatto dire a migliaia di cittadini “ ahhh… FINALMENTE!!” , a qualcun altro hanno procurato crampi allo stomaco e  domenica 17 febbraio non è certamente stata una bella giornata per chi finora aveva creduto di poter disfare Firenze per mezzo motoseghe, pali, binari, escavatrici, e treni. 

abbattimento dei Pini storici

Ma finalmente Firenze ha un Soprintendente: da decenni a Palazzo Pitti erano insediati personaggi che badavano ad obbedire. Non avevano obiezioni, si inchinavano, eseguivano e basta, tutt’al più davanti a progetti di tunnel e binari che cancellavano per sempre quello che i cittadini consideravano la propria Piazza, il proprio Viale, il proprio monumento, avanzavano ridicole prescrizioni: “ il muretto tale deve essere dipinto di grigio, sui tetti di Via dello Statuto non si possono installare panelli solari…….” 

strade troppo strette

Sì, mentre veniva demolita la memoria storica di Via dello Statuto, venivano autorizzati i tunnel in Viale Strozzi, si radevano al suolo decine di alberi tutelati in zona storica, si tagliavano i Giardini disegnati da Giuseppe Poggi e si stendevano le ferrate, la prescrizione era di dare una mano di grigio e non installare i pannelli solari sui tetti!! Roba da matti!!! Anzi….no, perché tutto correva liscio come l’olio, e correvano i cantieri.

palificazione della stazione Santa Maria Novella

Con tutori di quel genere è accaduto il disastro. Una catena di disastri, una distesa di ferro è fatta da una catena di personaggi furbi che hanno raccontato le mezze verità e da altri sono state avallate. Ora che la verità intera sta venendo a galla fra un binario e l’altro,una persona per bene ha cominciato a capire e ad assumersi l’onere della Tutela: ora si può prendere un po’ di fiato e guardare al futuro con qualche speranza. Immaginiamo però che il Dott. Pessina dovrà subire pressioni di ogni genere: siccome è una persona integra e lo dimostra, non si lascerà intimidire e pressare. I cittadini lo devono sostenere: diamogli tutto il nostro appoggio e sosteniamolo con i nostri messaggi di stima.  

venerdì 8 febbraio 2019

MACRON, TAV E LE NUOVE VIE DELLA SETA


IL NUOVO GUARDIANO DELL’EUROPA RICHIAMA L’AMBASCIATORE PER SQUALIFICARE L’ITALIA



L’Italia sarebbe direttamente coinvolta nel progetto della nuova via della seta, offrendo i nostri porti prima del transito delle merci verso il Nord Europa, sono i porti delle città di Venezia, Trieste e Genova. A livello aggregato, i porti del Mediterraneo rappresenterebbero dei terminali importanti per il ramo marittimo della Nuova Via della Seta, che la Cina si ripropone di tenere ben distinto dalla piattaforma terrestre. È stato ricordato un altro aspetto poco noto. L'impegno maggiore dal punto di vista logistico è stato sostenuto dal gruppo di import/export della stato cinese, COSCO, il quale ha già versato per l'uso del porto del Pireo (Grecia), sul Mediterraneo, 1 miliardo di euro nel 2016 e ha acquisito le società di gestione nel trasporto dei container per i porti spagnoli di Bilbao nell'oceano Atlantico e di Valencia sul mar Mediterraneo nel 2017 e di Zeebrugge (in Belgio) nel 2018, situato sul Mare del Nord. E in Italia, per il momento la COSCO controlla il 40% del porto di Vado Ligure, utile terminale nel trasporto di container, e i cinesi mostrano un notevole interesse anche per il porto di Trieste.(fonte Wikipedia)          




Il corridoio 5, TAV LIONE-TORINO, riguarda direttamente le nuove vie commerciali cinesi che si spostano da sud a nord-ovest al contrario delle linee TAV da ovest a est e con punti di intersecazione con le nuove vie della seta . Ma per gli interessi italiani la prosecuzione del progetto Lione- Torino non ha alcuna utilità economica o necessità giuridica e si spiega solo con gli interessi di gruppi finanziari privati e con le esigenze di immagine di un ceto politico che sarebbe definitivamente travolto dal suo abbandono. INOLTRE le grandi opere, infatti, sono «investimenti ad alta intensità di capitale e a bassa intensità di mano d’opera (con pochi posti di lavoro in rapporto ad ogni miliardo investito e per un tempo limitato).
Tecnicamente questa tunnel servirebbe solo alla Francia perchè avrebbe così ulteriori possibilità d’inserisi in questa nuova via commerciale; attravesare la pianura Padana per essa è vitale, in quanto oltre ad avere già una nuova linea privilegiata Pechino-Lione utilizerebbe a costo zero anche le nostre infrastrutture ferroviarie direttamente verso l’EURASIA.


La Francia dalle linee del nord è già servita dall’alta velocità, infatti il primo treno cinese(10/09/2018) carico di merci, partito dalla Cina,ha raggiunto la sua destinazione Lione dopo 11.300 chilometri di viaggio percorsi attraverso Kazakistan, Russia, Bielorussia, Polonia e Germania,. Ci sono voluti solo quindici giorni, La compagnia «Wuhan Asia Europe Logistics», la prima ad aver inaugurato la rotta, ha già annunciato l’intenzione di aprire un ufficio permanente a Lione. Per poi organizzare un servizio di tre convogli al mese: andata e ritorno.
Il commercio italiano ha invece bisogno di linee ferroviarie nuove per collegare i nostri porti con il nord Europa; le nostre linee sono oramai obsolete o ad un solo binario .Occorre rinnovare completamente le infrastrutture ferroviarie da sud a nord altrimenti la soluzione è quella su gomma con sovraccarico di “ponti e autostrade”. Gli investimenti vanno utilizzati in queste opere che sono davvero strategiche per l’Italia allora sì che il cosidetto PIL crescrebbe e le polemiche finirebbero in fumo.



venerdì 1 febbraio 2019

LA TRAMVIA DISTRUGGE FIRENZE


  RAPPORTO SULLA TRAMVIA AL MINISTRO DEI BENI CULTURALI

E’ in atto la realizzazione della rete tranviaria di Firenze a servizio della Città Metropolitana. Nel 2005, il Comune di Firenze ha stipulato con Tram di Firenze S.p.A. la concessione per la progettazione, la costruzione delle opere, l'ingegneria e la gestione dell’opera: ovvero tutto ciò che concerne l’opera è affidato ad un ente privato, salvo i finanziamenti. ( L’atto di concessione del 2005 non è più reperibile ma per quanto di esso era noto, il Comune di Firenze si era obbligato a ripianare i debiti di gestione , preventivati in anticipo, con delibere immediatamente esecutive).

TRAM BLOCCATO

IL PROGETTO

La tramvia ha in proiezione una scala metropolitana, fra comuni e provincie diverse che si protende in tre direzioni, Empoli, Prato-Pistoia, Valdarno superiore; manifesta l'interesse di andare a sostituire il servizio pubblico ferroviario alla pendolarità' con un servizio privato, a discapito di RFI, a tutto vantaggio degli utili di Gest spa, società di gestione in mano francese. La conseguenza ulteriore sarà che nel centro di Firenze passeranno vagoni “Sirio” a servizio semi regionale per Piazza San Marco, piazzale Donatello, piazza Beccaria etc. , nel centro di una delle più importanti Città d’Arte del mondo. Il principio di tutto il progetto ( affidato ad Architekna Engineering srl ) è il seguente: 4 linee convergono nel Centro Monumentale, al nodo di Santa Maria Novella, fra abside della Chiesa e Stazione di Michelucci. Le tre linee provengono da Comuni diversi, non hanno connessione se non in Piazza della Stazione S.M.N. che, da Patrimonio dell’Umanità, è stata trasformata in “Piattaforma di scambio intermodale” fra RFI, Tramvia spa, Busitalia-Sita Nord, Ataf Gestioni srl. La Piazza ha subito un danno irreversibile o reversibile a costi sociali elevatissimi. Le linee 1, 2, 3.1 bloccano il traffico veicolare fra Fortezza e Ponte alla Vittoria.
Nella legenda non è riportata la Linea 4 che tuttavia è in progetto.
Per l’infrastruttura non è stato predisposto un PRELIMINARE E SPECIFICO STUDIO DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE STRATEGICA, tuttavia è stato valutato come “Opera di Importanza Strategica Nazionale” e quindi ha usufruito delle relative procedure di agevolazione e di finanziamento.
L’IMPATTO SUL PATRIMONIO STORICO CULTURALE, SULL’IMMAGINE, SULLA STORIA.
“Firenze non è preziosa per l’Arte e la cultura che contiene, non è un “contenitore”, non è un insieme di musei, raccolte, biblioteche: è stratificazione di 2000 anni di Civiltà, pianificata, costruita e depositata nel tessuto urbano”.


Nella legenda non è riportata la Linea 4 che tuttavia è in progetto.


Linea 1.

Attraversato l’Arno invade il Parco Storico delle Cascine (vincolato ex L.1089/39 nella sua completa estensione ma considerato come “area a pubblici servizi”) e percorre il Viale degli Olmi assiale del Parco, ridotto a percorso ferroviario. Il Piazzale Vittorio Veneto di accesso del Parco ( Progetto Poggi) è parcheggio e rondò ferrato.
E’ stato alterato profondamente nell’aspetto e nell’uso storicamente affermato. Non è un caso che Le Cascine siano usate impropriamente per manifestazioni non compatibili con il valore storico culturale e divenute permanente luogo di degrado, spaccio e prostituzione. Il mezzo tramviario/ferroviario prosegue sui Viali urbani che, spogliati delle storiche alberature, della storica sistemazione, ridotti a mere corsie di traffico congestionato, costeggia con rotaie e i pali neri dell’alimentazione elettrica la Torre della Serpe e la Porta al Prato. Perviene alla Fortezza da Basso, opera di Antonio da Sangallo. Si sottolinea che la perimetrazione del Sito Patrimonio dell’Umanità è stata apposta sulla linea di mezzeria dei Viali e tutto ciò che è contiene coincide con la dizione “Centro Storico di Firenze” datata 1948. Un criterio inattuale e discutibile. La Fortezza da Basso ( Centro Storico Unesco) è isolata ormai dal contesto urbano, costellata di pali, recinta da tunnel veicolari e binari: era stata circondata da giardini e passeggi alberati in continuità con i Viali ( V. Ingrandimento di Firenze. Giuseppe Poggi 1864-1877 ed. Giunti/ Carte Poggi A.S.F.); era parte integrante della sistemazione urbanistica del grande ingegnere architetto che diede a Firenze Capitale i primi “Giardini e Passeggi” pubblici del Regno, ovvero il primo verde a disposizione di tutti i cittadini e primo PRG italiano.
Ora quei suoli, quegli spazi, sono divenuti sede di linee ferro-tramviarie. La trasformazione subita è un danno permanente ed irreversibile.

Linea 2.

PALAZZO MAZZONI

Ha profondamente alterato l’uso e l’aspetto del tratto del Viale Belfiore (progetto G. Poggi) e delle strade che conducono alla Stazione S.M.N. ,all’Arno e alle Cascine; ha comportato l’abbattimento di tutte le alberature esistenti e segnatamente i Pini di Viale Belfiore; ha utilizzato il P.T. di un edificio progettato dall’Ing. Mazzoni , Vincolo diretto, come tunnel ferrotranviario.

Linea 3.1

Il tracciato ha alterato profondamente il quartiere Statuto – Vittoria il cui tracciato risale alle norme del Piano Poggi, operativo fino al 1925, e del successivo Piano Bellincioni. Danni parzialmente reversibili, a costi sociali molto elevati. Ha ulteriormente degradato il quartiere di Rifredi, privandolo di ogni minima vivibilità, sono state abbattute centinaia di Lecci, Cipressi e Bagolari adulti, compreso il Viale Morgagni sorto come Parco della Rimembranza nel 1923 per onorare i Caduti di Rifredi ( v. Archivio de La Nazione. Cronache 26 febbraio 1923/ Delibera di Giunta del 1 marzo 1923 per la spesa di L. 25.400 “ Piantagione di Alberi della Rimembranza “ in Archivio Storico Comune Firenze). Violazione Art. 50, c.2. Legge n.42/2004.

Linea 3.2 Progetto ora in fase di Approvazione in Conferenza di servizi.
Dalla Fortezza da Basso si snoderebbe su Viale Lavagnini, Piazza della Libertà, Viale Matteotti, Piazzale Donatello, Viale Gramsci, Piazza Beccaria fino all’Arno, su tutto il tracciato del Piano Poggi, alterandone oltraggiosamente gli spazi, l’aspetto, la percorribilità, la funzione, il valore Storico Culturale, in dispregio e violazione di ogni tutela e salvaguardia vigente, anche stabilita per atti comunali.
Si segnala che una Variante al percorso transiterà per Via Cavour, Piazza San Marco, Via Lamarmora. Si deve ricordare il Patrimonio d’Arte conservato negli edifici civili e sacri a contorno e in prossimità di Piazza San Marco e le memorie storiche connesse ai luoghi?
Si espone di seguito nel merito di strumenti urbanistici e tutele vigenti: ( avvertendo che le osservazioni esposte hanno valenza, avrebbero dovuto averla, sulle opere già realizzate)
Il Progetto è palese violazione del Codice B.C. (Legge n°42/ 2004) e di quanto disposto nel Piano Strutturale del Comune di Firenze. Da quel documento si evince la cura dell’ Amministrazione a non valutare differentemente i tessuti urbani storici di diversa formazione temporale. Infatti si veda in: http://pianostrutturale.comune.fi.it/documenti_del_piano/All_D_RU_TavoleDisciplina

Un unico colore bianco di fondo unifica i tessuti del Centro Monumentale con i tessuti storici di formazione Ottocentesca ovvero l’Ingrandimento di Firenze 1864-1877 realizzato da Giuseppe Poggi. Un’unica traccia posta sulla mezzeria dei Viali e antiche mura, identifica formalmente quanto Unesco ha definito Patrimonio dell’Umanità; ma dal punto di vista grafico e quindi della normativa urbanistica nulla distingue il cosiddetto Centro Storico Unesco dai “ Tessuti compatti di formazione ottocentesca”. Infatti nell’ultimo PRG comunale, ricordato come “ Piano Vittorini”, il perimetro che un tempo definiva il “ Centro Storico” era stato esteso fino a comprendere le espansioni del Piano Bellincioni 1925 e i tessuti compatti successivi. Certamente, nella stesura del Piano Strutturale, il Comune di Firenze non poteva smentire sé stesso né quanto approvato e adottato nel 1993, ne’ abrogarlo anche giuridicamente.
In conseguenza di quanto sopra rappresentato, le opere frutto dell’ingegno e della cultura di Giuseppe Poggi, pienamente realizzate con i Viali, i Giardini, le Piazze ricadono DE JURE sotto gli effetti del Codice dei Beni Culturali Art. 10: sono Beni Storici Pubblici e quindi sono Beni Culturali. Sono pure vincolati D.M. 25/5/1955 per valore Paesaggistico. (V. Allegato)
Non è mai stata condotta una Verifica dell’interesse Culturale dei beni succitati ai sensi Art. 12 che ne decretasse la “non importanza”.
Non è mai stato adottato nel progetto il Principio di Precauzione, come da Normativa adottata e vigente (norme VAS: Valutazione Ambientale Strategica recepita da Direttiva 2001/42/CE3, Dichiarazione di Rio 1992) per tutelare e salvaguardare in particolare il grado di reversibilità dell’opera: la Tramvia di Firenze è un’opera in molti tratti non reversibile e laddove lo fosse avrebbe costi sociali elevatissimi.

LE ALBERATURE DI FIRENZE E LA POLITICA DELL’ABBATTIMENTO


ZONA FORTEZZA

Come accaduto in tutti gli altri viali, con delibera di Giunta n° 2018/G/00652 del 18/12/2018 è stato calendarizzato l’abbattimento di 195 esemplari arborei secolari, a carattere monumentale, costituenti i filari dei Viali di Firenze, oltre a quelli già perpetrati nel medesimo contesto ( Tessuti compatti di origine ‘800/’900, quindi storici). La motivazione di “rinnovo delle alberature”, “sostituzione”, “pericolosità” , in realtà prelude sempre alla realizzazione dell’infrastruttura in progetto, prima ancora che abbia avuto approvazione. E’ palese violazione delle normative in materia di procedure autorizzative, e scriteriata alterazione dello stato di fatto, in zona tutelata anche Paesaggisticamente, che produrrà i suoi effetti per i
prossimi trenta anni. https://www.comune.fi.it/sites/www.comune.fi.it/.../44_Regolamento_Alberi- 1_0.pdf E’ un documento in cui si dice che ogni abbattimento di pubbliche alberature coinvolte da progetti pubblici deve essere preventivamente autorizzato dalla Soprintendenza, indipendentemente dall’autorizzazione al progetto. Ma ciò non avviene, pur in assenza di formale Verifica ex Art. 12.
Sul succitato Ufficio si vuole attirare l’attenzione del Ministro competente, su ruolo inesistente, funzioni esercitate in modo meramente formale : questo non vuole e non può essere il mezzo per esporre nel merito; si possono però attestare permanenti e pesanti rilievi da parte dei cittadini nel corso degli ultimi dieci anni, la costante perdita di prestigio, a livello di “ente squalificato” e inutile.

I COSTI DELL’OPERA

Fonte ARPAT febbraio 2107. Linea 1: 30 milioni E./km linee 2 e3: 35,416 E./km, ma come si vede il dato non è aggiornato ed il costo al km è senza dubbio intorno ai 40 milioni. E’ la più costosa d’Europa. Perciò si chiede: per questi motivi che i problemi suesposti vadano affrontati con la dovuta urgenza e risolti al livello politico più alto, poiché si tratta di intervenire sull’operato di Giunte Comunali espressione di una forza politica che ha dimostrato nei fatti di guardare all’ammontare delle opere più che al buon fine, più che alla Città di cui è tuttora responsabile.
Auspichiamo che l’ On. Ministro consideri positivamente l’opportunità di avviare una procedura di < sospensione dell’autorizzazione in Autotutela >, dal momento che i progetti possono essere rivalutati, approfonditi, cambiati radicalmente, che le tutele non sono state esercitate compiutamente. Chiediamo che i fondi governativi e/o statali siano sospesi con indagine rigorosa sui costi.
Si chiede con urgenza il blocco di ogni finanziamento utile al proseguimento dell’opera e l’annullamento delle Conferenze di Servizi già calendarizzate, dovendo registrare che l’attuale Amministrazione comunale non intende accettare alcuna alternativa alle scelte maturate ed è risoluta ad attuarle.

domenica 27 gennaio 2019

Il Patto di Aquisgrana instaura il neo regno carolingio : tutti gli altri paesi europei, solo vassalli.

GERMANIA ET GALLIA PARANT OECONOMICAM PRAEDATIONEM IN ITALIAM.


Perché questo trattato mette Francia e Germania a capo dell’UE? Il senso è che vogliono comandare solo loro. L’asse politico-economico Parigi-Berlino prefigura addirittura l‘integrazione territoriale franco-tedesca. Si presenta come un doppio potere a senso unico sul continente che esclude gli altri stati membri dell’UE. Infatti i due Paesi puntano ad una politica estera comune, alla convergenza di norme fiscali, economiche e sociali, al coordinamento tra i ministeri, rendendo così inutili gli organi comunitari.


A questo punto si prefigura lo smantellamento della Nato e, in previsione del fallimento del progetto europeo, si cerca di porre la basi per una nuova alleanza. Sempre nella linea dell’egemonia franco-tedesca, la Francia si impegnerà perché la Germania possa ottenere un seggio nel consiglio di sicurezza  permanente dell’ONU (posto riservato solo agli stati vincitori della seconda guerra mondiale). Si badi bene, alla Germania e non all’Unione europea ; quindi il resto dell’UE a questo punto è al servizio di questi nuovi signori del vapore.Inoltre i due paesi poi si accorderanno per lo sviluppo del bilinguismo franco tedesco e la diffusione dello stesso, con università bilingue nei territori di frontiera che diventeranno distretti industriali comuni.
Questo trattato cambia il grande gioco geopolitico tra le potenze atomiche: Macron, in difficoltà smascherato in Africa (vedi le denunce sul FCA), cerca l’intervento tedesco anche a costo di cedere persino il posto della Francia nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.


Siamo oggi di fronte ad un colpo di mano contro i popoli europei. Un trattato che abbandona letteralmente a se stessi gli altri paesi dell’Unione europea. Sicuramente Berlino non farà sconti a nessuno, imporrà le sue scelte e difenderà i suoi interessi come ha sempre fatto.
Il trattato, infine, dedica ampio spazio ai rapporti dei settori della difesa di Francia e Germania ( comprese le armi atomiche francesi) e “contribuirà alla creazione di un esercito europeo(??)”,così ha spiegato la Merkel. I due Paesi si impegnano a “prestare aiuto e assistenza reciproca con tutti i mezzi a loro disposizione, comprese le forze armate, in caso di aggressione contro il loro territorio”, anche in caso di terrorismo. Sebbene questa solidarietà sia già prevista nel quadro della Nato, l’obiettivo di Francia e Germania è anche quello di “rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le loro forze armate” e “di procedere solo a schieramenti congiunti”. Parigi e Berlino. A questo scopo, “istituiscono il Consiglio di difesa e sicurezza franco-tedesco come organo politico adibito a gestire questi reciproci impegni” tutto al di fuori dei trattati UE.

Silenziosamente la Germania sta costruendo il potenziale nucleo di una futura forza armata dell’Unione Europea, ovviamente sotto il suo comando.

Con la firma del Patto di Aquisgrana è avvenuto un salto di qualità. L'asse si consolida, diviene un vero e proprio sodalizio strategico. L'élite europeista italiana, messa davanti al fatto compiuto, è in forte imbarazzo, e come sempre  tenta di sminuire la portata del patto sottovalutando la sua pericolosità. Ciò può essere inteso anche come gesto tattico di contrasto in vista delle elezioni europee ai rinascenti nazionalismi e populismi ed infine come consacrazione della "Unione a due velocità".  Ma non è così. 


Al netto degli aspetti tecnici, economici e militari, comunque rilevanti, del nuovo trattato, esso rivela la visione e le determinazioni delle fazioni capitalistico-finanziarie dominanti nei due paesi, da soli fanno il 50% del Pil dell' Eurozona e nei decenni hanno accresciuto senza soste la loro interrelazione economica.  
 Il Patto di Aquisgrana contiene due cose : da una parte il messaggio alle tre grandi potenze mondiali (USA, Cina e Russia) che Germania e Francia rafforzano la loro intesa e saranno protagoniste della contesa imperialista mondiale perché hanno un proprio autonomo armamento atomico; dall'altra lanciano un vero e proprio ultimatum agli attuali recalcitranti partner dell'Unione: ” dovete aggregare i vostri scassati vagoni alla nostra locomotiva  (rinunciando alle vostre vacue pretese sovrane), oppure, d'ora in avanti, vi considereremo zone ostili da colonizzare “. Un ultimatum rivolto non solo ai paesi dell'Est Europa (che tra l'incudine tedesca ed il martello russo invocano come vassalli la protezione americana). Anche l'élite italiana, è posta davanti al dilemma: essere la piattaforma mediterranea del blocco carolingio o continuare a fungere da longa manus degli americani?
L'élite italiota pare divisa: una gran parte, quella di dogmatica fede europeista (non solo piddina) tifa per l'asse carolingia, un'altra, più tradizionalista, pende per restare sotto tutela americana. E il "governo populista"? E' in stato confusionale, balbetta, parla d'altro. Più che navigare a vista si fa portare dalle correnti. Ma le correnti spingono in direzioni opposte, direzioni che potrebbero accentuare il dissidio tra Cinque Stelle e Lega portando alla fine il "governo populista".


TANTO PER ESSERE CHIARI

 Il Patto di Aquisgrana rafforza di molto gli istituti comuni tra i due paesi, tra cui il Consiglio dei ministri franco-tedesco e quello per la Difesa e la sicurezza. Quindi una maggiore cooperazione militare ed una più stringente cooperazione economica. I due paesi si sono garantiti assistenza militare e poliziesca in caso di aggressione armata (!), quindi la cooperazione delle forze armate e delle industrie attive nel settore della difesa sarà più stretta. Sul piano squisitamente economico, il Patto sancisce la creazione di una "zona economica franco-tedesca dotata di regole comuni" per "favorire la convergenza tra i due paesi e accrescere la competitività"  verso gli altri paesi europei e soprattutto a sfavore dell'Italia. Viene creato un Consiglio comune di esperti economici e stabilito un coordinamento per politiche neo-colonialiste comuni verso l'Africa. Infine (di qui la protesta dei Gilet Gialli) la trasformazione delle zone transfrontaliere (Alsazia e Lorena) in zone "speciali" come laboratori per sperimentare e avviare quella che a noi pare una vera e propria fusione federale futura tra i due stati.
 

La Germania è il primo partner commerciale della Francia e il secondo più grande investitore estero nel Paese, oltre 4mila imprese tedesche operano in Francia con una forza lavoro di oltre le 310mila unità ed un giro d'affari di 140miliardi di euro. Da parte sua la Francia è un partner decisivo per la Germania: il secondo dopo gli Stati Uniti per esportazioni (106miliardi di euro nel 2017 e il terzo per importazioni dopo Cina e Olanda, 64miliardi). Secondo l'INSEE (l'istituto francese di statistica) 2.700 imprese francesi sono presenti in Germania dando lavoro a 363mila addetti.